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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Don Orione a San Paolo fuori le Mura per il Giubileo della Redenzione 1933
Autore: Enrico Casolari
Pubblicato in: Messaggi di Don Orione, n. 100, anno 32, 2000, p.67-80.

L'articolo descrive atteggiamenti e modalità con cui Don Orione visse i Giubilei del 1925 e 1933.

IL GIUBILEO: DON ORIONE LO VISSE COSI’

 A cura di Enrico Casolari, fdp

 

Don Orione visse i Giubilei del 1925 e 1933 in modo particolarmente intenso. I suoi scritti sono incentrati sulla devozione al Papa, da esprimersi in questa occasione, sui gesti di conversione, sugli esercizi spirituali e sull’accoglienza, propri della pratica giubilare.

 

          Il Giubileo del 1925

            Che fervore e che coinvolgimento personale di Don Orione alla celebrazione del Giubileo del 1925! Atto di fede, di vera conversione e di somma devozione verso il Vicario di Cristo.

           “Dopo la visita al S. Padre la devota schiera dei Figli della Divina Provvidenza, guidata dall’infaticabile loro superiore D. Luigi Orione, compì, nella mattinata del giorno 8 agosto, le prime due visite alle Basiliche di San Pietro e San Paolo.

            Nel pomeriggio visitò ripetutamente quelle di S. Giovanni e di Santa Maria Maggiore, alternando, i canti propiziatori con le preghiere prescritte dal Sommo Pontefice. Seguendo lo stesso itinerario, le visite giubilari furono compiute nei giorni seguenti. Particolarmente notevole di tenerezza e di pietà fu, durante l’ultima visita in S. Pietro la preghiera che i Figli, commossi e riconoscenti, sciolsero sulla tomba del loro buon Padre Pio X, suggellandola col bacio della croce segnata sul pavimento.

            Al termine dell’ultima visita a Santa Maria Maggiore, dopo aver pregato al solito, per tutti i loro confratelli assenti e lontani, per gli alunni, per tutti i benefattori e per le persone loro legate da vincoli di giustizia e di carità, intonarono un solenne Te Deum.

            Ultimo atto dell’indimenticabile pellegrinaggio fu la processione al Colosseo.

Don Orione fece recitare il Rosario, conducendo la schiera dei suoi Religiosi verso le rovine del più ammirato monumento di Roma pagana, consacrato dal sangue dei Martiri e capace di destare sublimi sentimenti di commozione, per un velo di mistero che ci conquide.

            Quando vi giunsero, il sole era appena scomparso dai più alti massi dell’edificio, ma l’aria ancora luminosa, pareva vibrasse nell’attesa della funzione che stava per compiersi. La processione si fermò nel mezzo del Colosseo e D. Orione prese a parlare con voce solenne, rievocando il sacrificio di S. Ignazio Martire e delle legioni cristiane.

            La folla dei visitatori circondò in breve la schiera dei Figli della Divina Provvidenza i quali, sull’esempio del loro Superiore, stesero romanamente il braccio destro verso la croce inastata e recitarono il Credo. A corona poi del pellegrinaggio e in ringraziamento dei tesori spirituali compartiti dal Signore, intonarono un altro ardente Te Deum, fra un’ondata di intensa commozione: Te martirum candidatus laudat exercitus!

            E l’innumere schiera dei confessori di Cristo parve aleggiare sugli umili religiosi che venivano in quel sacro luogo ad attingervi forza cristiana e si prosternavano riverenti a baciare quella terra, su cui erano caduti sanguinanti gli invitti campioni di Cristo.

            Quando nella penombra, i pellegrini uscirono dal Colosseo, la via del Sacrificio si schiudeva loro dinanzi più luminosa”.[1]

 

           Il Giubileo della Redenzione del 1933

           Nel Verbale della riunione del 12 Luglio 1933, presenti Don Orione e 50 Sacerdoti, leggiamo: Don Orione legge l’indirizzo che verrà umiliato ai piedi del Santo Padre prima dell’Udienza, che il Papa concederà ai nostri Sacerdoti raccolti a Roma per i Santi Esercizi Spirituali e per l’acquisto del Santo Giubileo.

            In quell’indirizzo è espresso tutto l’amore e l’attaccamento alla Santa Sede dei poveri Figli della Divina Provvidenza, i quali, senza alcuna restrizione, promettono ubbidienza e sottomissione “usque ad effusionem sanguinis”.[2]

            E questo è il testo presentato al Santo Padre.

“Beatissimo Padre, gli umili Figli della “Piccola Opera” sono qui ai Vostri piedi. Convenuti da diverse parti, per l’acquisto del Santo Giubileo, quale grazia è mai la nostra di poterci anche prostrare dinanzi alla Santità Vostra, per umiliarvi l’omaggio del nostro amore filiale e di tutta la nostra devozione!

            L’amore del Papa è il nostro credo: dell’amore al Papa noi viviamo: nell’amore del Papa meditiamo, preghiamo, lavoriamo e aneliamo a santificarci tutti i giorni, perché sentiamo quanto esso ravvivi la Fede, quanto allarghi la nostra speranza piena di immortalità, quanto faccia divampare la nostra carità verso Dio e verso il prossimo.

            Eccoci, Santo Padre; con noi, Sacerdoti e Chierici,  sono qui prostrati in ispirito, anche tutti gli assenti.

            Siamo qui con tutti i nostri cari piccoli, con tutti i nostri poveri, raccolti sotto le ali della Divina Provvidenza: tutti siamo qui con le nostre miserie, coi nostri stracci e con il nostro amore, a vivere della Vostra Fede e del Vostro Paterno e santo amore.

            Ai Vostri Piedi benedetti deponiamo i nostri cuori, tutta la nostra vita e le nostre povere opere, intese specialmente a diffondere la conoscenza e la carità infinita di Gesù Cristo ed a unire con un vincolo dolcissimo di amore al Papa e alla Chiesa l’umile popolo, facilmente insidiato nella fede, i più piccoli e derelitti figli del popolo.

            Degnatevi benedirci, o Padre Beatissimo!

            Fateci sentire il tocco delle vostre vesti, che ci risani da ogni male, che ci rinvigorisca e confermi nei propositi dei Santi Spirituali Esercizi testé fatti, che ci rinfranchi in ogni prova, in ogni momento.[3]

           E’ conservata anche una minuta completa del medesimo Indirizzo, nella quale Don Orione si diffonde maggiormente in espressioni di fede e di affetto verso il Papa.  

          A Roma siamo venuti sì pel S. Giubileo, ma anche per mirare e venerare in voi Pietro: venimus Romam videre Petrum!

          Che gioia grande poter ripetere ai vostri piedi benedetti la professione della nostra fede: deporre la protesta della nostra obbedienza umile, piena, filiale: l’amore più dolce e più ardente nostro e di tutta la Piccola Opera al «dolce Cristo in terra»: la devozione nostra più illimitata: usque ad effusionem sanguinis, alla causa inscindibile del Papa e della santa chiesa![4]

          Don Orione stesso, poi, diede un resoconto di quell’udienza papale.

“La mattina del 14 luglio avevo la grande d’esser consolazione ricevuto in udienza privata dal S. Padre. L’Augusto Pontefice, (che Iddio conservi ancor lunghi anni al bene della Chiesa universale!) si degnò accogliermi con la più affettuosa amabilità. Dopo aver gradito gli omaggi figliali miei e di tutti della Piccola Opera della Divina Provvidenza, ebbe espressioni di approvazione e di paterno conforto. Mi disse d’aver letto l’indirizzo che Gli avevo umiliato per le mani di Sua Eccellenza Rev.ma Mgr. Arborio Mella, che fungeva da Maestro di Camera di Sua Santità in assenza di S. E. Mgr. Caccia Dominioni. Si informò dei progressi della nostra nascente Congregazione: del numero dei Sacerdoti e dei Chierici: del lavoro che si va svolgendo dai nostri, vicini e lontani: delle difficoltà che si incontrano: degli aiuti che, in questi tempi di crisi, ci vengono dalla Divina Provvidenza e da cuori generosi: della nuova Casa che, in questi mesi, apriremo, col divino aiuto, a Milano, con annessa Cappella pubblica in “rito ambrosiano”, etc. mostrandosi molto, molto contento e soddisfatto di tutto. La parola del Papa veniva a me spiritualmente vivificante, come la parola del Signore! In fine Sua Santità disse che mi avrebbe riveduto un po’ dopo. Infatti Egli ammise tosto al bacio della mano molti nostri Sacerdoti, raccoltisi in Roma per gli Esercizi Spirituali e l’acquisto del S. Giubileo; ci tenne un discorso che nella memoria di tutti i presenti resterà memorabile, luce di dolce consolazione, altissima parola di augusto compiacimento. Sono le briciole che cadono dalla mensa di Dio! Avanti di uscire dall’udienza privata, Sua Santità si degnava impartire di gran cuore “una speciale Benedizione Apostolica” ai Figli della Divina Provvidenza, in particolar modo ai nostri Missionari: alle Suore Missionarie della Carità, agli Eremiti, ai nostri alunni, ai ricoverati, “a tutti i nostri benemeriti Cooperatori e zelanti Benefattrici e alle loro Famiglie. Deo gratias! Deo gratias! Sac. Luigi Orione”.[5]

           
          Giubileo della Redenzione: al centro, Gesù Crocifisso

            La Croce è il simbolo giubilare che Giovanni Paolo II ha affidato ai giovani di tutto il mondo. Don Orione in una rara foto in cui celebra il Giubileo, lo si vede portare la Croce. È il Crocifisso segno di redenzione e di perdono dei peccati.

          “Che Iddio mi dia di trarre profitto dal prossimo santo giubileo della nostra redenzione! Gesù Cristo e Gesù crocifisso! Oh quanto grande e divino amore! Buona Signora Servetti, sia il Crocifisso il vero centro d’unione, la nostra àncora, il nostro libro e la nostra scienza, il nostro tutto, come lo fu per Santa Margherita da Cortona e per tutti i Santi”.[6]

          “Ben volentieri ti concedo che tu possa fare gli Esercizi Sp.li in luogo appartato e da solo, a Roma o sue vicinanze; - e, dopo, farai qui il Santo Giubileo, e avrai il conforto di ricevere la benedizione apostolica nella Udienza del S. Padre. Nel resto, sii lieto di poter patire e tutto offri a Gesù Crocifisso in questo anno centenario della sua Passione e Morte; - prendi tutto dalla mano di Dio, e trasforma ogni tua pena, ogni dolore in tanto amore di Dio”.[7]

          “Sua Santità ha indetto il Santo Giubileo, aprendo così i tesori della Chiesa a santificazione dei fedeli e a salvezza del mondo. Ah! che la devozione a Gesù crocifisso ritorni a diventare la divisione delle moltitudini cristiane, ché essa è  devozione principe. La nostra redenzione è da Gesù crocifisso, e la croce è il vero trono della divina regalità di Cristo: «regnavit a ligno Deus».[8]


          In spirito di penitenza, a Roma a piedi

          Il 5 febbraio 1925, Don Orione conversa con i Confratelli della Parrocchia di Ognissanti in Roma. Tra il serio e il faceto, Don Orione se ne esce con un progettodi pellegrinaggio.

          “Verrò da Tortona a Roma a piedi; saremo in dodici; ci porteremo le tende e la pignatta, cercheremo l’elemosina, e la faremo. Speriamo, col raccolto lungo la strada, di fare un’offerta alla Santa Sede. Se ci lasciassero predicare nelle piazze faremo i nostri Esercizi per la strada… Faremo qualche giorno in più di cammino, pur di poter celebrare la Santa Messa. Partiremo dai piedi della Madonna della Divina Provvidenza di Tortona”.[9]


               Il Giubileo a Roma: un trionfo di Grazia e di Chiesa

            Come nel 1933, il Giubileo ricordava la morte di Cristo, così il Giubileo del 2000 ricorda l’altro grande mistero della redenzione, la nascita di Gesù come è illustrato nella Bolla di indizione del Giubileo, Incarnationis Mysterium, del 29 novembre 1998)

              Il 29 settembre.1933, Don Orione commenta con i confratelli della Casa madre le sue impressioni, di ritorno da Roma. “Vengo da Roma, dove mi sono fermato 15 giorni, dove ho assistito a qualche cosa di spettacoloso, di grandioso. Il mese di settembre è il mese dei pellegrini. Le vie di Roma sono sempre ingombre. Un movimento generale. A Roma ho visto pellegrini di tutte le parti del mondo.

               E descrive loro scene di fede e di devozione edificanti. I Romani che hanno visto i due precedenti giubilei dicono che mai hanno visto tanta gente così. I confessionali sono assiepati. Oltre che nelle basiliche maggiori, si confessa in molte altre chiese… Il Papa dà due o tre udienze collettive al giorno. Nella sala delle udienze, che contiene seimila persone, non ci si sta più e molti svengono per la calca e per il caldo. Ed esorta: Uniamoci anche noi in ispirito a questa manifestazione di fede e pensiamo: quanti sacrifici, quante spese per vedere il Papa, per acquistare il Santo Giubileo. Intensificate l’amore al dolce Cristo in terra!”[10]


          Un pensiero anche per l’unità della Chiesa

            Il carattere ecumenico del Giubileo sia un segno concreto del cammino che, soprattutto in questi ultimi decenni, i fedeli delle diverse Chiese e comunità ecclesiali stanno compiendo. (Incarnationis Mysterium n°4)

            Don Orione, già al suo tempo, esortava: “In quest’anno, in cui il giubileo è esteso a tutta la cristianità, noi dobbiamo particolarmente pregare per il ritorno alla chiesa dei fratelli separati”.[11]

             Per i religiosi: esercizi spirituali e udienza dal Papa

            Attraverso la pratica degli esercizi spirituali Don Orione ha indicato ai suoi religiosi la via per l’abbraccio al Padre, che riserva, a chi è pentito, la gioia della conversione e della santità.

          Per l’anno del Giubileo della Redenzione, 1933, organizzò un particolare corso di Esercizi spirituali per i sacerdoti della Piccola Opera, a Roma.

          “Chiamo a Roma, per l'acquisto del S. Giubileo e per far atto di amore filiale e di devozione al Papa, tutti i miei fratelli sacerdoti della Piccola Opera che sono in Italia. Premetteremo gli Esercizi Spirituali che i non legittimamente impediti di venire faranno, insieme con me, alla Colonia Agricola di Santa Maria a Monte Mario.

          A questo corso raccomando dunque, e vivamente, che si intervenga nel maggior numero possibile, industriandovi santamente per avere chi Vi sostituisca. L'acquisto poi del S. Giubileo e l'amore al Vicario di Gesù Cristo, devono dare ali a tutti.

          Prega e fa pregare per il loro buon esito, e ci conceda il Signore, per la materna intercessione di Maria SS. di riparare in questi S. Esercizi Spirituali, e in quelli che si faranno dopo dall'altro personale, ai tanti mali e peccati  della nostra vita: ravvivi Nostro Signore in noi la Sua santa grazia, e ci appresti i mezzi più efficaci per la nostra verace santificazione”.[12]

          Don Orione a molti confida la gioia di quegli Esercizi del Giubileo.

          Ad Emmanuele Brunatto: “Sono qui con oltre 50 miei cari sacerdoti, convenuti a Roma da ogni parte, anche dall’estero per gli Esercizi Spirituali, per l’acquisto del S. Giubileo come pure per fare atto di devozione e amore al Santo Padre”.[13]

          A Don Sante Gemelli: Abbiamo fatto i Santi Esercizi a Monte Mario, predicati da un santo religioso di S. Vincenzo, e poi abbiamo compito le visite del S. Giubileo. Eravamo una cinquantina, però non tutti sacerdoti, vi erano anche alcuni chierici diaconi e suddiaconi e qualche altro che è prossimo all'ordinazione in sacris”.[14]

            A Caterina Servetti: Ho fatto dieci giorni di S. Esercizi i miei sacerdoti: abbiamo fatto le visite alle Basiliche pel S. Giubileo e siamo stati dal S. Padre. Quale consolazione! E lei non verrà a Roma in questo Anno Santo? (, 10.8.1925; 38, 33)

             Il pellegrinaggio del Giubileo alla Sindone di Torino

            È nota la devozione di Don Orione alla reliquia della Sindone. Come nel 1933 vi fu l’esposizione della Santa Sindone, così avverrà per il Giubileo del 2000 dal 26 agosto al 22 ottobre.

           Per il 30 settembre 1933, Don Orione organizzò e partecipò ad un memorabile pellegrinaggio della Congregazione a Torino, dove venne anche esposta la Santa Sindone, e dove si potevano lucrare le indulgenze del Giubileo della Redenzione. In quell’occasione ricevette la Prima Professione dei Novizi, celebrò davanti alla Sindone, visitò il Cardinale Maurilio Fossati, condusse tutti ai luoghi di Don Bosco. “Non posso tacere la visita fatta a Torino. Ho avuto la consolazione di dire la Santa Messa davanti alla Santa Sindone Alla Sindone ho rivolto preghiere per tutti… Oh, quanto devo ringraziare il Signore della giornata di ieri! Ieri sera, mi sembrava di aver fatto un corso di Esercizi spirituali. Mi sentivo l’anima profumata per la dolcezza”.[15]

          Il Giubileo dei ragazzi

         Ci teneva proprio Don Orione alla celebrazione del Giubileo e coinvolgeva tutti: ragazzi, amici, benefattori; era anche un ennesimo segno di devozione verso il Santo Padre.

Ieri ho celebrato ad Ognissanti a tutti i ragazzi nostri di S. Filippo, colonia Monte Mario, Anzio e S. Oreste, che vennero a prendere il Giubileo e poi andarono dal S. Padre.  Io non ho creduto di andare, andrò poi con i chierici, piacendo a Dio.[16]

          Per il Giubileo di amici laici: ospitalità e udienza dal Papa

          Don Orione si interessò per l’ospitalità a Roma di vari amici e benefattori in occasione del Giubileo. Sempre procurava loro la possibilità di vedere il Papa.

  • “Vi accompagno e vi presento il sig.r Gregorio Tononi e signora, miei conoscenti anzi miei buoni amici nel Signore. Vengono a Roma per acquistare il santo giubileo e vedere il Santo Padre”.[17]
  • “Dio la ricompensi e benedica! Mi ha promesso di venire a Roma entro l’Anno Santo pel Giubileo: ci tengo”.[18]
  • “Amerei che in dicembre già potesse essere a Roma, per acquistare il santo Giubileo, e assistere alla solenne chiusura dell'anno santo”.[19]
  • “Sarà bene che ella con la sua persona di compagnia si trovino a Roma entro il 23 corr.  Vada S. Anna, in Borgo Pio n. 102 B, che è vicino al Vaticano,  a destra del colonnato di S. Pietro. Alla nostra chiesa di S. Anna troverà don Giuseppe Opessi, mio sacerdote, che le darà i biglietti e la farà accompagnare dove è la camera. Bastano tre giorni per l’acquisto del Giubileo, per speciale concessione pontificia. Per la funzione occorre portarsi il velo: non ci sono però posti distinti. Però può anche usare il cappello.
  • “Spero essere a Roma anch’io, non mi sono ancora deciso perché tengo un sacerdote che dirà la prima Messa il giorno di Natale, e vuol essere assistito da me!”[20]
  • “Nobile signora, [Maria Castiglioni ved. Benvenuti],

I biglietti per la funzione in San Pietro (n. 2 biglietti) per la funzione d’apertura della porta santa e del Giubileo ci sono. Però non sono per tribune, ché il S. Padre non vuole ci siano tribune distinte, eccetto che pel Corpo diplomatico e Aristocrazia romana. Il posto a riposare la notte anche ci sarà, un po’ modesto, ma c’è. Ella dunque disponga e venga nel Signore”.[21]

              Per il Giubileo, un’opera di redenzione: il “Piccolo Cottolengo” di Milano e poi a Buenos Aires

            Il Giubileo del 1933 lascia un segno di carità anche nella Piccola Opera con l’apertura del Piccolo Cottolengo Milanese ed Argentino. La diocesi di Roma si appresta ad aprire una grande opera di carità come segno e frutto del Giubileo.

“In quest’anno del Giubileo si apre la Casa di Milano; è un grande passo per la Congregazione una Casa a Milano. Fin dall’anno scorso ne avevo parlato e poi erano rimaste sospese le trattative. Abbiamo accettato anche di aprire una chiesa prima della fine del 1933, e che sarà di rito ambrosiano, con la promessa, da parte del Cardinal Schuster, di farla parrocchia. La Casa si chiama Villa Restocco: era della Principessa di Paternò, il cui marito si fece Barnabita; essa fece costruire un altro convento ed ha venduto la Casa a noi”.[22]

            “Con la chiusura dell’Anno santo, il 28 aprile, apro, col divino aiuto, il Piccolo Cottolengo Argentino: viene il Nunzio apostolico a benedire la prima pietra del 1° nuovo padiglione. Una Casa c’è già. Di tutto: Deo gratias”.[23]

          La casa in Palestina nel Giubileo del 1925

          Don Orione era particolarmente affascinato dalla Terra Santa ed il Giubileo avrà la sua particolare celebrazione nella terra di Gesù. C’è uno stretto vincolo tra Roma e Gerusalemme: “Il grande Giubileo del 2000 abbia inizio nella notte di Natale 1999 con l’apertura della Porta Santa in San Pietro che precede di poche ore la celebrazione inaugurale prevista a Gerusalemme e a Betlemme” (Incarnationis Mysterium n°6).

          Il 23 marzo 1925, Don Orione scrive ai confratelli in Palestina, a Rafat: “Prego per voi tutti: vi animo e conforto tutti: pazienza, cari miei, pregare e patire. Vediamo di piantarci bene in Terra Santa in questo anno del Giubileo”.[24]

             Un eremita per ricordare la redenzione

            Anche la vestizione di un eremita nel 1933 – fra Redento – è occasione, per Don Orione, per celebrare l’evento giubilare della Redenzione.

Il 23.5.1933, Don Orione parla ai suoi Chierici, a Genova – Castagna. Era appena tornato dall’eremo del Monte Soratte, presso Roma. Confida loro: “Oggi il Signore mi ha dato la consolazione di dare l’abito ad un altro Eremita, a cui ho dato il nome di Fra Maria Redento”. E spiega il perché del nome: “Siccome vengo da Roma, ove c’è fervore per il giubileo della Redenzione, pensai di darti il nome di Fra Redento, come ricordo della redenzione”.[25]

          Redenzione e memoria dei martiri

            “Un segno perenne oggi particolarmente eloquente della verità dell’amore cristiano è la memoria dei Martiri. Non sia dimenticata la loro testimonianza” (Incarnationis Mysterium n°13).

          “E bello, a fianco al Santuario, sorgerà in quest’anno del Giubileo della nostra Redenzione, il Tempietto delle Sante Reliquie, sacrario di cristiano eroismo, centro pulsante di vita spirituale e di martirio! E là vi saranno anche adatti confessionali per uomini”.[26]

            Invito alla conversione e alla confessione

            “Il sacramento della penitenza offre al peccatore la possibilità di convertirsi e di ricuperare la grazia della giustificazione ottenuta dal sacrificio di Cristo” (Incarnationis Mysterium n°9).

            “E così mi aiuti la misericordia di Dio e le orazioni di Vostra Eccellenza Rev.ma perché, almeno in questo Anno del Santo Giubileo, mi converta davvero ad amare e a servire con tutta la mia anima e la mia vita Nostro Signore Gesù Cristo crocefisso e la sua Santa Chiesa e tutti i servi del Signore e gli orfani e i derelitti e i poveri”.[27]

            In un messaggio di invito alla popolazione del Tortonese per le feste della Madonna della Guardia, nell’anno del Giubileo del 1933, Don Orione propone una novità.

“Miei bravi amici, uomini e giovanotti, una novità quest’anno, e tutta per voi! solo per voi, o uomini e giovanotti.

            È l’anno del giubileo il giubileo della redenzione; e ci voleva ben qualche cosa di nuovo bello e di nuovo per la Madonna della Guardia, quest’anno? non è vero? Sappiate dunque che, quest’anno, nella notte dal sabato 26 a domenica 27 agosto, avremo al Santuario della Guardia la Messa di mezzanotte, come a Natale, ma solo per voi, uomini e giovanotti, niente donne! (…)

            Su, amici bravi amici, coraggio! È l’anno Santo, è l’ora di Dio! - È tempo che mettiamo a posto la nostra coscienza, è tempo e che io e voi ci convertiamo, una buona volta, sul serio. Abbiamo un’anima, dobbiamo salvarla! La Madonna della Guardia ci chiama al suo Santuario: ascoltiamo la sua voce”.[28]

            La Casa di Via delle Sette Sale, a Roma, a disposizione dei pellegrini poveri

            Anche per il Giubileo del 2000 risuona l’appello del Papa e del card. Vicario: “Roma cristiana, non esitare ad aprire le porte delle tue case ai pellegrini” (Lettera del Papa ai fedeli di Roma O.R. 11/11/1999).

            Al centro di Roma, era stato messo a disposizione di Don Orione da alcuni amici benefattori un edificio. Egli lo destina all’accoglienza di pellegrini durante l’Anno Santo. La notizia fa il giro di Roma ed arriva anche sulle colonne de L’Osservatore Romano.

            “Non deve passare inosservata una iniziativa modesta ma soffusa di delicatissimo aroma della carità cristiana. Con l’appoggio e il concordo del Comitato Centrale dell’Anno Santo, Don Orione ed altre caritatevoli persone che lo coadiuvano nelle sue esemplari iniziative, utilizzando alcuni appartamenti messi a disposizione da una pia Signora in via delle Sette Sale, hanno predisposto degli alloggiamenti gratuiti per i più poveri tra i sacerdoti che vengono a Roma in pellegrinaggio. Possono essere così ricoverati quotidianamente una ventina di Sacerdoti la cui designazione viene fatta dai Vescovi”.[29]

             Don Orione, poi, in una lettera condivise con i Benefattori la gioia per la buona iniziativa.

            “Ai miei cari benefattori e amici in Gesù Cristo i signori Marinucci e Barbati,

            Io vengo, o miei ottimi amici e benefattori a ringraziarvi nel nome benedetto di Gesù Cristo dell’opera veramente buona che voi nella vostra generosità avete fatto, di cedermi cioè, durante l’Anno santo l’ospizio del Divin Salvatore a via Sette Sale, perché servisse a dare alloggio gratuito ai pellegrini poveri, ma specialmente ai poveri sacerdoti d’Italia. Con l’aiuto di Dio del bene se ne è fatto, e tutti sono partiti soddisfatti e benedicendovi, Deo gratias!

            Voi, caro cav. Barbati, che state nello stesso ospizio, voi ci potete fare testimonianza della fraterna sollecitudine e carità con cui i pellegrini erano ricevuti e trattati e come non un soldo si è fatto di speculazione sopra di essi.

            La paga, a voi e a me la darà la mano di Dio! Oh sì Iddio ve ne ricompenserà in terra e poi in cielo e scriverà i vostri nomi, e quelli dell’ottima signora Giuseppina De-Giusti e di suo marito, nel libro della vita eterna. Voi avete per l’Anno santo fatto ciò che forse nessun altro ha saputo e potuto fare, e lo avete fatto senza chiasso, da figli devoti della santa chiesa, con la fede romana di cui parla San Paolo e con cuore e anima di veri cattolici”.[30]

 


[1] La Piccola Opera della Divina Provvidenza XX(1925), n.3, p.4.

[2] Riunioni 138.

[3] La Piccola Opera della Divina Provvidenza XXVIII(1933), n.7, p.3-4.

[4] Scritti 48, 40.

[5] La Piccola Opera della Divina Provvidenza XXVIII(1933), n.6, p.17.

[6] Lettera del 22.2.1933; 38, 64.

[7] Lettera del 8.7.1933; 47, 204

[8] A Mons. Bartolomeo Conte Capasso 1.1.1933; 49, 251

[9] Parola III, 68. Poi questo progetto non fu realizzato.

[10] Parola V, 93-94.

[11] Scritti 61, 220

[12] Lettera del 24 giugno 1933, 5, 515

[13] Scritti 44, 278.

[14] Ad Artuf per Rafat, Palestina, 14.8.1925; 23, 34.

[15] Parola V, 96-97.

[16] Lettera del 19.5.1933; 17, 188.

[17] Lettera a Don Opessi del 18.1.1925, 24, 134.

[18] A Caterina Servetti, Roma, 6.9.1925; 38, 35.

[19] Lettera del 29.10.1924; 23,42.

[20] Alla Nobile Signora Maria Castiglioni in Magreta (Modena), da Tortona, il 17.12.1924; 41, 221.

[21] Lettera del 9.12.1924; 41, 220.

[22] Riunioni 120.

[23] Ai Coniugi Eugenio e Thea Beaud, 23.3.1935; 41, 61.

[24] Scritti 5, 308.

[25] Parola V, 60-61.

[26] Articolo, Scritti 62, 85.

[27] A Mons. Duarte, S. Paulo, 28.3.1925; 51, 150

[28] Minuta del 25.8.1933, 52, 254

[29] L’Osservatore Romano del 12.5.1925.

[30] Lettera del 7.2.1926; 41, 80.

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