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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Santuario della Madonna della Guardia negli anni '30
Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: IULIA DERTONA, LV(2007), seconda serie, fasc.95, n.1, pp. 195-206.

Don Orione, nell'agosto 1918, aveva fatto il voto di costruire il santuario della Madonna della Guardia. Ma a Tortona, tre anni dopo, parte anche il progetto di ricordare la fine della guerra mondiale con un tempio votivo alla Regina della Pace da erigersi sulla collina del Castello. Tra incertezze e attese il Tempio non si fece e così Don Orione costruì il Santuario.

IL TEMPIO VOTIVO DELLA VITTORIA

ALLA REGINA DELLA PACE, IN TORTONA

Una pagina di storia tortonese che coinvolse i suoi cittadini più illustri
suscitando per vent'anni entusiasmi, tensioni e delusioni.

Il ruolo di Don Orione.

 

Finita la prima guerra mondiale, il 4 novembre 1918, un'onda di entusiasmo per la pace ritrovata percorse tutta Europa. Nelle case restarono le ferite della miseria e i posti vuoti dei soldati morti in guerra. Un sentimento collettivo di riconoscenza portò a ricordare e onorare i caduti nell'immane conflitto. Un po' ovunque furono eretti monumenti, cippi, furono dedicati viali “della rimembranza” e piazze. Grandi mausolei o anche solo semplici lapidi con fiere espressioni di amore patrio riportavano l'elenco dei nomi dei caduti nella grande guerra. La Chiesa partecipò a questo tributo popolare edificando cappelle e chiese destinate a onorare e suffragare gli “eroi che diedero la vita per la patria”.

 

Dopo la prima guerra mondiale, due progetti monumentali a Tortona

Anche a Tortona, nell'immediato dopo guerra, si pensava a come concretizzare tali sentimenti in un monumento degno della storia cittadina. Per la verità, un progetto già c'era.

Don Orione, uno dei suoi cittadini più rappresentativi, il 29 agosto 1918, ancor prima della fine della guerra, aveva promosso un voto popolare alla Madonna della Guardia, invocando la fine della guerra e promettendo di erigere un santuario come ringraziamento per quanti fossero tornati vivi dal fronte di guerra. (1) Il voto fu accolto e benedetto in cattedrale dallo stesso vescovo, mons. Simon Pietro Grassi. (2) Il conflitto mondiale terminò il 4 novembre successivo al voto e tornarono vivi tutti gli uomini sotto le armi. Dieci giorni dopo, il 15 novembre, Don Orione lanciò subito un appello alla popolazione tortonese in vista della costruzione del santuario (3) e, conoscendo l'intraprendenza di Don Orione, tutto faceva pensare ad una sua rapida realizzazione. Invece i lavori del Santuario inizieranno solo nell'aprile del 1928. Perché si tardò così tanto?

Perché in Tortona fu lanciata, dopo qualche tempo, una analoga iniziativa: “ l'erezione di un Tempio, che – come si legge nell'annuncio a stampa del 6 marzo 1922 -, mentre scioglie il voto dello scampato eccidio alla Vergine, accoglie a un tempo sotto il manto di Lei, dolce Signora dell'Italia nostra, il ricordo, il nome di tutti i caduti della Diocesi nostra ”. (4) Il progetto fu promosso da un Comitato cittadino capeggiato dal canonico Carlo Riccardi, vicario generale della Diocesi, e da altri illustri cittadini. (5) Entusiasta sostenitore fu anche il colonnello Aristide Arzano che, con la Società civica “Iulia Dertona”, costituiva un centro propulsore di cultura e di sviluppo della città.

Diede il suo appoggio anche il vescovo Mons. Simon Pietro Grassi che collegò l'iniziativa del Tempio ai festeggiamenti di Tortona per il 18° centenario del martirio di San Marziano (martire nel 120). Egli si rivolse a tutta la diocesi con un messaggio del 15 marzo del 1922 invitando: “tutti gli uomini di buona volontà perché con le loro generose offerte ci aiutassero a far sorgere il tempio votivo, il quale deve restare il monumento migliore della comune riconoscenza ai caduti per la Patria , ed il ricordo più durevole del XVIII Centenario del martirio del gran Padre della chiesa tortonese S. Marziano e facciamo nostro l'eloquente appello del Comitato Esecutivo ”. (6)

Nell'idea dei promotori il “ Tempio della pace ” doveva essere un monumento civile e religioso per celebrare la pace ritrovata. Doveva sorgere sul colle Vittorio o Castello , nel luogo dell'antica cattedrale, sul terreno del signor Torriglia. (7) Là vi pregarono i vescovi S. Innocenzo e S. Marziano; là i crociati e i prodi della lega lombarda attinsero coraggio alla difesa della religione e della patria. (8) Fu l'Arzano a tracciare un primo schizzo del Tempio, “non un progetto, ma una semplice traccia, una rappresentazione grafica del Tempio”. (9)

 

1922: Don Orione frena e dà il passo al Tempio votivo

Don Orione che già stava muovendosi per il santuario della Madonna della Guardia a San Bernardino, di fronte a questa iniziativa si fermò. “ Il progetto del Tempio della Pace fu assunto e patrocinato dal Vescovo. Se dunque si fa il Monumento Diocesano, passi avanti, trattandosi di opera diocesana ha tutto il diritto di passare avanti. Ubi major minor cessat . Però si comunichi per iscritto qualche cosa, per cui noi possiamo col divino aiuto, e da sacerdoti e da figli vedere in Domino come meglio uscirne ”. (10)

Don Orione dunque sospese la realizzazione del progetto del santuario alla Madonna della Guardia perché c'era di mezzo il devoto rispetto alla autorità ecclesiastica e l'armo nia dei rapporti con quella civile. Questa decisione però gli costò molto perché lo mise in una posi zione di particolare disagio di fronte a quella parte di popolazione che reclamava da lui quel santuario di cui si era fatto promotore.

La faccenda era diventata un problema cittadino e dava adito a commenti e divisioni. “ Una parte voleva il Santuario sul Castello; una parte qui (a San Bernardino) – ricordava Don Orione commentando quegli eventi -. Ed allora io, avendo visto che la matassa si imbrogliava, pensai: Non è meglio che mi levi dai piedi? E me ne andai in America (1921). (11)

L'azione del Comitato per l'erigendo Tempio della pace, presieduto dal canonico Riccardi e formato da architetti, avvocati, pittori, teologi, e con il sostegno del Vescovo, aveva tutti i requisiti per garantire il successo dell'iniziativa. Don Orione, accantonato per il momento il progetto di San Bernardino, diede priorità e sostenne fattivamente la realizzazione del Tempio votivo . A tal fine mise a disposizione un cospicuo contributo per il Tempio: 100.000 lire, anticipandone subito 25.000. La sua speranza era che il Tempio fosse costruito quanto prima per poi poter pensare al santuario di San Bernardino. Quel rione infatti, staccato da centro cittadino, aveva bisogno comunque di una chiesa.

La raccolta di fondi interessò tutta la diocesi e fece subito bene sperare, tanto che, in brevissimo tempo, si celebrò la posa della “prima pietra”. La cerimonia avvenne il sabato 17 giugno 1922, con la partecipazione del Duca di Genova (Tommaso di Savoia), dei vescovi di Tortona (Mons. S.P. Grassi), Tropea (Mons. F. Cribellati), Mileto (Mons. P. Albera), Chiavari, Ventimiglia, Pontremoli, e di grande rappresentanza di autorità civili e militari. Al pomeriggio, a coronare la festa, si aggiunse anche il card. P. La Fontaine di Venezia, grande amico di Don Orione. La domenica 18, ci fu il solenne pontificale presieduto dal Patriarca di Venezia, “un commovente spettacolo” nel duomo gremito di popolo. (12)

Furono esposti in seminario i quattro progetti del tempio. Tra di essi, il Comitato competente scelse poi quello dell'architetto Annibale Rigotti.

Tutto sembrava procedere bene, ma subito apparvero le prime difficoltà economiche. La raccolta dei fondi non diede l'esito sperato. Il giornale diocesano “Il popolo” lamentò che “questo fuoco di entusiasmo che noi abbiamo cercato di mantenere acceso non ha riscaldato a sufficienza”. (13) L'inizio dei lavori, dato per imminente, fu rinviato.

A rallentare la realizzazione del Tempio votivo contribuì anche la scomparsa di uno dei principali promotori dell'iniziativa, mons. Carlo Riccardi (29.3.1924). Il progetto restò lì, esposto in vetrina e chiacchierato nella piazza, tra attese e mugugni, tra fieri propositi e timore di avventurarsi in una impresa economica così impegnativa.

 

1924: il Tempio della pace non decolla

Il Comitato, dopo due anni dalla posa della prima pietra, ancora non aveva ancora dato il via ai lavori. Di fronte alle difficoltà per la realizzazione del Tempio votivo , vi fu chi attribuì la responsabilità a Don Orione, procurandone amarezza e indignazione. Il rammarico di Don Orione, da poco tornato dall'America Latina, fu grande, anche perché nel giudizio malevolo nei suoi confronti era caduto pure il suo “ caro amico ” Aristide Arzano. (14)

In una lettera pro-memoria a un non identificato “ avvocato e amico ” (15) Don Orione scrive: “ Ero a Genova, e solo ora ricevo la lettera del caro Col. A. Arzano. Voglia dire lei al comune e stimatissimo amico che io ci soffro assai che egli si amareggi per me: ho dato e darò alla nostra Tortona tutta la miglior parte della mia vita e il mio cuore, e, quando potremo incontrarci, quanti pregiudizi cadranno . (…) Questo vostro povero prete era imputato di far opera disfattista, perché, dal 29 agosto 1918, aveva lanciato l'idea e promosso il voto a San Bernardino, e poi sotto le arcate della nostra cattedrale, di alzare un santuario a Colei che tutti gli afflitti invocano, se la guerra finiva con la vittoria delle armi italiane. (…) Si dissero cose da non ripetersi, e il contegno tenuto nei miei rapporti lo potrà dire il Cav. Prof. Sala, che era presente. Ma la diceria indegna non è passata. E il caro Arzano, da quanto mi scrisse lui stesso, pare che ancora non ne sia persuaso, e attendo. Però è tempo di finirla, per la verità, non perché mi stanchi il patire, ché io vivo di fede, di lavoro. Ma sa l'Arzano e altri Tortonesi che Don Orione ha fatto disporre (dalla signora Aldini) di lire centomila per il Tempio Votivo? E che 25.000 sono già a disposizione? Sanno che mi sono anche impegnato di cominciarlo io (il Tempio votivo sul Castello) con quelle 25.000, se altri non farà? E, si badi, era una somma che poteva venire a me per il Santuario della Guardia e opere di carità - anzi mi era, in parte, stata offerta per il Santuario -, e l'ho fatta destinare per il Tempio al Castello! Chi avrebbe fatto così?”. Don Orione conclude: “ Al caro Colonnello Arzano un grande e dolcissimo abbraccio fraterno a tutti e su tutti, sulla nostra Italia e su Tortona nostra, la pace, la prosperità e la gloria con la benedizione di Dio! ”. (16)

È da notare che Don Orione continuò a sostenere fin che poté il progetto del Tempio votivo sul Castello.

E' dell'11 febbraio 1926 una lettera, da poco venuta alla luce, (17) con la quale egli dava suggerimenti al canonico Domenico Artana per raccogliere i fondi necessari. “ Valersi, scriveva, dell'occasione non lontana della Messa d'oro di Mons. Vescovo. Se non si prende questa circostanza si corre il pericolo di non poterlo fare più il tempio. Bisogna non perdere tempo, riunire la giunta diocesana, fare la proposta, costituire comitati e sottocomitati, dire a tutta la diocesi che mons. Vescovo desidera celebrare la Messa d'oro nel Tempio Votivo, iniziare i lavori perché vedano. Più di una volta te ne ho parlato. Sono il primo a capire che due chiese contemporaneamente in una Tortona non si possono fare. Ma allora andate avanti voi col Tempio ed io sarò ben lieto di darvi tutto il mio modesto contributo di lavoro personale. Si lavora sempre per Iddio e per le anime. Altrimenti correremo pericolo di non fare né voi, né io, e a San Bernardino pure sai che ce n'è bisogno veramente di una chiesa…Coraggio, caro canonico. La Madonna SS. ti conforti e sarà con te! Tuo in X.to Don Orione”.

Ugualmente, scrivendo al “Colonnello e amico” Aristide Arzano, presidente della “Iulia Dertona”, Don Orione stimola a sognare e ad accelerare l'inizio della costruzione del nuovo Tempio. “ Non sarebbe bello che fosse alzato almeno nell'ossatura pel 1928, cinquantesimo di Messa del nostro Vescovo, e che egli vi potesse celebrare la sua Messa d'oro? ”. Don Orione prosegue: “ Nel [1]928 avremo anche la ripresa e la chiusura del Concilio Vaticano; e si potrebbero invitare a Tortona Vescovi provenienti da più parti del mondo, che già si troveranno in Italia per la circostanza; e in quelle feste celebrare al Tempio votivo sul Castello in tutti i riti diversi della liturgia cattolica. Che ne dice? Io potrei invitare il Patriarca di Gerusalemme, dove ho Case, ed Arcivescovi e Vescovi dell'Argentina, del Brasile, della Polonia, dove pure ho Istituti. Allora la Prefettura apostolica di Rodi sarà già stata elevata a sede vescovile, e verrà, certo, anche quello. Vi abbiamo una splendida Colonia agricola. Di più abbiamo due Vescovi salesiani della diocesi, l'Arcivescovo Guerra di Volpedo e Mg.r Versiglia, Vescovo in Cina di Oliva Gessi; Mg.r Arcivescovo Cattaneo, di Novi Ligure, che è delegato Apostolico in Australia, Mg.r Daffra di Ventimiglia, pure tortonese, il delegato Apostolico dell'Egitto, Mg.r Cassulo, Arcivescovo, che prima era Vescovo a Fabriano, è di Castelletto d'Orba. Più due miei Vescovi (sempre diocesani) Mg.r Albera, Vescovo di Mileto e Mg.r Cribellati Vescovo di Tropea. Questi Vescovi si troveranno allora tutti in Italia, e anche l'Arcivescovo di Montevideo che è della Val Borbera. Avremo certamente, allora, un Cardinale tortonese, Mg.r Carlo Perosi, attuale assessore al S. Uffizio. Quindi ella vede comprende che Tortona vedrebbe una dimostrazione di fede e di amore per i suoi morti in guerra da restarne memoria veramente eterna. Venendo Mg.r Carlo Perosi, è indubitato che verrà anche il maestro Renzo, e si darebbe per due o tre sere un oratorio, e chissà che non si riesca a fargli scrivere un'apposita opera: il tempo vi è, ed io posso molto su di lui ”. (18)

Ma nonostante che Don Orione soffiasse sul fuoco, l'iniziativa del Tempio votivo non diede i frutti sperati. Tutto ricadde nuovamente nel silenzio.

 

1928: via libera al Santuario della Madonna della Guardia

Mentre si prolungavano le incertezze nella costruzione del Tempio al castello, la ricorrenza della Madonna della Guardia, al 29 di agosto di ogni anno, portava nel rione di San Bernardino un'ondata popolare di devozione mariana. Ai piedi della Madonna, si ricordava e si rinnovava il voto, e, con esso, il desiderio vivo della costruzione del santuario promesso.

Una chiesa a San Bernardino si rivelava una necessità per quel rione della città che disponeva solo di una minuscola cappella. Da parte sua Mons. Grassi, vescovo intelligente, zelante e pratico, era favorevole a tutto quanto poteva riuscire a bene e vantaggio dei suoi figli spirituali e a prestigio di Tortona. Come si unì al progetto per il Tempio votivo della pace, sosteneva anche la costruzione del santuario a San Bernardino. Una soluzione poteva essere quella di costruire tutti e due, prima uno e poi l'altro. Per primo certo toccava al Tempio della pace . Ma se questo non decollava, si doveva rinviare sine die anche il santuario della Madonna a San Bernardino? Mancando una previsione di realizzazione del Tempio votivo , il Vescovo e Don Orione sciolsero le remore circa il santuario della Madonna della Guardia.

A questo punto, passati quattro anni dalla benedizione della prima pietra del Tempio votivo , il vescovo Grassi diede il via libera a Don Orione per la costruzione del santuario della Madonna della Guardia. Si giunse alla benedizione della prima pietra del santuario della Madonna della Guardia da parte del c ardinal Carlo Perosi, il 23 ottobre 1926.

Trascorsi altri due anni, con lettera del 7 marzo 1928, Mons. Grassi prende posizione: “ penso che sia risoluzione degna del cuore di Don Orione troncare gli indugi e porsi coraggiosamente all'opera ”. Ribadisce il suo parere favorevole: “Quale sia poi il mio avviso intorno all'opportunità di far sorgere nel popoloso ed abbastanza remoto quartiere di San Bernardino, invece del minuscolo e deperiente, piccolo, vetusto oratorio, un bell'e capace Santuario in onore e nel nome di Nostra Signora della Guardia, già lo dissi, or son già forse 10 anni in una lettera che Ella volle anche pubblicare e che io accompagnai anche allora con una offerta che, se modesta in sé, poteva aver pure il suo significato e la sua efficacia di esempio e di stimolo. E come partecipai volenteroso, e davvero senza arrière pensée, alla solenne funzione della posa della prima pietra per mano dell'Eminentissimo Cardinale Tortonese Perosi due anni or sono, così nessuno sarà più lieto di me, se presto, o da questo o da altro mondo, vedrò ergersi superbo al cielo il nuovo Tempio ”. E riconosce che “ il nuovo Santuario - certo contro le sue intenzioni ma per la forza inerente alle cose - prenderebbe l'aspetto di volere essere una vera e propria sostituzione del tempio votivo, di cui, pur con grande solennità, fu già posta da anni la prima pietra sul castello ”. (19)

Don Orione subito, ricevuta la benedizione del Vescovo, confidando nella Divina Provvidenza, nell'umile partecipazione della buona gente, nel contributo di alcuni benefattori genovesi e nel lavoro dei suoi chierici lavoratori, già nell'aprile successivo 1928, diede avvio alla costruzione del Santuario in “San Bernardino”, frutto del voto della popolazione alla Madonna. Il resto è storia nota.

Tortona ebbe il santuario della Madonna della Guardia, benedetto solennemente il 29 agosto 1931 dal vescovo Mons. Simon Pietro Grassi. (20)

 

1934: ultimi tentativi per il Tempio votivo

Di per sé, l'erezione del santuario della Madonna della Guardia, non fu in sostituzione del progetto del Tempio della pace . Fu iniziato il Santuario della Madonna della Guardia perché Don Orione aveva garantito di costruirlo in due anni, (21) come di fatto avvenne. Non si rinunciò al Tempio della pace , ma, si attesero tempi e risorse migliori.

È del 1933 un interessante avvenimento di cui Don Orione dà informazione: “ Il terreno della Villa Torriglia, a Tortona, fu acquistato da persona benefica che volle mantenere l'incognito, ed ha passato la proprietà alla Congregazione. Insieme al terreno della Villa Torriglia, abbiamo avuto anche il terreno su cui si è messa, anni fa, la prima pietra del Tempio Votivo ”. (22) Don Orione scrisse a Sua Eccellenza Mons. Grassi, Vescovo di Tortona, offrendo gratuitamente il terreno per il Tempio votivo di Tortona. Ma l'offerta non suscitò interesse e Don Orione ne fece un orfanotrofio. “ La Villa , d'ora in avanti, prenderà il nome di “Villa Charitas ”. (23)

Del Tempio al castello si tornò a parlare con interesse solo con l'avvento di Mons. Egisto Melchiori (6 marzo 1935). (24)

L'architetto del progetto, Annibale Rigotti, si indirizzò al nuovo Vescovo per rilanciare il progetto del Tempio. Il Vescovo, tramite il canonico Domenico Artana (lettera del 10.7.1934) diede l'incarico al Rigotti di elaborare il disegno definitivo con tutti i dettagli dell'erigendo Tempio votivo e di fornire il preventivo di spesa. L'architetto Rigotti provvide prontamente. Però, di fronte alla considerevole somma del preventivo, quattro milioni, ritornarono tutte le perplessità degli anni precedenti e calò nuovamente il silenzio per altri due anni.

Mons. Melchiori affrontò con prudenza lo spinoso argomento. Espose la sua valutazione e il suo orientamento in una riunione del Comitato per il Tempio, della quale abbiamo il Resoconto. Vi si legge: “ Monsignor Vescovo e Principe non ci ha certo lasciati al buio circa i suoi sentimenti riguardo all'alta e nobilissima iniziativa poiché ha dichiarato apertamente che Egli non si sentiva di assumere la responsabilità di un'opera per la quale i mezzi raccolti erano di troppo inferiori alla spesa necessaria. Che d'altra parte il tempo di favorevole entusiasmo per una raccolta di fondi era ormai trascorso e se si fosse insistito oggidì nella propaganda e nella questua la maggior parte di parroci della Diocesi e relativi parrocchiani, avrebbe manifestato una ostilità da degenerare poco meno che in ribellione ”. (25)

Nonostante una valutazione così chiara che sembrava chiudere ogni ragionevole prospettiva per la realizzazione del Tempio , nel medesimo Resoconto si lascia un'ultima possibilità aperta: ” per dar seguito all'impresa attendere il prossimo arrivo del Venerando D. Orione ”. (26)

Il colonnello Arzano, battagliero come sempre, non volle rassegnarsi e uscì allo scoperto in un ultimo tentativo di sostenere il progetto del Tempio votivo . Inviò al Vescovo 1000 lire per i restauri della cattedrale, ma perorando la causa del “ tempio votivo al quale io la prego e la scongiuro di rivolgere la sua paterna premura ”. (27) Polemizzò contro un “articolo disfattista” de “Il popolo” che “ propugna in sostanza la liquidazione della più nobile, della più significativa, della più grande fra quante opere od iniziative abbiano assunto mai traverso 20 secoli i Vescovi di Tortona ”. Minacciò di “ portare la questione anche innanzi ad Autorità supreme ed auguste ” (28) e lamentò l'“ inconcepibile sabotaggio del Tempio votivo ”. (29)

La esiguità di risorse per una impresa così grandiosa e per di più in anni di ristrettezze dovute al regime di “autarchia economica” avevano segnato ormai la sorte del progetto del Tempio votivo . La vicenda ebbe la sua conclusione formale quando il Comitato promotore del Tempio, nella riunione del 2 marzo 1939, “dopo matura discussione, a quasi all'unanimità di voti, ha deliberato di non procedere all'esecuzione del progetto". (39)

In una successiva riunione delle principali autorità religiose e civili della diocesi e della Città, tenuta nello stesso giorno, venne determinata la diversa destinazione del fondo raccolto per il Tempio votivo (Lire 648.542,30): una somma andò per edificare un piccolo “sacello” ai caduti sul Castello, altra per un segno di memoria in Duomo, altra ancora per la celebrazione di Messe di suffragio e il rimanente per i restauri della cattedrale. Un Decreto di Pio XII del 1 agosto 1939, autorizzò tale destinazione e pose definitivamente fine alla controversa questione del Tempio votivo alla Regina della pace.

Una osservazione a mo' di conclusione. Fa riflettere che proprio mentre a Tortona si rinunciava a quel monumento voluto per celebrare la pace, in quello stesso anno 1939, il 1° settembre, con l'invasione della Polonia da parte delle truppe naziste, una nuova terribile guerra mondiale azzerò i progetti di pace e fece comprendere quanto questo bene sia fragile e da perseguire continuamente come dono e impegno.

 

N O T E

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1. Don Orione stesso racconta del voto fatto il 29 agosto 1918, in occasione della Festa della Madonna della Guardia celebrata presso la piccola chiesa di San Bernardino: “ Fu in quel giorno che, ai piedi della guardiana d'Italia, abbiamo deposto un quadro, che ancora esiste. Nel mezzo era un cuore d'argento, simbolo del cuore di tutto il popolo; attorno vennero appuntate parecchie liste di nomi, i nomi dei combattenti, offerti dalle madri e dalle spose in pianto. (…) A voce di popolo, si è fatto voto a Maria Santissima che si sarebbe innalzato in San Bernardino di Tortona un santuario degno… se la Vergine avesse affrettato la fine della guerra con la vittoria delle bandiere italiane, dando pace al Paese e restituendo alle famiglie sani, salvi e vincitori i nostri soldati ”; Scritti 91, 342; Archivio Don Orione di Roma (Via Etruria 6), sarà citato ADO.

2. Parola IV, 322.

3. “ Il nuovo Santuario sorgerà bello di marmi e di arte; felice auspicio di un'Italia più credente, più grande, più gloriosa! E sarà come il trono delle misericordie di Maria Vergine: monumento della religione dei Tortonesi e di tutti i divoti di N. Signora della Guardia! . Mons. Vescovo plaudendo all'iniziativa, e benedicendo con cuore di Padre agli Offerenti, volle essere primo ad aprire la sottoscrizione versando per intanto, quale sua prima offerta, la somma di L. 1000” ; Scritti 62, 52.

4) Lettera a stampa, in ADO.

5) La succitata lettera alla cittadinanza è firmata anche dall'Avv. Mario Negro Ravelli, dal pittore Cesare Saccaggi, avv. Cesare Marengo, Dott. Fausto Carbone, Irene Piolti, e dagli ecclesiastici Giovanni Riscaldi, Mario Traverso, Giuseppe Rognoni; copia in ADO.

6. Copia in ADO.

7. L'ubicazione corrisponde all'area ove attualmente sorge Villa Charitas, il monastero delle Contemplative di Gesù Crocifisso (Don Orione). Cfr. “Il popolo”, 5.6.1922.

8. Il castello era stato abbandonato a se stesso dopo la distruzione operata per ordine di Napoleone poco più di un secolo prima. L'ampia area fu acquistata, a metà Ottocento, dal comune di Tortona. Fu Aristide Arzano, che qualche anno prima aveva dato vita alla ‘Società per gli Studi di Storia, Economia ed Arte del Tortonese', Iulia Dertona , a sensibilizzare i tortonesi per il recupero della collina del castello. Aveva già promosso il recupero della torre del castello, nel 1906, divenuta poi il simbolo della città, allora ridotta a poco più di un rudere. Mobilitò istituzioni pubbliche, aziende, privati, ministeri, aperse tra i cittadini una sottoscrizione. Fu sistemato il piazzale antistante, consolidate le strutture murarie, costruita una scala interna, sistemato del terrazzino sulla sommità. I Tortonesi cominciarono a rendersi conto che la collina del castello era una preziosa risorsa da valorizzare.

9. “Il popolo”, 12 agosto 1923.

10. Aggiunse: “ Tortona ha già troppe funeste divisioni, mancherebbe ancora che si desse a noi tale triste spettacolo! ”; Scritti 64, 167-168.

11. Discorso a un gruppo di pellegrini genovesi, il 29.5.1938; Parola IX, 277. In realtà il viaggio di Don Orione in America Latina (Brasile, Uruguay, Argentina) era da tempo programmato e più volte rimandato.

12. Ne dà relazione la “Rivista Diocesana”, luglio 1922, IX, n.7, p.175-175.

13. “Il popolo”, 5.8.1923.

14. Aristide Arzano, n ato a Tortona nel 1866, percorse tutta la carriera militare nei Bersaglieri fino a raggiungere il grado di generale. Si può dire, però, che Arzano abbia speso la sua in­tera vita a favore di Tortona: dinamico, instanca­bile, tenace, estroso, promosse iniziative in tutti i campi della vita culturale, sociale ed economica per oltre mezzo secolo, fino alla morte, avvenuta a Milano nel 1943. Si veda Fausto Miotti, Le origini della Società Storica e la figura di Aristide Arzano , “Iulia Dertona” n. 88, LI, 2003, 2, p. 55-68 . Don Orione fu per decenni convinto collaboratore delle iniziative del colonnello Arzano; ebbe con lui tratti di grande cordialità e di stima “ per il culto che ella ha per la nostra città amata ” (lettera del 30.12.1922; Scritti 40, 156). “ Nessun tortonese, degno di questo nome, potrà mai dimenticare quanto ella ha fatto per questa nostra città. E, lo creda, tutti abbiamo vera ammirazione ed alta stima di lei ” (lettera del 17.10.1932; Scritti 40, 170). Cfr. Flavio Peloso, L'ambiente di Tortona nella formazione giovanile di Luigi Orione , “Iulia Dertona”, n. 83 (XLIX), 2001, II-1, p.7-26.

15. In realtà si tratta di più minute della lettera del 23.12.1932, in Scritti 47, 195; 40, 173-174; anche 47, 186.

16. Scritti 40, 173-174.

17. In ADO, Roma.

18. Lettera del 2 luglio 1925; Scritti 40, 164-166.

19. C'è un'altra considerazione cui accenna il Vescovo nella sua lettera: l'insistere sul progetto del Tempio “ per inevitabile conseguenza, renderebbe sempre meno sperabile, come l'erezione del tempio votivo sul castello, anche il compimento dei restauri della cattedrale ”. L'importante lettera, in copia conforme con autografo di Don Orione, è in Scritti 83, 90-92.

20. Il santuario della Madonna della Guardia fu costruito tra il 1928 e il 1931. Ci volle un bel coraggio a imbarcarsi in una simile impresa e, per di più, in una congiuntura economica di grande penuria, durante la terribile depressione economica del 1929. “ Più che di mattoni il Santuario è fatto di Ave Maria ”, affermò il prete tortonese. Fu costruito dai suoi preti e chierici, e non per modo di dire. Fu uno spettacolo che incantò Tortona, mai troppo tenera con i preti, e un poco la convertì. Molta documentazione in Don Orione nella luce di Maria , vol. IV, Tortona-Roma, 1969.

21. “ Fecero la carità di darmi due anni di tempo ”, ricordò Don Orione, “ e i famosi storici due anni, passarono, il Santuario si è aperto ”; Scritti 40, 173-174.

22. Dal verbale delle Riunioni , 12.7.1933, p.120.

23. Ibidem, p.139.

24. Mons. Grassi morì il 31 ottobre 1934. Queste ultime vicende riguardanti il progettato Tempio votivo sono state ricostruite da Giuseppe Decarlini, Il tempio votivo della vittoria alla Regina della pace in un progetto di Annibale Rigotti , Tortona, 1994, p. 24.

25. Autografo conservato in ADO, relativo di una riunione del “10 c.m.” imprecisato.

26. Don Orione sarebbe tornato dall'America Latina nell'agosto 1937. Non ho reperito alcun documento in cui si accenni a eventuali contatti con Don Orione sull'argomento.

27. Lettera citata in Decarlini, o.c., p.16.

28. Ibidem. In una lettera del 30.11.1935 a Maria Torti, esponente dell'Azione Cattolica, l'Arzano attribuisce il fallimento del progetto del Tempio votivo anche al “ complotto antidertonino ” da parte della componente pavese della diocesi: “ Bisogna resistere agli alleati antidertonini, bisogna tener alto il nostro leonino vessillo ”.

29. Lettera a Mons. Melchiori del 6.4.1936.

30. Resoconto pubblicato sulla “Rivista diocesana”, Tortona, aprile 1939, n.4, p.66-68. La “quasi unanimità” si spiega con la resistenza posta dal comm. Fausto Carbone.

 

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