A che Capitolo siamo?

Intervista a Don Flavio Peloso.

Don Flavio Peloso, 7° successore di Don Orione, superiore generale per il nuovo sessennio 2010-2016, a che Capitolo siamo?

Siamo a un capitolo importante della vita della Congregazione. Abbiamo alle spalle una storia di santità e di imprese di apostoliche e caritative veramente magnifica. Siamo a 70 anni dalla morte di Don Orione. Sono rimasti una trentina di religiosi che hanno conosciuto  (un po’) Don Orione e una quarantina che l’hanno solo visto. Al grande mutamento generazionale si unisce l’accelerato cambiamento del contesto sociale ed ecclesiale. Insomma, siamo proprio a un nuovo capitolo di storia della Congregazione. Il 13° Capitolo generale tenuto ad Ariccia nel giugno 2010  ne è un segno e l’inizio.

C’è una sfida che le pare prioritaria per il prossimo futuro della Congregazione?

Ho colto nel 13° Capitolo generale e in molti incontri di Congregazione, prima e dopo il Capitolo, un forte movimento di ricerca di maggiore identità e autenticità nella nostra vocazione, nella testimonianza della carità ecclesializzatrice. È un movimento spirituale, prima che operativo, perché Dio è la carità. Ci stiamo rendendo conto che il secolarismo rischia di soffocare non solo la fede, ridotta a etica, ma anche la carità, ridotta a filantropia e servizi sociali. Per questo, nella nostra vita dobbiamo “impastarci di carità”, secondo l’espressione di Don Orione ripresa da Benedetto XVI, per poter passare dalle opere di carità alla carità delle opere, cioè alla testimonianza di Dio”.

Dunque, la parola centrale dell’attuale capitolo della storia della Congregazione è carità?

Certamente. Sulla spinta del 13° Capitolo generale, cercheremo di aiutarci vicendevolmente a ravvivare in noi , nel popolo orionino e in ogni nostra attività il fuoco e lo spirito della carità confrontandoci con il celebre motto del nostro Padre fondatore “Solo la carità salverà il mondo”. La carità è la fonte e la dinamica di vitalità spirituale, comunitaria e apostolica. È “la carità che sola vivifica, edifica e unifica in Gesù Cristo e nella Chiesa” (Don Orione). Dunque è sulla carità che si gioca la nostra santità e il nostro apostolato, la felicità personale, il futuro della Congregazione, il bene di tante Anime.

La Congregazione e tutta la vita religiosa stano passando momenti difficili, meno trionfali, con poche vocazioni.

Sono noti gli elementi di crisi (che significa setaccio, purificazione) e di difficoltà per la Chiesa e per le vocazioni sacerdotali e religiose. Noi, stiamo iniziando il sessennio, per la prima volta dopo vari decenni, con meno di 1000 religiosi Figli della Divina Provvidenza. Le difficoltà possono anche sfociare in una sconfitta, ma devono essere assunte come un evento (kairòs) con cui la Provvidenza di Dio ci chiama, ci convoca e ci provoca a passare dal bene al meglio, per tornare all’essenziale e alla grazia delle nostre origini.

In che cosa consiste questo essenziale?

Innanzitutto, la spiritualità, cioè vivere la vita di Dio veramente integrata con quello che facciamo e viviamo; poi  la vita fraterna in comunità, cioè la comunione di beni, di vita e di cuori, e infine la missione inter gentes e ad gentes,  ricordando che la missione della vita religiosa è innanzitutto e semplicemente quella di essere vita religiosa, vivendo le attività apostoliche come mediazioni e non come il tutto della missione. “Anche le opere della carità senza la carità di Dio che le valorizzi a nulla valgono”, diceva Don Orione. Il Capitolo generale ci ha dato precise indicazioni per recuperare questo equilibrio senza del quale si diventa insignificanti. Dico “recuperare” perché  riconosciamo che siamo influenzati, poco o tanto, dal contesto secolarizzato dominante e anche da un male inteso attivismo superficiale, che è solo un sottoprodotto dell’”azione che sa di eterno e di divino”  di cui parlava e viveva Don Orione.

Quali sono le nuove frontiere della carità apostolica orionina?

Se ne è parlato molto e con vivacità al Capitolo generale. Non vanno teorizzate le frontiere, ma vanno riconosciute stando attenti alle indicazioni di Dio, della Chiesa e dei Poveri. La frontiera più chiusa, che non si passa se non sia ha il passaporto della carità, è la frontiera del proprio io egocentrico, personale e collettivo.

Il Capitolo Generale ha riguardato tematiche di carattere generale ma anche organizzativo singolari: quanto è importante, per una famiglia estesa in tutto il mondo come quella di Don Orione, essere collegati e ben organizzati?

Le strutture organizzative sono molto importanti in un corpo complesso come quello della Famiglia Orionina. Chi vive volontaristicamente e individualisticamente, nell’illusione di affermare la libertà del proprio io, oggi viene spazzato via dai venti non certo favorevoli della cultura e dei costumi dominanti. Oggi, la libertà e il progresso nelle cose buone, nelle cose di Dio, passa attraverso l’obbedienza a Dio e la comunione con i fratelli. Le nostre Costituzioni e alcune scelte del Capitolo danno tessuto e consistenza alle relazioni con Dio, nella comunità, nell’ambiente in cui si vive, nella Chiesa, nella società. L’io debole è in gran parte frutto di comunità e comunione debole.

Durante l’anno conosceremo in questa rubrica A che capitolo siamo idee e protagonisti dell’oggi della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Cosa può fare, oggi, da casa sua, nel privato o nel suo piccolo, ogni singolo orionino o solo ogni singolo lettore di Don Orione Oggi?

Con la rivista intendiamo ricevere e offrire relazione sui temi dello spirito e della vita orionina, perché sappiamo che il bene e il vero vengono distillati nelle relazioni alimentate dalla grazia di Dio e nelle relazioni fraterne. La rivista Don Orione oggi non costituisce semplicemente un’opera di propaganda. È soprattutto un atto di relazione e di amicizia, un’opera di formazione mediante l’informazione, un modo per coinvolgere i lettori nell’apostolato orionino nei propri ambienti di vita.

Dal 2004, lei è Superiore Generale della PODP ed ha girato spesso il mondo ad incontrare gli orionini sparsi in ogni angolo della terra: quanto è impegnativo ed altresì gratificante essere successore di San Luigi Orione?

Sì, bastano queste due parole: è impegnativo e gratificante. Aggiungerei che è una grazia di Dio.