L'impegno per l'Azione Cattolica e le relazioni con i protagonisti.
Notizie e tracce di documenti per avviare uno studio.
Don Flavio Peloso
Le origini dell’Azione Cattolica Italiana risalgono al 1867, quando Mario Fani, di Viterbo, e Giovanni Acquaderni, attivo a Bologna, si incontrarono per dare vita alla Società della Gioventù Cattolica. L’anno successivo, 1868, Papa Pio IX approva la costituzione della nuova associazione. Nasce formalmente l’Azione Cattolica che divenne parte integrante dell’Opera dei Congressi, organismo di coordinamento e di promozione dell’associazionismo cattolico, che darà notevole impulso al radicamento sul territorio di realtà religiose, economiche e sociali fino al 1904.
L’Azione Cattolica andò ramificandosi sempre più: nel 1896 nacque la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI); nel 1908, l'Unione Donne Cattoliche Italiane ad opera di Maria Cristina Giustiniani con la collaborazione di Adelaide Coari; Armida Barelli nel 1918 costituì la Gioventù Femminile di Azione Cattolica; infine, nel 1922, Augusto Ciriaci e Mons. Tardini organizzarono l’Unione Uomini di Azione Cattolica. Pio XI promosse la ristrutturazione globale del 1923 che portò a nuovi statuti e alla configurazione matura e diversificata dell’Azione Cattolica.
Negli anni tra le due guerre mondiali, nel contesto del regime fascista, l’Azione Cattolica ebbe vita difficile perché il regime tendeva a monopolizzare l’educazione della gioventù. Del resto proprio in questo periodo l’Azione Cattolica assunse una dimensione di massa attorno ad una proposta formativa incentrata sul primato dell’apostolato, secondo il modello felicemente sperimentato dai rami giovanili guidati da Armida Barelli e Luigi Gedda.
Una sintonia profonda di valori e atteggiamenti
Non mi risulta che qualcuno abbia studiato approfonditamente come l’Azione Cattolica sia stata presente nella vita e nel pensiero di Don Orione. Annoto qualcosa, solo per indicare e sfogliare il tema.
Possono fare da introduzione alcune espressioni di Don Orione, senza data, che esprimono il suo spirito verso l’azione cattolica come atteggiamento e come associazione.
“Amiamo l’azione cattolica come la pupilla dei nostri occhi. A Fani e ad Acquaderni: Azione! Azione!”.[1]
“Azione cattolica, non molti discorsi: le chiacchiere sono da lasciarsi agli uomini politici, a noi i fatti: Instaurare omnia in Christo”.[2]
C’è da ricordare che San Luigi Orione fu formato nella diocesi di Tortona, alla scuola del vescovo Igino Bandi uno dei più convinti promotori dell’azione cattolica nel Piemonte e in Italia, conosciuto come "il vescovo dell'azione sociale".[3]
Don Orione fu un protagonista molto attivo e trascinatore nel movimento cattolico di fine ‘800 e inizio ‘900 che faceva capo all’Opera dei Congressi.
Testimonia l’impeto del giovane fondatore un famoso scritto: “Azione, o Amici, azione cattolica, sì e come la vuole il Papa, come la vogliono i Vescovi: amore a Dio, alla Chiesa, zelo, preghiera, alacrità nel fare il bene, a santificazione nostra e a salvezza dei fratelli. Sono nuovi tempi? Via i timori, e non esitiamo: moviamo alla loro conquista con ardente e intenso spirito di apostolato, di sana, intelligente modernità. Gettiamoci alle nuove forme, ai nuovi metodi di azione religiosa e sociale, sotto la guida dei Vescovi, con fede ferma, ma con criteri e spirito largo”.[4]
E’ in questo contesto di fervore apostolico che Don Orione viene a conoscere l’Azione Cattolica come associazione. L’azione cattolica era innanzitutto un vasto movimento che attraversava tutta la Chiesa italiana. Esprimeva un atteggiamento apostolico prima ancora che una associazione. Dentro il clima ricco e vivace dell’azione cattolica nacque e crebbe l’Azione Cattolica come associazione. Provvidenzialmente poi, all’esaurirsi della spinta organizzativa dell’Opera dei Congressi, essa ne continuò, incarnandoli, gli ideali e l’azione. Dopo una fase di tensioni e incertezze, l’Azione Cattolica intraprese il proprio cammino associativo sempre più sicuro e identificato. Come osserverà Don Orione che ne seguì la storia, “Pio X, salvando l’Azione Cattolica da pericolosi deviamenti ha sapientemente preparato il terreno agli statuti di Pio XI, il quale veramente può dirsi il legislatore dell’azione cattolica in tutto il mondo”.[5]
Il sostegno durante il regime fascista
Ho trovato tracce interessanti relative al periodo di aperto contrasto del regime fascista nei confronti dell’Azione Cattolica.
Mussolini, ormai consolidato il suo potere, il 9 aprile del 1928 aveva decretato lo scioglimento di tutte le associazioni che non fossero state fasciste. Da qui nacque lo scontro con il Vaticano, che non accettò lo scioglimento anche dei circoli di Azione Cattolica. Mussolini fu costretto, per non compromettere le trattative dei Patti lateranensi, a far marcia indietro e ad escludere dal divieto l'Azione Cattolica, "pupilla degli occhi" del Papa.
Non erano ancora cessati gli entusiasmi per la Conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia (11 febbraio 1929), che Mussolini riprese la politica vessatoria nei confronti delle organizzazioni cattoliche.
Don Orione intervenne a sostegno dell’Azione Cattolica. In un testo del 4 febbraio 1931 la presentò con precisi tratti essenziali: “È azione organizzata dei cattolici per la maggiore santificazione, sotto la direzione della Gerarchia aiutando validamente, efficacemente a dilatare nelle nazioni diverse il Regno di Cristo. Il fine dell’Azione Cattolica è il fine stesso della Chiesa: Instaurare omnia in Cristo, S. Paolo. L’Azione Cattolica non fa politica, e deve essere aliena dalle divisioni dei partiti, ma con questo non si nega affatto che i cattolici intervengano negli interessi pubblici; essi anzi devono procurare con tutte le loro forze che la vita della Nazione sia avvivata dai principi cristiani”.[6]
In quell’anno, Mussolini fece chiudere le sedi di tutti i circoli della gioventù cattolica e tutte le federazioni universitarie. Il decreto di scioglimento è del 29 maggio 1931. In questo clima di accesa tensione spinta fino all’aggressione (si imputa all'Azione Cattolica di tenere anche adunanze cospiratrici), ai primi di luglio esce, ma è datata 29 giugno, l'enciclica “Non abbiamo bisogno”; il documento di Pio XI contiene non solo la difesa dell’Azione Cattolica ma anche un severo giudizio nei confronti del fascismo.
Il 10 luglio 1931 Mons. Boncompagni scrisse a Don Orione che, in seguito alla pubblicazione dell’Enciclica, “pare imminente la denuncia del Concordato” e invoca un suo intervento. Don Orione, il 12 luglio, gli rispose: “Durante le ultime settimane ben due volte sono stato a Roma, e per parecchi giorni. Quod potui, feci. Eccellenza, che potrei mai ora più fare? Se sapessi di riuscire a qualche cosa, non verrei, ma volerei (a Roma). Sì, il tempo è più che burrascoso, ma la preghiera ci conforta sperare un avvenire in tutto più degno della bontà divina”.[7]
Parlando ai suoi confratelli, il 27.8.31, Don Orione riferisce di questi avvenimenti e conclude: “Voglio sperare che le proteste del Santo Padre abbiano ottenuto il loro scopo, che era di impedire il progetto di chiusura di tutte le istituzioni facenti capo all’Azione Cattolica”.[8]
Don Orione ovunque e con continuità favorì la costituzione dell’Azione Cattolica presso le sue opere e attività. Volle che la sua parrocchia di San Michele, a Tortona, realizzasse “tutto quanto è voluto dal S. Padre circa l'Azione Cattolica: uomini e giovani; donne e gioventù femminile, beniamine; tutto ci sia e siano tutti curati i quattro rami principali dell'Azione Cattolica: Associazione degli Uomini di Azione Cattolica, Associazione delle Donne di azione cattolica, Gioventù maschile e femminile di Azione Cattolica”.[9]
In un appunto del 1939 afferma: “L’azione cattolica è la milizia dei laici a servizio della Chiesa e in aiuto del Clero per far rifiorire la vita parrocchiale”.[10]
Poi, ad una riunione di confratelli, il 16 luglio 1939, dice: “Per l’Azione Cattolica si va voltando pagina. Sentiremo le norme che usciranno e aderiremo con tutto il cuore alle norme che ci verranno date. (…) Attenersi alle norme che darà la Commissione stabilita dal Santo Padre”.[11]
Per l’Azione Cattolica in Argentina
Di grande rilievo storico fu anche l’animazione svolta da Don Orione per l’Azione Cattolica in Argentina, ove fu negli anni 1934-1937. In particolare fu attivo nei Corsi di Cultura Cattolica. E’ noto come lui, l’uomo della carità verso i poveri, mise una somma per invitare in Argentina per una serie di conferenze al laicato cattolico Jacques Maritain con il quale poi entro in relazione.[12] Di questo capitolo e dello stampo apostolico di Don Orione può essere significativo il passo di una minuta di una sua conferenza agli Uomini Cattolici d'Argentina del 1936.
“Gli uomini di azione cattolica hanno una loro funzione da compiere, una funzione che è una missione, che è un sacrosanto dovere, se pur non è già, per la vostra Argentina, un’urgente necessità. Essi devono far opera di cristiana penetrazione della classe operaia; essi devono andare al popolo, mettersi a servizio del popolo, con quanto hanno di fede e di timore di Dio, con quanto hanno di forza morale, di cultura intellettuale, di prestigio sociale, d’efficacia nell’opera.
Animati da quella carità, che di sua natura è diffusiva, Voi siete chiamati ad essere araldi di amore di Dio e del prossimo, araldi del Regno sociale di Gesù Cristo: Voi dovete glorificare Dio e diffondere sempre più la sua fede e il suo amore e la sua pace sulla vostra Patria.
Uomini di Azione Cattolica, il Santo Padre Pio XI ha fatto di voi un organismo, una istituzione; gli Ecc.mi Vescovi vi hanno tracciato un programma: voi dovete sostenere il Clero; Voi siete chiamati dall’augusta parola del Vicario di Cristo a collaborare all’apostolato stesso della Chiesa per la difesa della vera fede e del buon costume, per la diffusione dei principii religiosi, per lo svolgimento di una sana e benefica azione sociale cristiana. Voi i chiamati a collaborare col Clero, per la restaurazione cristiana della famiglia e della società”.[13]
In relazione con i protagonisti dell’Azione Cattolica
Un’altra interessante pista di ricerca è quella delle relazioni di Don Orione con i protagonisti dell’Azione Cattolica.
Con Mario Fani non ebbe rapporti ma fu amico di famiglia, soprattutto del conte Paolo Fani e consorte e con Federico Fani che presenta a Don Sterpi come “un ottimo giovane, il conte Fani, già di 28 o 29 anni… È persona sicura, e di ricca famiglia di Viterbo cattolicissima. Lo zio, il Conte Mario Fani, che morì, fu il fondatore della Società della Gioventù Cattolica Italiana con Acquaderni e Paganuzzi”.[14] Tale era la stima verso Mario Fani che raccomandava ai suoi stessi familiari: “Tenete viva, ferma e inconcussa, l’eredità sacra dell’amore a Cristo, al suo Vicario e alla S. Chiesa, avuta da vostro zio Mario Fani e da vostro padre”.[15]
Con Giovanbattista Paganuzzi Don Orione ebbe il primo incontro quando, ancora giovane chierico di 22 anni e già fondatore di un collegio per ragazzi poveri, partecipò al 12° Congresso cattolico italiano tenutosi a Pavia, il 12 settembre del 1894, e destò l’attenzione di tutti per il suo affocato discorso che concluse dicendo: “Datemi dei giovani e io ne farò dei cattolici”.[16]
Sulla relazione con Giovanbattista Paganuzzi ha riferito poi la figlia Maria Pia.[17] “Don Orione deve aver conosciuto mio padre specie dal 1895 al 1906, in occasione degli annuali congressi dell’Azione Cattolica e in particolare a Roma e a Tortona”. Don Orione perse poi contatto con il Paganuzzi quando questi uscì dalla scena pubblica con lo scioglimento dell’Opera dei Congressi avvenuta nel 1904. A Don Orione rimase però impresso un episodio che poi raccontò: “Mi trovavo in anticamera in udienza da Pio X nel momento in cui il conte era stato dal Papa dopo aver letto sull’Osservatore Romano la notizia ufficiale dello scioglimento dell’ Opera dei Congressi. Egli aveva detto al Santo Padre così: Se lo strazio del mio cuore potesse anticipare anche di un attimo il trionfo della Santa Sede, lo offro tutto; di più non posso dare. Il Papa accolse l’olocausto e lo benedisse”.[18]
Don Orione rivide il Paganuzzi molti anni dopo, in occasione della sua morte. “Don Orione era capitato a Venezia senza nulla sapere della sua malattia – racconta la figlia del Paganuzzi - e appena apprese la notizia venne per ben tre-quattro giorni consecutivi a visitarlo e lungamente. Gli suggerì di offrire la sua vita per la Chiesa e per il Papa... Papà rispose con un cenno affermativo del capo; da più giorni aveva ormai perso l’uso della parola. Fu la suprema offerta fatta ai suoi due grandi amori... poi esalò l’ultimo respiro”.
Adelaide Coari, fondatrice dell'Unione fra le Donne Cattoliche Italiane, conobbe Don Orione che chiamava "il padre dell'anima mia" sulle macerie del terremoto di Messina, nel 1908. La pioniera del movimento femminile cattolico si trovava in un momento assai critico, dopo la chiusura del giornale “Pensiero e azione”, cui collaborava, per sospetti di modernismo. “Egli ordinò le mie cose spirituali – ricordò poi la Coari -. Rimproveravo alla Chiesa le condizioni di quel tempo, e le gravi difficoltà che ne derivavano. Io sono una devota di Rosmini; mi parve ritrovare nelle parole di Don Orione qualcosa di quel grande Sacerdote. Don Orione era molto ben quotato e godeva grande stima nell'ambiente laico serio. Avevo, nel 1908, 25 anni: ero cattolica; volevo lavorare in mezzo al mondo. Le parole di Don Orione furono per me decisive. Mi confermai nel valore della Chiesa".[19] Nell’Archivio Don Orione di Roma è conservato un importante carteggio tra la Coari e Don Orione.
Sarebbe da esplorare anche il rapporto di Don Orione con Armida Barelli, insostituibile collaboratrice di padre Gemelli nella costruzione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica. La corrispondenza che si estende fra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta documenta la “confidenza e devozione” della “Sorella maggiore” dell’Azione Cattolica verso il Santo della carità. La Barelli ricordò che “Don Orione venne a visitare la sede del Consiglio Superiore della Gioventù Femminile: visitò gli uffici, si interessò dei fini e degli sviluppi della nostra organizzazione, disse parole di lode e di incoraggiamento, benedisse dirigenti e impiegate dei singoli uffici”.[20]
Tra i libri della piccola biblioteca nella camera di Don Orione al Paterno di Tortona, c’era un libro di A. Queirolo, Ambrogio di Milano, console di Dio, con la seguente dedica, scritta in bei caratteri grandi: “Al M. R. D. Luigi Orione, con animo devotissimo e con filiale augurio, a nome di tutta la Gioventù di A. C. Luigi Gedda - S. Luigi 1939”.
Luigi Gedda fu a capo dell’Azione Cattolica dal 1934 al 1946 e, commemorando Don Orione nel 1940, affermò: “Don Orione conosceva la Gioventù e ci voleva bene, Lo sapevamo, e affiorano alla mente certi episodi, nei quali è possibile cogliere l’espressione viva di questo amore”. E dopo avere accennato a qualche ricordo conclude: “La Gioventù guarda pertanto a D. Orione come ad un modello da seguire e mentre spera di averlo protettore in Cielo, Lo prega perché il fuoco della sua carità riscaldi le anime degli organizzati e li renda, al pari di Lui, apostoli ed araldi della carità nel mondo”.[21]
Tra gli ecclesiastici protagonisti dell’Azione Cattolica e nell’orbita di Don Orione vale la pena ricordarne almeno tre. Mons. Giandomenico Pini,[22] assistente generale della FUCI dal 1903 al 1923 e anche Vice-presidente della Gioventù Cattolica Italiana, a Don Orione scrisse “Sono legato a Lei da ineffabili santi ricordi”.[23] Un altro assistente generale della FUCI, Mons. Giovanbattista Montini, poi Paolo VI, conobbe è stimò Don Orione come pochi.[24] Infine Mons. Franco Costa,[25] per molti anni assistente della FUCI e poi Assistente centrale dell’Azione Cattolica (1963-1972), che mai perdeva occasione per dichiarare la sua devozione e ammirazione verso Don Orione, che frequentava la sua famiglia a Genova.
Questi pochi appunti sono sufficienti a fare intravedere che una ricerca più accurata può dare risultati interessanti sul tema. Infatti, la visione e l’azione cristiana della società propria dell’Azione Cattolica trovarono in San Luigi Orione, che aveva fatto dell’”instaurare omnia in Christo” (Ef. 1,10) il motto e orientamento unificante, una sintonia spirituale ed ecclesiale attenta e attiva.
[1] Minuta in Scritti 77, 217.
[2] Minuta in Scritti 61, 134.
[3] Fu tra i primi a indicare i segni di una nuova stagione della vita della Chiesa. I concetti e le linee programmatiche della lettera pastorale dedicata all’Azione Cattolica (20 agosto 1897) furono rilanciate in tutta Italia: «Noi affermiamo che la cooperazione del laicato nell’azione cattolica è non solo utile, ma necessaria… Il pericolo che oggi corriamo è comune, lasciate adunque che tutti si levino alla difesa, uomini e donne, nobili e plebei, professionisti e laici. E voi, venerabili fratelli, teneteveli cari, cotesti laici, che si sentono di romperla con l’andazzo dei tempi»; Lettera pastorale n. 56, Tip. Rossi, Tortona 1897.
[4] In un testo dal titolo “Lavoriamo! Lavoriamo!”; Scritti 62, 92.
[5] Scritti 61, 144. Alludeva all’intervento di Pio X e ai nuovi Statuti dell’Azione Cattolica 1923.
[6] Scritti 95, 185.
[7] Scritti 70, 46.
[8] Riunioni, p.108.
[9] Lettera del 13 aprile del 1936; Scritti 19, 48.
[10] Scritti 56, 58.
[11] Riunioni, p. 224.
[12] Flavio Peloso, Don Orione e Maritain nell’Argentina degli Anni Trenta, “L’Osservatore Romano”, 4.3.2000, p.3; Idem, Don Orione, Jacques Maritain y la Iglesia argentina en los años Treinta, “Criterio” (Buenos Aires), LXXIII (noviembre 2000), n°2256, p.628-632.
[13] Scritti 72, 11.
[14] Lettera a Don Sterpi del 19.7.1923; Scritti 14, 132.
[15] Lettera del 5.9.1924 ai Conti Fani; Scritti 43, 219.
[16] DOPO II, p. 122.
[17] La testimonianza della contessa Maria Pia Paganuzzi fu pubblicata sul giornale “L’Avvenire d’Italia”, in data 27 giugno 1943.
[18] Si veda M. Cattelan, Don Orione e Giovanbattista Paganuzzi, “Messaggi di Don Orione” 2002 (34) n.107, pp.47-50.
[19] Memoriale di Adelaide Coari datato 25 marzo 1959, in Archivio Don Orione, Roma.
[20] La testimonianza della Barelli è pubblicata con il titolo D. Orione e la Gioventù Femminile di A. C. in Don Luigi Orione 1872-1940, Libreria Emiliana Editrice, Venezia, 1940, pp.49-50. Si veda G.U.M. Lo Bianco, Armida Barelli incontra Don Orione, “Messaggi di Don Orione” 35(2003) n.110, p.69-79.
[21] Don Orione ci voleva bene in Don Luigi Orione 1872-1940, o.c., p.48.
[22] Giandomenico Pini (1871-1930) fu con Filippo Meda e Vico Necchi animatore a Milano di attività religiose e sociali; collaborò a “L’Osservatore Cattolico”; propugnò l’idea di un’Università Cattolica; fu protagonista decisivo della conversione di quello che diverrà Padre Agostino Gemelli. Per 16 anni fu assistente federale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) e anche Vice-presidente della Gioventù Cattolica Italiana. Non si trova molto di scritto su di lui, salvo una breve biografia di Gabriella Fanello Marcucci, Don Pini (Modena, 1972), e poco altro.
[23] Lettera in cartella Pini, in ADO.
[24] Conobbe Don Orione nell’ambiente della FUCI a Genova, tramite mons. Franco Costa. Recentemente è stato scoperto e pubblicato un interessante carteggio degli anni ’30 che documenta la collaborazione tra Mons. Montini e Don Orione: F. Peloso, La carità nascosta di Mons. Montini, “Messaggi di Don Orione”, 33(2001) N.105, p.65-71. Cfr G.B. Montini, Nove discorsi agli Amici di Don Orione, in La c'è la Provvidenza, Milano 1964, pp. 3-82; S. Cavazza, Papa Paolo VI, amico di Don Orione, Tortona 1985, pp. 184.
[25] Mons. Franco Costa (1904 – 1977), giovane e vivace studente di Genova, attivo nella FUCI, si laureò in giurisprudenza e divenne sacerdote. Don Orione era amico di famiglia e alla mamma, Maria, preoccupata per la gracile salute del figlio assicurò che non solo sarebbe diventato sacerdote, ma anche vescovo. Così fu. Cfr. Mario Macciò, Don Luigi Orione. I Genovesi raccontano, Quaderni del Chiostro, 1998, n.16, p.19-20.