BARGELLINI Piero (politico e letterato) commenta una pagina di Don Orione
Piero Bargellini [ nato, vissuto e morto a Firenze: 1897-1980. Fu scrittore, uomo politico, cattolico impegnato a mediare la fede con la cultura e la politica. Fu scrittore non sofisticato, uomo dal gusto per le cose vere e semplici, cattolico alieno da problematicismi quanto piuttosto operativo e cordiale: tutto questo gli procurò l'interesse di un vasto seguito di persone al di là delle differenze di generazione, di fede e di politica. Fondò e diresse la rivista "Il frontespizio" (1929) fucina di talenti letterari e artistici italiani e promotrice del rinnovamento letterario e artistico dei cattolici in Italia. Il suo impegno attivo nella politica fu praticamente ininterrotto dal 1951 al termine della sua vita. Militante della Democrazia Cristiana, fu consigliere e poi sindaco di Firenze, deputato e senatore della Repubblica italiana. Fu divulgatore e ambasciatore della cultura e dell'arte fiorentina nel mondo. Nel difficile periodo della "guerra fredda", rimasero famosi i cinque convegni per la pace e la civiltà cristana (1952-1956) promossi a Firenze assieme a Giorgio La Pira.
Don Orione“Vedo Gesù che torna: non è un fantasma, no! è lui, il Maestro, è Gesù che cammina sulle acque limacciose di questo mondo così torbido, così impetuoso. L'avvenire è di Cristo! Leviamo lo sguardo della fede, o fratelli; ecco Cristo che viene, vivo coi vivi, a darci vita con la sua vita. Sì, avanza al grido angoscioso dei popoli. Cristo viene portando nel suo cuore la Chiesa e nella sua mano le lacrime e il sangue dei poveri: la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti”.
Risonanze di Piero Bargellini
Cristo viene! Don Orione lo vide con gli occhi della fede, lo vide camminare sulle acque agitate e sconvolte dalla burrasca, anche prima che le onde fangose flagellassero il mondo. Don Orione aveva la vista lunga; scorgeva innanzi a sé gli eventi futuri.
Vedeva così il mondo sconvolto, la società in convulsioni, il fango delle passioni travolgere uomini, il vento della malvagità svellere coscienze. Vedeva tutto ciò, presentiva la tragedia, preannunziava la catastrofe, senza però né sbigottirsi né disperare. L'uomo di Dio se con l'occhio dell'umano vedeva le onde turbarsi e sconvolgersi, con l'occhio del divino vedeva Qualcuno che camminava sulle onde, Qualcuno anzi che si faceva strada di quelle onde per giungere a noi, per ritornare a noi. “Vedo Gesù che torna”, egli diceva e lo vedeva tornare in mezzo alla bufera, sul mare sconvolto del mondo.
Gesù torna. Torna chiamato dal grido angoscioso dei popoli; torna invitato dai nostri dolori, direi quasi forzato dai nostri peccati. Tutti lo invocano, tutti lo reclamano, anche coloro che al nome santo di Gesù non hanno il coraggio di mettere l'appellativo di Cristo, cioè unto del Signore, inviato da Dio.
Molti lo invocano come una speranza, molti lo vedono come un simbolo di fratellanza, molti lo credono come un fantasma ammonitore. Mai forse come in questo momento si è parlato tanto di Gesù; confondendo la sua persona divina nella nebbia delle umane ideologie. Si crede di poterlo vedere Gesù nel miraggio della sociale giustizia, si crede di poterlo vedere nel fantasma dell'umana felicità, si crede di poterlo vedere nella figura di una mondana pace. Ma Don Orione ci ammonisce di levare lo sguardo della fede. Solo la fede fa scorgere Gesù “vivo coi vivi”, soltanto la fede ci fa conoscere il Cristo camminante sulle acque limacciose.
E perché sulla figura, anzi sulla sua persona, non ci possono essere dubbi e non possono nascere equivoci, l'uomo di Dio segna i caratteri di Gesù. Egli è il Cristo, l'inviato del Signore, e porta nel suo cuore la Chiesa. Un Gesù che non abbia sul suo cuore, nel Suo cuore la Chiesa, non è Gesù; è un vano fantasma destinato a svanire tra i nembi della burrasca terrena; destinato a naufragare nei gorghi delle umane passioni.
Ma non basta. C'è un altro segno che fa riconoscere Gesù dai falsi profeti. Egli ha nella sua mano le lacrime e il sangue dei poveri, la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti.
Don Orione guarda al cuore e alla mano di Gesù. Nel Suo cuore egli vede la Chiesa; nella Sua mano egli vede le lacrime e il sangue dei poveri, la causa degli afflitti.
Un Gesù che avesse la mano vuota di misericordia, la mano inerte, la mano inutile, non sarebbe il Cristo. La sua figura si perderebbe nel vento della bufera. Invece, s'Egli viene, è perché ha nella Sua mano un soccorso e un aiuto. La Sua causa non è quella dei superbi, dei potenti. è la causa dei poveri di cui Egli raccoglie le lacrime e il sangue, la causa degli afflitti di cui Egli è l'unico consolatore, la causa degli oppressi di cui è l'unico vendicatore, la causa degli umili di cui Egli è l'unico riscattatore, la causa degli orfani di cui Egli è l'unico Padre.
Questo è Gesù che cammina sulle acque sconvolte; questo è Gesù che torna; Egli ha sul suo cuore la Chiesa, e nella mano la causa dei derelitti. Così l'ha veduto Don Orione, così è il vero Cristo salvatore e redentore del mondo.