Traccia della relazione al Convegno in occasione del 75° di fondazione del Piccolo Cottolengo di Don Orione. Milano, 5 novembre 2008.
CARITÀ E SOLIDARIETÀ A MILANO
Giorgio Vittadini
Traccia della relazione al Convegno in occasione del 75° di fondazione del Piccolo Cottolengo di Don Orione.
Milano, 5 novembre 2008
Protagonisti della scena sociale nel corso dei secoli, dall'alto Medioevo fino all'inizio del secolo XIX, sono stati ordini religiosi, movimenti laicali, confraternite di arti e mestieri e successivamente il mondo cattolico costruttore di opere, il movimento operaio, un mondo laico volto al concreto miglioramento delle condizioni di vita attraverso iniziative imprenditoriali. Tali realtà hanno dato vita a svariatissime opere e iniziative organizzate nella sanità, nell'assistenza, nell'istruzione, nella formazione professionale, nell'aiuto alla ricerca del lavoro, nel sistema bancario, nelle mutue, nelle assicurazioni, nel settore industriale e della grande distribuzione, attraverso un sistema di cooperative e piccole medie imprese.
In forza di questa evidente pubblica utilità, tali realtà erano supportate in larga parte da donazioni della popolazione; erano coadiuvate da una vasta realtà di persone impegnate nel volontariato e nella carità; erano aiutate con esenzioni da dazi e pedaggi, immunità fiscali per donazioni e reddito, aiuti da governi e autorità ecclesiastiche.
Da metà 700 Milano è espressione dell'unità di ideali diversi (cattolicesimo, socialismo riformista e liberalismo per il progresso). Tali ideali, basandosi sul desiderio sincero di libertà per l'uomo o su un'impostazione religiosa della vita, hanno cercato di costruire una società per tutti. Alla base troviamo una visione del mondo non materialista che si esprime innanzitutto come tensione al bello, al giusto, al vero; il realismo che spinge a cercare progressi fatti di piccoli passi; l'affermazione della dignità dell'uomo che è anche coscienza che solo il cambiamento dell'uomo può rendere efficace il cambiamento delle strutture.
Così, in pieno 700, mentre in Francia trionfava l'ideologia, nascevano a Milano riviste come Il Caffè , sacerdoti poeti come Parini, liberi pensatori come Verri che riflettevano sullo sviluppo, voluto quale espressione dello spirito religioso amante dell'uomo e del pensiero laico aperto al progresso. Parlavano dell'industria nascente, della sfida che il mondo agricolo stava affrontando a causa dell'espansione demografica, di regimi politici che fossero più liberali, di rinascita delle arti nel segno della creatività. Monarchi illuminati come Maria Teresa d'Austria ponevano le basi dell'amministrazione moderna fondando il catasto. Nascevano forme di istruzione generalizzata ed altre riforme interessanti. Nacque la Scala, fu innalzata la Madonnina. L 'Ospedale Maggiore di Milano era, nel Settecento, il maggiore proprietario fondiario dello Stato, con 148.000 pertiche pari a quasi 10.000 ettari di terra ad altissima produttività e con 110 case d'affitto in città, un patrimonio integrato dagli impieghi mobiliari nei Monti e nei banchi pubblici, la cui gestione complessiva può con tutta tranquillità essere considerata alla stregua di una delle non molte grandissime imprese esistenti in quegli anni.
Il Risorgimento italiano e milanese, a differenza di quello massonico e anticlericale sabaudo, fu incline allo sviluppo, alla tolleranza e all'integrazione.
Dopo il 1860 i cattolici meneghini furono protagonisti in quell'opera dei congressi che diede un enorme contributo allo sviluppo economico e sociale italiano: la banca popolare di Milano, le casse di risparmio, moltissime piccole e medie imprese e opere sociali, sono solo alcuni esempi.
Se il Medioevo e l'Età moderna furono secoli di intensa attività nel sociale, l'Ottocento fu il secolo delle esperienze di autotutela di cui è buon esempio il fiorire delle società di mutuo soccorso che, proprio per la limitata dotazione di risorse, obbligavano ad una amministrazione assai attenta per raggiungere il massimo delle possibilità con il minor dispendio di mezzi: dalle mutue di assicurazione che coprivano dai danni derivati dagli incendi, a quelle che provvedevano al risarcimento dei danni provocati dal maltempo o dalle malattie del bestiame, al mutuo soccorso, alle assicurazioni sulle malattie e sulla vita.
L'Ottocento fu anche il secolo nel quale si moltiplicarono le iniziative nel campo della scuola.
Ospedali, scuole, assistenza ai poveri, mutuo soccorso, istituti di istruzione professionale furono gli ambiti nei quali operarono, con continuità plurisecolare, religiosi e laici di ogni gruppo sociale.
Attorno a realtà istituzionali ormai radicate nella storia di Milano dal primo Ottocento si organizza una vasta ripresa, che vede la classe dirigente milanese e lombarda – con impegno tanto diretto quanto di aiuto economico - assumere un ruolo importante, col risultato di un miglior equilibrio sociale. Al tempo stesso si assiste a una vasta rinascita dell'associazionismo caritativo e di nuove congregazioni religiose dedite all'assistenza ospedaliera, al recupero sociale e all'istruzione, rinascita che giunge fino ai nostri giorni.
Come afferma Papasogli, autore del bellissimo libro su don Orione, “l'antico e fraterno spirito assistenziale milanese sembra il più adatto ad accogliere ed inserire nel tessuto sociale della metropoli lombarda un'iniziativa come quella di don Orione…”. Agli inizi del 900 durante il primo dopoguerra assistiamo alla nascita anche di opere quali quelle di: don Gnocchi, Cardinal Ferrari, Martinitt, l'Umanitaria, l'Asilo Mariuccia.
Lo sviluppo vertiginoso che ha portato l'Italia distrutta dalla guerra ad essere uno dei Paesi più industrializzati e sviluppati del mondo è avvenuto, per molti decenni, senza perdere di vista la solidarietà, grazie ad una radicata cultura popolare che nelle sue diverse identità, cattolica, socialista, liberale, ha sempre messo al centro la dignità dell'uomo.
Non è scontato, se si vede come in certi Paesi asiatici un aumento vertiginoso del PIL e della ricchezza di alcuni significa crescente povertà per altri, o se si pensa che negli USA, da sempre faro della democrazia e della libertà, ci sono tutt'oggi 25 milioni di persone sotto la soglia della povertà e 40 milioni con assistenza sanitaria minima.
Benedetto XVI ha affermato nella Deus Caritas Est che «anche nelle società più giuste, la carità sarà sempre necessaria». La carità è l'inizio della giustizia, l'aiuto immediato dell'uomo verso il suo prossimo, che nessuna azione sociale potrà mai sostituire. Dallo sviluppo di una cultura fondata sulla carità sono nate le opere sociali, tentativi atti a suscitare in chi è povero una responsabilità nell'affronto dei suoi problemi e una solidarietà operosa in tutta la popolazione; l'impegno per un mercato non darwinista; intereventi politici quali il “5 per mille”, attuati secondo il principio “i soldi seguono la scelta degli utenti”; enti pubblici, dotati di autonomia gestionale e responsabilità. Come afferma il Compendio della Dottrina sociale: «Il principio della solidarietà, anche nella lotta alla povertà, deve essere sempre opportunamente affiancato da quello della sussidiarietà, grazie al quale è possibile stimolare lo spirito d'iniziativa, base fondamentale di ogni sviluppo socio-economico, negli stessi Paesi poveri».
Anche l'opera di don Orione, coinvolgendo imprenditori, istituzioni, volontari, semplici cittadini, in un impegno comune per i poveri, senza aspettare e delegare ad altri, ne è un esempio clamoroso, metodologicamente significativo.
Oggi, come allora, il punto di partenza di opere come queste, non è un'analisi socio-economica e nemmeno un approccio psicologico ai bisognosi, anche se nessuno di questi strumenti è tralasciato.
Il metodo è il desiderio di bene per il destino di chi si incontra, riflesso della fede cristiana; è lo stupore profondo per un Infinito presente, riconosciuto nel fondo del volto di quei ragazzi. Questa affezione si contagia in chiunque si coinvolge con l'opera, fa accettare la fatica della condivisione, della correzione, della continua ripresa in una convivenza che sfida la libertà di tutti a desiderare il meglio per sé; fa scoprire il patrimonio di capacità di lavoro che esiste ancora e che rischia di perdersi se non viene trasmesso alle giovani generazioni.
Giorgio Vittadini è fondatore e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà , strumento di approfondimento e di sviluppo culturale che svolge attività formative, di ricerca, editoriali e di divulgazione. Ordinario di Statistica Metodologica presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca, è direttore scientifico del Consorzio Interuniversitario Scuola per l'Alta Formazione Nova Universitas . Dirige Atlantide , quadrimestrale della Fondazione ed è tra i principali ispiratori dei temi trattati al Meeting di Rimini. Ha fondato e presieduto fino al 2003 la Compagnia delle Opere. E' consigliere generale della Fondazione Giorgio Cini. Nel 2005 ha ricevuto la Medaglia d'Oro della Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all'Estero.