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Messaggi Don Orione
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Autore: Flavio Peloso

Convegno nazionale: Handicap: aspetti educativi e riabilitativi. Ercolano (Napoli) 29 maggio 1999.

Aspetti pedagogici nel pensiero di Don Orione

 

DON FLAVIO PELOSO

Mi è stato chiesto di offrire alcuni appunti pedagogici desunti dalla esperienza e dal pensiero di Don Orione che possano essere utili ai lavori di questo convegno che ha temi di approfondimento molto bene specificati.

Don Orione, lo conosciamo, fu soprattutto un santo, un santo sacerdote, un santo della carità. Fu un uomo estremamente capace di contatti veri, appassionati, intelligenti, coinvolgenti, propositivi, perché il suo “focus” di vita era il “bene delle anime”, il progresso delle persone e della società. Pare di poter dire che egli non fu un elaboratore di cultura, ma uomo di cultura sì, e tra i più vivaci di questo secolo: per le sue forti esperienze, per i suoi solidi valori, per le sue significative relazioni. Si interessò di persone, di problemi e di molti ambiti vitali sempre in vista del “bene delle persone” che egli avvertiva come una “passione”, un “martirio”, una “musica soavissima”.
Tra le dimensioni del “bene” dell’uomo, senz’altro quella pedagogica ebbe in lui un rilievo di pensiero ed una concretezza di esperienza del tutto particolari. Nell’ambito educativo-assistenziale, forse più che in altri, oltre ad offrire esperienze culturalmente significative, Don Orione ha maturato pure una certa elaborazione culturale, qualcosa che si avvicina ad un “metodo educativo”, che egli chiamò “cristiano-paterno”. Come richiestomi, mi limito ad offrire, ancora allo stato di “appunti”, alcuni aspetti pedagogici del pensiero di Don Orione.

1. Un atto di fede guida e sostiene l'impegno di solidarietà e la relazione di aiuto verso i più bisognosi e svantaggiati della società: essi sono i prediletti di Dio, e dunque anche i nostri prediletti. "Iddio ama tutte quante le sue creature, ma la sua Provvidenza non può non prediligere i miseri, gli afflitti, gli orfani, gli infermi, i tribolati d'ogni maniera, dopo che Gesù li elevò all'onore di suoi fratelli (...) L'occhio della Divina Provvidenza è, in special modo, rivolto alle creature più sventurate e derelitte" (Lettere II, p.224)

2. “Vedere e servire Cristo nell’uomo”; prima dell’azione verso chi ha bisogno di cura, in Don Orione scatta la contemplazione della “imago Dei”, per cui i il “servizio” al prossimo e il “culto” a Dio risultano non avere più dei confini tanto netti e separati, anzi si implicano e rafforzano reciprocamente. Lo ricaviamo in tante espressioni, quasi spontanee e ovvie in bocca a Don Orione: "I nostri cari poveri... non sono ospiti, non sono dei ricoverati, ma sono dei padroni, e noi loro servi, così si serve il Signore" (Lettere II, p.227). Lo ricaviamo dal suo modo di impostare le opere educative-assistenziali. Sviluppare, restaurare, esprimere la “presenza divina nell’uomo”, radice ultima della dignità di ogni persona: questo è il nobile motivo dell’agire educativo, e di qui derivano gli atteggiamenti di autentico rispetto, di cura e di devozione. Viene da pensare alla contemplazione di Michelangelo che “vedeva” il Mosé dentro il masso informe di marmo e la sua azione era rivolta – e sostenuta nella fatica – a “tirarlo fuori”, a farlo emergere. L’azione educativa, nei suoi diversi momenti e ambiti, ha sempre bisogno di contemplazione.

3. La cura dell'uomo non è solo questione di tecniche e di metodologie; è questione di relazione, di amore che mette al centro la persona e il suo sviluppo integrale: spirito, mente e cuore. A volte, anche il servizio alle persone entra in una logica autistica dei “mezzi” che diventa “sciocca”, inefficace e pur violenta quanto non è di fatto, puntualmente e integralmente, correlata con i “fini” ricapitolabili nel “bene della persona”. "Io non vi raccomando le macchine; vi raccomando le anime dei giovani, la loro formazione morale, cattolica e intellettuale. Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore!" (Lettere I, p.367)

4. Don Orione ha sviluppato un suo particolare metodo pedagogico cristiano-paterno, rielaborazione-integrazione del metodo preventivo conosciuto nel contatto con i Salesiani. Qui mi limito a sottolineare una delle indicazioni fondamentali di tale metodo: il “prendersi cura”. "Amateli nel Signore come fratelli vostri, prendetevi cura della loro salute, della loro istruzione e d'ogni loro bene: sentano che voialtri vi interessate per crescerli (...) Non vi è terreno ingrato e sterile che, per mezzo di una lunga pazienza, non si possa finalmente ridurre a frutto; così è l'uomo". (Lettere II, p.558) Konrad Lorenz, il famoso etologo, definì la persona matura – che è anche la persona felice - in 4 parole: “colui-che-ha-cura”. La “cura” è interesse, responsabilità, dedizione, relazione, passione per far crescere… Da questa “cura” dipendono in gran parte i frutti educativi, compresi quelli riabilitativi, nei rapporti e servizi di aiuto alle persone.

5. Don Orione aveva ben chiaro ciò che è "mezzo" e ciò che è "fine" nell'educazione e nell'aiuto a chi necessita di un sostegno particolare per crescere. Aveva, perciò, una grande apertura verso la modernità dei mezzi più adatti e teneva ben chiaro e fisso il fine: elevare in Cristo chi si serve (piccoli, malati, sofferenti, soli) e chi vede servire (le famiglie, la società).
"Sono nuovi i tempi? Via i timori, non esitiamo; muoviamo alla loro conquista con ardente e intenso spirito di apostolato, di sana, di intelligente modernità. Gettiamoci alle nuove forme, ai nuovi metodi di azione religiosa e sociale, sotto la guida dei Vescovi, con fede ferma, ma con criteri e spirito largo. (...) Tutte le buone iniziative siano in veste moderna, basta riuscire a seminare, basta poter arare Gesù Cristo nella società e fecondarla di Cristo". (Lo spirito di Don Orione, 1941. p.180ss)
"A meglio riuscire a salvare anime (questa parola “anime”, sempre in bocca a Don Orione, aveva un significato ben concreto e completo, tutt’altro che spiritualistico e disincarnato), bisogna pur saper adottare certi metodi e non fossilizzarci nelle forme, se le forme non piacciono più, se diventano, o sono diventate antiquate e fuori uso. (...) E adoperiamo tutte le sante industrie, tutte le arti più accette e più atte per arrivare a questo!". (Lettere I, p.250ss)
Infine, una ricetta per bene educare. L’ho trovata quasi per caso. Don Orione non l’ha pronunciata ad un simposio specializzato, ma l’ha detta e scritta per la buona gente - e soprattutto per le mamme – che hanno cura dei loro figli. La riporto senza commenti.

“Si sono scritti dei grossi libri sulla educazione e si scriveranno chissà quanti volumi su questo importante ed inesauribile soggetto. Ma in tutti quelli che ho letti ed analizzati, io non ho trovato nulla che equivalga la ricetta che vi mando, madri ansiose per le anime dei vostri figli. Qualunque sia il fanciullo che volete rendere buono e virtuoso:
fate il bene davanti a lui,
fate del bene a lui stesso,
fate fare del bene a lui.
Siate perseveranti o madri; tenete il vostro figlio a questo regime, tenetelo pazientemente e costantemente in quest'atmosfera di bene da vedere, di bene da ricevere, di bene da fare: egli non resisterà, e diventerà quale lo vorrete” (Don Orione. Intervista verità, San Paolo, p.91)

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