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Messaggi Don Orione
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Nella foto: I chierici Giovanni Gatto e Gerardo Durante impegnati nei soccorsi dopo il bombardamento di Villalvernia
Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Messaggi di Don Orione

Con brevi cenni č ricordata l’opera di pronto soccorso civile dei Chierici orionini di Tortona durante la Seconda Guerra Mondiale.

CHIERICI ORIONINI

L’opera di pronto soccorso civile durante la Seconda Guerra Mondiale

 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, due squadre di protezione civile, in tonaca da prete, operarono nel vasto circondario tortonese con base all’Istituto Teologico di Don Orione di Tortona. Sacerdoti e Chierici si organizzarono per svolgere un’azione coraggiosa e provvidenziale di pronto soccorso, mettendosi in moto ad ogni notizia e anche solo rumore di azioni belliche che provocavano distruzione, morte e sofferenza.

Particolarmente importante e fissato nella memoria popolare fu l’aiuto portato alla popolazione di Villalvernia dopo il duplice bombardamento che, il 1° dicembre 1944, devastò l’intero paese con oltre un centinaio di morti. “Fu una cosa terribile – testimoniò il chierico Giovanni Gatto -. Il paese completamente distrutto, oltre cento morti, molti di più i feriti. Siamo andati, una squadra di Chierici e preti, e abbiamo lavorato a più non posso per quella povera gente”. Una ventina di Chierici prestarono aiuto per dieci giorni consecutivi per lo sterro delle macerie, rinvenendo salme e componendole nella chiesa del paese.

È conservato nell’Archivio Don Orione un “Resoconto dell’opera di soccorso svolta durante la guerra scritto da Don Carlo Nicola ancora nel vivo del conflitto mondiale. Vi leggiamo: “Abbiamo due squadre di pronto soccorso, ciascuna di dodici elementi: il capo, il cappellano, l’infermiere, due barellieri, un portaordini e sei Chierici per i vari uffici, raccolta feriti, ricupero salme, sterro di fabbricati, ecc. Praticamente siamo intervenuti una ventina di volte nella nostra zona”. Segue l’elenco di interventi di soccorso in diverse località del territorio, precisando morti, feriti e altre informazioni.

Dopo il bombardamento dell’Alfa, a Tortona, il 14 dicembre 1944, “i nostri Sacerdoti e Chierici corrono al soccorso: alcuni di loro si trovano sotto il bombardamento della seconda ondata, uno è leggermente ferito, un altro è ricoperto di terra. Portiamo all’ospedale, aiutati dai pompieri e dai militari, alcuni morti e diversi feriti”.

Dopo il terribile fatto conosciuto come “l’eccidio del Castello di Tortona” quando si ebbe l’uccisione di due soldati tedeschi e la conseguente fucilazione di dieci detenuti del carcere di Casale Monferrato presso il Castello di Tortona, il 27 febbraio 1945, come leggiamo nel Resoconto, “I tedeschi hanno lasciato ordine che i morti rimangano lì, in quello stato sino al giorno dopo, perché tutti i tortonesi vedano… Tortona è shoccata”. Quando fu possibile seppellirli, “il comune non trovò uomini per il triste incarico. Chiedeva che si mandassero i nostri Chierici. Allestiamo una squadra volante di quindici Chierici, con pale e picconi; don Venturelli è incaricato di guidarli e di raccogliere dati dei dieci per poi eventualmente identificarli con l'aiuto dei parenti”.

Furono eventi crudeli e duri nei quali la ferocia e la compassione si mescolarono nell’unico dramma.

Con la liberazione del 25 aprile 1945, la guerra terminò ma non l’opera degli orionini. “Il lavoro di questi giorni. Abbiamo corso tanto a calmare gli animi e ad implorare clemenza per i prigionieri. Abbiamo già ottenuto molto. Molte vite sono state risparmiate e si è avuto buon trattamento ai prigionieri. Si portano notizie e pacchi ai prigionieri. Si lavora anche, d’intesa con le Autorità italo-germaniche per lo scambio dei prigionieri”.

Ho conosciuto molti di quelli che furono i Chierici protagonisti di queste vicende appena accennate. Trovarono normale quanto avevano fatto. Si prepararono al sacerdozio così. Qualcuno osservava che “anche Don Orione prestò soccorso dopo i terremoti di Messina e della Marsica”. Don Nicola al termine del suo Resoconto scrive: “Mi domandavo: che avrebbe fatto Don Orione al mio posto? Brigate nere o partigiani, fascisti o tedeschi, condannati a morte o vincitori, per me erano uguali: Don Orione li avrebbe abbracciati tutti ugualmente”.

Don Flavio Peloso

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