Si tratta di un articolo che avrebbe dovuto essere pubblicato per preparare la visita di padre Semeria in Argentina mentre vi era ancora Don Orione. Don Giuseppe Montagna riferisce di aver visto Don Orione stendere questo articolo su Padre Giovanni Semeria, nel 1922.
PADRE GIOVANNI SEMERIA
[Obra de la Divina Provvidenza
Casa de Nuestra Señora De La Guardia
Iglesia de Victoria
Prov. Buenos Aires F.C.C.A.]
Padre Giovanni Semeria, ha poco più di 50 anni ed è ligure: Egli è nato a Coldirodi in prov. di Porto Maurizio, suo padre era stato capitano, compagno, e milite di Giuseppe Garibaldi, la madre di lui vive in Piemonte, è piissima, verso di essa l’illustre barnabita ha un vero culto ha e ancora tutta la dolce tenerezza come quand’era bambino.
Ebbe una cristiana educazione in famiglia e in collegio: poi studiò in Piemonte, a Cremona, a Roma: sempre primo di una schiera di elettissimi ingegni, tra cui l’On.le Orazio Raimondo di S. Remo e poi Paolo Savi, livornese, ardente di vita e di genio, di padre garibaldino pur lui col quale Semeria s’incontrò a Roma e strinse in poco più che un lustro di vita e di studio concorde i nodi d’una amicizia che la morte immatura del Savi non valse a spezzare: per vie diverse Iddio aveva guidati questi due fortissimi intelletti alla stessa mèta.
Il celebre Cardinale Parrocchi, Vicario del Papa, fu grande ammiratore dell’ingegno come della pietà del giovane Barnabita, il quale ebbe in Roma a maestro di dogma Cardinale Satolli e parecchi altri tra i più celebrati professori di filosofia e di teologia che poi onorarono la porpora più che dalla porpora fossero onorati.
Ottenne la laurea in filosofia e teologia a pieni voti: alle Università Pontificie di Roma, conseguì sempre a pari voti e con lode la laurea in belle lettere alla R. Università pure di Roma e quella di filosofia alla R. Università di Torino con tanto plauso con tanto delirio di tutti gli studenti di Università che essi lo portarono a forza in trionfo, e tutta la stampa d’Italia ne parlò, come d’un uomo che avrebbe altamente onorato il nome italiano.
Ricordo che il Bobba, professore di filosofia morale all’Università di Torino, che faceva parte della commissione esaminatrice, rimase così insaccato da Padre Semeria, che gli venne un gran febbrone, e per quindici dì non osò comparir piû all’Università.
Esuberante di vita intellettuale e con l’anima infervorata, e sguardo illuminato dalla divina luce di Cristo al Cristo, al Cristo e alla sua Chiesa, alla Chiesa Cattolica e ai progressi della umana civiltà per lei, Semeria volle sacrate tutte le sue forze, la vita sua e il suo meraviglioso e il versatile ingegno.
Rapido nell’assimilare, nel ricordare ferreo quanto minuto nell’analisi, altrettanto forte nella sintesi portato dal più nobile e santo ideale, egli era il mago della parola, nato per essere il nostro Lacordaire, uno dei più forti pensatori e il conferenziere più celebre che da 25 anni onori l’Italia.
Tale si affermò fin dal primo quaresimale tenuto a San Lorenzo in Damaso, una delle più venerande chiese di Roma, dove si rivelò di tale ardente amore alla Chiesa e alle anime e di sì vasta cultura che tutta l’aristocrazia del pensiero che si accoglieva in Roma e si dava appuntamento a S. Lorenzo, e alcune ore prima che salisse il pulpito già il vasto tempio era tutto una testa sola.
L’animo ardente di Semeria viveva, non era, non poteva vivere ermeticamente in sé, ma aperto, com’è dovere, su questo mondo grande e reale: il giovane sacerdote parve fin d’allora assommare in sé tutta la cultura dei tempi moderni.
E la sua parola era come vivida fascio di luce, e non era pura né solo apologia, ma era opera d’apostolato vero e nobile che snebbiava o scemava, che toglieva o scemava il dissidio tra la Chiesa e il secolo, e rese alla causa nel campo della difesa cattolica della fede «preziosi servizî» specialmente tra i dotti e nelle schiere della gioventù studiosa.
Il Cardinale Rampolla, gli fu largo di conforti, e Leone XIII volle vederlo e si rallegrò vivamente con lui e con l’Ordine dei Barnabiti.
Aperto ad ogni idealità, egli era nato per la parola e la predicò la parola evangelica, a Palermo, a Catania, a Napoli, a Roma, a Firenze, a Pisa, a Bologna, a Torino, a Venezia, a Milano, a Genova, a turbe sitibonde di Dio e di amore di Dio e degli uomini, e fu e resta il più alto e il più popolare nostro conferenziere.
Conferenziere e uomo di studio: scrittore poderoso e scientifico e anima di sacerdote e di patriota a cui non c’è iniziativa generale negli ordini del pensiero come della beneficenza a cui rifiutasse sé medesimo, di cui anzi non sia l’anima e l’organizzatore: lavorò e scrisse: «Per la scienza - Per la patria - Per il secolo - Per la donna - Per i giovani - Per gli operai - Per la musica - Per i monti - Per le feste ».
Ha pubblicato conferenze intorno alla questione sociale: L’eredità del secolo, poi Il cristianesimo di Boezio rivendicato, in cui rimette nella sua luce, con un’analisi accuratissima il celebre libro Della Consolazione della filosofia.
«Venticinque anni di storia del cristianesimo nascente» - «Il primo sangue cristiano» da Nerone a Commodo. «Dogma - Gerarchia e culto nella Chiesa primitiva.
Le vie della fede. Scienza e fede e il loro preteso conflitto. Il Cardinale Newman.
E altre opere che ebbero elogi lusinghieri anche dall’autorevole rivista «La Civiltà Cattolica».
Anzi, fu appunto la Civiltà Cattolica e poi «Vita e pensiero» la Rivista diretta dal Dott.r Gemelli, il Rettore della nuova Università Cattolica di Milano, a tagliar corto che pubblicarono quella celebre dichiarazione di Padre Semeria sulla Filosofia di S. Tommaso, dichiarazione franca senza mezze misure, che egli altamente onora, meritò il plauso di tutti gli studiosi cattolici, e la scienza e degli uomini più eminenti della Chiesa e dello stesso Sommo Pontefice Benedetto XV, il quale ebbe Padre Semeria particolarmente caro e specialmente in questi ultimi anni
e lo vedeva sempre molto con piacere.
Il sacerdote e lo scienziato fu tanto che in Italia si pubblicò che lo voleva far Cardinale.
Verso la madre ha un vero culto di amore.
Si rivelò in lui un oratore di primissimo ordine.
Per questioni di modernismo, Padre Semeria era stato mandato nel Belgio in esilio; quando la guerra scoppiò egli fu richiamato evidentemente col permesso dei suoi Superiori e della S. Sede, fu nominato cappellano al Comando Generale: nessun uomo poteva meglio di lui stare a quel posto, e nessuno fece più di lui, per tenere alto, il morale ma anche dei soldati come gli ufficiali e perché l’ala della vittoria battesse sul tricolore italiano!
Quanto lavoro, quanta strada, quanti sacrifici seppe fare.
Nessuno fece più di lui a confortare delle popolazioni, non solo, i feriti, a raccogliere e inviare soccorsi, a tenere alto il morale delle popolazioni.