Nel corso della sua attività come Vicario Generale della diocesi di Messina, Don Orione venne a contato con la famiglia di Carlo Tincani, di cui ebbe come valide collaboratrici le figlie Gina e Bice. L’articolo ricostruisce la vicenda, riportando in appendice
tre lettere e una testimonianza resa anni dopo da Madre Tincani.
L’INCONTRO DI GINA TINCANI CON DON ORIONE
SULLE MACERIE DEL TERREMOTO DI MESSINA
CESARINA BROGGI*
Scriveva il 24 dicembre 1928 Gina Tincani (1) alla sorella Bice: "Ci penso anch’io tanto a quella nostra passeggiata quasi notturna, fra cielo e mare, di quel Natale lontano. Specialmente le stelle di quella sera mi stanno sempre in mente. Che splendore! E mi è facile anche cercare di risentire la felicità intima di quell’ora; già era un periodo tutto un po’ così per noi due quello di Messina – ti ricordi quando Jole ci chiese quale erano stati gli anni più belli del passato e tutte due pensammo a Messina? – ma quella sera era proprio una specie di ebbrezza ... Sono tanto contenta che tu mi abbia scritto questo ricordo; mi pare di stringermi così a te, come quella sera; così strette e unite per sempre con l’amore di Dio nel cuore” (2)
Ma come mai vediamo Gina Tincani a Messina?
Nel 1910 il padre della Serva di Dio Luigia Tincani, il Regio Provveditore Carlo, fu trasferito da Bologna a Messina con l'incarico di ricostruire le scuole della città distrutte dal terribile terremoto del 28 dicembre 1908. La famiglia, composta dalla moglie Maria Mazzucotelli e dalle figlie Bice e Gina (Luigia), lo accompagnò. La figlia maggiore, Angiolina, era entrata in convento presso le "Domenicane Insegnanti e Infermiere" e il fratello Andrea si era sposato e risiedeva a Bologna. Gina e Bice, ventenni, erano maestre: si erano diplomate a Bologna e avevano insegnato alcuni anni presso il Collegio "S. Luigi", invitate anche se giovanissime dal Padre Fracassetti, amico di famiglia. Gina a Bologna scoprì la sua vocazione domenicana e stava studiando il modo di attuarla, quando l'improvviso trasferimento del padre a Messina determinò un svolta decisiva alla sua ricerca.
Raccontò di quegli anni la Tincani: "Il primo germe di vocazione lo ebbi a Bologna. Era già chiaro, netto, e lo tenni nel cuore. Quando ho capito chi è Dio, non ho potuto fare altro che donarmi a Lui. Un'anima che capisce non può fare altro…Ma mentre ero certissima della vocazione religiosa domenicana e della chiamata alla contemplazione, sentivo anche vivissima l'aspirazione all'apostolato, a una vita integralmente domenicana, che mi permettesse di essere vera religiosa nel mondo. Tutto intero l'ideale domenicano dunque, ma come? (3) ".
A Messina i Tincani ebbero una vita piena di disagi fisici e morali: mentre la mamma soffrì molto di questo stato di cose, il padre affrontò con coraggio la situazione e le figlie vi trovarono un campo missionario secondo il loro desiderio: scoprirono un mondo di miserie senza misura, il male che rovinava la famiglia, la scuola e in particolare i bambini, gli adolescenti, i giovani. Si spalancò davanti a loro un nuovo orizzonte di vita: potevano rendersi utili a tanta gente che aveva bisogno di tutto sul piano materiale, spirituale, culturale.
Docili allo Spirito, Luigia Tincani e la sorella Bice trovarono il modo, giorno dopo giorno, di essere evangelizzatrici dei più deboli, degli orfani, e in ambiente laico. Potevano attuare la loro vocazione domenicana con una presenza coerente di vere cristiane là dove i cristiani erano assenti, o non incidevano o erano avversati, potevano soprattutto decidere di orientare definitivamente la loro vita in questa entusiasmante missione che è la caritas veritatis, la carità della verità che avrebbero offerto ai poveri, a quelli che considerava i più miseri, perché "poveri di verità e di amore".
Diceva del periodo messinese: "Quando ho incontrato Gesù ho incontrato in Lui gli uomini come fratelli. Capii che consacrarsi a Dio esigeva la dedizione totale alle anime: orazione e apostolato erano un tutto in luminosa unità di vita". (4)
Un così vasto campo si apriva all'ardore apostolico delle due giovani nella Messina dove era Vicario Generale della Diocesi Don Luigi Orione, la cui carità di santo si donava senza misura a quella povera gente tanto bisognosa di Dio e di aiuto spirituale e materiale.
La Tincani a Messina si inserì subito nel gruppo appena sorto delle Donne Cattoliche e si dedicò alla formazione catechistica degli orfani. In tale contesto avvenne l'incontro delle sorelle Tincani con Don Orione, che sentirono subito amico per il comune sentire, per il suo vivere e testimoniare la fede e la carità cristiana in situazioni così difficili, nella giustizia e nella pace.
Don Orione infatti si occupava dell'assistenza morale e religiosa degli orfani, sia di quelli del "Comitato Pontificio", sia di quelli assistiti nell'ambito del Patronato "Regina Elena", presieduto dalla contessa Gabriella Spalletti Rasponi.
In un periodo di lontananza di Don Orione da Messina, le sorelle Tincani erano state invitate a fare lezione di catechismo ai bambini dell'orfanotrofio Casa Famiglia Bologna, che stava oltre il Villaggio Regina Elena e prendeva il nome di La Giostra. Le aveva chiamate a dare questo aiuto il Comm. Sofio, industriale zolfiero che presiedeva il sottocomitato, e la cui sorella, che viveva a Bologna, era conosciuta dalle sorelle Tincani.
La serva di Dio Luigia Tincani si commuoveva e nello stesso tempo si divertiva nel ricordare alle sorelle più giovani come fosse avvenuto il suo incontro con Don Orione. Si commuoveva perché l'incontro con il Santo dovette incidere profondamente in lei, si divertiva per la sorpresa letta sul volto di lui costatando che le figlie di un dirigente governativo laico erano cristiane e buone cristiane, apostole. Don Orione era infatti molto preoccupato per la presenza di educatrici laiche, figlie di un Regio Provveditore, negli Istituti di orfani e aveva i suoi motivi di preoccuparsi: infatti operavano nell'isola comitati e organizzazioni italiane e straniere, pubbliche e private, che avevano scopi umanitari ed educativi, ma spesso privi di intenti religiosi. Inoltre si era nell'epoca del modernismo e all'opera di assistenza alle popolazioni della Calabria e della Sicilia colpite dal terremoto partecipavano anche molti giovani intellettuali del Nord in fama di "modernisti".
Don Orione abituato a visitare i villaggi di orfani e ad assistere al catechismo che veniva loro impartito, volle perciò conoscere, senza farsi riconoscere, le sorelle Tincani nello svolgimento della loro missione, e grande fu il suo stupore nello scoprire che le due giovani avevano un cuore missionario come il suo! Tale incontro è raccontato ampiamente dalla stessa Madre Tincani nell'intervista rilasciata a un sacerdote della Congregazione di don Orione, don Amerigo Bianchi, che nel 1959, insieme al confratello don Venturelli, incontrò lei e la sorella Bice (5).
Quanto poi abbia inciso la santità di Don Orione nelle scelte successive delle due sorelle lo lasciamo dire alla Tincani stessa.
Scrivendo il 14 dicembre 1959 a Don Amerigo Bianchi, al quale aveva rilasciato l'intervista, affermava: "La sua visita ci ha fatto rivivere i giorni di Messina, i quali sono stati per noi fra i più belli della nostra vita. E questo valore, che noi diamo ai mesi passati a Messina, dipende in gran parte dalla coscienza di aver avuto allora la grande grazia di conoscere un Santo e di offrire la nostra povera collaborazione al suo apostolato. Un Santo! Questa era la spontanea convinzione non solo di tutti noi di famiglia, ma di tutte le persone oneste che avevano con noi l'onore di conoscere e di trattare con Don Orione. Non ho mai parlato – né allora né poi – con persone che avessero incontrato Don Orione senza sentire da tutti questo giudizio.[…] Noi due sorelle confidiamo che il buon Padre, poiché dimostrò tanta bontà verso di noi in terra, vorrà aiutarci anche dal Paradiso e ci raccomandiamo alla sua intercessione" (6).
La collaborazione di Bice e Gina Tincani con don Orione ci è nota anche attraverso tre lettere, riportate in questo articolo, una di Gina Tincani a don Orione datata Messina, 18 febbraio 1912, una di risposta di don Orione alla lettera della Tincani, scritta il giorno dopo, e una terza ancora di Gina Tincani in data 23 febbraio – alla quale è unito pure un breve scritto del prof. Tincani – a don Orione.
Da tali lettere si può comprendere quale opinione avesse il Santo delle Sorelle Tincani e quanta fiducia esse riponessero in Lui, quale collaborazione apostolica coraggiosa e leale li legasse.
Don Orione era del resto entrato come amico in casa Tincani ed era diventato punto di riferimento per la famiglia: "Con grande bontà – raccontava la Tincani – Don Orione ci onorò della sua stima e, oso dire, della sua amicizia". E nei suoi racconti ritornava lo stupore per il candore, la fede e la grande speranza per quel sacerdote.
Nelle conversazioni con le sorelle Madre Tincani soleva rifarsi alla esperienza diretta e alla conoscenza personale di quell'apostolo: "Don Orione lavorava instancabilmente, con inesauribile carità e bontà, e insieme con grande fermezza, allora più che mai necessaria. Aveva grandissima fiducia in Dio, in quello che Dio ha seminato di buono nel cuore di ogni uomo. Mi dicevano che ai suoi religiosi capitava spesso, entrando in refettorio, di vedere ospiti sconosciuti – tristemente conosciuti – che egli faceva sedere vicino a sé e trattava come amici. Erano pecorelle che aveva ricondotto all'ovile. Si dette da fare con grandissima carità e zelo per ricostruire la famiglia, sanare tante situazioni difficili, salvare quanti poteva – e specialmente gli orfani ei bambini in genere – dalla miseria e dalla corruzione. Cercò di ristabilire la normalità morale e religiosa in quel territorio in cui il terremoto contava molti parroci tra le sue vittime" (7).
Gina Tincani lavorò con don Orione solamente a Messina, ma non si dimenticarono più uno dell'altra. Raccontava Gina Tincani nell'intervista di cui sopra un loro incontro occasionale a Roma: "Lo vidi, lo riconobbi subito; era inconfondibile. Gli andai incontro. Mi vide, gli s'illuminò il viso: «Oh Gina!», mi disse, con quella benevolenza, quella festosità, quella carità che gli era tutta propria. Come abbia fatto a riconoscermi, dopo tanti anni, circa trenta, non so davvero. È l'ultimo, caro ricordo che conservo di lui (8) ".
N O T E
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* Cesarina Broggi, dell’Archivio Storico Luigia Tincani, Roma.
1. Luigia (Gina) Tincani (Chieti, 25 marzo 1889 – Roma, 31 maggio 1976). Trascorse gli anni della giovinezza a Bologna, dove fu affascinata dalla spiritualità domenicana e fu testimone della vita di scuola e di studio del padre, Carlo. Qui maturò la sua vocazione che acquistò via via chiarezza con l'esperienza di Messina, tra gli orfani dei terremotati, con Don Orione, dove conobbe nei bambini e nei giovani la sofferenza, negli adulti la miseria morale, negli intellettuali un accentuato anticlericalismo. La sua vocazione prese connotati precisi: riportare ogni uomo alla dignità di immagine di Dio. Frequentò l'Università a Roma e aprì il primo Circolo Cattolico Universitario Romano. All'intensa attività di studio si unì un geniale apostolato tra le universitarie e poi tra le laureate cattoliche. Nel 1924 fondò la Congregazione religiosa delle Missionarie della Scuola impegnata a portare il Vangelo nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, mediante l'insegnamento di qualsiasi materia. Scelse Caterina da Siena come sua madre e maestra e fu guidata nell'attuazione dell'ideale dal Domenicano P. Lodovico Fanfani. La benevolenza e la stima dei Sommi Pontefici furono di sostegno a Madre Tincani nel suo quotidiano offrirsi per la Chiesa e per la Scuola. La caratteristica che fa originale e nuova in ogni tempo la famiglia spirituale della Tincani è la sintesi delle antitesi evangeliche: la tradizione e l’oggi, vita monastica e agilità missionaria, preghiera e studio, cella e strada, solitudine e immersione nel mondo, in un “apostolato individuale in mezzo alla società, vivendo fianco a fianco con la gente, condividendone le fatiche del lavoro, gli stessi pericoli, le medesime responsabilità”. Nella sua missione di educatrice la Tincani si muove in due direzioni parallele: la formazione dei formatori – è accanto alle Laureate cattoliche, fonda per le religiose l’ Istituto di Magistero Maria SS.Assunta, oggi Libera Università LUMSA, e la scuola Sedes Sapientiae – e la penetrazione capillare negli ambienti sociali più bisognosi di promozione umana e cristiana. Il 6 luglio 2000 si è chiuso il Processo Diocesano per la Canonizzazione della Serva di Dio.
2. L.Tincani a B.Tincani, 28.XII.24, ASMS 70.
3. R. SENECI, La Madre Luigia Tincani. Note per una biografia, Roma 1977, p.27.
4. R. SENECI, Id., p.31.
5. Qui di seguito pubblicata, documento n.4.
6. Copia di lettera di Luigia Tincani a Don Amerigo Bianchi, Via Camilluccia 8 - Roma, 14. 12.1959, ASMS, 40.
7. Cf. Annotazioni in ASMS 40.
8. Intervista, documento n.4.