Oggi è la memoria liturgica di Sant'Alberto di Butrio, che in questo giorno morì, come risulta dai documenti.
ALBERTO, poco dopo il 1000, abbandonato il mondo, si ritirò solitario a fare vita solitaria di preghiera e di penitenza, nei boschi, sopra Val di Nizza, nell’Oltrepo pavese. Dopo qualche tempo, Alberto venne scoperto da un signore del castello di Casalasco in Val di Nizza, il quale, in segno di gratitudine verso il santo che donò la favella a un suo ragazzo nato muto, gli edificò la chiesetta di Santa Maria.
La fama del santo si diffuse e cominciarono ad accorrere a lui numerosi discepoli che vivevano in “Celle”, piccoli eremi sparsi in tutto il circondario dei monti circostanti. Fu costruito anche un “cenobio” (casa per la vita in comunità) presso il Butrio (burrone) ove sorgeva la Cella di Alberto. Alberto ne fu l’abate e l’abbazia divenne celebre e potente.
Alberto morì il 5 settembre 1073.
Sei anni dopo, una Bolla pontificia lo riconobbe "santo".
La sua tomba divenne meta di devozione e di pellegrinaggi. Il movimento eremitico e cenobitico iniziato dal Santo conobbe grandi splendori di santità e di diffusione.
Ebbe poi un rapido declino, all’epoca degli Abati commendatari, che si concluse con la totale scomparsa nel secolo XV. Restò la sola chiesa, con gli affreschi antichi (1484), il chiostrino, la torre ed altre poche vestigia dell’antico cenobio.
Nel 1900, il Vescovo di Tortona volle fare la ricognizione delle reliquie del corpo di Sant’Alberto per metterle in onore. Della Commissione faceva parte pure Don Orione. Questo evento fece venire al Vescovo e a Don Orione il desiderio di ripopolare quell’austero e sacro ambiente dei suoi più consoni abitatori: gli eremiti. Infatti Don Orione aveva da poco iniziato una famigliola di eremiti l’anno prima, nel 1899.
Gloria degli Eremiti della Divina Provvidenza è Cesare Pisano, il venerabile Frate Ave Maria che qui visse dal 1923 al 1964.
Nel 1926, Don Orione organizzò l’ostensione solenne delle reliquie di Sant’Alberto. Un'urna nuova, costruita dagli allievi ebanisti dell'Istituto Manin di Venezia, con il legno dei boschi dell'antica abbazia, accolse le Ossa del Santo, composte nell'apposito simulacro, a grandezza naturale, confezionato dalle Suore del Cottolengo di Torino. Il solenne avvenimento si svolse in occasione della festa di Sant’Alberto del 1926. Si ricostruì una “Cella” in muratura nel luogo preciso ove, un giorno lontano, Sant’Alberto aveva iniziato la sua vita eremitica, nella selvaggia valletta del “Borrione”.
Oggi le sacre mura dell’antico cenobio di Sant’Alberto accolgono ancora la comunità degli Eremiti della Divina Provvidenza di Don Orione. La festa di Sant’Alberto, abate, si celebra alla prima domenica di settembre.
PREGHIERA A SANT’ALBERTO DI BUTRIO
Amabilissimo S. Alberto, che dopo nove secoli dalla sua santa morte in quest'Eremo intriso di verde e di silenzio, hai ancora su di noi, tormentati uomini d'oggi, un suggestivo richiamo al riposo dello spirito, ascolta le nostre umili richieste.
Aiutaci a staccare il cuore da tante cose terrene ed inutili, per amare di più l'evangelica povertà.
Fa che, aspirando ai beni eterni che ci attendono, possiamo trasforma-re in preghiera il lavoro, le gioie, i dolori, in un crescendo di elevazione a Dio.
Aprici il cuore per tendere, sorridendo, la mano a chi soffre ed ha fame di pane e d'amore, donando ai fratelli qualcosa di nostro e di noi.
Grazie, S. Alberto, per l'esempio di santità che ci hai lasciato; la tua spirituale vicinanza su questa terra sia per noi preludio di eterna felicità, immersi insieme a te nell'infinito Amore . Amen.
<< Torna indietro