Suggerimenti di San Luigi Orione per leggere e vivere il Vangelo
Il Papa Benedetto XVI dall'inizio del suo ministero apostolico, ha sottolineato l'importanza della Lectio Divina, e della lettura orante della Sacra Scrittura in specie, per la vita del cristiano. Ci ha ricordato che la Lectio Divina:
"Consiste nel meditare ampiamente su un testo biblico, leggendolo e girandolo a leggere," ruminandolo" in un certo senso", "e spremendo tutto il suo succo affinché alimenti la meditazione e la contemplazione ed arrivi ad irrigare come linfa la vita concreta."
"Come condizione, la lectio divina richiede che la mente ed il cuore siano illuminati dallo Spirito Santo, cioè, dallo stesso ispiratore delle Scritture, e si metta, pertanto, in atteggiamento di" religioso ascolto"
"Se si promuove questa pratica con efficacia, sono convinto che produrrà una nuova primavera spirituale nella Chiesa"
“Dobbiamo esercitare la lectio divina, ascoltare nelle scritture il pensiero di Cristo, imparare a pensare con Cristo, a pensare il pensiero di Cristo e, di questa maniera, avere i pensieri di Cristo, essere capaci di dare anche agli altri il pensiero di Cristo ed i sentimenti di Cristo"
Le citazioni potrebbero continuare… Chiediamoci: come si è rapportato San Luigi Orione con la Sacra Scrittura? Che cosa può apportare la spiritualità di Don Orione, alla lettura orante della Scrittura?.
Il 10 agosto del 1935, festa di San Lorenzo martire, Don Orione scriveva da Buenos Aires una lettera diretta a tutti i suoi cari fratelli e figli in Gesù Cristo e ai sacerdoti della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Questa lettera ci farà capire quale fosse l'importanza della lettura del Vangelo, per Don Orione.
Buenos Aires, 10 agosto 1935.
San Lorenzo Diacono e Martire.
Ai miei cari Fratelli e Figli in Gesù Cristo e Sacerdoti della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
La grazia del Signore e la sua pace siano sempre con noi!
Perché il poderetto della mistica vigna di Nostro Signor Gesù Cristo, che è la umile nostra Congregazione, venga sempre meglio coltivato, possa conservarsi e rendere ogni dì più, e dare buoni frutti di santificazione e di vita eterna, vengo, o miei cari, ancora a voi, sempre nel vivissimo desiderio che, allontanata da ciascuno di noi ogni rilassatezza, se mai ce ne fosse, e ravvivati in tutte le nostre regole, si abbia, da codesti santi Esercizi in avanti, ad amare ed a servire Gesù Cristo e la Santa Chiesa, nostra Madre, con zelo ferventissimo e perfezione di santi religiosi.
Nostra prima Regola e vita sia, o miei cari fratelli e figli in Gesù Cristo, di osservare, in umiltà grande e amore dolcissimo e affocato di Dio, il Santo Vangelo, seguendo i consigli della perfezione, datici dal Signore, col vivere in umile obbedienza, sincera povertà e perfetta castità; con l'annientamento di noi stessi per l'amore di Cristo e a sua imitazione rinunciando a tutto per avere solo Gesù e il suo santo spirito, come il solo nostro bene. Nell'amore di Dio, avremo carità senza limite verso il prossimo, particolarmente verso i più piccoli ed i più abbandonati nostri fratelli. E, poiché è fine precipuo della nostra Congregazione di amare e di servire Gesù nel suo Vicario sulla terra, il Papa, e di farlo amare, diffonderemo nel popolo e nei piccoli il più dolce e santo amore al Papa, conducendo le turbe a vivere più strettamente unite al Romano Pontefice, ad ascoltare la sua parola, a seguire i suoi insegnamenti. E parimenti cercheremo di aumentare in noi e negli altri la Fede purissima della Chiesa, che è il primo passo all'amore della Chiesa e del Papa.
A tale effetto faremo sempre orazione, perché Iddio voglia accrescere in noi la Fede, perché ci faccia vivere di fede, come si addice a Figli della Divina Provvidenza, e ingrandisca i nostri cuori all'amore al Papa ed alla carità con Fede grande. E pregheremo Nostro Signore di darci grazia non solo di conservarla pura e incontaminata in noi, la Fede cattolica, come base di tutto il nostro edificio religioso, ma di difenderla nel popolo cristiano dagli assalti dei nemici, lavorando a salvare le popolazioni dal pericolo dei protestanti, e poi, ai margini della Chiesa, adoprandoci a ricondurre all'unità della fede e di Roma le Chiese separate, come è detto fin dal primo decreto di approvazione.
Prima nostra regola, ripeto, sia dunque la osservanza del Santo Evangelo. Ma per osservare il Vangelo è, anzitutto, necessario conoscerlo: conoscerlo bene e poi, con l'aiuto di Dio, viverlo, il Santo Vangelo, viverlo nello spirito e nella forma. Solo così saremo veri cristiani e poi saremo veri religiosi, se seguiremo Gesù anche nei suoi consigli Evangelici della perfezione. Noi siamo cristiani in quanto imitiamo la vita e viviamo la dottrina di Cristo, e saremo veri religiosi, se vivremo la vita perfetta, consacrata interamente al Signore ed alla Chiesa, con i santi voti, rinunciando generosamente a noi stessi ed alle cose del mondo, abbandonati nelle mani di Dio e dei nostri Superiori.
E affinché l'Evangelo meglio si possa conoscere e osservarlo, è bene sia impresso nelle nostre menti e non solo a pezzi e bocconi Perciò vi raccomando, o miei cari, la lettura assidua e lo studio del Santo Evangelo. Ecco perché la Imitazione di Cristo ci dice, sin dal primo capitolo: “ sia nostro sommo studio meditare nella vita di Gesù ”. E non dice meditare la vita, ma nella vita di Gesù, cioè entrare nell'intimo e vivere di Gesù, della vita di Gesù. Noi dobbiamo, dunque, avere il Vangelo sempre davanti agli occhi della mente e portarlo nel cuore, viverlo.
Le regole e le costituzioni dei religiosi sono come il succo ed il midollo dell'Evangelo; esse ci insegnano appunto il modo pratico di viverlo; c'insegnano la diritta via per camminare dietro al Signore, e giungere alla più alta perfezione religiosa.
E, come nel noviziato si studiano e si spiegano le regole, così desidero, et quidem, anzi dispongo in Domino che si studi a memoria e si spieghi bene il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il Signore, con opere e con parole, predicò il Vangelo, ed Esso dalla Chiesa è dato a noi perché, con le parole e con i fatti, cioè con le opere buone e sante, lo pratichiamo. Perciò, mentre vivamente vi raccomando lo studio e la pratica del Vangelo, o cari miei sacerdoti ordino che ai nostri chierici si facciano studiare a memoria i Santi Evangeli. In terza ginnasiale, quello di San Marco - che è poi quello di San Pietro, capo degli Apostoli - ; in quarta ginnasiale, si faccia tutto S. Matteo, a memoria; in quinta, tutto S. Luca. In noviziato, si mandi a memoria tutto il Vangelo di San Giovanni, e si ripetano gli altri tre. Così, in terza ginnasiale, in quarta e in quinta, si ripassino i quattro Evangeli e si studi il libro IV della Imitazione di Cristo, si e come verranno a suo tempo segnati; in prima, seconda e terza liceo, si faranno certi determinati capitoli del libro III. Durante la teologia, si ripassino i quattro Evangeli e si studi il libro IV della Imitazione di Cristo. Vangelo e Imitazione di Cristo si studino in latino.
Prima del pranzo e della cena, stando tutti in piedi, si leggano alcuni versicoli del santo Evangelo, non più di dieci, in latino sempre.
Nelle più grandi solennità, si legga il passo evangelico, che si riferisce al mistero che si celebra nella solennità. Dopo la lettura del Vangelo, si legga sempre un articoletto delle Costituzioni, come già si fa.
La lettura del Vangelo sia in questo ordine: San Matteo, S. Marco, S. Luca, S. Giovanni; e, quest'anno, si incominci da S. Matteo. Finiti i quattro Evangeli, si ricomincino, non si leggano né Epistole, né Atti degli Apostoli, né Apocalisse di San Giovanni, ma solo e sempre i Vangeli.
In ogni Casa vi siano, almeno, due copie in latino della Sacra Bibbia, la Somma Filosofica e Teologica di San Tommaso, la Imitazione di Cristo, in latino, e Dante.
Dei Vangeli e della Imitazione di Cristo se ne provvedano molte copie, sì che possano essere alla mano di tutti.
E ciascun religioso abbia copia delle Costituzioni. Queste, vivamente desidero nel Signore di poterle ritoccare, e che abbiano a dire più chiaro e ben determinato lo scopo particolare nostro e il nostro amore e attaccamento al Papa, così e come mi pareva che fosse meglio detto nelle prime, che erano assai più brevi e più, mi pare, secondo lo spirito della nostra umile, povera e papale Congregazione. Per questo raccomando preghiere speciali.
Al Papa, più che essere soggetti e obbedienti come a Superiore supremo, amo che si sia stretti ed uniti inscindibilmente come a Padre, e che la nostra obbedienza non sia soggezione, ma amore di figli. Così ai Vescovi si abbia grande venerazione e si faccia di tutto per secondarli e metterli in amore del Clero e del popolo. A tutti i sacerdoti poi, e in primis, ai parroci, portiamo il dovuto rispetto e poniamoli in buona vista, tacendo sempre qualche loro difetto e facendo, invece, rilevare quanto c'è in essi di virtù e di bene.
Non intrighiamoci mai nel governo, nelle cose o partiti delle diocesi, e non facciamo mai lega con quelli che sparlano dei Vescovi o del Clero. Stiamo a casa nostra; lo ripeto: stiamocene a casa nostra; e non frequentiamo le case dei preti secolari, né di persone secolari. Coi secolari si diventa facilmente di idee e di vita secolareschi, ci si perde sempre e in tutti i modi.
Stiamo poi sempre guardinghi e lontani da persone, da gruppi, da conversazioni che vanno a finire nella critica, nella mormorazione od ostilità ai superiori, siano ecclesiastici che di Congregazione. Portate amore e rispetto a tutti i superiori, siano essi superiori alti o bassi, tenendo per fermo che, quanto più è, direi, da poco la persona alla quale si obbedisce per amore di Dio benedetto, e tanto più meritevole è l'obbedienza e a Dio più grata.
E, così facendo, la Congregazione fiorirà di santità, e si dilaterà. Perché, quando si osservano il santo Evangelo e le Regole e si vive umili, pii ed in sincerità e rettitudine e carità fraterna, il Signore sarà sempre con noi, e ci riempirà del suo spirito e delle sue benedizioni. E così camminiamo sotto il suo sguardo tutti i giorni della vita, come tanto ci raccomandò Pio X in quel suo ultimo discorso indimenticabile.
Vi conforto e benedico di cuore in Gesù e Maria SS.ma. Pregate per me.
Don Orione d. D. P.
Della lettera riportata c'interessa rilevare quali elementi apporta la spiritualità di San Luigi Orione alla lettura orante della Bibbia. È un tema di grande attualità per il cristiano, poiché è in gioco la sua identità e perseveranza, come afferma il Card. Martini:
"Non credo che sia possibile passare indenni attraverso il deserto spirituale del mondo occidentale, se il cristiano attuale – molto più che il cristiano di 20, 30 0 50 anni fa - non impara ad alimentarsi personalmente della Parola di Dio, capace di fargli sentire ed irradiare perfino l'allegria della presenza in mezzo all'assenza più grande che uno possa immaginare intorno a se stesso. Proprio per questo, considero che ognuno di noi- sia laico, religioso, sacerdote, o vescovo - non abbia possibilità di sopravvivere convenientemente alla tentazione dell'oggi e di non soccombere a forme di paganesimo pratico o ad attività che servano solo per esprimersi o per distinguersi - senza che appaiano suscitate e guidate dallo Spirito - se non conosce, se non medita, se non vive interiormente la Scrittura."
Fin dall'inizio del secolo XX le parole di Paul Claudel indicano la relazione del cristiano con la Bibbia: "Il rispetto verso la Sacra Scrittura non ha limiti: si manifesta soprattutto stando lontano"
Questa lontananza aveva principalmente la sua origine nella controversia protestante. Anche ai tempi di Don Orione le Chiese riformate erano ritenute un pericolo. Pertanto si cercava di lavorare "per salvare le popolazioni dal pericolo dei protestanti". Il principio di "sola Scrittura" da questi asserito, aveva dato origine, come reazione, a una grande sfiducia verso la lettura della Bibbia. Infatti, le Società Bibliche che in questi anni sorgono in Europa, e poi anche in America, generavano sospetti nel mondo cattolico.
Contribuivano, alla lontananza tra la Bibbia e la comunità cristiana, anche la povertà - conseguenza della guerra - , e l'analfabetismo.
Nella prima metà del secolo XX incominciava tuttavia, un certo rinnovamento nell'accostamento alla Bibbia, che troverà poi efficace stimolo nel Concilio Vaticano II. Un contatto più frequente ed efficace, di tutto il popolo, con la Bibbia, veniva altresì promosso dal Magistero Pontificio.
Nel 1920 il Papa Benedetto XV, in occasione del XV centenario della morte di San Girolamo, invitava a cercare nella Scrittura l'alimento e il sostegno alla vita spirituale.
Nel 1943 Pio XII pubblicava l'enciclica “Divino afflante Spiritu”: era un inizio di rinnovamento che sarebbe sfociato nel Concilio Vaticano II. L'enciclica faceva riferimento alla lectio divina:
“ I sacerdoti pertanto, che sono tenuti per ufficio a procurare l'eterna salute dei fedeli, dopo aver essi medesimi scandagliato con diligente studio le sacre pagine e dopo averle fatte loro sostanza con la preghiera e la meditazione” ( cerchino di ) “adoperarsi con sommo impegno perché nelle famiglie cristiane se ne faccia ogni giorno regolarmente lettura con pietà e devozione.”
In questo ambiente, brevemente descritto si formò, e sviluppò il suo ministero pastorale, San Luigi Orione. Nella sua lettera si rileva che la relazione con la Bibbia non era come oggi la intendiamo:
" In ogni Casa vi siano, almeno, due copie in latino della Sacra Bibbia, la Somma Filosofica e Teologica di San Tommaso, la Imitazione di Cristo, in latino, e Dante. Dei Vangeli e della Imitazione di Cristo se ne provvedano molte copie, sì che possano essere alla mano di tutti...."
Don Orione, nei suoi scritti, si riferisce più frequentemente alla lettura del Vangelo, infatti non era facile accedere alla Bibbia, per i motivi indicati. Egli principalmente invita a conoscere il Vangelo perché, per suo mezzo, entriamo in comunione con Gesù. In una lettera, scritta da Buenos Aires il 23 ottobre 1935, dirà:
“Il nostro studio supremo deve essere meditare sulla vita di Gesù Cristo. Gli insegnamenti di Gesù Cristo valgono più che tutti gli insegnamenti, e la preghiera è di tutte le filosofie la più sublime, e di tutte le scienze quella che più istruisce; è la scienza per eccellenza, è quella che fa l'uomo contento e felice…"
Dobbiamo riconoscere - afferma don Flavio Peloso - che Don Orione faceva della Sacra Scrittura e della Parola di Dio, il suo vitale alimento spirituale e che evidentemente la sua cultura biblica era quella proprio dei primi decenni del ‘900.
Cerchiamo di scoprire adesso, quale insegnamento ci viene da San Luigi Orione sulla lettura orante del Vangelo.
La lettera di San Luigi Orione susciterà certamente in noi alcune domande: quale validità, nel nostro tempo, può avere la lettura frequente del Vangelo? A quale tipo di studio del Vangelo c'invita Don Orione? Qual è la chiave di lettura del Vangelo per Don Orione e per la sua Famiglia? Ha validità la memorizzazione del Vangelo ai nostri giorni? Quale itinerario possiamo seguire nella lettura del Vangelo, e con quale finalità ?
a. Lettura continuata
Nella lettera si dice:
"E affinché l'Evangelo meglio si possa conoscere e osservarlo, è bene sia impresso nelle nostre menti, e non solo a pezzi e bocconi Perciò vi raccomando, o miei cari, la lettura assidua e lo studio del Santo Evangelo..."
Don Orione c'invita ad una lettura continuata del Vangelo: ecco una delle caratteristiche fondamentali della Lectio Divina.
"La lectio divina - c'insegna il Card. Martini - non sceglie testi adeguati a temi o argomenti prestabiliti e decisi in anticipo, diretti a necessità o gusti già sperimentati dal lettore o dalla comunità che legge… La lectio divina incomincia dalla Parola di Dio e la segue passo passo, e prende sul serio l'unità delle Scritture"
L'invito ad una lettura continuata e quotidiana del Vangelo è stato rinnovato dal Concilio Vaticano II ed è rivolto a tutto il Popolo di Dio: laici, religiosi e sacerdoti.
“Leggere e studiare assiduamente la "Scrittura"… "Ricordino che alla lettura della S. Scrittura si deve accompagnare la preghiera affinché si realizzi il dialogo di Dio con l'uomo…" (D.V 25)
b. Studio del Vangelo
Don Orione sente il bisogno di far conoscere bene il Vangelo:
"… Ma per vivere il Vangelo è, anzitutto, necessario conoscerlo: conoscerlo bene e poi, con l'aiuto di Dio, viverlo, il Santo Vangelo, viverlo nello spirito e nella forma. Solo così saremo veri cristiani …"
Ma quale tipo di studio chiede Don Orione? Lo studio biblico, accademico, è senza dubbio importante ed aiuta molto, ma non è quello il tipo di studio a cui ci riferiamo.
Esistono molti metodi per studiare il Vangelo, ma Don Orione ne segnala uno pratico, che deve condurre alla vita, alla pratica concreta. Per questo motivo lo studio "orionino" del Vangelo non può trascurare due aspetti principali: il testo biblico e la situazione attuale. Queste due dimensioni "servono alla migliore assimilazione del messaggio, permettono di rileggerlo nel momento storico attuale e discernere la risposta che dobbiamo offrire alla Parola che Dio ci rivolge"
Lo studio della situazione attuale permette una lettura significativa della Parola di Dio nel contesto in cui viviamo. "La Parola deve illuminare i diversi avvenimenti della storia affinché in essi possiamo sentire la chiamata di Dio. Allo stesso tempo, le diverse situazioni storiche ci permettono di scoprire la perenne attualità del messaggio che Dio ci trasmette ed il senso che ha oggi per noi… La Bibbia deve aiutarci a scoprire la nostra identità personale e comunitaria, come cristiani, e a prendere posizione di fronte ai diversi avvenimenti e situazioni del nostro mondo"
Lo studio del testo biblico deve aiutare ad una migliore comprensione del messaggio. Può essere importante considerare tre livelli di analisi dei testi:
- Livello letterario : Prestare attenzione alle caratteristiche letterarie del testo.
- Livello storico: Considerare il contenuto. È necessario tenere conto delle caratteristiche storiche alle quali il testo si riferisce e nelle quali fu redatto.
- Livello teologico: Riflettere su ciò che Dio dice attraverso il testo, scoprirne il messaggio religioso.
c. Trasformare in realtà
La lettura del Vangelo ha per Don Orione una finalità primaria: la testimonianza.
“Il Signore, con opere e con parole, predicò il Vangelo, ed Esso dalla Chiesa è dato a noi perché, con le parole e con i fatti, cioè con le opere buone e sante, lo pratichiamo. Perciò, vivamente vi raccomando lo studio e la pratica del Vangelo”
Don Orione non è un biblista. Il suo avvicinamento al Vangelo non è animato da investigazione erudita. Don Orione è un pastore impegnato, nel suo tempo e nella sua realtà, a illuminare, attraverso il Vangelo, la vita e generare soluzioni ai problemi sociali:
“… l'uomo cattolico deve ancora studiare alla luce del Vangelo e degli insegnamenti della Chiesa, dei documenti pontifici, delle lettere del Vescovo, della guida del parroco, i problemi sociali. Essi sono tanti, varî e importanti: famiglia, scuola, stampa, moralità, diritti e libertà della Chiesa, rapporti tra capitale e lavoro – leggi/giustizia, amministrazione della cosa pubblica - Instaurare omnia in Christo “
Una lettura aggiornata che colleghi il Vangelo con la vita, "con le allegrie e speranze, con le angosce e tristezze degli uomini e donne del nostro tempo, soprattutto dei poveri e di tutti gli afflitti"
Bisogna fidarsi della forza trasformante della Parola di Dio che non è solo un'idea, un messaggio: ha forza ed efficacia. Fa quello che dice. La Parola di Dio è creativa.
d. Interiorizzare il Vangelo
Nella sua lettera Don Orione stabilisce che si studino a memoria i vangeli con un itinerario preciso che accompagna le tappe di formazione previe all'ordinazione sacerdotale. Dice, il santo della carità, riferendosi ai chierici:
“…mentre vivamente vi raccomando lo studio e la pratica del Vangelo, o cari miei sacerdoti, ordino che ai nostri chierici si facciano studiare a memoria i santi Evangeli…"
Ed anche ai novizi fa un'indicazione simile: “dispongo in Domino che si studi a memoria e si spieghi bene il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo.”
È importante chiarire che Don Orione è nemico di ogni forma di pietà meccanica, che non sorga da un cuore sincero, dal petto infiammato di amore a Dio e al prossimo. Allora, perché Don Orione dà questa indicazione?
Può sembrarci una norma di epoche tramontate. Per molti anni memorizzare fu il metodo per eccellenza di insegnare la dottrina della fede. Negli ultimi anni, forse come reazione, si è disprezzata la memoria, e si è data la preferenza alla comprensione. È necessario raggiungere una sintesi. L'invito di Don Orione a memorizzare il Vangelo, continua ad essere ugualmente attuale. "Ripetere a memoria, con la bocca, quello che si è letto e compreso e ruminarlo fino a che, dalla bocca e dalla testa, arrivi al cuore ed entri nella dinamica della propria vita."
Possiamo memorizzare i vangeli comprendendoli e conservandone i messaggi nella mente e nel cuore. La memoria ci permette di avere contenuti per la nostra riflessione, alimento per il discorso e criterio per l'azione. Questo è quello che Don Orione vuole raggiungere: che abbiamo sempre "il Vangelo davanti agli occhi, nella mente e nel cuore, viverlo…" È l'atteggiamento di Maria che conservava nel suo cuore la Parola.
Per questo Don Orione ordina di imparare a memoria i Vangeli: per interiorizzarli, viverli, metterli in pratica. Fenomeno che si può chiamare appropriazione.
Parola che etimologicamente significa: per uso personale, per uso proprio, che mi appartiene, che faccio mio e quindi mi concerne personalmente. "Il cammino dell'appropriazione di verità profonde è un itinerario lungo e sempre in crescita…Infatti, questa attività deve durare tutta la vita …” È per tal motivo che Don Orione offre questo itinerario, perché ognuno possa assimilare ed appropriarsi del Vangelo.
e. I vangeli come itinerario formativo
Don Orione propone ai suoi religiosi in formazione un itinerario per leggere e memorizzare i Vangeli:
“In terza ginnasiale, quello di San Marco - che è poi quello di San Pietro, capo degli Apostoli - ; in quarta ginnasiale, si faccia tutto S. Matteo, a memoria; in quinta, tutto S. Luca. In noviziato, si mandi a memoria tutto il Vangelo di San Giovanni, e si ripetano gli altri tre. Così, in terza ginnasiale, in quarta e in quinta, si ripassino i quattro Evangeli”
E propone un altro itinerario che si realizza durante i cibi:
“Prima del pranzo e della cena, stando tutti in piedi, si leggano alcuni versicoli del santo Evangelo, non più di dieci, in latino sempre. Nelle più grandi solennità, si legga il passo evangelico che si riferisce al mistero che si celebra nella solennità. Dopo la lettura del Vangelo, si legga sempre un articoletto delle Costituzioni, come già si fa. La lettura del Vangelo sia in questo ordine: San Matteo, S. Marco, S. Luca, S. Giovanni; e, quest'anno, si incominci da S. Matteo. Finiti i quattro Evangeli, si ricomincino, non si leggano né Epistole, né Atti degli Apostoli, né Apocalisse di San Giovanni, ma solo e sempre i Vangeli.”
Oggi si possono seguire molti itinerari per leggere ed approfondire le Scritture. Le proposte sono abbondanti. Credo che Don Orione, figlio fedele della Chiesa, sceglierebbe prioritariamente quello proposto nel lezionario, tenendo conto dei tempi e dei cicli liturgici e che permette la lettura della Scrittura in tre anni.
Un'altra proposta è quella che realizza il Cardinale Martini e che aggiorna la proposta che Don Orione ha indicato nella sua lettera. Dice Martini: "Marco è il vangelo del catecumeno, perché contiene l'essenziale per preparare al Battesimo; Matteo è il vangelo del catechista, perché introduce nella vita della comunità, della Chiesa; Luca è il vangelo del testimone, perché prepara il cristiano alla evangelizzazione; Giovanni è il vangelo del presbitero perché mostra la sintesi spirituale che raggiunge un cristiano maturo, che, dopo aver vissuto le esperienze precedenti, arriva ad essere capace di assumere la responsabilità di una comunità, come sacerdote o come padre o madre di famiglia". Ogni tappa possiede la sua forma di preghiera, di riflessione sulla fede, il suo invito alla conversione e i suoi sacramenti caratteristici. Seguendo le caratteristiche di ogni Vangelo, Martini propone un cammino di formazione per il cristiano, che può rapportarsi facilmente all'itinerario di formazione orionina. Nel seguente quadro possiamo apprezzarlo sinteticamente :
Vangeli |
Tappa |
Carisma |
Amori |
Mc. |
Del catecumeno |
Rinnovare tutto in Cristo |
Gesù |
Mt. |
Del catechista |
Sentire con la Chiesa |
Chiesa |
Lc. Att. |
Dell'evangelizzatore |
Solo la carità salverà il mondo |
Poveri |
Gv. |
Del cristiano maturo |
Fiducia nella Provvidenza |
Maria |
Don Orione vede con chiarezza che per essere veri cristiani è essenziale conoscere e vivere il Vangelo. E ai suoi religiosi ricorda che i Vangeli sono la loro prima regola:
“Prima nostra regola, ripeto, sia dunque la osservanza del Santo Evangelo. Ma per osservare il Vangelo è, anzitutto, necessario conoscerlo: conoscerlo bene e poi, con l'aiuto di Dio, viverlo, il Santo Vangelo, viverlo nello spirito e nella forma. Solo così saremo veri cristiani e poi saremo veri religiosi, se seguiremo Gesù anche nei suoi consigli Evangelici della perfezione. Noi siamo cristiani in quanto imitiamo la vita e viviamo la dottrina di Cristo, e saremo veri religiosi, se vivremo la vita perfetta, consacrata interamente al Signore ed alla Chiesa, con i santi voti, rinunciando generosamente a noi stessi ed alle cose del mondo, abbandonati nelle mani di Dio e dei nostri Superiori.”
Don Orione non fa solo raccomandazioni, scende al pratico. Nel verbale della riunione del 3 Luglio 1934, realizzata a Montebello (Pavia) si legge: "Durante la merenda, mentre eravamo riuniti nella sala da pranzo dei chierici, Don Orione entra con un pacco di Vangeli e li distribuisce ai sacerdoti, dicendo: "Questa è la nostra regola…"
La lettura del Vangelo è una necessità che impegna tutti i battezzati per non perdere l'identità di cristiani e di consacrati. Il Card. Martini l'ha spiegato in varie circostanze:
"Il nostro mondo occidentale vive una forte crisi di desolazione spirituale, di notte scura dello spirito, nella quale il mistero di Dio oramai non è presente nella coscienza… invasione di questa mentalità praticamente atea che si manifesta in distinte forme, come, per esempio, il consumismo, l'indifferenza, il permissivismo… Non credo che sia possibile passare indenni attraverso il deserto spirituale del mondo occidentale, se il cristiano attuale - molto più che il cristiano di 20, 30 o 50 anni fa- non impara ad alimentarsi personalmente della Parola di Dio… Proprio per questo, considero che ognuno di noi - sia laico, religioso, sacerdote, vescovo - non abbia possibilità di sopravvivere convenientemente alla tentazione dell'oggi e di non soccombere a forme di paganesimo pratico o ad attività che servano solo per esprimersi o per distinguersi - senza che siano suscitate e guidate dallo Spirito - se non conosce, se non medita, se non gode interiormente la Scrittura."
Don Orione ricorda qual è la chiave principale per leggere la Bibbia: Gesù Cristo. “Ecco perché la Imitazione di Cristo ci dice, sin dal primo capitolo: “ sia nostro sommo studio meditare nella vita di Gesù ”. E non dice meditare la vita, ma nella vita di Gesù, cioè entrare nell'intimo e vivere di Gesù, della vita di Gesù.”
La spiritualità di San Luigi Orione si incentra in Gesù Cristo. Don Orione ama Gesù Cristo. È in Gesù che possiamo amare Dio ed il prossimo. In Cristo tutta la creazione si fa una, e si unisce a Dio. Questa è l'importanza di Gesù per Don Orione. "Il centro unificatore è Cristo Gesù. Gesù è veramente il centro del mondo, di tutta la vita e specialmente della spiritualità orionina" L'opera della Divina Provvidenza si identifica col mistero di Cristo. Gesù è il cuore di tutta la spiritualità orionina. Per Don Orione amare Gesù è vivere in Gesù, vivere per Gesù. Non è solamente imitarlo, è trasformarsi in lui.
Gesù Cristo è il centro, la pienezza e l'obiettivo di tutta la Rivelazione. Per questo motivo il Concilio, citando San Girolamo, arriverà a dire che ignorare le Scritture è ignorare Cristo.
Per il credente Gesù è il centro ed il criterio ultimo di interpretazione di tutta la Bibbia. Perfino l'Antico Testamento, i patriarchi, i profeti e tutta la storia della salvezza si orientano ed acquisiscono la totale pienezza nella venuta di Cristo.
Il Gesù che ha conquistato il cuore di Don Orione, è il Buon Samaritano :” non mi vinsero i suoi miracoli né la sua resurrezione, bensì la sua Carità, quella Carità che ha vinto al mondo!"
Questa chiave cristologica è fondamentale per la lettura della Scrittura.
La Bibbia nacque da un popolo, da una comunità. Per quel motivo possiamo dire che "il soggetto che interpreta la Bibbia è il Popolo di Dio." È lo Spirito Santo che donando alla comunità cristiana diversi carismi, incoraggia la lettura della Bibbia. I vari membri della comunità giungono all'interpretazione della Bibbia: il Magistero, gli studiosi della Bibbia, la gente semplice.
La nostra lettura del Vangelo deve manifestare una profonda comunione con la Chiesa di Cristo, “poiché è fine precipuo della nostra Congregazione di amare e di servire Gesù nel suo Vicario sulla terra, il Papa, e di farlo amare, diffondendo nel popolo e nei piccoli il più dolce e santo amore al Papa, conducendo le turbe a vivere più strettamente unite al Romano Pontefice”
Mesters aiuta a capire come si deve vivere questa dimensione ecclesiale della lettura della Bibbia: "Interpretare la Bibbia d'accordo con la Tradizione ed il Magistero esige non solo una identificazione teorica con la dottrina della Chiesa, ma anche e soprattutto, un'identificazione pratica con la vita della Chiesa. Esige che l'interprete si leghi molto concretamente ad una comunità. Normalmente è attraverso il vissuto della comunità che si entra in contatto con l'azione dello Spirito Santo, vivo e presente nella Chiesa. Senza questo Spirito è impossibile interpretare correttamente la Sacra Scrittura"
Ma poiché i santi aggiornano il messaggio del Vangelo con la loro vita e le loro opere, è possibile cercare in Don Orione quello che potremmo chiamare una chiave di lettura carismatica, realizzare una lettura "orionina" del Vangelo. Dobbiamo scoprire la chiave di lettura che utilizzava Don Orione per avvicinarsi al Vangelo.
La Pontificia Commissione Biblica insegna che "l'interpretazione di un testo dipende sempre dalla mentalità e dalle preoccupazioni dei suoi lettori. Questi concedono un'attenzione privilegiata a certi aspetti, e senza almeno pensarci ne trascurano altri." In Don Orione non ci sono dubbi sulla mentalità e le preoccupazioni con che si avvicina a leggere il Vangelo.
In un'omelia della domenica dopo Pentecoste dice: " Nessun precetto è più ripetuto né più fortemente intimato nel Vangelo che il precetto della misericordia; e nessuna virtù risplende tanto in Gesù Cristo, quanto la misericordia."
Dall' Argentina, il 22 giugno 1936 scrive: " La carità è il precetto di Cristo, il midollo del Vangelo, la sintesi del cristianesimo"
La misericordia: il cuore che accoglie il fratello che soffre. Con questo spirito si avvicina Don Orione a leggere e meditare il Vangelo. La misericordia "è un atteggiamento fondamentale per accostare la sofferenza altrui, in virtù della quale si reagisce per sradicarlo"
La misericordia è la chiave di lettura che integra tutte le altre. Dalla chiave cristologica che configura, nella misericordia, tutta la vita di Gesù, le viscere commosse di Cristo configurano il suo sapere, il suo sperare, il suo agire e il suo celebrare.
Integra anche la chiave ecclesiologica, poiché se la misericordia è il principio portante della vita di Gesù, deve esserlo anche della Chiesa. Giovanni Paolo II ha ricordato che la misericordia è una delle note essenziali della Chiesa di Cristo: " Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi: « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi » (Mt 25,35-36). Questa pagina non è un semplice invito alla carità: è una pagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo. Su questa pagina, non meno che sul versante dell'ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo.."
Questa è la chiave carismatica: "Nell'amore di Dio, avremo carità senza limiti verso il prossimo, particolarmente verso i più piccoli ed i nostri fratelli più abbandonati."
Don Orione, in una sua lettera, inviata da Itati (Argentina) il 27 giugno 1937, ha così sintetizzato l'ideale della sua vita: "portare Cristo al popolo ed il popolo alla Chiesa di Cristo"
In parecchie comunità dell'America latina, per lo più di poveri, viene letta in comune la Bibbia con molta fede e in essa trovano luce e forza per il loro cammino e per la loro storia.
Proponiamo i tratti caratteristici della spiritualità di San Luigi Orione come suggerimenti nella lettura orante della Sacra Scrittura:
- Lettura e studio quotidiani del Vangelo che conduca non a saperne di più, bensì ad amare maggiormente Dio e il prossimo. "L'apostolato della carità è l'apostolato del Vangelo, perché a questo si riduce in sostanza il Vangelo e tutto l'insegnamento e la vita di Gesù Cristo: amare Dio e il prossimo"
- Lettura della Scrittura realizzata in comunione con la Chiesa : dal cuore della Chiesa per una rinnovazione ecclesiale. Don Orione dirà che il Vangelo senza la Chiesa è insufficiente: "Fede nutrita degli insegnamenti del Vangelo e della Santa Chiesa Cattolica" "Il Vangelo ed il Crocifisso sono doni dati per la Chiesa e dalla Chiesa"
- Lettura della Scrittura per trovare luce nuova e strade nuove onde poter trasformare le realtà più difficili degli uomini e donne del nostro tempo. ( Edito nel Bollettino dell'Associazione di Uomini cattolici di Buenos Aires, nel dicembre del 1935) : "Procuriamo di stabilire il regno sociale di Gesù Cristo attraverso una profonda istruzione religiosa, che aiuti i poveri e i lavoratori a vivere secondo le dottrine del Vangelo."
- Leggere la Scrittura per scoprirvi, al centro, i Vangeli , perché in essi troviamo Gesù. Da Mar de Hespanha (Brasile) il 17 ottobre di 1921 Don Orione scrive: " andare alla radice divina del Vangelo e a Gesù Cristo, e fare di Gesù il centro e l'amore della vostra gioventù e della vostra vita, la luce della vostra intelligenza, e la fiamma inestinguibile delle anime vostre."
- Lettura del Vangelo attenta e costante perché continui a rinnovare il nostro essere e il nostro operare in Cristo. "Osservate perfettamente il Vangelo. Osservate alla lettera il Santo Evangelo; non siate bramosi di scienza e di libri, ma di azioni virtuose, ma di carità e di sapienza della Croce di Gesù Cristo Crocifisso: la scienza riempie d'orgoglio, ma la carità edifica. "
- Lettura del Vangelo da tradurre in vita pratica; che si deve vivere nell' impegno di trasformare la realtà. "A che serve conoscere il Vangelo, la vita di Cristo se dopo non si pratica?… Studiamo Gesù Cristo! Ma studiamolo con coscienza, cioè praticamente, tentando di vivere bene. Dio non ci giudicherà per quello che abbiamo saputo, bensì per quello che abbiamo fatto per e con amore…."
- Leggere ed approfondire il Vangelo per scoprire la pedagogia di Gesù , per annunciarlo con linguaggio semplice e comprensibile a tutti. "Il Vangelo è il più sublime trattato di didattica e di pedagogia che esista. È un metodo di estrema semplicità, efficacissimo al cuore del popolo…"
- Una lettura del Vangelo che porti ad annunciare Cristo al popolo, per poter portare il popolo alla Chiesa di Cristo. "Noi vogliamo vivere il Vangelo, formarci nel Vangelo, portare sempre il Vangelo al popolo, agli umili, a quanti soffrono…" Per Don Orione "Il vangelo è il seme della redenzione dei popoli"
In mezzo a tante voci che creano solo confusione e a tante grida di lamenti e di contestazione che scuotono, ascoltiamo l'invito di San Luigi Orione: ritornare a "la scuola del Vangelo e della Chiesa di Cristo" dove “abbiamo imparato la carità, questo amore sacro che si fa stimolo e segno di redenzione sociale"
Una lettura "carismatica" del Vangelo esigerà una doppia fedeltà: a Cristo e alla Chiesa nella sua realtà dei più poveri, che è, in fondo, l'unica fedeltà a Gesù Cristo.