CORRIDORI O GIORNALISTI AL TOUR?
Questo apologo è di Don Guido Berardi, sacerdote, sportivo, biblista, formatore di preti (Il profeta, ed. Segno, 2006).
La Chiesa non l'edificano i preti-sapienti - spiegava ai suoi allievi del Seminario - ma i preti-parroci. E proseguiva con un'altra delle sue parabole.
Si doveva correre il giro ciclistico di Francia. Si presenta davanti agli organizzatori il grande Gino Bartali. I giudici del Tour lo interrogano: quanti metri è alto l'Izoard? A quale quota c'è il traguardo della montagna sul Galibier? In che regione si trova il Tourmalet? E avanti così.
Il povero Gino non sa rispondere, ma si difende: quando c'è da pigiare sui pedali, lo faccio; se c'è il fango corro lo stesso, fatemi provare.
No, rispondono i giudici, non sai niente, non puoi correre il Tour. A casa!
Chiamarono un giornalista e lo interrogarono: fu bravissimo. Ecco uno che può correre! Arruolato!
Un altro ciclista: niente da fare, a casa! Un altro giornalista: bravo anche te, a correre!
Alla fine partirono in bicicletta solo i giornalisti e i corridori tornarono a casa. Cominciarono le salite: il pubblico gremiva i margini della strada pronto ad applaudire. Ma non arrivava nessuno. Tutti stremati, a terra! E la gente cominciò a fischiare. Il Tour fu un fallimento.
Ragazzi, - concludeva don Guido rivolto ai suoi giovani apprendisti preti - noi professori siamo i giornalisti e i parroci sono i corridori. Voi sarete i corridori che si affannano sotto il sole, con la pioggia, la neve, la bufera. Sarete voi però a edifica¬re la Chiesa con la fatica di ogni giorno. Gesù non ha fatto il giornalista.
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