Nella festa della Madonna della Guardia, Don Orione ha impresso la sua impronta carismatica, ha trasformato in gesti e riti popolari i valori spirituali e umani a cui egli tanto teneva.
Don Flavio Peloso, nell'intervista pubblicata sul giornale diocesano di Tortona, IL POPOLO, ci guida a capire la Festa della Guardia "oltre le apparenze".
Si veda:
Tempio votivo o santuario della Guardia? Le vicende che portarono alla costruzione del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona
Intervista a Don Flavio Peloso
Il 29 agosto di ogni anno, a Tortona, si ripete lo spettacolo di fede popolare in occasione della festa della Madonna della Guardia. Ogni anno vi partecipano molti orionini, sacerdoti diocesani e anche vescovi. La celebrazione principale è presieduta da un Cardinale. E soprattutto c'è tanta tanta gente per una festa che si rinnova ogni anno e sembra non invecchiare. Abbiamo cercato di capire questa festa parlandone con il superiore generale Don Flavio Peloso.
Cosa rappresenta questa Festa per la congregazione orionina e in cosa consiste?
La festa della Madonna della Guardia di Tortona del 29 agosto è una festa molto popolare. Migliaia e migliaia di persone vi confluiscono dalla vasta zona compresa al confine tra Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia. Il Santuario sorse per voto popolare promosso da Don Orione nel 1918 e fu costruito con la collaborazione della povera gente e il lavoro manuale dei chierici della Congregazione. Le celebrazioni, secondo una tradizione instaurata da Don Orione stesso, geniale animatore della devozione popolare mariana, hanno il loro culmine negli ultimi giorni con la Messa e benedizione dei malati, la veglia della notte con le confessioni e il “ caffè di Don Orione ” a mezzanotte, la celebrazione del 29 agosto, nell'ora dell'apparizione, la processione dal santuario alla cattedrale con la recita del “ Credo ” davanti al Vescovo. La novena è sempre molto frequentata, solitamente predicata da un Vescovo.
Ci tenete alla presenza di Vescovi e Cardinali a questa festa.
Ci teneva già Don Orione, perché voleva indirizzare la devozione popolare verso la Chiesa e verso i suoi Pastori. Insegnava ad andare “ a Gesù attraverso Maria ”, ma anche “ alla Chiesa attraverso Maria ”. Per questo lui, Don Orione, durante la Festa della Guardia cercava di scomparire e voleva che emergesse la figura del Vescovo, sempre presente e al primo posto. Per questo, invitava ad andare al Santuario in pellegrinaggio come parrocchia; per questo voleva che la solenne processione avesse il suo culmine nella cattedrale, per recitare il “Credo” davanti al Vescovo, quasi a consegnare la fede ravvivata dalla devozione alla Madonna. Ancora oggi, tutto questo rivive nel rituale della Festa della Guardia. Il Cardinale rappresenta la Chiesa universale, il Vescovo diocesano è sempre presente nei momenti salienti; dalle parrocchie, durante la novena, si susseguono pellegrinaggi con i rispettivi parroci e le corali. Mentre si fa festa alla Madonna si rafforzano i vincoli dell'appartenenza cristiana.
E l'attenzione l'attenzione ai poveri che è tanto caratteristica della vostra Congregazione come è espressa nella devozione mariana della Festa della Madonna della Guardia?
Sì, specifico della Piccola Opera della Divina Provvidenza è l'apostolato della carità – con una grande varietà di opere e di attività – che Don Orione capì essere la via più sicura ed efficace per “ aprire gli occhi alla fede ”, per unire a Cristo e alla sua Chiesa. “ La nostra predica è la carità ”, e le opere “ sono i nuovi pulpiti da cui parlare di Cristo e della Chiesa ”: in queste espressioni di Don Orione si intuisce qualcosa di essenziale della sua vita e del nostro carisma. Mediante le opere della carità vogliamo far sperimentare che la Chiesa è madre ed è vicina ai poveri, ai più necessitati ed infelici. In tutto il mondo ove siamo noi figli di Don Orione, è particolarmente rilevante l'impegno in favore della vita debole.
Come la carità, anche “ la Madonna apre gli occhi alla fede ”. È sempre stato così. Ce lo dice il Vangelo. Fu così per Benedetto Pareto, per Bernadetta Soubirou, per i tre Pastorelli di Fatima e nei tanti grandi e piccoli luoghi di culto della Madonna sparsi nel mondo. La Madonna apre gli occhi della fede di persone e di popoli con la sua maternità e con la intercessione di grazie. Per questo, ai santuari della Madonna si va con fede, con umiltà, con fiducia per chiedere aiuto, per chiedere grazie spirituali e materiali, per trovare forza nel portare le croci, per ravvivare la speranza nella vita quotidiana. Il più grande frutto della devozione mariana è tornare a vedere Gesù nella propria vita.
E nella Festa di Tortona come si riflette tutto questo?
Don Orione volle ci fosse nelle feste della Madonna della Guardia una particolare celebrazione per i malati sul tipo di quelle di Lourdes. Solitamente è presieduta dal Vescovo diocesano. Ma non solo. Don Orione voleva che i malati, gli anziani, gli orfani degli Istituti, i ragazzi delle scuole, gli ospiti dei Piccolo Cottolengo e quanti altri aiutati nelle case della Congregazione e del territorio partecipassero alla processione per fare onore alla Madonna. E con loro voleva che sfilassero chierici, preti, suore e quanti sono impegnati al loro servizio. Ecco, questa è la Chiesa e la Congregazione sognata da Don Orione: china sui poveri, in un cammino solidale, con Maria verso Gesù. Questa Chiesa la si può vedere durante la processione della Madonna della Guardia.
E quale altro aspetto è caratteristico della Festa della Guardia?
In ogni particolare delle celebrazioni c'è l'impronta di Don Orione, ma vorrei richiamare il fatto che il nostro Santo l'ha voluta come “festa di famiglia”, di quella grande famiglia che è la Piccola Opera della Divina Provvidenza . Faceva di tutto perché tanti confratelli potessero partecipare e ritrovarsi insieme vicini alla Madonna. Invitava ex allievi, amici e benefattori che considerava “di famiglia” e li voleva tutti a Messa e a pranzo, accontentandosi di poco ma con tanta cordialità.
Il “ pranzo della Guardia ” si faceva in passato sotto uno storico tendone, tutto rappezzato finché ha ceduto del tutto. Ora continua nel grande salone del Centro “Mater Dei”, presenti 500 e più persone. Il miracolo di fraternità si rinnova. Per esprimere la festa di famiglia, Don Orione e poi i Superiori generali suoi successori sempre hanno voluto presiedere la cosiddetta “ Messa dei Giubilei ” dei Confratelli – e da qualche anno delle Consorelle – che celebrano i 25 o 50 o più anni di professione religiosa o di sacerdozio.
La Congregazione continua il sogno di Don Orione. Il XIII capitolo generale ha lanciato il programma «Solo la carità salverà il mondo». Concretamente, cosa significa per voi Orionini?
«Solo la carità salverà il mondo» è uno slogan che ha costituito la convinzione fondamentale della vita e dell'apostolato di Don Orione. Giovanni Paolo II, proclamandolo santo, l'ha definito “ stratega della carità ”. Benedetto XVI, a conclusione del Capitolo del 2010, ci ha detto che “ Le opere di carità non possono mai ridursi a gesto filantropico ,ma devono restare sempre tangibile espressione dell'amore provvidente di Dio”. Per fare questo, ha detto ancora il Papa citando Don Orione, “occorre essere impastati della carità soavissima di Nostro Signore mediante una vita spirituale autentica e santa ”. Il discorso è immediatamente chiaro e concreto. Questa è la sfida e il programma nei prossimi anni per la Congregazione. Non bastano ottime istituzioni, ci vuole la caritas di Dio nel cuore per servire i fratelli con caritas.