A San Luigi, ancora chierico, titolò il primo Oratorio di Tortona. Ogni anno, il 21 giugno, andava a celebrare all'altare di San Luigi nella chiesa di Sant'Ignazio a Roma.
SAN LUIGI GONZAGA
“Il dì di San Luigi ho celebrato all’altare stesso del Santo e sul suo corpo benedetto…” (23.06.1924.- Lettera a Nobile signora, [Maria Castiglioni] V041P216b)
“Sono due anni che ho la consolazione di celebrare nella festa di S. Luigi all’altare del Santo, e sempre ho detto l’ultima Messa, a mezzogiorno o un po’ dopo. Se non fosse possibile dire l’ultima, sarei disposto a trovarmi per tempissimo, all’apertura della chiesa, e direi la prima o una delle prime” (18.6.26; Scritti 99, 131).
A don Sterpi: D.O. chiede a mgr. Bandi il “quadro di S. Luigi davanti al quale la misericordia di Dio mi ha dato grazia di raccogliere i figliuoli del primo Oratorio festivo” (25.11.10; 11,42; 45,87).
Io parto stanotte, alle 22, per Roma, e come negli altri anni, domani alle 12.30, dirò la Messa sul Corpo di S. Luigi Gonzaga; vado là perché ho un voto, finché posso. (20.06.1932.- Lettera a Insigne Benefattrice mia e Madre dei nostri cari poveri! Scritti 9, 44)
Da alcuni, anni la bontà di Dio e del Superiore di codesta Chiesa di S. Ignazio mi danno il grande conforto di poter celebrare all’altare di S. Luigi nella festa del santo. Sono a chiederle tale favore anche per quest’anno, e la pregherei di volermi segnare per l’ultima S. Messa, dopo le 12. Giungerò a Roma alle I0 o alle I2 del 2I corrente e così vengo direttamente a S. Ignazio, e, se poi anche sto qualche minuto di più all’altare, non c’è più altro che ha da celebrare e non c’è più gente. La ringrazio dunque di tanta carità (17.06.1933.- Lettera a Rev.mo Padre, Scritti 47, 203)
Ringrazio te e tutti delle preghiere e augurî; domani devo andare a Roma dove spero, anche quest'anno di poter celebrare sull'altare dove è il Corpo di San Luigi; ricorderò tutti, ma in modo speciale voi della Moffa. E voi continuate a pregare, ché grande è il bisogno che ne ho. (18.06.1926, a Don Cremaschi, Scritti 3, 347)
… Vi ringrazio, caro mio Don Zanocchi, e in Voi ringrazio tutti i nostri dell'Argentina e dell'Uruguay delle preghiere e voti augurali per S. Luigi, che ho molto gradito: Dio ve ne rimeriti! Anch'io ho pregato ieri per Voi altri, in modo veramente speciale, durante la Messa che ho celebrato qui in Roma, sul Corpo benedetto del mio Santo, come ero solito fare da anni, prima di venire in America. (22.06.1938.- a don Zanocchi, Scritti 1, 242)
…Ringrazio don Adaglio, te e tutti gli altri miei cari del gentile pensiero: delle preghiere per S. Luigi e dei santi augurî. Il giorno di S. Luigi ho celebrato a Roma, sul corpo stesso del mio Santo, a mezzogiorno, come l'anno passato, e vi ho ricordati tutti, specialmente voi altri della Terra Santa, nominatim. Dio sempre vi assista! (06.07.1925.- a Don Sante Gemelli, Palestina.- Scritti 23, 032)
Io spero di partire da Genova la notte di lunedì, e di potere ancora a Roma dire la S. Messa sul corpo di San Luigi, a mezzogiorno di martedì. Però nessuno lo deve sapere, perché desidero passare quel giorno nel ritiro e nella preghiera. Non venite neanche voi, ve ne prego: lasciatemi con Dio. Dopo la Messa andrò fuori Roma, basta essere solo e un po’ tranquillo, almeno quel giorno! (17.06.1927.- Lettera a Barbati, Scritti 41, 86)
Ho pensato di non andare a Roma per S. Luigi (come avevo ideato, così come facevo anche gli altri anni, e lo desideravo quest'anno celebrare sul corpo di S. Luigi, tanto più che è il centenario). Andrò, invece, a passarlo con don Sterpi, da poveri vecchi, a confortarci in Domino. Sento di fare cosa più bella e più santa, che la soddisfazione di andare da S. Luigi a Roma. Ci andrò poi, appena potrò. (17.06.1927, Lettera a don Pensa, Scritti 20, 188).
Il giorno di S. Luigi l'ho voluto, quest'anno, passare con don Sterpi a Cuneo, e ben mi pareva dovere per me, dolce e fraterno dovere! Da Genova sono partito a mezzanotte, vivamente desideroso di fare un'improvvisata a don Sterpi. E giunsi a Cuneo, alla Colonia Agricola di S. Antonio, verso le otto. La chiesa era aperta; sono entrato in chiesa, piano, non visto… Don Sterpi stava in chiesa, là seduto su d’un banco, presso l'altare: diceva il breviario. (24.06.1927, Lettera a don Pensa, Scritti 20, 192).
“Lanús, 21 giugno 1935. questa volta il Sr. Direttore Don Orione fu proprio tutto nostro. Lo attendevano a Victoria dove avevano preparato un’accademia pel suo giorno onomastico e invece, come suol fare, tagliò la corda… Per tutto il tragitto, da Lanús a Luján, che dista 80 km. fu un intercalare di preghiere e canti: “Recitiamo il rosario e le litanie” e poi, una cosa dietro l’altra, giungemmo a Luján pregando. Eran le 9 e mezzo, ci confessammo e, alle 10 e mezzo, Don Orione incominciò la S. Messa all’altare di San Luigi; gli facemmo corona rispondendo al Gloria, al credo, come si fa in Italia, ricevemmo la Santa Comunione che offrimmo in onore di San Luigi, per il Padre delle nostre anime.
Alla fine ci ritirammo per un po’ di colazione, se si può dir così. (DOLM p.1092-1094)
L’Oratorio è posto sotto la protezione di S. Luigi Gonzaga, perché patrono della cristiana gioventù, ed anche perché coloro che intendono dedicarsi all’Oratorio festivo si propongono questo Santo per modello nella purezza e carità della vita e dei modi, che sono le fonti onde derivano i frutti che si sperano dall’Oratorio. (18.01.1905, Circolare sul fine dell’oratorio festivo, Scritti 62, 27)
Nella santa virtù: «Beatus homo qui semper est pavidus». Impariamo da San Luigi Gonzaga! (Lettera a don Opessi, Tortona, 21 Giugno 1920, Scritti 24, 110).
Ai lati dell’ingresso dell’ospedale della Consolazione, in Roma, sta una bellissima lapide che dice come, in quell’ospedale, S. Luigi compisse atti di grande carità verso gli infermi… Oh, quante volte, vedendo S. Luigi ben vestito e vellutato, con quel pizzo attorno al collo come un damerino, ho pensato tra me: perché non sono pittore, che dipingerei San Luigi con un appestato sulle spalle; sarebbe un S. Luigi più completo, e sarebbe anche più compreso. Invece di questo aspetto della sua vita ne parlano poco. Si sono dette di lui tante belle cose, ma santità fiorisce nella carità” (17.12.37; Parola 7, 147s).
“A San Luigi, mentre era in ricreazione, chiesero: ‘Cosa fareste, se vi venisse annunziato di dover morire subito?’ Rispose: ‘Continurei a giocare” (8.5.38, Parola 9, 272).
Padre Alberto Vaccari, gesuita e grande biblista che fu in seminario a Tortona assieme a Luigi Orione, ricordò: “Oh felice anno 1891, quello, dei miei anni, che più volentieri ricordo e più benedico in cuor mio! Ero di condotta e di tendenze – Dio mel perdoni – ben diverse dalle sue. Però, a poco a poco, la costante e soave azione della sua virtù, della sua affabilità, della sua conversazione gioconda e spirituale, mi guadagnò, mi trasformò; ed a lui devo quello che sono, cioè se porto questo santo abito, se servo a qualche cosa nella Chiesa” (Positio 607).
Un episodio di quella santa amicizia giovanile fu ricordato tanto da Padre Vaccari che da Don Orione: una curiosa scommessa fatta tra loro due in seminario e firmata con il sangue: “San Luigi, 1891:A nome e gloria di Dio, ad onore di Maria Santissima Immacolata. I sottoscritti Orione Luigi di Gesù e Vaccari Alberto, si danno il seguente appuntamento in Paradiso ai piedi di Maria Santissima. Si vedrà: 1° Chi avrà salvato più anime in causa prima; 2° Chi sarà più santo” (DOPO I, 532).
Stesero e firmarono col proprio sangue. Vaccari già con le sigle d.C.d.G. (della Compagnia di Gesù), perché si considerava Gesuita; Orione con la qualifica “Luigi di Gesù e del Papa”. La verifica, in Paradiso, sarà già stata fatta tra i due. Certo, si impegnarono assai ambedue per vincerla.
Il 21 giugno 1931 Don Orione si trovava a Roma nella sacrestia di Sant’Ignazio. Era dopo mezzogiorno e stava vestendosi per celebrare la Messa sul corpo del Santo. Venne a lui il Padre Vaccari e gli disse: Ti ricordi, Orione? Sono già 40 anni dalla gara fatta: chi di noi due si sarebbe fatto più santo.
Don Orione gli rispose: Sicuro, sono già 40 anni oggi da quando ci siamo levati il sangue e abbiamo scritto sul cartoncino una certa cosa… E commentava poi, narrando il fatto: Cose da ragazzi, da studenti!… Avevamo scritto col sangue una certa promessa da buoni amici. Egli, dopo quel richiamo che gli avevo fatto fraternamente s’era dato al Signore… diventò tanto buono che si fece Gesuita… (Albino Cesaro, Ricordo affettuoso di Padre Vaccari)