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Messaggi Don Orione
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San LUIGI ORIONE: Oggi è il tre luglio! Che bella data! Grande data quest'oggi per me, o miei cari! Quanti anni sono passati da quel 3 luglio; ma il ricordo mi sta ancor vivo dinanzi, come fosse ieri.
Ero chierico e custode del duomo. I ragazzi e giovanetti che mi si serravano attorno erano tanti, alcune centinaia. Il Vescovo era molto contento che si raccogliessero quei ragazzi e si facesse un Oratorio Festivo di Tortona. E diede il suo stesso giardino e parecchie stanze del Palazzo Vescovile, a pianterreno. Fu il primo Oratorio che si aprisse in Diocesi, e fu nella casa dello stesso Vescovo.
La inaugurazione si fece il 3 luglio, e fu solenne, presente Sua Ecc.za Mons. Bandi, il Teologo Don Testone. Una parte dei Seminaristi cantarono “O Luigi, o vago giglio”, diretti dal Maestro Giuseppe Perosi, il quale sedeva all'armonium, padre e maestro del celebre Renzo. C'era molta gente, moltissimi ragazzi.
L'inaugurazione si fece nel giardino stesso dell'Episcopio: qualche domenica dopo, tutto era ridotto a cortile. Io ho letto una specie di discorso: Anime e Anime! Mons. Bandi fece un bel discorso: si sentiva che le parole gli uscivano dal cuore. L'Oratorio si chiamò: “Oratorio festivo S. Luigi”.
Alla apertura del primo Oratorio Festivo, Mons. Giovanni Novelli, nominato dal Vescovo Direttore - io ero un povero chierico -, pubblicò un foglietto invito, edito dalla tipografia Salvatore Rossi. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, nata da quel primo Oratorio festivo, e la primizia di quei ragazzi, già era stata offerta e, direi, consacrata al Signore, ai piedi del Crocifisso che ora sta al santuario, durante la settimana santa precedente.
Cari miei figli, ho voluto, oggi 3 luglio, ricordarvi quel primo Oratorio e quella prima fatica, non solo perché mi aiutiate a dar grazia al Signore, ma perché riflettiate bene che la Piccola nostra Congregazione è nata da un Oratorio festivo: un Oratorio di giovanetti è stata la pietra angolare della nostra Istituzione. E la SS. Vergine, in momenti, allora, di grande afflizione e di viva persecuzione, maternamente si degnò prendere fin d'allora, sotto il suo manto celeste, non solo l'Oratorio – del quale avevo posta in Sue mani la chiave -, ma tutta la moltitudine, senza fine, dei Figli della Divina Provvidenza che sarebbero venuti poi, di ogni genere e colore.

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