GENTILI GIUSEPPE (Mons.): Con Don Orione un filo d'oro per la gioventù di Fano

Una pagina di storia della carità tessuta da due protagonisti della scena sociale ed ecclesiale del ‘900. Una tradizione che ha saputo rinnovarsi.
DA MONS. GIUSEPPE GENTILI A DON LUIGI ORIONE:
UN FILO D’ORO PER LA GIOVENTÙ DI FANO
Giuseppe Umberto Maria Lo Bianco
L’antichissima Diocesi di Fano (Fanum Fortunae), nata per opera di S. Apollinare vescovo di Ravenna nel I secolo, è stata centro di fortunate e importanti convergenze religiose, storiche e artistiche. Verso fine Ottocento, in un periodo di forte mutamento sociale caratterizzato tra l’altro da fermenti anticristiani, anticlericali e dalla presenza di nuove masse di poveri, nel quadro di movimenti di attenzione verso i giovani in chiaro stato di bisogno, troviamo l’opera benefica di alcuni Apostoli della gioventù e della carità. Però, come spesso accade, nel tentativo di rievocare storicamente la vita di questi ultimi, più avvezzi all’umile servizio e alla nascosta dedizione verso gli altri, ci si trova a dover fare i conti con la penuria di documentazione e la scarsezza di fonti. (1) È avvenuto anche nel caso della nostra ricerca. Tuttavia, nell’inarrestabile oblio della memoria, conforta apprendere dalle cronache del tempo, il grato ricordo e la viva testimonianza che la cittadinanza fanese tributò in diverse occasioni alla figura di mons. Giuseppe Gentili , fondatore delle “Piccole Opere”, e successivamente a quella del ben più noto don Luigi Orione .
Alla fine dell’Ottocento, nella città di Fano, come del resto nell’intero panorama nazionale, la miseria materiale e morale dilagante (frutto della cosiddetta rivoluzione industriale), il diffuso laicismo e l’incipiente scristianizzazione delle masse, creano le condizioni perché già con il canonico Francesco Masetti (2) si iniziasse quell’intervento apostolico volto a soccorrere i poveri e la gioventù, abbandonata a se stessa e senza sostegno. Questi legato da fraterna amicizia a don Giovanni Bosco come “cooperatore salesiano”, legato al suo metodo educativo, fonderà nel 1888 un primo Oratorio Festivo che darà notevole impulso e grande sviluppo alle sue attività pastorali – sociali.
Nel 1902 insorti problemi di salute consigliarono il vescovo Vincenzo Franceschini (3) a cercare la collaborazione dei Figli della Provvidenza di don Luigi Guanella: «Per dare vita gagliarda alla istituzione vi fu chiamato il Sac. D. Luigi Guanella, il quale si assunse L’Oratorio e il Laboratorio per mezzo dei suoi Sacerdoti e coadiutori laici». Però l’opera di don Guanella, a motivo di un momento poco propizio, non ebbe molto seguito e già alla fine del 1903 poteva dirsi praticamente conclusa. Così il loro bollettino del tempo spiegava: «Invitato dal Vescovo si recò a Fano per imprendervi un’opera in vantaggio degli artigianelli; senonchè trovativi elementi poco confacenti, credette miglior consiglio ritirarsi prudentemente…» (4).
In questo contesto, mentre il vescovo affidava nuovamente l’incarico ai Fratelli delle Scuole Cristiane,(5) Giuseppe Gentili - che affiancava sin dall’età di quindici anni il canonico Masetti, suo padre spirituale - si preparava a rilevare l’eredità delle sue opere . Ragioni di forza maggiore, motivi di salute e mancanza di valido personale, fecero sì che già nel 1904 il canonico Gentili si assumesse l’intera direzione delle complesse e benefiche opere del suo “maestro e padre”, Masetti.
Giuseppe Gentili (Bellocchi di Fano, 7.12.1877 – Fano, 2.5.1928) fu ordinato sacerdote il 15 agosto del 1900, insegnò francese in seminario, fu Cancelliere Vescovile e Parroco di S Paterniano.
La sua intensa attività fu profusa interamente a vantaggio della gioventù fanese perché crescesse sana ed onesta. Le sue “Piccole Opere”, così amava chiamarle, sviluppatesi inizialmente sull’idea del canonico Masetti videro successivamente fiorire dal suo zelo: l’Opera delle prime comunioni, l’Associazione giovanile, la Fanfara e Banda don Gentili, il Circolo S Giuseppe, il Mutuo Soccorso, la Società Sportiva Vigor, la Filodrammatica, il Cinema, l’Oratorio-Ricreatorio dell’Immacolata.
La sua attività apostolica fu segnata dalla prima guerra mondiale (1915-1918), durante la quale prestò servizio in ospedale e si fece volontario accompagnatore, Missionario tra gli Emigranti Italiani nelle Americhe. Subito dopo, tornato a Fano, opera altamente meritoria fu la costruzione dell’Orfanotrofio Sacro Cuore (1921). In occasione del suo Giubileo Sacerdotale nel 1925 ebbe il conferimento di “Cameriere soprannumerario” da Papa Pio XI e l’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia dal Re Vittorio Emanuele III. (6)
Del canonico Giuseppe Gentili, della sua enorme dedizione alla pastorale giovanile, del suo fervore apostolico e del suo bel rapporto con la cittadinanza fanese, danno testimonianza un prezioso suo scritto lasciatoci quando già era afflitto da malattia; riportiamo alcuni passi:
«Miei carissimi Orfanelli. Dopo quasi cinque mesi di forzata assenza per cagione del male, godo ritrovarmi in mezzo a voi, che mi avete dimostrato tanta benevolenza con le preghiere continue […] Ma il grazie diretto a voi per primo, deve salire più in alto; deve giungere a chi mi ha rappresentato, durante la mia assenza con tanto disinteresse, abnegazione e amore […] Grazie alle Civili Autorità che pure si sono interessate alla mia povera persona. Grazie a S. E. Mons. Vescovo (7) il quale da vero Padre dal principio alla fine ha seguito passo, passo la mia malattia. Grazie infine a tutta la Cittadinanza che ha mostrato di apprezzare l’opera nostra […]». (8)
La figura di mons. Gentili, dovette essere molto ammirata, se, soprattutto tra i suoi orfanelli – dei quali amava contornarsi, e nei quali suscitava altissima ammirazione, l’esempio luminoso da seguire ed incondizionata fiducia – ad alcuni anni ormai dalla sua morte, la più verace e colorita rievocazione sulla sua persona ce la lascia proprio un suo ex allievo, Guido Berardi, (9) collaboratore e poi sacerdote. Riportiamo qui di seguito l’episodio da lui narrato:
«Fu nel giugno del 1925 che, terminato il servizio militare e dopo il mio rientro a Fano dal Seminario Serafico dei Frati Minori di Sassoferrato (Ancona), il Vescovo Mons. Sanchini, di v. m., mi destinava all’Orfanotrofio Sacro Cuore in aiuto di Mons. Gentili, il quale mi nominava Vice Direttore e qui rimasi fino a un mese dopo la sua morte, avvenuta santamente il 2 maggio 1928. Nei tre anni vissuti nell’Orfanotrofio ebbi modo di apprezzare la grande anima del fondatore, il suo fervido apostolato per la gioventù, il suo paterno amore per gli orfanelli, e soprattutto la sua grande fede nella Divina Provvidenza. Ricordo che vi fu un periodo di crisi nella vita dell’Orfanotrofio, crisi dovuta alla scarsità di mezzi finanziari, per cui alcuni sacerdoti, amici di Mons. Gentili, preoccupati di questo fatto, espressero al Canonico le loro ansie per il futuro dell’opera. Ma egli con imperturbabile calma rispose: “Lasciate fare alla Divina Provvidenza, essa veglia sulle mie piccole opere. I mezzi finanziari verranno, ne sono sicuro”. A queste parole i sacerdoti replicarono: “Ma se non venissero i debiti chi li pagherà?” Al che Mons. Gentili disse ancora: “Vi ripeto, io ho fiducia nella Divina Provvidenza che veglia sulle mie piccole opere”. Non molto tempo dopo quel colloquio all’Orfanotrofio Sacro Cuore giungevano notevoli offerte di benefattori, anzi posso affermare che nei tre anni che fui a fianco di Mons. Gentili la generosità e carità cittadina, in nobile gara, non venne mai meno, il che convalida in pieno la grande fiducia dell’apostolo nella Divina Provvidenza».
Con la morte del Gentili, com’è facile immaginarsi, si creò subito il gravoso problema della successione; l’inevitabile vuoto dal punto di vista umano, il nascere di molteplici difficoltà e soprattutto l’incombente pericolo che le opere per l’assistenza alla gioventù rischiassero di scomparire, videro impegnati in prima istanza il Vescovo ed il suo Vicario mons. Vincenzo Del Signore, (10) nella ricerca di quegli istituti religiosi che avrebbero maggiormente garantito per il futuro la continuazione delle “piccole opere”.
A poco più di un anno dalla morte del compianto mons. Gentili, la ricerca trovò, dopo non pochi travagli, la sua più naturale e degna candidatura nella persona di don Luigi Orione.
Della vicenda ci informa una significativa lettera di mons. Del Signore.
«Rev.mo Padre […] le fo’ una breve relazione del mio pellegrinare (che vorrei dire umile, umile, senza peraltro offendere la modestia) di Istituto in Istituto, alla ricerca di un “sì”; ma purtroppo il “sì non suonò”. Mi presentai ai Padri Salesiani […] I Giuseppini […] I Figli della Divina Provvidenza di Don Guanella […] La conclusione è sempre la stessa: esito negativo. E allora, Padre mio veneratissimo, il mio Eccellentissimo Vescovo, io con Lui e quanti si interessano dell’Opera sorta in questa città, tutti noi confidiamo in Lei e ci attendiamo la definitiva affermativa risposta per la solennità dell’Immacolata, […]». (11)
Don Orione, dando ragione a chi già lo conosceva nelle vesti di soccorritore - confidando come il suo predecessore nell’aiuto della Divina Provvidenza – si offre in tutto il suo slancio nella continuazione dell’opera caritativa:
«Rev.mo e Caro Mons. Vicario, […] Ho ricevuto ieri la sua gradita lettera e la ho deposta ai piedi della Madonna SS. Accetto, nel Nome di Dio e della SS. Vergine, l’Istituto che mi viene offerto, e prego Maria SS., nostra Madre e Fondatrice, di prenderlo nelle Sue mani, e di averlo come roba tutta Sua. Sono tanto lieto di poter accettare, perché le Marche sono la terra della Madonna di Loreto. Metto me e i religiosi miei, che saranno addetti all’Istituto, ai piedi e nelle mani di codesto Ven.mo Vescovo, siccome nelle mani e ai piedi di N. Signore Gesù Cristo e della S. Chiesa. E prego umilmente Sua Eccellenza Rev.ma di degnarsi benedirci e di averci quali stracci e quali figli; quel nulla che siamo, siamo, per divina grazia, per i Vescovi e per la S. Sede, sempre. […]». (12)
Nel 1930 il passaggio delle “piccole opere” si attuava ritrovando in don Orione quello spirito di semplicità e di umiltà tanto caro a mons. Gentili; opportuna a tal proposito una sua lettera che, in occasione dei preparativi predisposti per la cerimonia di accoglienza , svela il suo virtuoso e umile desiderio (peraltro non riuscito) di sottrarsi ad ogni forma di ringraziamento e di onorificenza.
Pochi giorni prima della annunciata festa, fissata per il 12 ottobre, don Orione scriveva a mons. Del Signore.
«Caro e venerato M.gre, Gesù sia sempre con noi. Le ho dato or ora il telegramma di risposta con l’ora di arrivo, che sarà alle ore 7.43 di Domenica, da Ancona. (13) Però m’è venuto il dubbio che ci si voglia fare qualche accoglienza. E vengo a pregarla, caro M.gre, che, se mai, Ella lo voglia impedire, non mi farebbe piacere. Niente rumori. La Messa vengo a dirla molto volentieri, ma ci lascino venire da noi, ora che la strada la so, in silenzio e pregando». (14)
Gli anni successivi, in special modo quelli dal 1930 al 1937, videro non solo consolidarsi le opere già esistenti, ma anche la realizzazione di opere desiderate dai canonici fanesi Gentili e Masetti. Gli sforzi e le fatiche di don Orione, e dei suoi Figli della Divina Provvidenza, portarono infatti al compimento dell’asilo-scuola S. Sebastiano, in zona Bellocchi, inaugurato il 22 settembre 1940, (15) e all’edificazione della prima chiesa in onore di S Giovanni Bosco, del quale si benedisse la prima pietra il 15 aprile 1934, l’anno successivo si cominciò a celebrare nella cripta. (16)
Tra i primi Figli della Divina Provvidenza presenti a Fano fu il beato don Francesco Drzewiecki, poi martire a Dachau. (17) È lui stesso a darne notizia in una lettera indirizzata ai suoi familiari.
Fano, 22 aprile 1936.
Carissimi! […] È già da un anno che sto facendo una cura a Fano, perché restando a Tortona ho preso il reumatismo. Allora mi hanno trasferito al luogo di cure a Fano, dove ho potuto curarmi adeguatamente. Attualmente mi sento meglio. Sto aspettando l’ordinazione sacerdotale, sarò “consacrato” in maggio. Adesso sono diacono. Fra poco, durante le vacanze, ci vedremo sicuramente […]. (18)
Dopo la morte di don Orione, furono numerosi i Figli della Divina Provvidenza che si avvicendarono nelle intense e faticose attività a bene della gioventù di Fano e dintorni. Continuarono gli sviluppi. Risale agli anni 1950-1954 la creazione di un Centro di Formazione Professionale e la successiva inaugurazione del Campo Sportivo “Gentili”.
La donazione della Villa San Biagio da parte della contessa Adele Ricotti Saladini permise l’apertura prima di un piccolo seminario (1952) e poi della casa di spiritualità (1978).
Nel 1965, a Bellocchi, accanto all’asilo “San Sebastiano”, sorse “Casa Serena” per ragazze portatrici di handicap.
Il 25 maggio 1960 si ebbe la consacrazione della chiesa-santuario di San Giovanni Bosco. (19)
Nel 1960, l’istituto “Gentili” assunse la definitiva fisionomia con la costruzione di due nuove ali dell’edificio e del teatro. Ristrutturazioni e creazione di infrastrutture operate nel corso degli anni successivi hanno permesso all’istituto “Gentili” di poter rispondere alle nuove esigenze.
Sempre nella tradizione del servizio alla gioventù bisognosa, nel 1996, furono aperte due case famiglia per minori con problemi di devianza o di difficoltà con la famiglia o la società e, nel 1999, la casa “Don Orione” per ragazze gestanti e madri. Infine, l’apertura di una nuova cappella feriale, dedicata a Don Orione, nel complesso architettonico della chiesa-santuario ha celebrato, nel 2000, i settant’anni di presenza della congregazione orionina a Fano.
A conclusione di questo breve e limitato spaccato fanese di inizio Novecento, si può osservare come le locali iniziative benefiche, che presero le mosse da mons. Gentili, si sono poi ramificate ed estese – riversandosi come il fiume va al mare – nel “delta della carità” (20) di don Luigi Orione. Se si potesse provare che don Orione e mons. Gentili si siano incontrati – possibile, dal momento che don Orione era già stato a Fano nel 1905 (21) – la similitudine, nell’esercizio della carità, sarebbe del tutto plausibile magari come frutto di possibili intese e stima nate precedentemente. A noi piace pensare ad una virtuosa sintonia spirituale, privilegio dei santi, che ha visto entrambi uniti da uno specialissimo filo d’oro comune, la carità, espressione del loro amore fidente ed incondizionato verso la Divina Provvidenza.
N O T E ---------------------------------------------------- Giuseppe Lo Bianco è diplomato in archivistica, incaricato dell’Archivio generale Don Orione di Roma.
1. Documentazione in Archivio Diocesano di Fano.
2. Francesco Masetti (Fano, 17 giugno 1852 – Fano, 3 agosto 1923) terminati brillantemente gli studi ginnasiali nel Seminario Diocesano, fu inviato a Roma presso il Pontificio Seminario dove conseguì lauree in filosofia, teologia e diritto. A Fano insegnò nel Seminario Diocesano da Direttore Spirituale e fu Prefetto degli studi nel Seminario Interdiocesano. Nel 1882 fu creato Canonico della Cattedrale e per due volte Vicario Generale della diocesi; fu più tardi nominato Arcidiacono e Prevosto della Cattedrale. S Pio X lo nominò suo cameriere segreto e lo confermarono in tale carica i suoi successori. Si dedicò all’apostolato della gioventù fondando l’Oratorio dell’Immacolata, l’Opera degli Artigianelli con annessa tipografia, ideò per i ragazzi anche il concerto cattolico [fanfara] e si profuse in tante altre benefiche iniziative (cfr. L’Orfanello, Fano, marzo 1959, ADO).
3. Vincenzo Franceschini (26 dicembre 1844 – 29 marzo 1916) vescovo di Fano dal 22 giugno 1896.
4. Cfr. Positio super virtutibus (Aloisii Guanella) , § 316, § 390, § 639; i Bollettini La Divina Provvidenza, (Opera Don Guanella) 1903, p. 11; 1904, p. 13.
5. Ibidem.
6. Cfr. discorso commemorativo nel 40° della morte, 1968; don Giuseppe Aureli, direttore orionino a Fano, 1946-1952; in Archivio generale Don Orione, Roma; citato ADO.
7. Giustino Sanchini (18 novembre 1860 – 23 febbraio 1937) fu vescovo di Fano dal 5 giugno 1916.
8. Cfr. L’Orfanello, Fano, 22 giugno 1926; ADO.
9. Guido Berardi (4 marzo 1904 – 15 marzo 1973) fu accolto nel 1931 nella Congregazione di don Orione, manifestando iniziale interesse per la vita eremitica. Poi, nel 1934 lasciò per farsi sacerdote della diocesi di Fano nel 1938.
10. Vincenzo Del Signore (14 marzo 1881 – 13 marzo 1967) fu vescovo di Fano dal 20 settembre 1937.
11. Lettera, Curia Vescovile di Fano 3 dicembre 1929, indirizzata a don Luigi Orione; in ADO. Sul recto della stessa, in alto, segnaliamo la laconica risposta autografa di don Orione: «Accettato, in Nomine Domini».
12. Lettera, Tortona 5 dicembre 1929; in ADO.
13. Don Orione, nell’ultimo “disperato” tentativo di evitare i festeggiamenti preparati alla stazione ferroviaria, diserterà l’appuntamento arrivando tempo dopo, in automobile, da Sanseverino Marche (cfr. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, ottobre/dicembre 1930; ADO).
14. Lettera, Tortona 8 ottobre 1930; in ADO.
15. L’idea e il tracciato delle fondamenta risalgono al canonico Gentili, che visita i lavori, il 17 aprile 1928, poco prima di morire. Circa l’inaugurazione, cfr. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, novembre 1940, ADO.
16. Cfr. L’Orfanello, Fano, maggio-giugno 1934; ADO.
17. Francesco Drzewiecki, nacque a Zduny, in Polonia, nel 1908. Entrò nel seminario orionino di Zdunska Wola; nel 1931, fu in Italia, prima a Venezia e poi nella Casa madre di Tortona, per il noviziato e gli studi della teologia. Fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1936 e svolse le prime attività al Piccolo Cottolengo di Genova-Castagna, una istituzione per handicappati gravi, dove era anche formatore di un gruppo di “vocazioni adulte”. Ritornato in Polonia sul finire del 1937, Don Francesco fu prima educatore nel collegio di Zdunska Wola e poi, nell'estate del 1939, venne destinato a Wloclawek per occuparsi della Parrocchia e del Piccolo Cottolengo. Qui lo raggiunse l’onda devastante della guerra e dell'invasione tedesca iniziata il 1° settembre 1939. Il 7 novembre di quel 1939, Don Drzewiecki e quasi tutto il Clero della diocesi di Wloclawek furono arrestati e tradotti in carcere, cui seguì una lunga ‘via crucis’ di umiliazioni e di sofferenze, da un carcere all’altro, fino al lager di Dachau ove giunse il 14 dicembre 1940. Dopo due anni di stenti, di umiliazioni, di lavori forzati e di nobile presenza umana e religiosa, Don Francesco Drzewiecki fu ucciso, il 13 settembre 1942. Giovanni Paolo II lo ha beatificato a Varsavia, il 13 giugno 1999, assieme ad altri 107 martiri della persecuzione nazista. Cfr. F. Peloso – J. Borowiec, Francesco Drzewiecki. N. 22666: un prete nel lager, (II ed.), Borla, Roma 1999.
18. La lettera, conservata nell’Archivio della Postulazione generale Don Orione (Roma), reca scritto nell’intestazione: Piccole Opere Mons. Gentili Oratorio - Ricreatorio Immacolata - Orfanotrofio S. Cuore dei Figli della Divina Provvidenza.
19. Nel pomeriggio del 27 maggio 1960 avvenne la traslazione delle salme di Mons. Gentili e Mons. Masetti nel Sacrario.
20. È il titolo di un capitolo della biografia di G. Papasogli, Vita di Don Orione. (IV ed.), Gribaudi, Torino, 1994.
21. Lettera, [Roma] 20 febbraio 1905, a don Ignazio Goggi; Scritti 68.11