Orione, chierico di 22 anni, parla alla riunione dell’Opera dei Congressi davanti al suo presidente, Paganuzzi. Quell’uomo e i suoi ideali, che animarono il movimento cattolico di fine ‘800, lasciarono un’impronta sul “santo della Chiesa e della salute sociale” . Don Orione gli fu vicino nel momento della morte.
Don Orione fu al capezzale di personaggi illustri(1), come lo fu di tanti sacerdoti, chierici o poveri, ospitati nelle sue case e conosciuti sulle vie del suo apostolato. Si può comprendere questa forma di “carità estrema” nell’ ottica del suo grido e programma: “Anime, anime!”. L’accorato desiderio di salvare tutti lo spinse a pregare: “Ponimi, o Signore, sulla bocca dell’ inferno perché io per la tua misericordia la chiuda”. (2)
Quanti sono stati al capezzale di un parente, di un amico o di una persona cara, sanno che da questa “scuola” si ricavano grandi lezioni di vita.
Coloro che stanno per lasciarci lanciano ai presenti messaggi verbali e non, che diventano eredità sulla quale ritornare con la memoria e l’affetto. Le ultime parole o espressioni di un morente, il più delle volte, riassumono tutta la sua vita! Del resto, così recita un antico assioma: “Come si vive, così si muore”.
Don Orione, esperto in umanità, sapeva cogliere ogni occasione per affermare, oltre il fatto contingente, la bontà e la misericordia di Dio. Quale occasione più propizia, quindi, degli ultimi istanti prima dell’incontro con il Padreterno!
Non ci meraviglia, dunque, il fatto di trovarlo, ospite desiderato e qualche volta inaspettato ma gradito, al capezzale di persone prossime a morire.
Abbiamo notizia di uno di questi “soliti” e, quanto mai straordinari incontri, avvenuto tra l’apostolo della carità e il conte Paganuzzi, il fondatore dell’Opera dei Congressi. Giovanbattista Paganuzzi, nacque a Venezia il 2 marzo 1841. Avvocato di vocazione e di professione, amministratore del comune di Venezia, fu nominato Direttore dell’Opera dei Congressi(3) il 22 settembre 1889 e riconfermato nella XIV assemblea a Fiesole nel settembre del 1896. Uomo dalle grandi capacità organizzative, diede grande impulso al Movimento cattolico, tanto che al XV congresso dell’Opera (Milano 1897), essa può contare su 921 società operaie cattoliche; 705 casse rurali; 118 comitati diocesani; 3982 comitati parrocchiali, 708 sezioni giovanili e 17 circoli universitari, 26 quotidiani e 160 periodici. Il Paganuzzi rimase alla direzione dell’Opera per ben 13 anni fino al luglio del 1904, quando la S. Sede ne decise lo scioglimento, riservandosi di ristrutturare, su nuove basi, tutta l’azione cattolica. Dopo le dimissioni dall’Opera, Paganuzzi tornò a Venezia dove, con instancabile tenacia, continuò la sua attività a favore del Movimento cattolico mentre animava, sosteneva e realizzava svariate opere sociali. Morì a Venezia il 23 giugno 1923.
DON ORIONE AL CAPEZZALE DI PAGANUZZI
Don Orione, proprio in quel 23 giugno 1923, compiva il suo 51° compleanno, fu a visitare, nella casa di Venezia, il conte Giovanbattista Paganuzzi, (4) ormai agonizzante. Una preziosa testimonianza di questa visita ci viene dalla figlia stessa del conte, Maria Pia. Le sue parole ci testimoniano la stima “di vecchia data” tra don Orione e il Paganuzzi e, ugualmente, ci informano sul comune sentire che questi due “intransigenti” (5) ed instancabili animatori del Movimento cattolico (6) palesavano, accomunati da un medesimo obiettivo: fedeltà assoluta alla Chiesa e al Papa (7)
Leggiamo la testimonianza (8)
“Don Orione deve aver conosciuto mio padre specie dal 1895 al 1906 (9) in occasione degli annuali congressi dell’Azione Cattolica e in particolare a Roma e a Tortona (10) però prima del loro ultimo incontro (la morte del conte stesso) erano rimasti lungamente senza vedersi.
Come apparve provvidenziale a mio padre e di quasi celeste conforto quell’ultima visita!
Don Orione era capitato a Venezia senza nulla sapere della sua malattia e appena apprese la notizia venne per ben tre-quattro giorni consecutivi a visitarlo e lungamente. Negli ultimi istanti della sua vita terrena eravamo al capezzale di papà insieme al nostro parroco Mons. Machacek. Ad un tratto nel solenne silenzio trilla il campanello di casa: un sacerdote chiede di avvicinarsi. Mons. Machaeck riconosce nel sacerdote Don Orione e gli cede immediatamente il posto al capezzale. Gli chiede sommessamente come mai era stato informato delle gravi condizioni del conte e se era in stretta relazione con lui. “No, rispose Don Orione, ma da molti anni sapevo che avrei assistito alla morte di quest’Uomo: la Provvidenza conducendomi qui ha confermato la mia convinzione”. Don Orione si chinò poi pietosamente su mio padre moribondo scandendo invocazioni e giaculatorie; gli suggerì di offrire la sua vita per la Chiesa e per il Papa...Papà rispose con un cenno affermativo del capo; da più giorni aveva ormai perso l’uso della parola. Fu la suprema offerta fatta ai suoi due grandi amori... poi esalò l’ultimo respiro.(11)
Appena spirato, - prosegue la contessa nella sua testimonianza - don Orione, mi chiamò in disparte nella stanza attigua e mi confidò questo particolare: ”Ora che egli è in paradiso è bene che ella sia a conoscenza di questa cosa: “Mi trovavo in anticamera in udienza da Pio X nel momento in cui il conte era stato dal Papa dopo aver letto sull’Osservatore Romano la notizia ufficiale dello scioglimento dell’ Opera dei Congressi. Egli aveva detto al Santo Padre così: “Se lo strazio del mio cuore potesse anticipare anche di un attimo il trionfo della Santa Sede, lo offro tutto; di più non posso dare”. Il Papa accolse l’olocausto e lo benedisse”.
Mentre pronunciava questi particolari don Orione era particolarmente commosso... fu allora che scoppiammo tutti in pianto.
SINTONIA DI IDEALI
La giustificazione di questo toccante episodio si può cogliere in tante espressioni, puntualmente disseminate negli scritti e nei discorsi del Paganuzzi, a conferma della sua coerenza di vita e testimonianza.(12)
Per esempio, al Congresso Cattolico di Taranto, tenutosi nel 1901, Paganuzzi si era espresso così.
“Ai tempi di Napoleone il grande, una specie di frenesia trascinava i giovani a stringersi sotto la sua sempre vittoriosa bandiera (...). Ogni gloria riponevano nell’obbedire e servire al gran capitano. Noi abbiamo altri e maggiori titoli per gloriarci di metterci sotto il comando, combattere sotto la bandiera del Papa.(...) Noi sentiamo di essere veterani di questo esercito e ci allietiamo che nuove schiere di giovani si dispongano a tenere i posti fin qui tenuti da noi. Noi non sappiamo quanti siano i giorni che ci separano dalla nostra carriera mortale. Ma ci auguriamo di morire facendo parte di quest’esercito, rivolti con lo sguardo verso la Tiara del Pontefice, con lo sguardo animato dalle speranze immortali del Pontificato”.(13)
L’affinità tra don Orione e il conte Paganuzzi si può ben cogliere in quella che, estimatori ed avversari, riconoscono essere la caratteristica del loro pensiero e dell’instancabile azione: indefettibile obbedienza agli ordini e ai desideri del Vicario di Cristo; illimitato impegno sociale; intransigenza politica; scelta di favore per i poveri.
Paganuzzi era infatti un “cattolico-papale” in tutta l’estensione del termine, in un tempo in cui tale l’appellativo, per molti, suonava di scherno e di obbrobrio; cattolico-papale che non temeva anche di essere solo a difendere la Chiesa e il Papa nonostante questa “santa intransigenza” gli procurasse odio, offese, misconoscimenti, abbandoni e tradimenti, anche da parte degli amici. Restava magari solo sulla breccia, ma per difendere la bandiera dell’ortodossia e dell’obbedienza indiscussa alla volontà del Romano Pontefice.
“Se avessi più vite tutte le spenderei per la Chiesa e per il Papa”. È questa una delle sue affermazioni più volte ripetute e confermata allo stesso Papa Pio X, alla notizia dello scioglimento dell’Opera, come abbiamo ricordato più sopra. Un uomo, il Paganuzzi, che ha saputo lavorare e lottare donando tutte le più belle energie della sua vita per dare alla Chiesa un’azione cattolica fusa in un solo organismo, in unità di vita, d’opere, d’aspirazioni, obbediente senza riserve al più piccolo cenno del Vicario di Cristo, in assoluta, filiale, devota dipendenza alla gerarchia della Chiesa.
Uomo di forti convinzioni religiose, di pietà sincera, di saldissima fede, dal carattere fiero e tenace, deve aver sicuramente impressionato il giovane Orione (14) che, ben sappiamo, era ugualmente di carattere ardente e combattivo.(15) Il suo motto programmatico, “unirci, ordinare, orientare” era la risposta a quanti tendevano a frazionare le forze del movimento cattolico, mentre il nemico, aperto o mascherato, era sempre lo stesso, il liberalismo, anzi, se mai se ne stava aggiungendo uno nuovo, il socialismo. In questa situazione Paganuzzi combatte la sua “buona battaglia” paladino dell’intransigenza cattolica italiana: devozione al Papa, necessità dell’azione, buona stampa, incompatibilità tra cattolicesimo e liberalismo.
Nel discorso inaugurale all’indomani dell’elezione a Presidente nazionale dell’Opera (1889) delinea le costanti del suo programma d’azione. (16)
1) L’azione dell’Opera è anzitutto papale e con ciò intendeva dire che la questione romana (17) era stata e doveva restare la questione principale e prioritaria, come l’obbedienza e la devozione al Papa andava manifestata in tutti i modi.
2) In secondo luogo, l’azione dell’ Opera è religiosa, nel senso che doveva portare ad una “cristiana e profonda trasformazione degli individui”, senza di che era vano sperare “il miglioramento e la restaurazione sociale”. 3) L’azione dell’Opera è, inoltre, popolare: “Sono quasi trent’anni che l’Opera lavora e sono altrettanti che nel suo programma è scritto beneficare il popolo, curarsi del popolo, oggetto precipuo, privilegiato delle nostre sollecitudini per salvarlo alla fede...”
4) Infine, l’azione dell’Opera si svolge nella subordinazione alla gerarchia ecclesiastica.
Caratteristica del Paganuzzi fu la fedele consonanza con l’autorità della Chiesa. Essa si espresse nell’azione e anche nel suo ordinato ritiro, quando alla speciale commissione cardinalizia(18) parve opportuno chiedere le sue dimissioni. Egli, obbediente, accettò(19).
Molto chiara fu pure la sua posizione in seno al PPI.(20) Vi aderì perché vedeva in esso lo strumento dell’attività politica dei cattolici, pur con alcune riserve sulla mancanza di enunciazioni espressamente cattoliche nel programma del partito, tanto che al congresso di Bologna del 1919, con altri amici della vecchia guardia, fondò l’ala destra con il proposito di “ volere che all’articolo otto del programma fosse dato il suo valore logico e che il partito, in omaggio ai principi della sua costituzione, cooperasse affinché la coscienza degli italiani si risvegliasse e una grande battaglia si combattesse a difesa della libertà della chiesa e dei diritti della S. Pontefice con l’auspicata soluzione della “questione romana”. (21)
UN INCONTRO DI GIOVENTÙ MAI DIMENTICATO
Da questi soli accenni appare evidente come la “sensibilità” del Paganuzzi è la medesima che – attraverso gli scritti, la predicazione e l’azione di Mons. Igino Bandi, (22) vescovo di Tortona, passò anche a Orione nelle due ultime decadi dell’800. L’“atmosfera respirata a pieni polmoni dal chierico Orione”,(23) fu tale da orientare la sua preparazione sacerdotale verso studi e attività che lo avrebbero, in seguito, determinato nel suo progetto apostolico: portare alla Chiesa e al Papa i piccoli, i poveri, il popolo, e ciò mediante le opere della carità.(24) Questa atmosfera permea il “carisma” della fondazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza espresso nelle prime Costituzioni, approvate proprio da Mons. Bandi nel 1903 (25)
È da ricordare che Tortona, con il suo Vescovo in prima linea, fu uno dei centri propulsori sia dell’intransigentismo cattolico che delle iniziative movimento culturale sociale e religioso che faceva capo all’Opera dei Congressi. Nell’agosto del 1889, anno dell’elezione a Presidente nazionale dell’Opera del Paganuzzi, il giovane Orione aveva lasciato Valdocco dei Salesiani per entrare nel Seminario di Tortona. Qui si entusiasmo del vescovo Bandi e dei suoi programmi pastorali.
È in questo contesto che don Orione avvicinò per la prima volta il Paganuzzi. Abbiamo una interessante testimonianza del padre Egidio da Villanova: “Ricordo bene come, in una specie di congresso - con la presenza di Paganuzzi, del vescovo di Bobbio e d’altri - don Orione parlò e meravigliò i Vescovi presenti e chiuse dicendo; “Datemi dei giovani e io ne farò dei cattolici”. (26)
Ciò avvenne, con molta probabilità, qualche giorno dopo l’Adunanza generale del XII Congresso cattolico italiano tenutosi nella vicina Pavia, il 12 settembre del 1894, sotto la presidenza del Paganuzzi. Infatti, nei giorni 17 e 18 settembre, Tortona cattolica si raccoglieva da tutta la diocesi presso la sua cattedrale per la IV Adunanza regionale Ligure dell’Opera, presenti il vescovo di Tortona; Mons. Porrati di Bobbio; Mons. Radini Tedeschi; il com. Paganuzzi e molte rappresentanze del clero e delle associazioni cattoliche delle diocesi liguri. Si tennero conferenze sull’utilità dei Congressi cattolici, dei comitati parrocchiali, della buona stampa, delle casse rurali, delle scuole, di una università cattolica libera, sull’azione cattolica, sulla solidarietà tra i lavoratori cattolici.(27) Quell’importante riunione ebbe risonanza vasta e inaspettata anche a causa del celebre discorso di Mons. Bandi, vescovo di Tortona , dai toni “innovativi” e “provocatori” riassunti nel suo slogan “È tempo che usciate di sacrestia!” (28)
Il giornale “La sveglia”(29) del 20 settembre 1894, nel dare ampio resoconto dell’evento, riportava anche qualche notizia dell’intervento del giovane Orione. (30) Aveva 22 anni e non era solo spettatore, ma già protagonista.
Non abbiamo notizie della successiva frequentazione tra Don Orione e Paganuzzi. Si incontrarono poi in Vaticano. L’apparire sulla scena cattolica italiana del giovane Don Orione corrisponde, infatti, all’uscita del Paganizzi. Per il Movimento cattolico, e per uno dei suoi più brillanti animatori, inizia il periodo della crisi e delle larghe smagliature, ormai prodottesi nell’organizzazione un po’ su tutti i fronti. Punti discriminanti furono l’atteggiamento da tenere nei confronti dei giovani della DC e la risposta alla richiesta di una maggior democraticità all’interno dell’Opera stessa. I contrasti con il Murri(31) e con lo stesso Grosoli(32) furono decisivi per affrettare la drastica decisione del Papa dello scioglimento dell’Opera dei Congressi. Con senso di altissima devozione Paganuzzi si rimise all’autorità ecclesiastica e con un sentimento non meno alto e non meno nobile, accettò la “fine” della sua creatura più cara. L’Opera dei Congressi venne così definitivamente sciolta nel 1904.
Illuminante, a riguardo, ci pare quanto scrive E. Martire alla fine di un articolo apparso sull’ Osservatore Romano del 29 aprile 1950. Nel recensire il libro che Agostino Vian(33) dedica al Paganuzzi, così conclude: ”Mirabile gara di sacrificio, nei due uomini, il Paganuzzi e il Grosoli, che potevano essere giudicati rivali per la diversità delle loro libere opinioni, ma che dinanzi al Papa erano semplicemente figli e fratelli. Io che, quarantasei anni fa, ero un giovane tra i “giovani” provo adesso, rinnovata dalla cordiale e sapiente parola di Agostino Vian, la commozione ardente che allora provai; e mi piace adesso, dopo tanti anni e tante vicende, confessarla ancora come una delle dimostrazioni più eloquenti della divina maternità della chiesa.. Nella Chiesa, infatti, – e solo nella Chiesa - è possibile comporre nell’unità dell’amore quella diversità d’opinioni, di tendenze, di sentimenti che la Provvidenza stessa ha posto a base della condizione umana. Solo nella Chiesa si realizza la sublime legge di sintesi e di vita che sant’Agostino ha espresso nella sentenza sublime: libertà, novità, carità”.
Dopo tanti anni di lontananza, percorsi su strade diverse, Don Orione riapparve sulla soglia di casa Paganuzzi, a Venezia, proprio in quel 23 giugno 1923, nel momento solenne e sacro della conclusione della vita terrena.
A questo punto, non meraviglia più la “strana” e profetica risposta riferita al parroco, Mons. Machacek, da Don Orione: “sapevo che un giorno avrei assistito alla morte di quest’Uomo”. Tanto meno stupisce il suo accorato invito, rivolto al Conte agonizzante, di offrire la vita per la Chiesa e per il Papa. Sapeva di toccare una corda del cuore di quell’uomo, sensibile anche nel momento estremo della morte. Sapeva di poter dire quelle parole e suggerire quell’atto perché pienamente in linea con il programma proposto e attuato con “intransigente coerenza” in vita.
“Il nostro cuore ci dice che in quel momento un santo aveva chiuso gli occhi ad un altro santo”.(34)
N O T E
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* Moreno Cattelan, sacerdote orionino, direttore dell’Istituto Teologico Don Orione, Roma.
1- Si veda per esempio una delle ultime testimonianze pubblicate: A. LANZA, Don Orione e la contessa Spalletti, in “Messaggi di Don Orione”, 100, 1/2000 pp. 55-57.
2- DON ORIONE, Nel nome della Divina Provvidenza. Le più belle pagine, Casale Monferrato 1995, pp.134-137.
3-Nel 1874 i cattolici intransigenti danno vita all'Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici, il primo organismo unitario nazionale che raggruppa i cattolici italiani solidali con il Papa "prigioniero in Vaticano". L'Opera caratterizza la stagione politica che Giovanni Spadolini ha definito l'"opposizione cattolica" allo Stato liberale, contrassegnata dal non expedit, ossia dal divieto rivolto dalla gerarchia ecclesiastica ai fedeli italiani di partecipare alle elezioni politiche per non avallare i "fatti compiuti". Guidata dai "veneti", il giornalista Giuseppe Sacchetti (1845-1906), il conte avvocato Giovanbattista Paganuzzi (1841-1923), dai sacerdoti e fratelli Scotton, Jacopo (1834-1909), Andrea (1838-1915), Gottardo (1845-1916), l'Opera manterrà il suo carattere intransigente fino all'ultimo decennio del secolo XIX, quando, con la presidenza affidata al conte Giovanni Grosoli (1859-1937)- vedi nota 28-, l'organismo sembrerà spingersi a favorire la linea democratica sostenuta da alcuni giovani diretti da don Romolo Murri (1870-1944), fra l'altro sospetto di modernismo. Per approfondire, segnaliamo: Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello e G. Campanini, Marietti, Casale Monferrato (Alessandria) 1981, 3 voll. in 5 tomi, opera a più voci, importante dal punto di vista informativo; di G. De Rosa, Il movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all'età giolittiana, Laterza, Bari 1974; vedi anche M. INVERNIZZI, L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici, Cristianità, Piacenza 1993; e Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), 2a ed. riveduta, Mimep-Docete, Pessano (Milano) 1995.
4- Non esiste purtroppo una biografia completa sul Paganuzzi. Solitamente ci si rifà a quella dell’ amico e discepolo A. VIAN, Giambattista Paganuzzi. La vita e l’opera. Presenza, Roma 1950.
5- A proposito della ”comune intransigenza”: ai primi di ottobre del 1892 don Orione è a Roma per la prima volta. Avendogli il soggiorno romano impedito di partecipare al X Convegno dell’ Opera, ritornato a Tortona, si scusa con coloro che l’avevano invitato, confermando la sua aperta e convinta adesione al programma dei cattolici intransigenti: “Dica agli amici tutti -scrisse- che io aderisco pienamente al loro programma cattolico-intransigente. Gli amici di costì, nell’invitarmi, forse non badavano che io sono l’ultimo soldato della Croce.. Comunque sia, se quest’ultimo soldato può giovare ai trionfi della sposa di Cristo, egli è qui pronto a combattere, è pronto a morire! Sì, io sono intransigente: lo sono nei principi e nelle pratiche conseguenze, perché profondamente convinto: lo sono e lo voglio essere nel senso più stretto della parola”; Scritti di Don Orione, cit., 70, 201.
6- L'espressione "movimento cattolico" fa riferimento a quella parte delle popolazioni europee che, in nome della fedeltà alla Chiesa cattolica e alla civiltà cristiana sorta in seguito all'inculturazione del messaggio evangelico, si organizzano per opporsi, dopo il 1789, ai princìpi ispiratori della Rivoluzione, che dalla Francia vengono esportati in tutta l'Europa e in tutto il mondo, e alle loro realizzazioni.
7- Una panoramica, ricca e sintetica, la troviamo nello studio di A. LANZA, Don Orione, la Questione Romana e la Conciliazione, in “Messaggi di Don Orione”, 81/1993.
8- Quanto riportato è la dichiarazione della contessa Maria Pia Paganuzzi rilasciata ad Alberto Bagagiolo, pubblicata sul giornale “L’Avvenire d’Italia”, in data 27 giugno 1943, ventesimo anniversario della morte del Conte. Simile resoconto della visita venne riferito anche a don Pagella (sacerdote orionino) nell’agosto dello stesso anno, quando egli si recò dalla contessa per intrattenerla circa i rapporti intercorsi tra don Orione e il padre; cfr. Archivio Don Orione, Roma (d’ora in avanti ADO). Inoltre, sempre da questa conversazione, emerge che il Paganuzzi non avesse taluna lettera o scritto di Don Orione. Da questa testimonianza veniamo pure a conoscenza del fatto che il Conte si prodigò in maniera egregia per salvare il Murri, prima della scomunica. Vedi anche A. VIAN, Giovanbattista Paganuzzi, la vita e l’opera, o.c. pp. 22-23.
9- Lo conferma Padre Egidio Villanova, Provinciale dei cappuccini, in Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza II, Tortona 1984, 61,122 (d’ora in poi D.O.).
10- Il comitato diocesano dell’ Opera fu costituito a Tortona nel 1892. L’allora ventenne chierico Orione vi aderì prontamente; cfr. N. RAPONI I rapporti di Don Orione con il movimento cattolico, Pio X e il modernismo, in La figura e l’opera di don Orione (1872-1940) atti dell’incontro di studio tenuto a Milano il 22 novembre 1990, Vita e Pensiero, Milano 1994.
11- Testimone del fatto fu anche il Servo di Dio Padre Pio Giocondo Lorgna. Egli nel suo Diario annota: “23 giugno 1923 – Andato dal Conte e trovato Don Orione che gli faceva l’agonia. Gli disse: vi è il P. Lorgna che dà la benedizione di S. Domenico”. L’infermo fece segno di annuire. Ritornai alle 2 e vi stetti fino alle 13, 30. Morì alle 16, 30”; ADO, cartella Lorgna.
12- Numerose minute di lettere del Paganuzzi si trovano nell’Archivio dell’Opera dei Congressi, in quello del circolo S. Francesco di Sales, del Comitato Regionale Veneto, e nel suo archivio personale, cui si è aggiunto recentemente un consistente gruppo di lettere: tutto questo materiale è custodito nel Seminario patriarcale di Venezia. I sui numerosi discorsi sono editi negli Atti dei Congressi nazionali e regionali, ne “il Movimento Cattolico” organo ufficiale dell’Opera, e nel quotidiano cattolico “La Difesa”. Ne ha curato una scelta, insistendo sugli aspetti religiosi, mons. F. OLGIATI, I discorsi di Gianbattista Paganuzzi, Ghirlanda, Milano 1926.
13- Cfr. ADO, V, O, VII, r.1.
14- Cfr. F. PELOSO, L’influsso del vescovo Mons. Bandi e dell’ ambiente tortonese di fine ‘800 sul giovane Luigi Orione, in “Messaggi di Don Orione”, 63; N. RAPONI, I rapporti di Don Orione con il movimento cattolico,in La figura e l’opera di Don Orione…o.c. pp. 141-167; G. GUDERZO La piccola patria di don Orione in La figura e l’opera di don Orione…o.c. pp. 3-17.
15-Il giovane Orione subì certamente l’influenza dell’ educazione cattolico-intrasigente del clero tortonese impartita sia dal vescovo Mons. Negri, come in seguito da Mons. Bandi “ la marcia trionfale degli intrepidi campioni di Dio non si arrenderà, finchè il vessillo di Cristo, sventolando sul Campidoglio, saluti libero ed indipendente il sovrano più maestoso dell’ universo, il Papa-Re” (Lettera del 28.1.1892. Scritti di Don Orione, cit., vol. 35, p. 2); “Non parlatemi di moderazione in fatto di Questione romana, non parlatemi di prudenza…(Autografi di Don Orione, ADO, Roma, pacco 96, quinterno 1, p. 5).
16- Non era certo “tenero” verso coloro che definiva “ quella brutta classe, che fu e sarà la peste del paese e cioè i professanti non praticanti”. Vedi S. TRAMONTIN, Paganuzzi Giambattista, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 2, 441 ss.
17- La Questione si pose già dal 1849, con la proclamazione della Repubblica Romana, poggiata sull’incompatibilità tra la sopravvivenza del potere temporale dei Papi e l’ideale di unità nazionale. Le trattative per la definizione della “Questione romana”, avviate nel 1919 dal presidente del Consiglio Orlando, si conclusero nel 1929 con la stipulazione dei patti lateranensi. Cfr. R. DE MATTEI, Pio IX, Piemme, Casale M. 2000; F. PELOSO,Don Orione e la Conciliazione, «Studi Cattolici» 45(2001) n.484, pp.426-431.
18- Commissione della S. Congregazione degli affari ecclesiastici speciali, istituita dalla Santa sede nel 1899 per il controllo de Movimento Cattolico in Italia.
19- Curioso anche il fatto che dovette rifare la lettera perché alla S. Sede non piacque la vecchia espressione “Papa-re”. Qui s’innesta l’episodio narrato da don Orione alla figlia Maria Pia. Andrebbe anche posto l'accento sul fatto che alcune idee del Paganuzzi sono rimaste nascoste per la sua assoluta obbedienza alle direttive del Papa. La sua tenace e sicura adesione al “non expedit” era accompagnata da dubbi interiori e da una esplicita richiesta di abolizione (vedi minute conservate nell’ archivio dell’Opera dei Congressi).
20- Nel 1919 è fondato il Partito Popolare Italiano, il cui primo segretario è un sacerdote di Caltagirone, don Luigi Sturzo (1871-1959). La nascita di questo partito aconfessionale, che quindi non impegna il movimento cattolico sul fronte politico, segna un mutamento strutturale nella storia della presenza dei cattolici nella società italiana. Fino allora il movimento cattolico aveva rappresentato il mondo cattolico militante impegnato su diversi fronti - culturale, politico e socio-economico -, ma unito nell'auspicio e nell’impegno per lo sviluppo della regalità di Cristo nella vita pubblica della nazione. Con la nascita del PPI, la militanza politica diviene formalmente autonoma, ma di fatto, in rapporto al mondo cattolico, si esprimerà alternando autonomia, dipendenza e collateralità.
21- Cfr. lo studio su testi inediti di S. TRAMONTIN, La formazione dell’ala destra del PPI, SC, 1971, 991.
22 Vescovo di Tortona dal 1890 al 1914. Per alcuni cenni biografici vedi D.O. I, 412 ss.
23- G. PAPASOGLI, Vita di Don Orione, Milano, 1994, 82. L’autore tratta anche la “posizione dei cattolici nell’Italia umbertina, a partire Da p. 77.
24- Ancora giovinetto presso i francescani di Voghera, ricorda la testimonianza di P. SALSA A.M., Relazioni, fascicoli di relazioni e testimonianze, Archivio Curia generalizia Roma, S.15.IV: “Quando occorreva parlare del Papa, subito si entusiasmava”. Dei mesi passati con i frati di San Francesco ama ricordare l’apprendimento di uno spirito di illimitata obbedienza e di grandissimo amore e devozione verso le autorità della chiesa: “Sino alla morte e dopo la morte il mio dolcissimo e affocato amore alla S. Chiesa, al Papa” Cfr. Lo spirito di Don Orione, a cura di don Sterpi, ristampa 1948, Libreria emiliana ed. Venezia, p. 123 s.
25- A. LANZA, Don Orione la questione romana…o.c.; A. GEMMA, Servire con amore, Messaggi di Don Orione 7, 1971; Lo spirito di Don Orione, 1, Tortona 1989; A. LANZA, Le Costituzione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Messaggi di don Orione 76; N. RAPONI, I rapporti di Don Orione con il movimento cattolico…o.c. pp. 143-145.
26- D.O. II, p. 122.
27- Idem, p. 123.
28- Idem, p. 122 nota, 14e.
29- Settimanale cattolico di Novi Ligure (AL). Cfr. D.O. II, p. 36 ss.
30- Quanto lo spirito del chierico Orione si avvantaggiasse da queste riunioni è facile comprenderlo rileggendo le note di cronaca della “Sveglia”nella quale predominano gli splendori dell’oratoria di Mons. Radini Tedeschi e del comm. Paganuzzi, e i temi, Chiesa, Papa, Azione cattolica, lavoro. Paganuzzi “vuole che nelle 1050 parrocchie della regione Ligure, s’istituisca almeno un’opera cattolica; e chiama il nostro vescovo Bandi il “Padre dei Congressi”.L’irruenza del carattere e l’entusiasmo giovanile del chierico Orione furono contagiati, da queste tematiche e da un grande ed appassionato amore al Papa.
31- Personaggio politico cattolico (1870-1944), fu sacerdote (1893), fondatore della rivista Cultura sociale (1898-1906), fautore di un maggiore impegno sociale dei cattolici. Fu sospeso a divinis nel 1907 e scomunicato nel 1909 dopo essere stato eletto deputato con l’appoggio dei socialisti. Don Orione lo stimò e gli fu vicino, soprattutto nel momento delle sue difficoltà personali. Nel 1904, gli chiese di scrivere un articolo per la sua rivista La Madonna su ‘La Madonna e la democrazia’ (Scritti 66, 199). Il 26.2.1905, stava pensando a un’opera a favore dei “minorenni usciti di carcere”, e scrisse a don Brizio Casciola: ‘Tu mi aiuterai tanto; Semeria, Murri, tutti mi dovete aiutare tanto” (Scritti 118, 1). Don Orione non condivise però la linea di azione politica del Murri, quando entrò in contrasto con il richiamo all’unità dei cattolici in politica proveniente dalla Santa Sede; in una lettera del 16.2.1906, lo esorta: “Vedi che ora è desiderio della S. Sede tenere tutti gli Italiani uniti in un solo indirizzo, e tu non dividerli. Domanda d’andare dal Papa e digli: ‘Son qui; so che non siete contento di me; farò come desiderate; beneditemi!” (Scritti 76, 9). Lo incoraggia nel momento della prova: “Sarai grande e caro al Signore, finché sarai piccolo e umile ai piedi della S. Chiesa nostra Madre. Guarda, mio caro don Romolo, che questo vuole Gesù da te, e te lo dico a nome suo. Alzati, e vieni pregando e umiliandoti ai piedi del dolce nostro Padre” (Scritti 66, 200). E ancora, nel 1907, dopo la sospensione “a divinis”: “Io ti abbraccio i piedi e le mani sante e benedette e te le bacio; da’ amore alla Chiesa! Lascia dietro i tuoi passi, non la tenebra; lascia luce di carità e amore di santa e umile vita di figlio e di sacerdote. Non ci rivedremo, ma ti aprirò la strada; sarò con te, e starò sempre con te innanzi a Dio” (Scritti 86, 12). Murri percorse altre strade. Don Orione non lo abbandonò e confidò che “Gli ho fatto battezzare io un suo figliolo” (Parola XI, 245).
32- Era stato designato successore del Paganuzzi, nell’ultima fase di vita dell’Opera dal settembre 1902 al luglio 1904, nel tentativo di mediare le nuove tendenze.
33- Si tratta del testo di A. VIAN, Giambattista Paganuzzi, o. c.
34- Così conclude l’articolo di Alberto Bagagiolo su “l’Avvenire d’Italia”, o.c.