Lettera Circolare del 28 agosto 2007.
VOCAZIONE E VOCAZIONI
La pastorale giovanile-vocazionale
28 agosto 2007
Carissimi Confratelli
Deo gratias!
Siamo giunti a metà del sessennio. La canonizzazione e il Capitolo generale del 2004 hanno proiettato una luce e un impegno particolari su questi anni: la fedeltà creativa alla nostra vocazione .
Il cammino comune e le iniziative della Congregazione convergono su questo fondamentale obiettivo mediante le assemblee provinciali, riunioni dei direttori, quaderni di formazione permanente, visite canoniche, attività dei segretariati e altre proposte. E siamo giunti alle assemblee di verifica . Le assemblee provinciali si sono già tenute e, a ottobre prossimo, si terrà a Madrid l'assemblea generale di verifica. Sono momenti di comunione e di animazione importanti.
Un bilancio è possibile solo se si ama la mèta e se si è capaci di un esame serio dei fatti. Il risultato non dev'essere né ragione di scoraggiamento né motivo di illusione, ma principio di decisione perché non si finisce mai di crescere e di far crescere la Congregazione.
Con questa lettera circolare vorrei offrire un contributo sul tema della nostra dedizione ai giovani e, in particolare, sul tema delle vocazioni di speciale consacrazione.
VOCAZIONE E VOCAZIONI
Giovanni Paolo II aveva appena ascoltato Bob Dylan esibirsi nella sua canzone simbolo “Blowing in the wind”, [1] assieme ai 300.000 giovani convenuti a Bologna per il Congresso Eucaristico del 1997. Al termine, egli prese la parola e disse: “ Poco fa un vostro rappresentante ha detto, a vostro nome, che la risposta alle domande della vostra vita ‘sta soffiando nel vento'. E' vero! Però non nel vento che tutto disperde nei vortici del nulla, ma nel vento che è soffio e voce dello Spirito, voce che chiama e dice ‘vieni!' (cfr Gv 3,8; Ap 22, 17). Mi avete chiesto: quante strade deve percorrere un uomo per potersi riconoscere uomo? Vi rispondo: una! Una sola è la strada dell'uomo, e questa è Cristo, che ha detto ‘Io sono la via' (Gv 14,6). Egli è la strada della verità, la via della vita” . E il Papa concluse: “ Il mio augurio è che possiate anche voi, con Simon Pietro e gli altri discepoli, incontrare Cristo per dirgli: ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna' (Gv 6, 67). Sì, Gesù ha parole di vita eterna” . [2]
La vocazione, anima della pastorale giovanile
La pastorale giovanile trova ispirazione dall'atteggiamento di ascolto delle domande dei giovani e dall'esperienza gioiosa di chi ha incontrato Gesù, “strada dell'uomo”. Così si presentò ai giovani Giovanni Paolo II: uno che ascolta e un testimone dell'incontro con Gesù. Per questo risultava interessante ai giovani.
Il nostro Don Orione invitava a "farsi prossimo" ai giovani. “ Per fare del bene ci vuole dell'ardimento, oggi. Nessuna parola sia senza pensiero: nessun pensiero senza anima: fate che nessuna anima di giovane sia senza Dio. Tutte le buone aspirazioni dei giovani vi trovino pronti ad intenderle, e siano confortate e rianimate dallo splendore della nostra fede immortale. Così si fa del bene, così si cammina vivi e moderni e giovani sempre, indirizzando intelligenze e cuori verso Dio e i grandi beni della vita. Date ai giovani la visione della verità e l'amore a Gesù Cristo e alla sua Chiesa e alla Patria. Che le lettere, la scienza, la virtù, insieme pure con l'educazione dello sport, sanamente fatto e cristianamente inteso, tornino ad essere quelle indissolubili sorelle che troppi si adoprano stoltamente a separare”. [3]
Questo è il dinamismo della pastorale giovanile: assumere con ardimento le aspirazioni dei giovani, aiutare a valorizzare e unificare tutte le esperienze indirizzando intelligenze e cuori verso Dio e i grandi beni della vita .
Noi Orionini, Figli della Divina Provvidenza , siamo “esperti di futuro” per quel poco o tanto di esperienza vissuta e testimoniata. Risulta inevitabilmente interessante un religioso sereno e fiducioso, appassionato e applicato nella vita quotidiana, non avvilito dal male, cosciente che “ dove finisce la mano dell'uomo, comincia sempre la mano di Dio, la Provvidenza di Dio ”. [4] Così egli diventa una vocazione e una risposta alla desolazione della perdita di senso e di speranza che affligge il mondo d'oggi e che stronca tanti giovani.
La vocazione come significato della vita
E' nota l'esperienza di Viktor Frankl, [5] uscito vivo dal lager di Türkheim, alla fine dell'aprile 1945. Al lager consolidò alcune convinzioni che, nella sua professione di psichiatra, già aveva intuite prima di entrare in quel luogo spaventoso. Egli notò che i più resistenti, fra gli infelici che popolavano i campi di concentramento, erano quegli uomini che ancora avevano uno scopo da realizzare, una persona amata da raggiungere, per i quali cioè la vita conservava un significato, una vocazione.
Il filosofo Federico Nietzsche sosteneva che « chi ha un perché per vivere sopporta quasi ogni come ». Vicktor Frankl ne trovò la conferma nei lager: « Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità nei confronti dell'opera che l'attende o della persona che lo ama e che l'aspetta, non potrà mai gettare via la sua esistenza. Egli sa bene il ‘perché' della sua vita, e quindi saprà sopportare quasi tutti i ‘come' ». [6]
La vocazione che fissa lo scopo della vita sta al centro del bene-essere della persona. Mentre per Sigmund Freud « nel momento stesso in cui si cerca di capire il senso della vita si è malati », [7] Viktor Frankl aveva la prova e affermava che « lungi dal rivelare una malattia mentale, colui che si sforza per trovare un senso alla sua vita dimostra, piuttosto, la sua umanità”. [8]
E' il male-essere, invece, a derivare dalla mancanza di senso nella vita.
Valga la parabola di Gelsomina , incantevole personaggio del film La strada [9] di Federico Fellini. Presa dallo sconforto, accanto al rozzo Zampanò, piange e pesta i piedi: “Io non servo a nessuno. Mi sono stufata di vivere. Che ci sto a fare io in questo mondo?”. E supera la disperazione, un giorno, ascoltando le parole del “Matto”, uno stravagante saltimbanco: “Tutto quello che c'è a questo mondo serve a qualcosa. Anche questo sasso ( e lo prese tra le mani ), vedi, anche questo sassolino serve a qualcosa. E anche tu, Gelsomina, con quella testa da carciofo, servi a qualcosa”. Da quel giorno Gelsomina cominciò a pensarci e a diventare donna.
Ho ripreso l'esperienza biografico-professionale di Frankl e la parabola di Gelsomina per dire dove si innesta il tema della vocazione nella vita di una persona. È il centro vitale. E' la ragione del suo profondo bene-essere. Quindi, aiutare a riconoscere la propria vocazione, aiutare a realizzarla (e anche a perseverare) è il più grande servizio che si possa rendere a una persona. E ai giovani in particolare.
Questa considerazione sta alla base dell'impegno per i giovani, imprime dinamismo e unità alla pastorale giovanile che è sempre e fondamentalmente vocazionale.
PROGETTO DI PASTORALE GIOVANILE-VOCAZIONALE
Anche in Congregazione, con qualche discussione semantica ma con unanime convinzione di sostanza è prevalso il termine " pastorale giovanile-vocazionale ”. Con il trattino di congiunzione, per indicare unità e distinzione di due attività (giovanile e vocazionale) che non sono separate od occasionali, ma complementari, poiché “ la pastorale giovanile sarà completa ed efficace se si aprirà alla dimensione vocazionale ”. [10]
Le nostre Costituzioni presentano la prospettiva vocazionale come interna a qualunque forma di apostolato: “ Nell'esercizio dell'apostolato, aiutiamo ognuno a scoprire il progetto di Dio sulla propria esistenza, facciamo nostro lo zelo ardente e instancabile del Fondatore nell'individuare e promuovere tutte le vocazioni, in modo particolare quelle di speciale consacrazione ” ( art. 125 ).
Nel nostro ultimo Capitolo generale è stato rilanciato l'impegno verso i giovani: “ ogni comunità, particolarmente quelle con parrocchie e scuole, con l'aiuto del segretariato provinciale competente, deve rafforzare la pastorale giovanile-vocazionale ” (decisione 5). Non è un richiamo generico, perché poi si precisa che devono essere coinvolti “ tutti i confratelli ” insieme ai “ membri del Movimento Laicale Orionino ”.
La decisione 20 chiede: “ Nelle nostre case, dove ancora non ci fosse, si dà vita a un centro giovanile, un oratorio, un gruppo di volontari, ecc., puntando anche a coltivare un gruppetto di giovani identificato vocazionalmente con i quali condividere qualche momento di preghiera, di spiritualità, di attività e di amicizia ”.
Si indica come una caratteristica tipica della parrocchia orionina il fatto che “ coltiva e privilegia la presenza dei giovani curandone la vocazione umana e cristiana aperta anche alla consacrazione ” (decisione 4).
Ma è sulla decisione 6 che vogliamo soffermarci. Essa chiede di mettere in movimento il Progetto orionino di pastorale giovanile-vocazionale .
“Il segretariato generale di pastorale giovanile-vocazionale in collaborazione con i segretariati provinciali:
* aggiorna e rilancia il Progetto di pastorale giovanile-vocazionale a dieci anni dalla stesura;
* in risposta alle attese dei giovani espresse in varie province favorisce la nascita di un Movimento giovanile orionino con un itinerario spirituale e pastorale proprio di giovani desiderosi di condividere il carisma e la missione della Piccola Opera;
* per mantenere i collegamenti anche a livello internazionale, si valorizzano le esperienze di servizio dei giovani anche nelle missioni e di creare una propria pagina WEB” (dec. 6).
Il nuovo testo del Progetto orionino di pastorale giovanile-vocazionale
Ricordiamo che il Progetto orionino di pastorale giovanile è stato pubblicato nel gennaio 1995, frutto del lavoro dei rappresentanti delle diverse Province religiose. La richiesta del Capitolo di aggiornare e rilanciare il Progetto ha portato a coinvolgere l'impegno della Famiglia Orionina tramite i Segretariati di pastorale giovanile-vocazionale, coordinati dai due consiglieri generali Don Silvestro Sowizdrzal FDP e Suor Maria Alicja Kedziora PSMC, per elaborare il nuovo testo che abbiamo tra le mani. Lo studio è consistito nel
° rileggere insieme, valutare il documento del 1995, attualizzarlo in sintonia con il cammino della Chiesa universale e locale;
° elaborare alcune indicazioni ( iuxta modum ) per migliorare il testo;
° presentare proposte per elaborare un nuovo capitolo del documento riguardante l'organizzazione del Movimento Giovanile Orionino.
Il cammino comune è iniziato nel 2005 ed ha avuto il suo compimento nel Forum dei giovani , a Rio de Janeiro, dal 25 al 30 ottobre 2006, ove sono convenuti giovani in rappresentanza di tutta la Famiglia Orionina. Lì, principalmente, sono stati valutati i suggerimenti e le proposte. Un gruppo di redazione ha provveduto successivamente a dare forma compiuta a quanto già elaborato.
Una prima novità del nuovo testo sta nel titolo: Progetto orionino di pastorale giovanile-vocazionale . Dal punto di vista redazionale , è bastato “ aggiornare ” il testo perché molti contenuti del Progetto del 1995 vanno al di là del tempo; sono valori e principi ideali che rimangono validi. E' stata operata una necessaria attualizzazione di linguaggio, di analisi della realtà e di proposte pratiche.
Più impegnativa è stata invece la raccolta delle diverse proposte per la costituzione di un coordinamento del Movimento Giovanile Orionino nelle Province e, per quanto possibile, anche a livello internazionale. Tutto questo è confluito nel capitolo 10°, totalmente nuovo.
Ora, il nuovo testo del Progetto orionino di pastorale giovanile-vocazionale aggiornato e accresciuto del capitolo organizzativo (cap.10) è disponibile in un volumetto tradotto nelle principali lingue della Congregazione.
Il bello viene ora!
Con il Progetto alla mano (e nel cuore!) si tratta ora di tessere una rete stabile di relazioni per condividere il carisma orionino e la missione propria dei giovani. Il Progetto costituirà il punto di riferimento di tutte le nostre realtà giovanili, perché, ispirandosi a valori e principi comuni, sia favorito uno stile, una formazione ed una carica carismatica tipicamente orionini. E' il nostro dono alla comunione ecclesiale.
Un po' ovunque abbiamo iniziative e attività con i giovani, ma non sempre si può parlare di una pastorale giovanile identificata orioninamente. Mi spiego. Giovani orionini in movimento ce ne sono, e quanti! Ho visto tante belle realtà girando il mondo orionino. Ci son o gruppi giovanili di diverso tipo, parrocchiali, di impegno caritativo, sociale, di volontariato, di preghiera... Molto spesso però sono gruppi isolati, legati a un momento di fervore, all'intraprendenza di un religioso, a un progetto immediato. Occorre mettere in moto una pastorale giovanile più identificata orioninamente e più coordinata, con un progetto formativo e apostolico proprio . In qualche nazione questo si è già raggiunto. In Argentina, per esempio. [11]
Sarà determinante l'impegno del Segretariato di pastorale giovanile presente in ogni provincia e nazione. È questo che deve sostenere un cammino comune per passare da gruppi a movimento , da iniziative a progetto . Questo e solo questo darà continuità, organicità ed efficacia a quanto facciamo per i giovani e con i giovani.
È da ricordare che, come è stato detto più volte al Forum di Rio, i giovani sono soggetto e non solo oggetto della pastorale giovanile, protagonisti e non solo destinatari. Ciò si realizza quando a livello locale, zonale e nazionale, si costituiscono dei gruppi di coordinamento e di animazione formati dai giovani stessi con la collaborazione di religiosi e religiose e di qualche”giovane diventato adulto” . I giovani sanno bene quale gioia, quale speranza, quale creatività si sprigionano dal trovarsi insieme, dalla preghiera condivisa, dallo scambio di esperienze, dal dialogo.
Il Forum di Rio de Janeiro è stato un simbolo di comunione e di progetto giovanile che chiede un cammino continuo e comunitario per risultare fruttuoso per sé e per il proprio ambiente di vita. Noi religiosi abbiamo grandi opportunità e anche responsabilità nel favorire la continuità e il frutto della pastorale giovanile.
Orioninità , il nostro dono
Qualcuno, ancora oggi, pone addirittura l'interrogativo se è opportuno e legittimo parlare di pastorale giovanile orionina , quasi che l'orioninità fosse un optional , qualcosa di aggiunto, qualcosa di privato rispetto a una pastorale giovanile che avrebbe finalità, contenuti e metodo comune. “Dobbiamo portare a Gesù – si dice -, dobbiamo portare alla Chiesa”, quasi che il carisma orionino fosse un disturbo e non un dono ( carisma appunto!) per portare a Gesù e alla Chiesa!
Oh, cari Confratelli, lungi da noi questi equivoci e tentennamenti. E ssere orionini , cioè vivere lo spirito di Don Orione, è un atto di amore a Gesù da cui viene e a cui porta il carisma. È anche atto di amore alla Chiesa ; essa stessa ci chiede di essere “orionini” perché il carisma è un dono per la Chiesa, la arricchisce e la abbellisce. È poi atto di amore a Don Orione : “Non chi dice Don Orione, Don Orione, ma chi ne vive lo spirito….” è figlio, discepolo. È, infine, atto di amore ai giovani, convinti che far loro incontrare Gesù e la Chiesa con Don Orione, come è stata una grazia per noi lo è anche per loro. [12]
E' la Chiesa che ci vuole come dobbiamo essere, orionini , noi e le nostre parrocchie, orionine le nostre scuole, orionine le nostre opere di carità, orionini i nostri laici e i nostri giovani! Orionini ! Ci siamo per questo. Il carisma è la ragione e la modalità per cui esiste la Congregazione stessa.
Ogni carisma è stato suscitato per il bene-essere della Chiesa: o è "quel bene" donato dallo Spirito o non avrà funzione e non avrà futuro. “ Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione ”. [13]
L'identità carismatica non è qualcosa di tolto ma qualcosa di dato alla comunione ecclesiale. “ La comunione nella Chiesa non è infatti uniformità, ma dono dello Spirito che passa anche attraverso la varietà dei carismi e degli stati di vita. Questi saranno tanto più utili alla Chiesa e alla sua missione, quanto maggiore sarà il rispetto della loro identità. In effetti, ogni dono dello Spirito è concesso perché fruttifichi per il Signore nella crescita della fraternità e della missione ”. [14] Giovanni Paolo II ha attualizzato per noi questo insegnamento quando ci ha detto: “ vi incoraggio, Sorelle e Fratelli carissimi, a proseguire su questa strada, resistendo ad ogni tentazione di conformismo e accomodamento ”. [15]
Questa parentesi sull' orioninità della pastorale giovanile mi ha preso mezza pagina. Ma molti sanno che c'è bisogno di ribadirlo. Un progetto presuppone la comunione tra confratelli, tra case, come Provincia. L'anima di un progetto è la comunione. L'anima della nostra comunione è il carisma.
VOCAZIONI DI SPECIALE CONSACRAZIONE
Culmine e fonte della pastorale giovanile è la vocazione.
Culmine e fonte della vocazione è l'incontro con Gesù.
Dall'incontro con Gesù fioriscono le diverse vocazioni. Anche quelle di speciale consacrazione: quelle del totus tuus , del tutto e per sempre per Gesù e per la Chiesa. [16]
La messe è molta!
“La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,37s). Essere in sintonia con il cuore di Gesù significa avere a cuore questa sua ansia di salvezza e rinnovare questa richiesta al Padrone della messe.
Sì, la messe di Dio è grande ed aspetta operai: sacerdoti, suore e consacrati a Lui e al Regno con cuore e tempo pieno. " Dagli anni del Concilio ad oggi, il numero di coloro che non conoscono il Vangelo e Gesù Cristo è raddoppiato ” . [17]
E' il grande bisogno della Chiesa nell'ora presente.
“ Signore, guarda la tribolazione di questa nostra ora che abbisogna di messaggeri del Vangelo, di testimoni per Te, di persone che indichino la via verso la "vita in abbondanza"! Vedi il mondo e lasciati prendere anche adesso dalla compassione! Guarda il mondo e manda operai! Signore, manda operai nella tua messe! ” (Benedetto XVI). [18]
Don Orione più volte confidò: “ E' per le vocazioni che è nata la prima casetta di S. Bernardino e fu per dare alla Chiesa dei buoni sacerdoti: fu un palpito per la Chiesa, fu un pensiero per la Chiesa: ho visto che la Chiesa aveva bisogno di braccia di lavoro e di cuori pieni di carità ”. [19] E rendeva partecipi i suoi figli del medesimo zelo: “ A chi trasmetteremo noi la nostra stola, il Vangelo e la Croce? a chi le Anime che costarono il Sangue di Gesù Crocifisso? ”. [20]
La vita genera vita
Una delle domande che di frequente mi sento rivolgere girando da una parte all'altra della Congregazione è: “Come stiamo in fatto di vocazioni? Come va nelle altre nazioni?”. Evidentemente, i giovani in cammino di formazione sono un segno di futuro. Ma sono anche l'indicatore dello stato di salute della congregazione al presente. Sono i figli che fanno sognare e progettare i padri. La promozione vocazionale (con la formazione) è la priorità di tutte le nostre programmazioni di sviluppo.
Attualmente, in congregazione abbiamo 43 novizi; più difficile è stabilire il numero di aspiranti e postulanti perché ci sono forme diverse di accompagnamento.
La nostra Congregazione si mantiene da 40 anni con un numero di religiosi di poco superiore ai 1000, [21] però con un grande mutamento nella distribuzione delle presenze nelle diverse nazioni: per esempio, in Italia c'è stato il calo di oltre 1/3 di religiosi in 20 anni, mentre stanno crescendo le presenze nell'Africa francofona, Madagascar, Brasile Nord, Romania, Paraguay…
Le direttive della Chiesa e le nostre Costituzioni a riguardo della pastorale vocazionale pongono decisamente la priorità/condizione imprescindibile nella qualità di vita di noi religiosi.
“ Ricordino i religiosi che l'esempio della propria vita costituisce la migliore propaganda del proprio Istituto ed il migliore invito ad abbracciare lo stato religioso ”, ricorda Perfectae caritatis , 24. [22]
Don Orione la pensava così: " Mandatemi vocazioni! 'Non ne abbiamo: non ne vediamo'. No, noi avremo sempre tutte quante le vocazioni che sapremo meritarci con la nostra preghiera e con il nostro buon esempio. La vitale questione delle vocazioni aspetta la sua positiva soluzione da ciascuno di noi". [23] E spiegava: " Dipende dall'esempio: dove il Religioso è veramente Religioso e fa vita di perfezione e di lavoro, qui escono buone vocazioni. I giovani guardano e, se hanno un germe di vocazione, si sentono portati verso di loro ". [24] A conferma, Don Orione portava l'esempio di quel buon frate cercatore che passava per la questua a Pontecurone e lo edificò: " fu per me un soffio di Dio... Sono i colpi della grazia di Dio. Egli mi disse buone parole e quelle parole mi penetrarono nel cuore ". [25]
Le nostre Costituzioni traducono queste considerazioni in impegno per ciascun religioso: " A tale scopo noi religiosi siamo chiamati a dare personalmente chiara testimonianza della nostra vocazione, ed ognuna delle nostre comunità, vivendo in preghiera, nella gioia della comunione fraterna e in alacre servizio, è segno attraente e credibile per quanti vogliono rispondere alla chiamata del Signore. Una comunità bella e forte, dove vive la dolce concordia dei cuori e la pace, non può non essere cara e desiderabile ".
“ La vita genera vita ” (Giovanni Paolo II). Per essere concreti e credibili nel parlare della “vocazione di altri” occorre essere concreti nell'amare “la propria vocazione” in quanto religiosa -comunitaria e in quanto orionina . [26]
Proprio per la convinzione che, nelle mani di Dio, a “chiamare” sono i religiosi e le comunità religiose, va detto chiaramente che la prima e più importante iniziativa vocazionale è elevare la vita religiosa delle comunità per renderle “vocazionali” , cioè capaci di attrarre, di essere segno, vocazione per altri.
Poi, come ci ricorda la nostra Norma 62, altri “Mezzi efficaci per suscitare vocazioni sono:
1) la preghiera fiduciosa e costante al Padrone della messe;
2) la testimonianza personale e comunitaria, manifestata nella gioia e nello spirito di famiglia;
3) l'impegno apostolico nelle parrocchie, nelle scuole e negli istituti, dove con la catechesi, i sacramenti, i contatti personali, ognuno di noi ha l'opportunità di fare la proposta vocazionale;
4) esercizi, ritiri spirituali per giovani, giornata annuale delle vocazioni ed altre simili iniziative idonee all'orientamento vocazionale;
5) l'animazione dei gruppi giovanili di impegno cristiano, con l'esperienza di servizio, specialmente nelle nostre opere caritative;
6) periodiche accoglienze di giovani nelle nostre comunità spiritualmente più vive. [27]
Andare incontro ai giovani
Molti confratelli sperimentano un insieme di timore e di imbarazzo, di impreparazione e di inadeguatezza, che frenano l'incontro e la relazione con i giovani. Quanti giovani avviciniamo nelle nostre scuole, parrocchie, case di carità! Molti giovani si avvicinano per motivi di studio, di lavoro, di volontariato, per un interesse pratico. Si tratta di esporsi, di andare oltre il ruolo e di instaurare un dialogo anche su cose elementari, di cortesia, di amicizia. Questo è possibile a tutti.
Ricordiamo come Don Orione attaccò discorso con il ragazzo Mario Ivaldi : “cosa ti è successo? perché piangi? ti farò io un po' di catechismo”. Ne venne fuori… la congregazione.
Il piccolo Placido , novizio di San Benedetto, ricevette la visita della sorella Flavia . Si interessò di lei, della famiglia e trascorse la giornata in conversazione. La sorella, dopo quella giornata, prese il velo nel monastero di santa Scolastica. Sorpreso, Placido ne parlò al Padre Maestro: “Strano! Non le ho detto nemmeno una parola di Dio!”. “Figlio mio – rispose il Maestro – il vero apostolato non è parlare, ma essere. Oggi è di moda l'apostolato ciarliero. Il nostro apostolato è la santità”.
La vocazione del nostro Padre Olivio Rosso (confratello del Brasile, oggi padre spirituale dei chierici) nacque su un autobus mentre controllava il biglietto a Don Pattarello. Questi gli disse qualche parola, raccontò di sé e si interessò di lui. Quel giovane si decise.
E quante storie come queste. Continuiamo a scriverne!
Mi ha colpito un dato emerso dall'indagine «Giovani e vocazioni» realizzata nel 2006 dalla seria agenzia Eurisko su un campione di giovani italiani dai 16 ai 29 anni. Dieci giovani su cento dichiararono di aver sentito almeno una volta nella vita la vocazione a farsi prete, religioso o suora, ma la maggior parte di loro abbandonò l'idea dopo qualche mese. Perché tante vocazioni «mancate»? Perché non trovarono altri con cui parlarne. Infatti, il 71% dei giovani dichiara di non avere conosciuto amici con lo stesso desiderio con cui parlarne; per il 29%, l'idea era nata da un'esperienza personale, come la visita ad un monastero, un pellegrinaggio, un ritiro spirituale, volontariato, ma, senza comunicarla a qualcuno, non prese consistenza, disparve. Sorprendentemente nessuno degli intervistati ha indicato che l'idea è venuta “su invito di un sacerdote o padre spirituale”. Se ne ricava una considerazione: se non c'è una relazione personale non matura quell'ispirazione/desiderio di una vocazione tanto bella e impegnativa.
Offriamoci all'incontro con i giovani, cominciando anche dal semplice parlare di sé, dalla comunicazione autobiografica per aprire alla reciproca confidenza e iniziare una relazione. E poi, non temiamo con i giovani di portare il discorso sulle “sorgenti della vita”, su Gesù, sulla fraternità e la solidarietà verso i più poveri. Così «noi salviamo i giovani, i giovani salvano noi». F requentare i giovani è frequentare il futuro. Fa bene a loro e fa bene a noi.
Durante la visita canonica ormai conclusa, ho spesso ricordato che la decisione 22 del Capitolo generale ci incoraggia a favorire la “ presenza dei giovani nelle comunità ”. Dopo aver detto che in ogni nostra casa, qualunque sia la sua finalità specifica, dovrà esserci una attività con giovani (centro giovanile, un oratorio, un gruppo di volontari, ecc.), il Capitolo chiede di “ coltivare un gruppetto di giovani identificato vocazionalmente [28] con i quali condividere qualche momento di preghiera, di spiritualità, di attività e di amicizia ”.
Per ora, risulta che solo poche comunità accolgono qualche giovane “di famiglia”. [29]
Il nostro impegno per le vocazioni di speciale consacrazione
In ogni nazione, occorre fare i conti con le condizioni sociali, ecclesiali e congregazionali concrete. Ma tutti siamo chiamati a dare carica vocazionale alla nostra azione con i giovani . Attualmente, stanno sorgendo con più continuità vocazioni là dove esiste una pastorale giovanile articolata con la pastorale vocazionale specifica .
Quando incontro novizi o chierici in cammino formativo chiedo sempre: di dove sei? come hai incontrato Don Orione? Quando ascolto i nomi di luoghi già noti per la presenza di qualche nostra comunità, lo considero un buon segno per i confratelli e per le comunità, perché significa che suscitano/attraggono vocazioni. Ed è un buon segno anche per i giovani, perché significa che vengono da buone esperienze educative.
La pastorale giovanile-vocazionale aiuterà a promuovere e a curare nelle nostre attività giovanili la vocazione di tutti e le vocazioni di speciale consacrazione mediante proposte specifiche e continuate.
Ricordiamoci, religiosi e laici, che la grazia più grande di Dio alla Chiesa e alla Congregazione sono le persone consacrate per il Regno. Perciò “Una grande parte della nostra carità esercitiamola nel coltivare vocazioni. Preghiamo Dio che ci mandi delle buone vocazioni e che susciti Samueli pel Santuario. Con la pietà si curano le vocazioni, con la preghiera, col buon esempio, con i santi sacramenti, con la illibatezza della vita, con l'istituzione di pie associazioni , con la devozione a Maria Santissima” . [30]
In alcune nazioni, ci si è quasi rassegnati al fatto che “c'è crisi di vocazioni” e che “non ci si può fare niente”. Capita che il tema vocazionale resti ai margini anche di importanti riunioni e assemblee di Congregazione. Dedichiamo tante energie e preoccupazioni per ben governare una casa, per sviluppare un'opera, per aprire nuove attività; non dedicheremo altrettanta e più attenzione per governare lo sviluppo vocazionale della Congregazione? “ Non so chiamare vero zelo quello di un religioso o sacerdote, il quale si tenesse pago di istruire i giovani e non cercasse di avviare verso il Santuario quelli nei quali vede l'innocenza” . [31]
Preghiamo e abbiamo fiducia nel Signore e poi, coraggio, facciamo tutta la nostra parte con la buona testimonianza e con una pastorale giovanile-vocazionale di base e anche specifica.
Progetto vocazionale provinciale
Una volta, le vocazioni venivano nei seminari – ricordo in Italia - quasi come un frutto spontaneo che maturava dall'ambiente cristiano di famiglia e di parrocchia. Anzi, c'erano così tante vocazioni che, dopo averle raccolte, ne restavano ancora nel campo, da spigolare , o da fare questua delle vocazioni . [32] Oggi, un po' ovunque, non è più così. Non basta più solo raccogliere le vocazioni. Occorre suscitarle e coltivarle. Alla pastorale giovanile occorre congiungere alcune iniziative vocazionali specifiche.
E' necessario che ciascuna Provincia elabori e attui il proprio " progetto vocazionale provinciale ". Proprio così, progetto: non bastano iniziative sporadiche, ma continuate e collegate; provinciale: vale a dire, non accontentarsi di un confratello incaricato o di una casa designata al compito, ma coinvolgere tutti; vocazionale : cioè programmare iniziative specifiche per le vocazioni alla consacrazione dentro e a prolungamento della pastorale giovanile.
Il Direttore provinciale, con il Segretariato animatore, stabilisca dunque un progetto con iniziative, persone, incontri con cui la Provincia potrà dare continuità, ordinarietà e comunitarietà alla promozione vocazionale in relazione con la pastorale giovanile:
° continuità : non solo iniziative anche belle ma saltuarie, come campi estivi o ritiri o altre manifestazioni, ma un progetto vocazionale durante tutto l'anno, adattabile ma preciso, che dia continuità alla proposta e all'accompagnamento dei giovani;
° organicità : non solo offrire stimoli e proposte vocazionali anche molto coinvolgenti; occorre un accompagnamento e un cammino interiore ed esperienziale ordinario con i giovani: relazione, direzione spirituale, confessione;
° comunitarietà : è dalle comunità e nelle comunità che nascono e crescono le vocazioni... soprattutto quelle più vive, di giovani legati alla vita (non giovani "solitari" o "ai margini" dalla vita).
La Vergine, che ha prontamente risposto alla chiamata del Padre dicendo: «Eccomi, sono la serva del Signore» ( Lc 1,38), interceda perché non manchino all'interno del popolo cristiano i servitori della gioia divina: sacerdoti che, in comunione con i loro Vescovi, annunzino fedelmente il Vangelo e celebrino i sacramenti, si prendano cura del popolo di Dio, e siano pronti ad evangelizzare l'intera umanità. Faccia sì che anche in questo nostro tempo aumenti il numero delle persone consacrate, le quali vadano contro corrente, vivendo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, e testimonino in modo profetico Cristo e il suo liberante messaggio di salvezza. [33]
NOTIZIE DI FAMIGLIA
Le notizie di famiglia circolano più facilmente con i moderni mezzi della posta elettronica e di internet (sito www.donorione.org ).
Vorrei richiamare l'attenzione su due eventi di solidarietà che hanno coinvolto tutta la Famiglia orionina, Suore e Laici compresi.
Il giorno 26 maggio, ho benedetto la prima pietra del nuovo Scolasticat che sorgerà su una collina, poco fuori Anyama, e raccoglierà per la formazione i chierici teologi dell'Africa francofona. La prima pietra del nuovo seminario l'ho portata dal Paterno di Tortona e appartiene alla prima casa di Don Orione; è un segno di unità e continuità di vita nella Famiglia di Don Orione. Per avviare la costruzione di questo Scholasticat, abbiamo fatto una questua in tutta la Congregazione. Un contributo più sostanzioso è arrivato dalle tre Province italiane e da quella spagnola, ma un po' tutti si sono impegnati e tutti ringrazio di cuore.
Il secondo evento si riferisce all'aiuto per la ricostruzione dopo il tsunami in India . L'appello lanciato subito dopo la catastrofe in favore dell'India ebbe una risposta notevole concretizzata in una cospicua somma di denaro. Tramite i nostri Confratelli di Bangalore e in collaborazione soprattutto con i Claretiani si fecero giungere subito i primi soccorsi, poi le 39 barche a motore per ricominciare a pescare e vivere, poi la desalinizzazione delle terre e ora 31 case per abitare. Ultimamente, Don Oreste Ferrari ha informato: “Sabato 25 agosto ho partecipato insieme al Vicario Generale della diocesi di Tanjavoor, al Provinciale dei padri Clarettiani, alla Presidente dell'associazione Family India, all'inaugurazione del progetto di aiuto dopo il Tsunami realizzato a Kollakadu: 31 case costruite nuove, una via dedicata a Don Orione e il salone comunitario polifunzionale pure dedicato a San Luigi Orione… Questo è l'ultimo dei progetti sponsorizzati da noi e realizzati in collaborazione con i padri Claretiani. Altre case erano state inaugurate lo scorso marzo”.
A proposito di inaugurazioni, il 2 giugno, ho avuto la gioia di presenziare alla benedizione del Piccolo Cottolengo di Izbica Kujawska , una delle case storiche e gloriose della congregazione. Nel 1935, fu data alla Piccola Opera una grande proprietà agricola (Zagronica). Don Orione ne fu entusiasta. Divenne sede di un Piccolo Cottolengo e vi fu per qualche tempo anche il noviziato. Questa casa di carità è fiorita nella primavera della Polonia finalmente libera e unita (1935); è sopravvissuta nella terribile stagione dell'occupazione nazista (1939-1945); ha continuato a vivere – una delle poche istituzioni in Polonia - anche durante il lungo gelo comunista (1945-1989). Con l'aiuto della carità della Congregazione, la casa è stata ristrutturata e ampliata. Ora si presenta accogliente e moderna, pronta a dare frutti di fede e di civiltà anche nell'attuale clima della Polonia in cui soffiano venti più liberi ma anche più aridi di umanità.
In Italia, c'è stata una grande manifestazione del mondo cattolico a Roma, il 12 maggio, denominata Family Day, come risposta al grande dibattito sociale sul tema della famiglia, minacciata da proposte di legge che equiparano ad essa le unioni di fatto e le unioni omosessuali. Anche il nostro MLO ha dato la sua adesione pubblica al “ Family Day”. In case e attività della Congregazione c i sono state iniziative di sensibilizzazione e di testimonianza a partire dalle nostre esperienze di famiglia e di opere orionine. Segnalo questo evento perché è stato un'occasione per far sì che il bene diventi testimonianza sociale, ampliando il raggio delle opere di carità, " fari di fede e di civiltà ". So che in Argentina si è fatto qualcosa di analogo sul tema dei disabili e dell'assistenza ai più svantaggiati. Ancorati alla nostra esperienza concreta, con semplicità, quando si presta l'occasione, non esitiamo a valorizzare le possibilità di contribuire alla buona testimonianza pubblica mediante i mezzi di comunicazione sociale, eventi pubblici, partecipazione ad organismi ecclesiali e civili. In questo spirito, ho accolto anche la nomina a membro del Pontificio Consiglio Cor Unum, il ministero della carità del Papa.
Il 16 maggio, festa di San Luigi Orione, ero in Burkina Faso, a Ouagadougou , ove erano confluiti confratelli e laici della Vice Provincia africana. Sono 38 i giovani di filosofia che in quel seminario si stanno preparando ad entrare a fare parte della nostra Piccola Opera. A fianco del seminario sta sorgendo un centro per disabili ; ho inaugurato, con l'aspersorio e con una giornata di sudore (oltre 40 gradi), la nuova casa di accoglienza.
Si è conclusa la visita canonica generale . A tutti i Confratelli va il grazie di cuore per l'accoglienza fraterna. Ha impegnato il Consiglio generale soprattutto l'anno scorso e quest'anno. E' stato un appuntamento provvidenziale, richiesto dalle Costituzioni, occasione di conoscenza diretta di confratelli e attività, stimolo di fedeltà e di conversione sulle linee indicate dal Capitolo generale. L'amore alla propria vocazione e al progresso della Congregazione animi ora la realizzazione delle indicazioni inviate a ciascuna comunità dopo la visita canonica.
Nel primo semestre di quest'anno, in tutte le Province si sono tenute le Assemblee di verifica ed ora guardiamo all' Assemblea generale di verifica di metà sessennio, che si terrà a Madrid dal 10 al 15 ottobre 2007 . Lo scopo fondamentale è quello di rinsaldare lo spirito di famiglia e la collaborazione tra Confratelli e Province di diversa nazionalità e cultura. Lo scopo specifico è indicato dalla Norma 170: “ verificare l'attuazione delle disposizioni del Capitolo generale ed esaminare le eventuali difficoltà incontrate” nel cammino del sessennio: “ fedelta' creativa alla nostra vocazione con Don Orione come modello e le Costituzioni come guida, nell'amore di Dio, nella Famiglia orionina, nella passione apostolica ”. La verifica del cammino comune indicato dal Capitolo generale 12° (2004) si baserà principalmente sul “Dossier” delle assemblee provinciali. Dalla valutazione dovrebbero emergere eventuali suggerimenti e indicazioni pratiche per il cammino nel resto del sessennio.
Mi è caro ricordare che l'Assemblea si terrà in Spagna, nel contesto del 50° anniversario dell'inizio della Congregazione in quella nazione. Sarà così un'opportunità per conoscere e incoraggiare la Provincia Nuestra Señora del Pilar presente in Spagna e Venezuela.
Ricordiamoli
L'ultima parte della lettera è sempre dedicata al ricordo di quei fratelli e sorelle della nostra Famiglia che hanno concluso la loro militanza qui in terra e sono passati, come speriamo e preghiamo, al trionfo del Paradiso.
I Confratelli: Don Eliodoro Ferronato , confratello mite, colto e zelante; Pe. Geraldo da Cruz De Carvalho , brasiliano, in età adulta era partito missionario a Cabo Verde; Don Evasio Castellaro , “un vero Orionino” hanno commentato molti confratelli pensando al suo spirito di sacrificio, di austerità, di lavoro, di intraprendenza, di fiducia nella Provvidenza; Don Tommaso Roggia , un padre fondatore della congregazione in Cile, geniale e attivo nelle cose pratiche, sensibile e fine d'animo; P. Miguel Alvarez Martinez , giovane confratello spagnolo la cui vita è stata segnata dalle preoccupazioni per la fragilità di salute e che pure ha fatto tanto bene; P. Jan Zak , apprezzato come uomo semplice, esperto predicatore, devoto della Madonna; Don Francesco Prosia , un figlio della Marsica caro a Don Orione, è rimasto in piedi, attivo e interessato al bene della Congregazione fino alla veneranda età di 94 anni; Don Alvaro Garuffi , altro confratello di lunga militanza, 92 anni, cresciuto alla scuola diretta di Don Orione che lo inviò in Argentina ancora chierico; P. Andrés Benitez , amabile nella vita fraterna e molto vicino alla spiritualità popolare.
Le Suore : Maria Uberta (ne ho benedetto l'ultimo respiro, in curia, ove era superiora), Maria Rosalba, Maria Ilde, Maria Lucia, Maria Misericordia Crucis, Maria Sara, Maria Manuela, Maria Eugenia, Maria Confidentia Crucis (per molti anni fu nella nostra curia generale, contenta e fin devota di servire noi religiosi), Maria Celsa e Maria Regina Crucis.
Il Papà di Don Patrizio Dander, di P. Juan Miguel Sanchez Pedrajas, di Don Angelo De Ninis, di Pe. Luis Eustaquio Nogueira Reis (a 100 anni!) e di Fr. Rodolfo Ariel Aguirre. La Mamma di Fr. Paulo Sergio Dos Santos, di Pe. José Geraldo e Pe. Geraldo Majela Da Silva, di Don Mieczysław Małinowski, di Don Enrico Bisio, di Don Giuseppe Medda, di P. José Salomon Guadilla e di Fra Mauro Caprioglio. Il Fratello di: Pe. José Sebastião Barros da Silveira, Fr. Amedée Ayé, Don Antonio Carboni, Don Mario Scalco, Don Giovanni Radice, Don Mario Bai e il fratello sacerdote di Pe. Geraldo Diaz. Le due Sorelle di Don Mario Bai, quella di Don Gustavo Degiampietro e di Don Gino Masé (premorti), .
Gli Amici e Benefattori : il Dott. Leandro Lisino (Tortona), Yolanda Rewinski (ISO, Argentina), Dott. Gianfranco Balduzzi (Tortona), la Prof.ssa Itala Colombo (Bologna, consacrata e già responsabile generale dell'ISO), Lorenzo Garbarini (Genova), Prof. Carlo Castello (Genova), Francesca Montaiuti (Genova), Mercedes Calderón (Claypole, già consigliera generale dell'ISO), e Maria Teresa Quattrocchi (moglie del Prof. Giovanni Marchi).
Cari Confratelli, concludo con l'invito a pregare Don Orione affinché ci interceda di bene camminare sulla via della santità, della fraternità e dell'apostolato. A tutti giunga il mio cordiale e fraterno saluto e augurio. Assicuro la preghiera mia personale, dei Confratelli del Consiglio e della comunità della Curia.
Ave Maria e avanti!
Don Flavio Peloso FDP
Superiore generale
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[1] Il Papa ha citato il ritornello nella traduzione più letterale: La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento. The answer, my friend, is blowin' in the wind, the answer is blowin' in the wind .
[2] Discorso di Giovanni Paolo II all'incontro con i giovani in occasione del Congresso Eucaristico di Bologna , 27 settembre 1997.
[3] Scritti 26, 164.
[4] Scritti 81, 286. Mentre scrivo questa lettera, a Velletri, ho presente il bene che fa in mezzo ai giovani Don Bruno Sanguin, quasi novantenne, sereno e ancora vivace e appassionato della vita. Credo che confratelli vivi e fedeli nella loro vita religiosa (ne incontro tanti, giovani e anziani!) siano la riserva vocazionale della nostra congregazione.
[5] Victor Frankl (1905-1997), medico e psichiatra, filosofo e psicoterapeuta, saggista e conferenziere di fama mondiale, è il fondatore della logoterapia.
[6] Citazione tratta dal libro Uno psicologo nei lager , edizioni Ares, nel quale V. Frankl racconta la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti.
[7] Forse è a motivo di questa diffusa convinzione che oggi molti, di fronte all'inquietudine esistenziale, ricorrono allo psicologo invece che al sacerdote, prendono un antidepressivo o droga invece di fare comunione con Gesù o un atto di carità al prossimo.
[8] V. Frankl, Un significato per l'esistenza , ed. Città Nuova. Frankl era convinto che se manca l'orizzonte del trascendente l'esistenza viene privata di ogni significato ed è destinata a precipitare nel vuoto della nevrosi. L'inquietudine sospinge la vita verso un “oltre” e un “di più” di compimento: “ inquieto è il mio cuore finché non riposa in te, Signore ” ( Confessioni , I,1,1). “ Può il mondo riempire il cuore dell'uomo? Il cuore dell'uomo, se non è soddisfatto, non è contento. Ci vuole un bene che non sia terreno per accontentare l'uomo! Ci vuole Dio! ” ( Scritti 57, 170).
[9] Il film è del 1954, vinse il premio Oscar ed ebbe molti altri riconoscimenti; è considerato tra i migliori film di tutti i tempi.
[10] Progetto di pastorale giovanile orionina , 1995, p.80-81.
[11] Nel 2004 la Conferenza episcopale argentina ha riconosciuto il Movimento Giovanile Orionino come associazione ecclesiale in quanto risponde ai requisiti di identità e di organizzazione.
[12] Il vescovo Renato Corti, al convegno dei Superiori maggiori del gennaio 2006, ha affermato: “ Una pastorale giovanile generica rispetto al carisma è impoverente sia i religiosi che i giovani. Di qui il valore del movimento giovanile nelle diverse congregazioni. Di qui anche la coscienza e competenza necessarie per essere ‘religiosi' dei giovani, non soltanto degli animatori, pur preti ”.
[13] Perfectae caritatis 2. E' la Chiesa che vuole che gli Istituti religiosi “ abbiano in ogni modo a crescere e fiorire secondo lo spirito dei fondatori ”; Lumen gentium 45; Elementi essenziali dell'insegnamento della Chiesa sulla Vita Religiosa (31.5.1983), n.46. Mutuae Relationes n.8.
[14] Vita consecrata 5.
[15] Giovanni Paolo II, Messaggio alla Piccola Opera della Divina Provvidenza , in L'Osservatore Romano , 12-13 marzo 1990, p.4.
[16] “ La vita di chi è senza voto è come chi dà a Dio solamente il frutto della pianta. Chi fa il voto, invece, dà anche la pianta, cioè si fa tutto di Dio, ed è di Dio nel modo più perfetto, nell'osservanza dei santi consigli evangelici che sono qualcosa di più ”; Scritti 42, 57; Alle PSMC 237.
[17] Giovanni Paolo II, Redemptoris missio 3.
[18] Benedetto XVI, Omelia ad Altotting , 11 settembre 2006.
[19] Scritti 32, 15.
[20] Lettere I, 255.
[21] Nel 1965 eravamo 1082; oggi siamo esattamente 1000 con 43 novizi (Elenco aggiornato al 1° aprile 2007). Angel Pardilla, un grande esperto di vita religiosa, ha pubblicato recentemente un importante studio, dal titolo I religiosi ieri, oggi e domani (Ed. Rogate, 2005), 300 pagine di tabelle, di schede e di dati statistici - da lui stesso elaborati - sull'andamento numerico degli istituti religiosi maschili (205, compreso il nostro ed esclusi i più piccoli) nei primi quarant'anni postconciliari, ed esattamente dal 1965 al 2005. C omplessiva mente, in questo periodo, si è passati da 329.799 a 214.903 membri, con una diminuzione, quindi, di ben 114.896 unità, pari al 34,83%. Grandi congregazioni hanno subito un forte calo ( gesuiti 44,9%, salesiani 24,48%, frati minori 41,52%, cap puccini 29,10%, benedettini con federati 35,39%, domenicani 39,46%, fra telli delle scuole cristiane 6 8,09%, redentoristi 38,67%, oblati di Maria imma colata 39,93%, fratelli maristi 57,28%). Noi Orionini siamo rimasti sostanzialmente stabili nel numero (-3,6%). Ci sono Istituti che sono anche aumentati: i carmelitani scalzi 0.72%, i verbiti 5,23%, i comboniani 9,79%, Somaschi 8%, Rogazionisti 25% e altri.
[22] “ L'invito di Gesù: «Venite e vedrete» (Gv 1, 39) rimane ancora oggi 'la regola d'oro' della pastorale vocazionale ”, ci dice Vita consecrata 64 -. “ Compito primario di tutti i consacrati e le consacrate è dunque quello di proporre coraggiosamente, con la parola e con l'esempio, l'ideale della sequela di Cristo, sostenendo poi la risposta agli impulsi dello Spirito nel cuore dei chiamati ”.
[23] Scritti 99,118. " Il Direttore (Don Orione) dice che in quelle case dalle quali non vengono vocazioni manca qualcosa". "Quelle case che non danno vocazioni non sono a posto": più volte ricorrono simili espressioni nei Verbali delle Riunioni , cfr. p.17, 147, 154, 186.
[24] Don Orione I, 365. “ I giovani guardano: vivono più del suo esempio che delle sue parole: verba movunt sed exempla trahunt! è sempre vero ”; Lettere I, 362
[25] Don Orione I, 198.
[26] Angel Pardilla, nelle conclusioni del sopra citato studio I religiosi ieri, oggi e domani , si domanda: come spiegare il calo preoccupante e inarrestabile anche di istituti reli giosi tanto insigni? Pardilla riassume tutta una lunga analisi nell'affermazione: «chi semina con fusione raccoglie abbandoni» . Si tratta di «offrire ai candidati e a tutti i suoi membri, in tutte le fasi della for mazione, una identità chiara, forte ed eminentemente positiva della vita re ligiosa e del carisma del proprio istituto» evitando che la vita religiosa diventi, nella sua “vivenza”, «un mero segno, privo di qualsiasi realtà specifica, un fe nomeno senza il minimo contenuto on tologico», nient'altro che un "guscio vuoto". Occorre prendere sul serio quanto il Vaticano II afferma a propo sito della "obiettiva eccellenza" della vita consacrata, come quando la defi nisce il «modo più radicale di vi vere il Vangelo su questa terra» . Angel Pardilla conclude con l'invito al rilancio convinto degli insegnamenti conciliari sui consigli evangelici, dal momento che «lo svuotamento dei vo ti religiosi porta allo svuotamento del le case religiose» . “ Ciò che si deve assolutamente evitare – ricorda Vita consecrata 63 - è la vera sconfitta della vita consacrata, che non sta nel declino numerico, ma nel venir meno dell'adesione spirituale al Signore e alla propria vocazione e missione”.
[27] “ Oltre a promuovere la preghiera per le vocazioni, è urgente impegnarsi, con un annunzio esplicito ed una catechesi adeguata, per favorire nei chiamati alla vita consacrata quella risposta libera, pronta e generosa, che rende operante la grazia della vocazione ”; Vita consecrata 64.
[28] Qui si intendono giovani sensibili spiritualmente e generosi nella dedizione cui aprire le porte di casa e del cuore perché possano entrare in maggiore sintonia apostolica.
[29] Anzi, in qualche caso, c'è pudore e imbarazzo perché si ritiene la comunità non presentabile, perché non c'è comunità oppure perché è come non ci fosse, talmente è occupata, dispersa, disunita. Ritorna ancora l'impegno di elevare la qualità della nostra vita religiosa come prima e indispensabile iniziativa vocazionale.
[30] Lettere I, 183.
[31] Spirito di Don Orione II, 118. Coltivare le vocazioni è “ un servizio che è parte integrante della pastorale d'insieme ”; Vita consecrata 64.
[32] Fu in questo contesto che Don Orione si rivolse ai parroci d'Italia con la famosa e originale questua delle vocazioni. “ La messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Io non vengo, no, a mietere: lascio che mietano i Vescovi per i loro Seminari. Poi come quando ragazzo andavo con la mia povera madre a spigolare lungo i solchi solatii, vengo anch'io, nel nome del Signore, a raccogliere le spighe lasciate indietro, quelle umili spighe che potrebbero andare sperdute. Vengo in questua di vocazioni …”; Lettere II, 23.24.
[33] Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata mondiale di mpreghiera per le vocazioni , 29 aprile 2007.