Padre Pio Giocando Lorgna e Don Luigi Orione
Don Giovanni Venturelli
Al santuario della Madonna del Mirteto di Ortonovo (La Spezia)
Una altissima torre – costruita dopo il 1400 da Guarigi , signore del paese di Ortonovo – la chiesa di S. Lorenzo – parrocchiale, secentesca – e la candida facciata del Santuario di N. S. del Mirteto spiccano sul folto verde, a mezza altezza della distesa di monti, che fanno corona e barriera verso ovest alla pianura della antica Luni. Nel mese di settembre i paesi, che fanno ala alla strada da Sarzana a Carrara e in Val di Magra, si animano di fedeli e pellegrini che salgono con ogni mezzo – e nei tempi passati quasi esclusivamente a piedi – per venerare la dolce Madonna del Mirteto. Ella qui «lacrimò sangue in giorno di domenica nella festa di S. Marta (il 29 luglio) del 1537». Quel giorno, alle pie donne che stanno elevando fervide preghiere in un oratorio della Vergine Addolorata, apparve in pieno giorno il prodigio: «vedono scaturire vivo sangue dagli occhi della Madonna e scorrere sulla dipinta parete; siccome quasi non credono ai propri occhi, si fanno più appresso e lo toccano con le dita, che si ritraggono rosseggianti di sangue». Da tutta la zona è poi un accorrere a pregare e supplicare la afflitta Madre del Signore, e un far voti, perché un tempio più grande sostituisca quella modesta cappella.
Nel 1566 il bel Santuario è pronto, e inizia la sua gloriosa storia di fede, con abbellimenti e nuovi altari, in seguito disposti ad opera di insigni famiglie religiose. Per primi vi lavorano i Padri Bianchi, o domenicani, perché seguaci di San Domenico da Gusman. Nel 1796 si aggiunge l’attuale prezioso tempietto, opera dell’architetto carrarese Giò Matteo Scalabrini. Nel 1904 ai Padri Domenicani succedono i Padri Passionisti e nel 1923 i Padri Stimmatini; nel 1930, tornano i Padri Domenicani i quali, quasi subito sono costretti a lasciare il dolce luogo mariano e offrono a Don Orione di inviarvi qualche suo religioso.
Chi scrive ricorda molto bene l’impressione che fece a tutti noi, chierici studenti nella Casa Madre di Tortona, quando, la sera dell’8 settembre 1933, Don Orione ci annunciò che il Vescovo di La Spezia Mons. Giovanni Costantini, - causa l’abbandono da parte dei Padri Domenicani – intendeva affidare a lui e all’Opera il bel Santuario di Ortonovo.
«Lasciare la casa della madre – iniziava a dire il nostro fondatore - è sempre un grande dolore. Ciascuno di noi, ogni famiglia religiosa, tutti i religiosi in genere, fanno propria casa di ogni casa della Congregazione... Possiamo comprendere così il dolore provato da questi Padri Domenicani nel lasciare il Santuario di Ortonovo e quel loro convento, dove sono passati tanti loro religiosi… Avevano già là il noviziato, sicché quella Casa è molto cara a tanti Padri… Noi ora l’abbiamo accettato, ma siamo pronti a cedere loro, tutto, alla prima richiesta».
Quello stesso giorno Don Sterpi celebrava a Ortonovo la prima santa Messa a nome della Congregazione, e quindici giorni dopo, lo stesso Beato Don Orione su recava per rendersi conto minutamente della situazione nuova, derivata dall’unione allora avvenuta tra la parrocchia di San Lorenzo e il santuario della Madonna e per predisporre il da farsi, richiesto da una gestione conforme e adeguata ai bisogni della popolazione e alle esigenze dei pellegrini.
«Anche quel Santuario – diceva poi Don Orione – si allineerà agli altri, che la Congregazione tiene in varie parti d’Italia e anche all’estero: la Madonna Santissima vi sarà sempre più onorata, venerata, amata… E siccome la vita, in generale, presenta per tutti più pene che gioie, la Madonna del Pianto di Ortonovo insegnerà così a tutti la grande sapienza cristiana del saper soffrire bene, con pazienza e per amor di Dio, come faceva Lei, la Vergine Santissima Addolorata…».
I cinquant’anni da quando Don Orione pronunciò queste parole, la vitalità del Santuario e l’accorrere costante dei devoti, stanno a testimoniare il loro avveramento e il lavoro lodevolmente compiuto dai nostri Confratelli a conforto delle anime e soprattutto a gloria della Madonna.
Il servo di Dio Padre Giocondo Pio Lorgna
Giocondo Pio Lorgna fu un eletto figlio del grande San Domenico che, nell’anno 1889-1890, compì il suo noviziato nell’annesso convento di Ortonovo, allora occupato dai Padri Domenicani, che vi formavano alla perfezione religiosa i loro aspiranti. Vogliamo parlare del Servo di Dio Padre Giocondo Pio Lorgna , il noto fondatore delle Suore Domenicane della beata Imelda, il cui scopo è diffondere nel mondo le opere della carità, vivificandole con l’amore alla Divina Eucaristia nello spirito della loro Patrona e Titolare la Beata Imelda Lambertini.
Nativo di Tresana di Massa Carrara (27. 9. 1870), il giovane Giocondo Lorgna – accettato dai Domenicani a Bologna e vestito l’abito sacro il 9 novembre 1889 – venne destinato al convento di Ortonovo, con altri quattro compagni, essendo maestro dei novizi Padre Giuseppe Bagolini.
La nuova vocazione il Lorgna l’aveva sentita in cuore, mentre si trovava alunno nel seminario di Parma, dove aveva trascorso sei anni sotto la guida di maestri eccezionali, due grandi servi di Dio, il futuro card. Andrea Ferrari, rettore, e Don Guido Conforti, vicerettore e poi arcivescovo di Ravenna e di Parma e fondatore dell’Istituto Missionario Saveriano. Nella pace di Ortonovo, all’ombra del Santuario, vicino alla Vergine Addolorata del Mirteto, Giocondo Lorgna trovò il clima del fervore eucaristico e della mistica elevazione al Signore, che doveva prepararlo alla futura missione di zelantissimo parroco per 23 anni (1905-1928) nella basilica dei SS. Giovanni e Paolo in Venezia e di ispirato fondatore delle Suore Domenicane Imeldine (1922).
Il tempo del noviziato, da lui trascorso a Ortonovo, viene ricordato dai biografi con le stesse sue parole: «Il noviziato è il tempo della semina: io vorrei seminare molto, perché sia abbondante la messe per Dio e per l’Ordine, che mi ha generosamente accolto…». In altro appunto si legge: «Oggi il sole mi ha insegnato che cosa ho da fare: sollevarmi sempre a Dio e avvicinarmi a Lui…». Più tardi egli confesserà: «Che bell’anno fu quello!».
Il fervoroso novizio operò in quei mesi il capolavoro della sua vita interiore, specialmente con l’attuazione di quello che sarà sempre il suo proposito: «Amore al Santissimo Sacramento!».
Parroco a Venezia dal 1905, P. Giocondo Lorgna ebbe occasione di conoscere il Beato Don Orione, nel periodo in cui la Piccola Opera poneva piede in quella città, dietro invito del santo Patriarca il Card. La Fontaine, dirigendovi le schiere dei giovani e orfani bisognosi, accolti negli Istituti Manin e San Girolamo Emiliani.
Una santa amicizia
Da un prezioso diario di Padre Lorgna veniamo a sapere che i due Servi di Dio, si videro la prima volta il 22 luglio 1920: «Nell’anticamera del Patriarca La Fontaine ho visto – egli scrive – il Sac. Orione, fondatore dell’Istituto della Provvidenza già diffuso assai: c’inchinammo vicendevolmente ed egli sorrise a me… L’11 giugno 1921 – scrive ancora Padre Lorgna – verso le 5, 45 (pom.) ho incontrato nelle Fondamenta Nuove Don Orione: lo salutai e mi chiese dove stavano i Gesuiti; ve lo accompagnai e lungo la via mi disse che aveva dei figli a studiare alla Gregoriana presso i Gesuiti (a Roma) e che a Reggio Calabria i suoi figli erano vicini ai nostri Padri…».
Dopo aver riferito qualche particolare di quel cammino fatto insieme, Padre Lorgna soggiunge: «Mi raccomandai a lui per l’opera degli asili, che attraversava un momento difficile, e mi promise di pregare e chiedere il ricambio. Mi disse che era stato a Caorle (dove era parroco il nostro Don Ferretti). Mi dette una carta d’invito per la festa di Mestre, in occasione dell’apertura d’un suo Istituto (il Berna, avvenuta il 21 giugno successivo): una signora (la Maria Berna) gli regalò la villa e, per il restauro, si spesero 250 mila lire. Si andò poi in chiesa dei P. Gesuiti e ci ponemmo a pregare insieme nell’ultimo banco della chiesa, entrando a sinistra. Che uomo umile e semplice!…».
Il 30 ottobre 1922, P. Lorgna nota nel suo diario un successivo incontro con Don Orione nella tipografia Emiliana, allora dell’Opera; durante il cammino fatto insieme sino ai SS. Apostoli, il Padre dei poveri gli raccontò come riuscì nell’acquisto della nuova Casa di San Remo, oggi detta di Santa Clotilde. Avendogli P. Lorgna parlato del suo progetto di trasferire la nuova Casa Madre delle Suore Imeldine in Campo dei Miracoli, già convento delle Monache di Santa Chiara in Murano – progetto poi realizzato nel 1925 - «gli piacque assai – scrive P. Lorgna – il progetto: Don Orione mi animò… e mi disse che il giorno dopo avrebbe fatto un memento per le figlie, anzi intendeva di raccomandarle sempre: promise di andare nella loro cappellina per la S. Messa; nel lasciarmi s’inchinò per baciarmi la mano: qualche volta il Signore gli riempie la mano, altre volte Don Orione non ha per andare in tram e domanda la carità…».
Al capezzale di Paganuzzi
Brevità di spazio non permette di far parola di altri incontri di P. Lorgna con il Beato Don Orione. Non possiamo tuttavia tralasciare di ricordare la presenza dei due Servi di Dio al capezzale di Giovanni Battista Paganuzzi, il notissimo avvocato, per tanti anni e attraverso tante peripezie, Presidente dell’Opera dei Congressi.
«Don Orione – nota Padre Lorgna – domandò se il conte Paganuzzi avesse avuto assistenza: vi sarebbe stato lui: disse che nei congressi il conte Paganuzzi arrivava verso le 13 e chiedeva la comunione dopo un viaggio in treno…; lo conosceva da 30 anni. Andato dal Conte (il 23 giugno 1923) ho trovato Don Orione che gli faceva l’agonia; gli disse; - vi è (qui) il P. Lorgna, che le dà la benedizione di S. Domenico: L’infermo fece segno di annuire…: vi stetti fino alle 3,30: morì poi alle 4, 30: mentre passavo per il campo di S. Maria Maddalena vidi Don Orione che attraversava il campo per andare dal Paganuzzi…».
Il 25 ottobre P. Lorgna scrive: «Visto il Paganuzzi, bello in viso; la figlia mi disse che l’aveva assistito Don Orione, il quale rivelò che, 30 anni or sono ebbe il presentimento che lui lo avrebbe assistito morente!».
Dal 1928, passato al Paradiso Padre Giocondo Pio Lorgna, ne mantenne viva l’amicizia con don Orione il fratello domenicano Padre Pietro Lorgna. Questi scriveva al nostro fondatore il 5 maggio 1930 da Firenze: «Ricordo con piacere le sue parole sul fratello mio P. Giocondo, e proprio con tanto desiderio aspetto dalla S.V. in iscritto quanto Ella può dirmi: episodi, impressioni, ricordi, ecc. Il P. Giocondo, tante volte mi parlò e con entusiasmo dell’Opera benefica, fondata dalla S.V., e anche poco prima di morire. L'amava tanto e pregava per il suo sviluppo… La prego ricordarsi che il mio convento è casa sua. Mi raccomandi al Signore, le bacio la mano, chiedo che mi benedica. P. L. Fr. Pietro Lorgna dei Predicatori, Priore di San Marco».
Da Livorno poi il 14 gennaio 1938: «Leggo sul giornale la notizia dell’inaugurazione della nuova scuola in via Appia Nuova (il S. Filippo di Roma). Quanto ne gioisco anche perché ogni fondazione sua mi ricorda il Padre Giocondo, il quale anche poco prima di morire parlava dell’opera Don Orione e pregava per essa, augurando trionfi…».
L’11 novembre 1934, da poco giunto in Argentina, Don Orione aveva reso omaggio alla memoria di P. Giocondo Lorgna con un atto che intendeva riuscisse di conforto e di incitamento alle sue figlie spirituali nell’apostolato eucaristico, inviando la sua supplica a Papa Pio XI per la canonizzazione della Beata Imelda Lambertini, «la piccola di Gesù Sacramentato» - come la definiva Don Orione - ; e conchiudeva la petizione così: «Voi, o Padre Santo, siete il dolce Cristo in terra; voi, con Gesù, siete tutto il mio amore e il palpito della mia vita. Beneditemi, o Padre Santo, di una benedizione forte e grande».
Ci è caro concludere questa succinta rievocazione della storia della Madonna del Mirteto e del centenario del noviziato e dei santi voti pronunciati davanti a quella santa immagine da P. Giocondo Pio Lorgna – grande anima domenicana, ai cui esempi e insegnamenti si ispirano, come figlie devote a dolce Padre, le Suore Domenicane Imeldine – riportando qualche frase tolta dal discorso detto da P. Giocondo ai piedi della Madonna del Mirteto in occasione di un pellegrinaggio.
«Fratelli, il mio cuore è ancora commosso: per lunghe e lunghe ore io ho ascoltato i canti e le preghiere che, in questa notte fortunata, hanno echeggiato in questo caro Santuario… Ebbene, lasciate che io, confortato dalla vostra pietà, vi parli del patrocinio di Maria, dinanzi a questa immagine, di cui anch’io ho sperimentato l’efficacia durante il primo anno della mia vita religiosa, trascorsa all’ombra di questo Santuario… Un patrocinio continuo, attivo e universale, esercita la vergine sopra il popolo cristiano…, e la Chiesa, in tutti i tempi, ha riconosciuto e proclamato tale patrocinio, né cessa di riconoscerlo e di proclamarlo anche oggi. Applichiamo a Maria le parole che S. Paolo rivolge a Cristo Gesù: «Maria sta sempre dinanzi al trono di Dio e prega per noi».