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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Padre Fedele Zella

Notizie di Padre Fedele Zella, cappuccino di Tortona, confessore di Don Orione

PADRE FEDELE ZELLA

IL CONFESSORE DI DON ORIONE


Don Flavio Peloso

Padre Fedele fu il confessore di Don Orione per molti anni. Di lui il santo tortonese evidenziava soprattutto la povertà e la santità che furono anche il motivo del suo cambio di vita: “Padre Fedele era il Rettore del Seminario di Vigevano, una delle prime personalità di Vigevano, ora è Cappuccino”.[1]

Nato a Gropello Cairoli nel 1855, entrò nel seminario di Vigevano, dove si distingueva per pietà e studio. Ordinato sacerdote il 9 giugno 1879, fu destinato a Dorno come coadiutore, poi fu parroco a Sozzago e infine a San Pietro Martire in Vigevano. Sempre fu circondato di venerazione e affetto. Nominato rettore del seminario di Vigevano (1894-1900) e canonico della cattedrale, nonostante i suoi impegnativi compiti, conseguì la laurea a Roma in Sacra Teologia.

Nel 1900, al ritorno da Roma dove aveva pellegrinato per l’Anno Santo, invece tornare a Vigevano, andò a bussare alla porta del convento dei Cappuccini di Castellazzo Bormida (AL). Vi entrò come novizio, prese il nome di Padre Fedele e rimase Cappuccino in umile semplicità fino alla morte, il 18 dicembre 1936. Divenne il confessore di Tortona. A lui molti ricorrevano per consiglio. 

Don Orione apprese da Padre Fedele stesso le circostanze della sua scelta di lasciare la vita diocesana per diventare Cappuccino.

L’altro ieri accompagnai a Montebello Padre Fedele, quel santo uomo che voi quasi tutti conoscete. Ascoltate quanto mi raccontò. Egli era parroco e direttore del Seminario a Vigevano, ma amava i religiosi e quindi preferiva predicatori e confessori religiosi. Essendo vicinissimo ad una di queste famiglie religiose andava, quando ne avesse bisogno, da essi a chiedere aiuto; e, crescendogli sempre più la predilezione per essi, venne la voglia anche a lui di lasciare tutto e ritirarsi come umile religioso in quella stessa Congregazione.

Un giorno, però, vide che uno di questi religiosi, che lo aiutava nel ministero parrocchiale, aveva gli occhiali e l'orologio d'oro. Un'altra volta sentì da un altro di questi che amava troppo la musica, dire: “Io pesterò tanto i piedi, finché i superiori stanchi non mi abbiano concesso quanto io desidero”. E un altro di quei religiosi gli diceva che andava volentieri per divertirsi a suonare l’armonium e voleva del vino, voleva pietanze saporite…

Padre Fedele finì per perdere l’amore per quella comunità religiosa e ne scelse un’altra, ove i membri fossero un po’ più mortificati e praticassero la povertà religiosa. Ora lo sapete che Padre Fedele si trova felice tra i Cappuccini a Tortona… Il buon esempio e non il cattivo esempio dà frutti di vocazione”.[2]


Don Orione lo scelse come suo confessore fisso. Aveva in lui tanta fiducia e confidenza perché era uomo di Dio e saggio.Anche quando si trovava in America Latina, Don Orione di tanto in tanto gli scriveva.

“Da Buenos Aires il 31 Ottobre 1934.
Caro padre Fedele, ecco siamo alla vigilia dei santi. Se fossi a Tortona, oggi sarei venuto a confessarmi: cosa devo fare, ora che sono tanto lontano? Devo mandarglieli per cartolina? Sono tanti e tanto grossi, che non ci stanno, e farebbero affondare la nave. Allora li confesserò a questi preti argentini, che poco intendono l’italiano e così me la caverò con poca penitenza.
Come sta? Tanti ossequî a lei e ai padri.
Preghino per me. Don Orione
[3]

C’è amabile confidenza e delicato senso di umorismo in questa breve scritto.

Per il Natale del 1935:

Bs. Aires, 14/XII/1935. Caro padre Fedele, vengo a darle il buon Natale e buon capo d’Anno! A lei, al padre guardiano, a tutti i padri e laici del Convento e studenti se ci sono, prego da Gesù Bambino ogni grazia, la pace più soave, la benedizione natalizia più spirituale e consolante.
E loro e lei specialmente preghi per me, che sono sempre quella birba che lei sa, e sempre dico di convertirmi, e non mi converto mai. Basta, speriamo a Natale!
Suo dev.mo Don Orione d. D. P.
”.[4]

Si interessò per fagli giungere dal Papa “la benedizione apostolica speciale per la Messa d’oro di padre Fedele Cappuccino, parroco già in Vigevano e poi canonico Rettore di quel Seminario, più volte Provinciale dell’Ordine, confessore di molto clero e chierici e certo degno e benemerito figlio di San Francesco”.[5]

Fa bene conoscere la relazione di Don Orione con Padre Fedele, verso il quale esprime senso di figliolanza devota e riconoscente. Don Orione, lo “stratega della carità”, ricorreva all’umile Frate Cappuccino. Sapeva bene che “qui coepit se ductorem, coepit seductorem”.

 

 

[1] Parola III, 193.

[2] Parola VI, 146,

[3] Scritti 40, 139.

[4] Scritti 40, 140.

[5] Scritti 58, 204.

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