Lettera Circolare del 24 maggio 2010.
“Resti ben determinato
che la Piccola Opera è per i poveri”
Roma, 24 maggio 2010
Carissimi Confratelli
Deo gratias!
Scrivo a pochi giorni dal 13° Capitolo generale che inizierà il 30 maggio [1] con la solenne celebrazione al Santuario della Madonna della Guardia di Tortona, presso il Corpo e il luoghi di Don Orione. Iniziamo da lì, quasi a prendere la benedizione dalla Celeste Fondatrice e dal Fondatore, e anche per promettere loro fedeltà nella vita personale e nel Capitolo.
A conclusione del sessennio, con questa Circolare più breve, vorrei rilanciare un messaggio di Don Orione che negli ultimi tempi mi è particolarmente risuonato alle orecchie e ancor più nell'anima. “ Resti ben determinato che la Piccola Opera è per i poveri”.
Davanti all'urna di Don Orione, guarderemo ancora una volta quelle sue scarpe vecchie e sformate, con il buco nella suola. Guardando quelle scarpe ripenserò a quanto ho ascoltato dalla Dot.sa Maria Venturini, dell'équipe medica del Prof. Mons. Gianfranco Nolli che trattò il corpo di Don Orione. [2]
“Quando lo rivestivamo – racconta l'esperta anatomopatologa -, i sacerdoti ci diedero un paio di scarpe nuove per i suoi piedi. Gliele mettemmo ma, stranamente, al mattino le trovammo sfilate. Riprovammo la sera seguente e, al mattino, le vedemmo di nuovo uscite dai piedi. Don Ignazio Terzi, con una motivazione che a noi parve un po' devota, ci disse che forse Don Orione non voleva scarpe nuove, ma scarpe usate, da povero. Gli mettemmo un vecchio paio di scarpe. Gli calzarono bene. Sono quelle che ancora rimangono ai piedi di Don Orione”.
POVERI
“Noi vogliamo essere poveri e pei poveri”. [3]
La povertà fu per Don Orione una condizione di vita (“ fra le grazie che il Signore mi ha fatto, ho avuto quella di essere nato povero ”) quando era nella sua famiglia a Pontecurone. Poi la scelse per vocazione e divenne una santa fissazione nella vita personale e nell'azione di Fondatore. Tutti ricordiamo qualche episodio o frase su questo tema: dal sofà bruciato davanti a tutti a Villa Moffa fino al “ non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri che sono Gesù Cristo ”, [4] detto poco prima della morte.
Don Orione chiese ai suoi discepoli di “ incarnare ” la povertà , giacché non basta abbracciare teoricamente la povertà, ma è necessario “ incarnare ” in noi la vita dei più poveri [5] e “ sposare ” la povertà ad imitazione di Gesù Cristo. [6] Questo comporta seguire Gesù che “assunse” la condizione di servo (Fil 2,7-8) e proclamò beati i poveri (Cfr. Lc 6,20). Dio predilige quelli che sono piccoli e umili, come Maria di Nazaret: “guardò l'umiltà della sua serva” (Lc 1,47-48).
Pare di riconoscere due principali ragioni della radicalità nella povertà vissuta e trasmessa da Don Orione. Per ragione mistica: la povertà rende graditi a Dio, in sintonia con la vita di Gesù. Per ragione carismatica-apostolica: la povertà rende graditi ai poveri, in sintonia con il popolo umile cui siamo destinati. La povertà/umiltà ha un valore dispositivo alla carità verso Dio e verso i fratelli. Don Orione lo spiegava così: “ L'umiltà e la carità vanno insieme e si possono assomigliare una a San Giovanni Battista, e l'altra a Nostro Signore Gesù Cristo. Come San Giovanni Battista andò avanti a raddrizzare le vie del Signore, così l'umiltà è quella che vuota il cuore di tutti i sentimenti di orgoglio e di superbia e di amor proprio, affinché il cuore, vuoto di tutto ciò che sa di mondo, possa accogliere la carità, cioè Dio: Deus charitas est ”. [7]
Conoscendo l'importanza della povertà e l'inclinazione alle comodità, Don Orione avvertiva: “Bisognerà stare stretti nella povertà, perché la natura poi allarga sempre. Ho sempre timore che i rifacimenti non tornino a scapito dello spirito di povertà. Alle volte io su questo punto sono un po' forte ma voi ben sapete che l'aratro squarcia e feconda. Quanto piangere ha fatto Don Bosco quando vide che la povertà subiva un rilassamento. Ora io che ne ho viste tante e che ho patito... sono come colui che avendo presa una sbornia odia il vino”. [8]
Questa sbornia di Don Orione verso le ricchezze mi fece molta impressione. Non la dimenticai più. Avvertire almeno qualche capogiro da ricchezza (il vino inebriante!) è un sintomo provvidenziale per reagire e non giungere alla dipendenza, alla sbornia che ci estranea da Dio e dalla gente povera cui siamo destinati.
Proprio stamattina la Messa ci proponeva la parola perentoria di Gesù: “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mc 10, 25).
Conoscendo fin troppo bene il copione della storia di molti religiosi e di tante congregazioni “ nate povere per i poveri ” e finite comode e ricche, nonostante avessero il voto di povertà, Don Orione volle legare sé e i suoi religiosi, con uno speciale giuramento di povertà . [9]
L'oggetto specifico del giuramento è sia personale e sia istituzionale: “ giuro che non darò mai assenso perché si rilassi nulla di quanto la nostra Regola e Costituzioni stabiliscono circa la povertà, né procurerò mai ciò per nessuna ragione e in nessun modo, né da solo, né nel Capitolo della Congregazione ”. [10] La comodità e la rilassatezza, come la storia della vita religiosa insegna, prima si infiltrano nelle persone, poi fanno maggioranza e infine arrivano a diventare costume e persino regola. [11]
Con la povertà è in gioco il “buono spirito”, lo spirito di dedizione a Dio e ai poveri. Tant'è, osservava Don Orione, che “ Chi vuol farsi davvero religioso non entra nelle Congregazioni rilassate, ma nelle Congregazioni osservanti delle regole e dei voti; è il buon esempio che attira a sé altri a seguirci. Ricordatevi! Il giorno in cui diverremo ricchi scriveremo: finis!”. [12]
Sono parole che ci fanno riflettere. Ci aiutino anche a ben decidere.
“ La povertà dev'essere il saldo muro di difesa della Congregazione. Là dove essa è coltivata, là fiorisce lo spirito di Dio; là dove è dimenticata, entra la dissoluzione, e cadono i cenobi più celebri. Sono cadute o furono soppresse Congregazioni illustri fondate da Santi, Congregazioni che ebbero una fioritura di uomini di Dio in altri tempi, illustri per pietà, scienza e spirito di osservanza religiosa; caddero perché avevano lasciato l'osservanza della povertà.
Cerchiamo noi di tener alto lo spirito di Gesù Cristo che è lo spirito della santa povertà. Andremo a sfasciarci quando lasceremo lo spirito della povertà. Finché vivremo una vita povera ed umile e staremo lontani da tutto ciò che potrà illanguidire lo spirito della povertà professata, la Congregazione potrà svolgere la missione che le è stata affidata dalla Provvidenza” . [13]
PER I POVERI
“ La missione affidata dalla Provvidenza”: sarà argomento anche nel Capitolo generale prossimo. Si parlerà dei “ ministeri della carità ” e di “ ripartire dalla Patagonia ” e di “ ripartire col sacco ”.
Nel fare il nostro necessario e non facile discernimento di attualizzazione, ci raggiunge il messaggio di Don Orione, piantato come un chiodo nell'articolo 2 del famoso Capo I delle Costituzioni , del 22 luglio 1936, scritto di suo pugno . “ Resti pertanto ben determinato che la Piccola Opera, affidata alla sola infinita bontà e aiuto della Divina Provvidenza, volendo conformarsi, il più perfettamente possibile, all'esempio lasciato dal Figlio di Dio è per i poveri, nei quali vede e serve nostro Signore Gesù Cristo, e vuole essere fondata nell'umiltà ”. [14] Questo testo è ora incluso nell'articolo 5 delle nostre Costituzioni.
Con la inequivocabile e categorica espressione “ Resti pertanto ben determinato che la Piccola Opera è per i poveri”, Don Orione ha voluto porre nel fine carismatico un vincolo riguardante le persone cui è diretta l'opera caritativa della Congregazione. Il fine ecclesiale-papalino (“ portare alla Chiesa e al Papa ”) da perseguire “ mediante le opere di carità ” è determinato, anzi “ ben determinato ” nella scelta dei destinatari: “ "Noi siamo per i più poveri, per i più poveri. Gli stracci della Divina Provvidenza sono per i figli delle classi umili più proletarie, più bisognose... Dico questo ed insisto per tracciare il solco, e non è la prima volta". [15]
In uno scritto molto significativo sul fine carismatico, dopo avere nominato Gesuiti, Scolopi, Barnabiti, Salesiani, Maristi “ e altre comunità del genere ”, afferma “ altra Missione e altro vastissimo campo ci ha aperto davanti la Divina Provvidenza. Noi siamo chiamati ad essere i figli della Divina Provvidenza, la mano della Divina Provvidenza, gli strumenti intelligenti della Divina Provvidenza per quelli, per tutti quelli che, non essendo già provvisti da provvidenza umana, hanno bisogno, e più bisogno, della Provvidenza Divina ”. [16]
Come già ai tempi di Gesù si discuteva “chi è il mio prossimo?”, capita oggi di discutere su “chi sono i poveri?”, quali sono “i nuovi poveri?” cui la Congregazione deve dirigersi. Sono discorsi che nel discernimento bisogna anche fare, evitando di fare irriverenti classifiche.
La prima risposta di Don Orione, prendendo le parole da San Paolo, sarebbe certamente: “ omnibus omnia ad instaurare omnia in Christo ”, “ farsi tutto a tutti per portare tutti a Cristo ”. [17] Infatti, nell'azione e nella parola di Don Orione, si incontrano spesso ampi e diversificati elenchi di poveri: “ malati, doloranti, sofferenti, deformi, ripugnanti, derelitti, rifiutati, feriti (rotti, rottami ), poveri, soli, abbandonati, peccatori, erranti, ecc .”. [18] Un elenco infinito riassunto, con alta lirica della carità, nel famoso brano dell'” Anime e anime ”, [19] da completare con l'altrettanto infinita “ sfilza di opere ” di carità posta nel Capo I delle Costituzioni del 1936. [20]
“ Per i poveri ” significa per tutti i poveri. Ma in Don Orione c'è dell'altro. Se da un lato è evidente l' universalità di destinazione e di azione caritativa, dall'altra è chiara anche la sua concentrazione carismatica: “ Noi siamo per i poveri, anzi per i più poveri e più abbandonati” , [21] “ Questa umile Congregazione è per i poveri, esclusivamente per i poveri ”. [22]
Cosa intendeva con l'espressione, “ i più poveri? ”. Eccone quasi una definizione: “ i più poveri fra i poveri, quelli cioè cui nessuno provvede e non possono essere accolti in altri Istituti ”. [23] Infatti, “ Q uelli che hanno protezione da altra parte, per loro v'è già la provvidenza degli uomini, noi siamo della Provvidenza Divina, cioè non siamo che per sopperire a chi manca ed ha esaurito ogni provvidenza umana ”. [24] “I più poveri” sono “ i più abbandonati ”, i “ desamparados ”, i più sprovvisti di altre provvidenze.
Don Orione nell'aprire opere aveva anche altri criteri di discernimento (le possibilità concrete, i bisogni della gente, le indicazioni di pastori della Chiesa, ecc.), ma, appena poteva, privilegiava la carità verso “ i più abbandonati, los mas desamparados ” perché questo era il segno pubblico e semplice, efficace e convincente, “ per far sperimentare la Provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa ”.
L'istituzione simbolo fondata sul criterio della scelta dei più poveri, nel senso di più sprovvisti di provvidenza umana, fu ed è certamente il Piccolo Cottolengo.
Per San Giuseppe Benedetto Cottolengo, come anche per Don Orione, “ tra tutti i poveri, il Piccolo Cottolengo accoglie quelli che sono più abbandonati e i rifiutati da tutti. Per esservi accettati infatti bisogna non avere trovato provvidenza presso gli uomini”. [25]
Nei tempi dei nostri Fondatori, le categorie più abbandonate a se stesse e più sprovvedute erano quelle dei cosiddetti “ rottami della società ”, cioè disabili fisici e psichici. Ne venivano accolti così tanti che la Piccola Casa di Torino e i nostri Piccoli Cottolengo furono poi popolarmente identificati come luoghi di accoglienza per queste categorie di persone. Ma di per sé il Cottolengo era “ aperto a tutti quelli che il mondo rifiuta ”, [26] “ per chi non ha altro rifugio ”. Per questo ospitava, con una sorprendente convivenza, anche orfani, anziani abbandonati o disadattati per vari problemi (oggi si direbbe out cast , border line ), persone fuori di ogni possibilità di schedatura o di categoria o di istituzione.
Anche oggi vi sono persone e intere fasce di persone che sono fuori della tavola prevista dal welfare , non idonee o senza posto per l'inserimento nelle istituzioni sovvenzionate dalla provvidenza-previdenza sociale. Abbiamo ancora spazio per queste persone? Con quale tipo di accoglienza possiamo ancora tenere per loro “ aperta la porta del Piccolo Cottolengo ” o aprire altre porte più adatte alle situazioni sociali e legislative di oggi? [27]
“ Resti pertanto ben determinato che la Piccola Opera è per i poveri”. Questo chiodo fisso del nostro scopo non vale solo per i Piccoli Cottolengo o per le altre istituzioni caritative-assistenziali. Vale anche per le nostre “ parrocchie in zone povere ”, [28] per le “ scuole e collegi per fanciulli poveri e del ceto operaio ”. [29]
VIENE IL PAPA IN CASA NOSTRA!
Mentre ci accingiamo a celebrare il Capitolo generale, sappiamo già che la sua conclusione sarà vicino al Papa. Il 24 giugno prossimo, Benedetto XVI, alle 10.30 del mattino, viene a Monte Mario per pregare e benedire la “ Madonnina ”, la Salus populi romani, restaurata e ricollocata sul suo trono di verde, benedicente la Città. Come è noto, furono gli Allievi ed Ex Allievi romani a correre per tutta Roma a raccogliere le firme per il Voto alla Madonna. Ne raccolsero 1.100.000, e si era nel 1944. Pio XII fece sua quell'iniziativa generosa e oggi un successore, Benedetto XVI, rinnova l'atto di devozione alla Madonna.
Anche quest'anno, celebreremo perciò una Festa del Papa eccezionale: con il Papa tra noi per un'ora. Benedetto XVI avrà anche l'opportunità di incontrare i Membri del 13° Capitolo generale, dedicato al tema “ Solo la carità salverà il mondo ”, di cui Egli ha donato la frase autografa. L'attenderemo tra preghiere e canti e tanti Viva il Papa!
Guardando avanti, al prossimo futuro, c'è da segnalare la prossima o rdinazione episcopale di Mons. Raymond Ahoua, un nostro confratello, il primo della Costa d'Avorio. Avverrà nella cattedrale della Diocesi di Grand-Bassam, di cui egli sarà titolare. È una grande gioia per la Congregazione e soprattutto per i Confratelli della Vice-Provincia “ Notre Dame d'Afrique ” che offrono alla Chiesa questa primizia della pianta orionina in terra d'Africa.
È ormai prossimo un'altra bella primizia orionina, questa volta offerta dalle Piccole Suore Missionarie della Carità: Suor Maria Plautilla Cavallo è ormai prossima a essere dichiarata “Venerabile”. Infatti la sua causa sta per concludersi, avendo già avuto il voto positivo da parte del Congresso teologico (15 settembre 2009) e recentemente anche da parte della Congregazione ordinaria dei Cardinali e Vescovi (4 maggio 2010). Ora solo si attende il Decreto del Papa sull'eroicità delle virtù. Continuiamo a pregare chiedendo un miracolo con l'intercessione di Suor Maria Plautilla affinché possa giungere alla Beatificazione.
Metto nella prospettiva del futuro anche i nostri cari Confratelli, Consorelle, parenti e amici morti in questi ultimi 5 mesi e già nel futuro eterno di Dio.
Ricordiamo e preghiamo per P. Alberto Pose Lavandeira, P. Mieczys?aw Janczak, Don Elio Bernazzani, Don Bruno Sanguin, Don Giuseppe Luigi Velo, Don Mario Salgaro, P. Luis Di Iorio, P. John Kilmartin e Fratel Secondo Sarti, Don Giovanni Ghezzi. Ognuno di loro ha titoli di affetto e di merito. Il loro nome è scritto nel libro della Vita.
La nostra preghiera vada anche per le nostre suore: Sr. Maria Gina, Sr. Maria Epifania, Sr. Maria Krystina, Sr. Maria Benigna, Irma Lucia Sanchez, dell'ISO Argentina, Sr. Maria Karolina, Sr. Maria Gilberta, Sr. Maria Hortencia, Sr. Maria Fiorentina, Sr. Maria Gabriela, Sr. Maria Brygida e Suor Maria Wincenta.
Tra i parenti, ho avuto notizia della morte del papà di Fr. Pawel Dymi?ski, di Don Paolo Clerici, di P. Manuel Daniel Gustavo Ruiz, di Don Moreno Cattelan, di Don Pawel Bednarek e di Don Filippo Busi (+); il fratello di Don Giuseppe Rigo, di Don Ivaldo Borgognoni, di P. Roberto D. Anonis, di P. Alvio Mattioli, di P. Roy Elikowski, di Fratel Primo Sarti e di D. Antonio Marangon; la sorella di Don Luigi Carbonelli, di Don Antonio Lecchi, di Don Sergio Stoppani, di Fratel Primo e Secondo Sarti e di Don Enrico Brunetta.
Tra i tanti nostri amici e benefattori defunti, ricordiamo alcuni nomi: Francesco Di Terlizzi (Milano), Mimmo Bombaci (Messina), infine Pawel Wypych, Lech Kaczynski e S?awomir Skrzypek, periti nella sciagura dell'aereo polacco caduto a Smolensk.
Vada una preghiera speciale e particolarmente affettuosa ai Confratelli che vivono i limiti della malattia e dell'anzianità; ce ne sono alcuni che periodicamente mi assicurano di pregare e di offrire i sacrifici della loro condizione per la Congregazione e per me. Grazie di cuore. Mando un saluto ai Confratelli missionari più lontani e in altre situazioni di frontiera con molto sacrificio per amore del Signore.
Concludo ringraziando il Signore e Voi tutti cari Confratelli per questi sei anni di fedeltà e di sacrifici miei e di tutti. Per quel po' di bene fatto, Deo gratias! Per peccati e miserie: Miserere nobis Domine! Sempre fiduciosi nella Divina Provvidenza, Ave Maria e avanti!
Vostro in Cristo e in Don Orione.
Sac. Flavio Peloso, FDP
Superiore generale
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[1] Questa lettera e il numero di Atti e comunicazioni chiude il periodo degli ultimi 5 mesi del sessennio, da gennaio a maggio 2010.
[2] Venne in Curia il 9 febbraio 2000 per fare una visita di ispezione alla reliquia insigne del Cuore di Don Orione per verificarne lo stato di conservazione.
[3] Sui passi di Don Orione , 116.
[4] Cfr Papasogli , p.503-505.
[5] Cfr. GS 1; ET 18; Spirito di Don Orione V,79.
[6] Si veda il testo in Spirito di Don Orione V, 79-80. Importanti riferimenti sono il vol.V de Lo spirito di Don Orione tutto dedicato a “La povertà”, e il bel capitolo “Poveri, piccoli, umili, semplici” in Sui passi di Don Orione , p.103-112.
[7] Don Orione, Buona notte del 15 maggio 1939, Parola X, 185.
[8] Spirito di Don Orione , V, 71.
[9] Don Orione stesso emise il giuramento di povertà a Villa Moffa di Bra, 13 agosto 1913, e simile formula elaborò per i confratelli. Si veda l'art. 36 delle attuali Costituzioni.
[10] Il testo attualmente in uso è ancora quello redatto e usato da Don Orione e dai primi religiosi il 13 agosto 1913, a Villa Moffa di Bra.
[11] Ma, con Benedetto XVI, diciamo che “i Santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell'umano, l'eterno nel tempo", citato in Siamo figli di un Santo: avanti! , in Atti e comunicazioni 2004, n.214, p.95.
[12] Parola VI, 218. "So che qualcuno gironzola con facilità, che con facilità alcuni escono e vanno per bibite ai caffè, e di tutt'altro si occupano che di curare lo spirituale e di emendarsi e di darsi ad amare davvero il Signore: ora questo non va bene. Per carità, stiamo uniti a Dio", Lettere I, 58. "Quanto alle suore, esse vanno diventando troppo comode, troppo signore... E' una gran pena dovervi dire questo", Scritti 68, 128.
[13] Spirito di Don Orione V, 73-75.
[14] Poi, all'articolo 4 del medesimo testo, Don Orione ribadisce: “ Questa umile Congregazione dunque, fondata sulla sola infinita bontà e aiuto della Divina Provvidenza, è, essenzialmente, per i poveri e pel popolo , che vuol elevare alla luce e al conforto della fede nel padre celeste e ad avere filiale fiducia nella Chiesa. Essa nei piccoli e nei poveri vede e serve Gesù Cristo ”. Cfr. anche l'art. 119 delle attuali Costituzioni.
[15] Sui passi di Don Orione 105.
[16] Scritti 96, 193.
[17] “ Il petto di un figlio della Divina Provvidenza debb'essere un mare di carità perché non vi sarà caritatevole ufficio che non entri nell'ambito della nostra vita: bisogna avere un cuore grande e il cuore a noi lo deve formare Gesù, Gesù, mio figliuolo, ti raccomando di vivere e di respirare di Gesù; solo Gesù ci può formare il cuore buono e grande: omnibus omnia ad instaurare omnia in Christo”.
[18] Tralascio di citare liste, comunque sempre incomplete.
[19] Sui passi di Don Orione , p.253-254.
[20] Si veda il quaderno di A. Lanza dedicato a Le Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza , “Messaggi di Don Orione”, n.76, 1991; autografo in Scritti 52, 64-65.
[21] Spirito di Don Orione II, 71.
[22] Spirito di Don Orione I, 36.
[23] Scritti , 108, 55.
[24] “ Noi non siamo per i nobili, per i figli dei ricchi, per le alte classi sociali. I Figli della Divina Provvidenza vivono della mercede di Dio, della vita di lavoro e di povertà, solo, dobbiamo essere per i poveri, per i più poveri, per i rifiuti, per los desamparados (per gli abbandonati) della società” ; da Spirito di Don Orione V, 107.
[25] Scritti 81, 226.
[26] Scritti 97, 251.
[27] Questa tipologia di Piccolo Cottolengo va scomparendo in Italia e in altre nazioni ove c'è una legislazione socio-sanitaria più evoluta ed esigente. Ma non vanno sparendo le persone e le categorie di poveri sprovvisti di tutto. Il Piccolo Cottolengo, “arca di Noè” in cui c'è sempre un posto per le diverse miserie ed emergenze, si è trasformato in molti casi in una residenza sanitaria ottimizzata e finanziata su determinate categorie, per lo più di anziani lungodegenti e con gravi problemi di salute.
[28] La Norma 132 : “Si accettano parrocchie situate in zone povere, dove sia possibile una testimonianza di carità nelle forme che i tempi e le necessità richiederanno, disposti a lasciarle qualora muti il contesto socio – economico”.
[29] Parlando delle scuole di certi ordini religiosi, Don Orione avvertì: “ Molte Congregazioni cominciarono coi figli dei poveri e poi andarono a finire coi ricchi. Così la Congregazione fondata da Lui. Attenti voi che siete giovani, che i Figli della Divina Provvidenza non abbiano ad andare a finire anch'essi coi ricchi ”; Parola del 27.8.1924, III, 54)