IDENTIKIT dei Santi di Famiglia (IT - EN - PT)

ITALIANO: IDENTIKIT dei Santi di Famiglia ENGLISH: IDENTITY CARDS of the Family Saints PORTOGHESE: IDENTIDADE dos Santos de Família

IDENTIKIT dei Santi di Famiglia


 

San LUIGI ORIONE, da Pontecurone (Alessandria), morto il 12 marzo a Sanremo (Imperia) nel 1940, a 67 anni di età, 36 di Professione e 44 di Sacerdozio. Papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato “beato” il 26 ottobre 1980.

Dall’omelia del Papa durante la Messa di beatificazione.
"Don Luigi Orione ci appare come una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana. E' impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente: "il facchino di Dio". Però possiamo dire che egli fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente vissuta.
Egli fu Sacerdote di Cristo totalmente e gioiosamente, percorrendo l'Italia e l'America Latina, consacrando la propria vita a coloro che più soffrono, a causa della sventura, della miseria, della cattiveria umana. Basti ricordare la sua operosa presenza fra i terremotati di Messina e della Marsica.
Povero tra i poveri, spinto dall'amore di Cristo e dei fratelli più bisognosi, fondò la Piccola Opera della Divina Provvidenza, le Piccole Suore Missionarie della Carità, e in seguito le Sacramentine Cieche e gli Eremiti di Sant'Alberto. Aprì anche altre case in Polonia (1923), negli Stati Uniti (1934) e in Inghilterra (1936), con vero spirito ecumenico. Volle poi concretizzare visibilmente il suo amore a Maria erigendo a Tortona il grandioso Santuario della Madonna della Guardia.
E' per me commovente pensare che Don Orione ebbe sempre una particolare predilezione per la Polonia e soffrì immensamente quando la mia cara Patria nel settembre del 1939 venne invasa e dilaniata. So che la bandiera polacca bianco-rossa, che egli in quei tragici giorni portò trionfalmente in corteo al Santuario della Madonna, è ancora appesa alla parete della sua poverissima camera di Tortona: lì egli stesso la volle! E nell'ultimo saluto che egli pronunziò la sera dell'8 marzo, prima di recarsi a Sanremo, dove sarebbe morto, disse ancora: "Io amo tanto i Polacchi. Li ho amati fin da ragazzo; li ho sempre amati... Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli".
Dalla sua vita, tanto intensa e dinamica, emergono il segreto e la genialità di Don Orione: egli si è lasciato solo e sempre condurre dalla logica serrata dell'amore! Amore immenso e totale a Dio, a Cristo, a Maria, alla Chiesa, al Papa, e amore ugualmente assoluto all'uomo, a tutto l'uomo, anima e corpo, e a tutti gli uomini, piccoli e grandi, ricchi e poveri, umili e sapienti, santi e peccatori, con particolare bontà e tenerezza verso i sofferenti, gli emarginati, i disperati. Così enunciava il suo programma di azione: "La nostra politica è la carità grande e divina che fa del bene a tutti. Sia la nostra politica quella del Pater Noster. Noi non guardiamo ad altro che alle anime da salvare. Anime e anime! Ecco tutta la nostra vita: ecco il grido e il nostro programma: tutta la nostra anima, tutto il nostro cuore". E così esclamava con lirici accenti: "Cristo viene portando sul suo cuore la Chiesa e nella sua mano le lacrime e il sangue dei poveri: la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti: dietro a Cristo si aprono nuovi cieli: è come l'aurora del trionfo di Dio!".
Ebbe la tempra e il cuore dell'Apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all'ardimento, tenace e dinamico fino all'eroismo, affrontando pericoli di ogni genere, avvicinando alte personalità della politica e della cultura, illuminando uomini senza fede, convertendo peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, talvolta accompagnata da terribili penitenze. Un anno prima della morte così aveva sintetizzato il programma essenziale della sua vita: "Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare". Mirabile è Dio nei suoi Santi, e Don Orione rimane per tutti esempio luminoso e conforto nella fede".



Sac. DRZEWIECKI Franciszek (beato), da Zduny (Lowicz - Polonia), ucciso in odio alla fede a Dachau (Germania) il 13 settembre 1942, a 34 anni di età, 11 di Professione e 6 di Sacerdozio.

Francesco entrò adolescente nel seminario di Zdunska Wola (Polonia). Dopo gli studi liceali e filosofici, nel 1931 andò in Italia, nella Casa madre di Tortona, per il noviziato e gli studi della teologia. Fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1936. Spese le sue primizie sacerdotali al Piccolo Cottolengo di Genova-Castagna.
Ritornato in Polonia sul finire del 1937, Don Francesco continuò la sua attività di educatore nel collegio di Zdunska Wola. Nell'estate del 1939 fu chiamato ad occuparsi della Parrocchia "Sacro Cuore" e del Piccolo Cottolengo di Wloclawek. Qui lo sorprese l'invasione nazista del 1° settembre 1939 che presto diventò aperta persecuzione religiosa contro la Chiesa cattolica. Il 7 novembre di quel 1939, Don Francesco, con quasi tutto il clero della diocesi, fu arrestato e tradotto in carcere. La lunga ‘via crucis’ di umiliazioni e di sofferenze lo portò in vari campi di concentramento e infine Dachau. Dai compagni di lager fu ricordato come "uomo buono, sacerdote santo che edificava con la sua cortesia e premura".
Dopo due anni di stenti, di privazioni, di lavori forzati ed eroica testimonianza di fortezza e di carità fu ucciso il 10 agosto 1942. Mentre lo conducevano alla morte, Don Francesco affermò con serena disposizione: “Noi andiamo... Ma offriremo come Polacchi la nostra vita per Dio, per la Chiesa e per la Patria”. Furono le sue ultime parole.
La carità, frutto della sua abituale unione con Dio, coctituì il tessuto della sua vita. Lo rese prima chierico esemplare, poi educatore e pastore zelante, infine, lo sostenne ed esaltò nella terribile prova e morte nel lager. Giovanni Paolo II l’ha proclamato beato il 13 giugno 1999.



Sac. STERPI Carlo (Venerabile), primo successore di Don Orione, da Gavazzana (AL), morto a Tortona (AL) il 22 novembre 1951, a 77 anni di età, 48 di Professione e 54 di Sacerdozio.

Passato dal Seminario Vescovile di Tortona alla sequela di Don Orione, ancora chierico, Carlo Sterpi divenne il solerte collaboratore e, alla morte di lui, continuatore fedelissimo nel governo della giovane Congregazione.
La stima e l’affetto verso di lui fu espressa dal Fondatore quando lo presentò ai confratelli così: “Vi affido a Don Sterpi, e so di mettervi in buone mani. Abbiate ogni fiducia in Lui, che ben se la merita. Se Iddio mi dicesse: Ti voglio dare un continuatore che sia secondo il tuo cuore, gli risponderei: Lasciate, o Signore, perché già me lo avete dato in Don Sterpi”.
Don Sterpi era di modesta apparenza, ma irradiava la sua profonda pietà dai lineamenti del suo volto soffuso di materna tenerezza; fu padre e madre peri Figli della Divina Provvidenza. “Un prete che pare proprio un prete: quello è il nostro Don Sterpi”, disse ancora Don Orione.
Condivise in pieno lo spirito e il cammino storico del Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, che coadiuvò, sostenne e difese con fortezza in determinati momenti critici. Le direttrici spirituali e apostoliche della sua vita sono bene sintetizzate in un suo messaggio ai confratelli: “L’amore ai poveri non esiste, se non è nutrito da sincero, profondo attaccamento alla Chiesa, Corpo mistico di Cristo, e al suo Capo visibile, il Papa. Non c’è amore alle anime, se non vibra nel cuore l’amore a quelli che ne saranno i salvatori, gli evangelizzatori, le vocazioni”. A Don Sterpi chiediamo soprattutto l’aiuto a mantenerci fedeli al carisma del Fondatore.
E’ sepolto nella cripta del Santuario della Madonna della Guardia in Tortona. Concluso il processo di beatificazione, il 7 settembre 1989 è stato dichiarato “venerabile”.



Frate AVE MARIA - PISANO Cesare (venerabile), eremita cieco della Divina Provvidenza, da Pogli di Ortovero (SV), morto a Voghera (PV) il 21 gennaio 1964, a 63 anni di età, 42 di Professione e 52 di cecità.

Cesare Pisano rimase cieco a 12 anni. Un amico di giochi gli sparò sul volto con un fucile che gli spense i suoi occhi per sempre. Caduto nella desolazione e nella tristezza, perdette anche la fiducia Dio. Furono una Suora prima, e poi Don Orione, a riaprirlo alla speranza. A 20 anni entrò al “Paterno” di Tortona; a 23, divenne frate eremita con “il compito di pregare”, come gli disse il Fondatore.
Frate Ave Maria trascorse la sua vita in nascondimento, penitenza e preghiera nell’eremo di Sant’Alberto di Butrio (Pavia). Don Orione parlava di lui come di "un'anima bella: non mi meraviglierei che facesse miracoli". “Il cieco felice”, come diceva di sé Frate Ave Maria, si fece apostolo per i fratelli di cecità fisica e spirituale con gli scritti, oltre che con la preghiera.
Volle celebrare le “nozze d’oro” della sua cecità, nel 1962, invitando tutti a “un solenne inno di ringraziamento a Gesù benedetto, che sì mirabilmente sa volgere ogni cosa in bene per quelli che lo amano. Tu hai convertito in luce le mie tenebre ed in gioia la mia tristezza; e la mia luce e la mia gioia Tu solo sei, o Gesù”.
L’intimità con Dio, la sua umile e sorridente bontà, la saggezza delle parole, l’aspetto ieratico di chi è rapito in pensieri di paradiso, attirarono su di lui la venerazione di tante persone bisognose di conforto e di luce. Era cieco, ma bastava vederlo – ricordano di lui - perché le nostre povere realtà quotidiane e le nostre scelte ne restassero illuminate. Riconciliava con la vita semplice, essenziale. Si percepiva che aveva un contatto stabile, caldo, trasparente con Dio”.
Il suo corpo è sepolto nella cripta dell’eremo di Sant’alberto di Butrio. Con Decreto pontificio sulla “eroicità delle virtù” del 18 dicembre 1997, la Chiesa gli ha attribuito il titolo di “Venerabile”.



Sac. Gaspare Goggi (servo di Dio), da Béttole di Pozzolo Formigaro (AL), morto ad Alessandria il 3 agosto 1908, a 31 anni di età, 4 di professione e 4 di Sacerdozio.

Fin dal primo incontro col Fondatore, si manifestò generosamente proteso alla santità e desideroso di compiere la volontà di Dio. La sua breve vita religiosa fu contrassegnata dal sacrificio della volontà propria che si era proposto di attuare in tutte le occasioni.
Nacque a Pozzolo Formigaro (AL) il 6 gennaio 1887 e morì ad Alessandria il 4 agosto 1908, a 31 anni di età.
Di fine intelligenza e di cuore appassionato al bene, attuò in pieno il programma tracciato, a lui e ai chierici studenti dei quali si doveva occupare, da Don Orione: “Fate in Domino tutto e tutto per Lui, con grande carità”. “Prima professore e poi sacerdote”, come gli aveva indicato il Fondatore, rifulse di virtù e di zelo apostolico, ebbe una intensa pietà eucaristica. La fede e la fedeltà al Signore lo sostennero nei giorni di buio e di sofferenza della debilitante malattia finale, durante la quale ripeteva: “Sono con il Signore”.
La sua vita interiore ci ricorda come Dio sia il sommo bene nello zelo delle attività come anche nei momenti della prova più lacerante. Don Orione non cessò mai di parlare di questo Confratello, ”una delle più solide colonne della nostra Congregazione, morto consumato per troppe fatiche”. Egli stesso volle introdotta la sua causa di beatificazione e lo propose come intercessore: “Vi dico che non mi sono mai raccomandato a Lui, che io non ottenessi quanto avevo richiesto”.
Il suo corpo è sepolto nella cripta del Santuario della Madonna della Guardia in Tortona.



Sac. GIL BARCELON Ricardo (beato), da Manzanera (Teruel - Spagna), ucciso dai rivoluzionari in odio alla fede in Valencia (Spagna) nel 1936, a 62 anni di età, 24 di Professione e 31 di Sacerdozio.

Appena dodicenne entrò in Seminario; a venti anni fu soldato nelle Filippine. Tornato in Spagna, fu ordinato sacerdote nel 1904. La sua vita fu molto avventurosa per scelta e per le vicende accadute. Fu soldato, musico, uomo molto colto, pellegrino, personalità vivacissima ed inquieta.
Il 4 febbraio 1910, incontrò Don Orione a Roma e ne divenne seguace fedele, incrollabilmente saldo nella fiducia nella Divina Provvidenza. Dopo il periodo trascorso nelle Filippine, portò sempre in cuore il desiderio d’essere missionario. E lo fu in Italia e nella propria patria, in Spagna, ove aprì le porte della Congregazione. Don Orione lo descrisse “di vita illibatissima, fra i giovani e a tutti edificante, di obbedienza pronta e ritirato in casa ancor più del necessario, penitente col digiuno e col cilicio, fervorosissimo nella preghiera e costante e semplice”.
Padre Riccardo Gil sopportò croci pesanti, come quella della calunnia, in Calabria, e della persecuzione religiosa, negli anni dei disordini sociali in Spagna negli anni 1931-1936. Arrestato a Valencia ed invitato a rinnegare la sua fede in cambio della vita, morì il 3 agosto 1936 gridando: “Viva Cristo Re!”. La sua causa di beatificazione si è conclusa con la Beatificazione è avvenuta a Tarragona, il 27 ottobre 2013.



Aspirante ARRUÉ PEIRO' Antonio (servo di Dio), da Calatayud (Saragozza - Spagna), ucciso dai rivoluzionari in odio alla fede in Valencia (Spagna) nel 1936, a 28 anni di età.

Nel 1923 gli morì la madre, nel 1926 una sorella e, il 22 agosto 1928, morì improvvisamente anche il padre. Antonio, orfano e abbandonato dai parenti, ai vent’anni passò un periodo di desolazione terribile. Arrivato a Valencia, nel 1931, incontrò il Padre Riccardo Gil che lo prese con sé.
Era un giovane serio, pio, di sacrificio e lavoratore, di poche parole. Padre Gil, conoscendo il suo desiderio e ritenendolo idoneo ad entrare nella Congregazione, lo presentò a Don Orione: “Vorrei condurlo più tardi a Tortona, poiché vuol essere della Piccola Opera Divina Provvidenza. Sono persuaso della di lui vocazione, e spero che faccia una buona riuscita. E’ orfano di padre e madre, alto e forte, di buona memoria, pittore e amante di cose di religione”. Per 5 anni, Antonio perseverò come aspirante nella vita di pietà e di dedizione al prossimo, prodigandosi nella carità domestica cui schiere di poveri ricorrevano fiduciosi.
Quando il 3 agosto 1936, Antonio incontrò la carretta su cui i miliziani comunisti avevano fatto salire il Padre Gil, egli non esitò un attimo, gli corse incontro e volle rimanere con lui. Poi, al vedere il Padre cadere sotto la raffica dei fucili, Antonio gli balzò accanto per sorreggerlo; una guardia gli fracassò il cranio con il calcio del fucile. Con Padre Gil, Antonio Arrué condivide il cammino di beatificazione avvenuta a Tarragona, il 27 ottobre 2013. .


Suor MARIA PLAUTILLA (venerabile) delle Piccole Suore Missionarie della Carità

Lucia aveva 12 anni quando gli morì la mamma e cominciò presto a non pensare a sé per provvedere ai fratelli e alla casa. Aveva nel cuore di darsi totalmente al Signore, e quando nel 1933 giunse al suo parroco la "lettera per la questua delle vocazioni" di Don Orione, scoccò per lei l'ora segnata dalla Provvidenza. Il 3 novembre 1933, Lucia lasciò tutto per andare nella "casa madre" delle Piccole Suore Missionarie della Carità, a Tortona. Vado a "Farmi santa a costo di qualunque sacrificio”, ella scrisse. Ricevette il nome "Maria Plautilla" e il 7 dicembre 1937 emise i voti religiosi nelle mani di Don Orione.
Il reparto del Piccolo Cottolengo di Genova-Paverano divenne per Suor Maria Plautilla la famiglia, il convento, altare, chiesa, missione, tutto, perché lì era il Signore, suo tutto. Sapeva unire alla solerzia e competenza tecnica delle cure la soave dolcezza e la carità premurosa. Sorridente, con la preghiera sulle labbra, attenta, aveva parole di incoraggiamento e di fede per malate, parenti e consorelle. Generosissima e dimentica di sé, prolungava liberamente il suo servizio in molte notti vegliando le ammalate. Si dedicò pure alla catechesi per minorati. Non mancò chi, al vederla, la definì "Don Orione in abito da suora", tanto lo spirito di Don Orione trovò in lei una interpretazione femminile fedele ed esemplare.
Il tono sacrificale della sua vita, già manifestato nell'obbedienza precisa e serena e nel servizio alle malate nel corpo e nella mente, assunse il carattere di martirio nell'epilogo della sua vita. Un eroico e istintivo gesto di carità per salvare una malata incautamente esposta sul balcone esterno della finestra, stroncò del tutto le forze del suo cuore già molto debilitato dalla malattia. Morì il 5 ottobre 1947. Conoscendo questa suora, molte consorelle e persone d’ogni ceto compresero cosa significasse la spiritualità dello straccio trasmessa da Don Orione come via di santificazione.
Il Decreto che ha riconosciuto la eroicità delle virtù di questa serva di Dio è stato firmato da Papa Benedetto XVI il 1° luglio 2010, pertanto le compete il titolo di Venerabile.



Padre GIOVANNI MESSINA (servo di Dio), sacerdote e fondatore di Palermo

Giovanni Messina, nacque a Palermo, nel popolare rione Kalsa, il 31 marzo 1871. Da ragazzo, prese a frequentare l’oratorio S. Filippo Neri a l’Olivella (Villa Filippina), ove si formò culturalmente e spiritualmente. Fu ordinato sacerdote il 21 marzo 1896.
Poco dopo, l’Arcivescovo di Palermo, intuendone la stoffa di apostolo di frontiera,disse: “Tu, sacerdote novello, sei impaziente di dedicarti al lavoro delle anime e godi buona salute. Ecco il campo che ti affido: Andrai ad evangelizzare una zona di povera gente che il prete lo vede molto di rado”. Era il rione di Sant’Erasmo.
Padre Giovanni si rimboccò le maniche volenteroso: risollevò nella dignità peccatori piegati dal vizio, ridiede energie a tanta gente desolata, bisognosa di pane e di fede. Ma erano i fanciulli ad inquietarlo. Per loro aprì a Palermo e in Sicilia le Case “Lavoro e Preghiera” e andò formando un gruppo di Suore che facessero loro da mamme. Morì il 24 maggio 1949, a 78 anni.
La sua opera continuò per l’impegno delle Suore con lui formatesi nella mistica della carità. Queste, il 9 marzo 1967, si unirono per consonanza di spirito e di finalità apostolica alle Piccole Suore Missionarie della Carità, fondate dal beato Don Luigi Orione. E' in corso la sua causa di beatificazione.
 

 

 

 

 

IDENTITY CARDS of the Family Saints

 

Blessed LUIGI ORIONE: born at Pontecurone (Alessandria, North Italy)), died 12th March 1940 at Sanremo (Imperia), at 67 years of age, 36 of Religious Profession and 44 of Priesthood. Pope John Paul II declared him "saint" on may 16th 2004.

From the Pope's homily at the Beatification Mass.

"Don Orione appears to us as a marvellous and creative expression of Christian charity. It is impossible to summarise in a few sentences the adventurous and sometimes dramatic life of one how called himself, humbly, but shrewdly: "God's porter". But we can state that he was doubtlessly one of the most outstanding personalities of this century, because of his openly professed Christian faith.
He was a joyful and complete Priest of Christ, going all over Italy and Latin America, consecrating his own life to those who suffer because of calamities, poverty and human misconduct. It is enough to recall his selfless work among the victims of the Messina and Marsica's earthquakes.
Poor among the poor, fired by love for Christ and for the more needy brothers, he founded the Little Work of Divine Providence, the Little Missionary Sisters of Charity and, later on, the Blind Sacramentine Sisters and the Hermits of Saint Albert. He also opened houses in Poland (1923), United States (1934) and England (1936), with a true ecumenical spirit. He wished to make his love for Mary real, by building the magnificent Shrine of Our Lady of Safe-Keeping, at Tortona.
Something I find very moving, is the particular affection that Don Orione had for Poland: he suffered greatly when my dear homeland was overrun and torn apart in September 1939. I know that the white-red Polish flag, that in those tragic days he triumphally carried in procession to the Shrine of Our Lady, is still hanging on the wall of his very poor room in Tortona: he wanted it there himself! And, in the last farewell talk he gave on the evening of March 8th, before going to Sanremo, where he was to die 4 days later, he said again: "I have loved the Polish people very much. I have loved them since I was a young boy, I have always loved them…. You must always love these brothers of yours".
Out of his very intense and dynamic life, there stand out the secret and the genius of Don Orione: he always and only let himself be guided by the tight logic of love! Boundless and total love for God, for Christ, for Mary, for the Church, for the Pope and equally absolute love for man, the whole man, soul and body, for all people, small and great, rich and poor, humble and wise, saints and sinners, with a particular benevolence and tenderness for the suffering, the outcast and the hopeless. This was his programme of action: "Our political programme is the great and divine charity that helps everyone. Our political philosophy is that of the Our Father. We look at nothing else but souls to save. Souls and souls! There is our whole life: this is our battle cry and our programme, our whole spirit and our whole heart". He would exclaim as if in a poem: "Christ is coming, carrying on his heart the Church and in his hands the tears and blood of the poor: the rights of the afflicted, oppressed, widows, orphans, humble and outcast. Behind Christ, new heavens open: it is like the dawn of God's triumph!".
He had the character and the heart of the Apostle Paul, kind-hearted and compassionate to he point of tears, tireless and courageous to the point of daring, bold and dynamic to the point of heroism, facing dangers of every kind, at ease with people in high positions of politics and culture, giving light to men without faith, converting sinners and always absorbed in continuous and trusting prayer, sometimes accompanied by harsh acts of penance. One year before dying he summed up the essential plan of his life: "To suffer, to be quiet, pray, love, be crucified and to adore". God is great in his Saints, and Don Orione remains as bright and comforting example of faith for all ".


Blessed Fr. Franciszek DRZEWIECKI, born at Zduny (Lowicz - Poland), killed in hatred of the faith at Dachau (Germany) on 13th September 1942, at 34 years of age, 11 of religious Profession and 6 of Priesthood.

Francis entered the seminary of Zdunska Wola (Poland) as a teenager. After the grammar and philosophy schools, he went to Italy in 1931, to the Mother House of Tortona, for the noviciate and the study of theology. Ordained priest on June 6th 1936, he dedicated the first few months of his priesthood to the Little Cottolengo of Genova Castagna.
He returned to Poland at the end of 1937 and continued his work of teacher in the college of Zdunska Wola. In the summer of 1939 he was given the charge of the "Sacred Heart" Parish and of the Little Cottolengo of Wloclawek. Here he was overtaken by the Nazi September 1st invasion that soon became open persecution against the Catholic Church. On the 7th November of the same 1939, Father Francis, together with almost all the clergy of the diocese, was arrested and put in jail. A long "via crucis" of humiliations and sufferings brought him to various concentration camps and finally to Dachau. His fellow prisoners remember him as a "good man and a holy priest who edified by his kindness and attention".
After two years of hardship and privations, forced labour and heroic witness of strength and charity, he was killed on 10th August 1942. As he was being led to death, Father Francis affirmed calmly and willingly: "We are going… But we will offer, as Polish men, our lives for God, for the Church and for our country". These were his last words. Charity, the fruit of his habitual union with God, was the real framework of his life. It made him, first a model clerical student, then a zealous teacher and pastor and, lastly, it sustained him and carried him in the last horrible trial and death in the concentration camp. John Paul II proclaimed him blessed on 13th June 1999.


Father Carlo STERPI (Venerable), first successor of Don Orione, from Gavazzana (AL, Italy), died at Tortona (AL) on 22nd November 1951, at 77 years of age, 48 of religious profession and 54 of Priesthood.

Carlo Sterpi left the Diocesan Seminary of Tortona in order to follow Don Orione, while still a student. Then he became the zealous helper and, at his death, a most faithful successor in the government of the young Congregation.
The Founder expressed his trust and affection for him by introducing him to the confreres in these words: "I entrust you to Don Sterpi and know I am placing you in good hands. You too give him all your trust, he well deserves it. If God told me: I would like to give you a successor according to your heart, I would answer: Please, Lord, leave it, because you already have given one to me in Don Sterpi".
Don Sterpi was a man of modest appearance, but his face showed his deep spiritual life, permeated by motherly tenderness; he was father and mother to the Sons of Divine Providence. "A priest who really looks like a priest: that's what Don Sterpi is", said Don Orione. He shared fully the spirit and the real life journey of the Founder of the Little Work of Divine Providence. He worked alongside him, sustained and defended him with strength at some critical stages. The spiritual and apostolic signposts of his life are well epitomised in a message to the confreres: "Love for the poor does not exist, unless it is nourished by sincere, profound love for the Church, the Mystical Body of Christ, and for his visible Head, the Pope. There is no love for souls, unless there beats in the heart a love for those who will be the saviours, the evangelisers, the vocations". Above all we ask Don Sterpi for the help to remain faithful to the charism of the Founder.
He was buried in the crypt of the Shrine of Our Lady of Safe-Keeping in Tortona. At the conclusion of the process of beatification, on 7th September 1989, he was declared "Venerable".


Venerable Friar AVE MARIA (Cesare PISANO), blind hermit of Divine providence, from Pogli di Ortovero (SV, Italy), died at Voghera (PV, Italy) on 21st January 1964, at 63 years of age, 42 of religious profession and 52 of blindness.

Cesare Pisano became blind when he was only 12. A playground friend, accidentally, shot him in the face, with a rifle: his eyes went dark for ever. At first, he went through a period of desolation and depression, to the point of losing his trust in God. But a religious sister first and, subsequently, Don Orione, brought him to hope again. At 20 he entered the "Paterno" (Mother House) of Tortona; at 23 he became a hermit with " the task of praying", as the Founder told him.

Friar Ave Maria spent his life in seclusion, penance and prayer in the hermitage of Sant'Alberto di Butrio (Pavia). Don Orione referred to him as "a beautiful soul: I would not be surprised if he performed miracles". "The happy blind man" as Friar Ave Maria liked to call himself, became an apostle to his brothers, physically or spiritual blind, through his writings as well as his prayer. He wished to celebrate the "golden jubilee" of his blindness, in 1962, inviting everyone to "a solemn hymn of thanksgiving to blessed Jesus, who in a marvellous way knows how to change everything into good for those who love him. You have changed my darkness into light and my sadness into joy. You alone, oh Jesus, are my light and my joy".
Divine Intimacy, his humble and joyful goodness, the wisdom of his words, the holy countenance of one who is absorbed in thoughts of heaven, acquired for him the respect of many people in need of comfort and light. He was blind, but it was enough to look at him - many people remember - to realise that our poor everyday life and the decisions we had to take, would become enlightened by his presence. He brought people back to simplicity and to what is essential. You could tell that he was in constant, heart to heart and transparent contact with God.
His body lies in the crypt of the hermitage of Sant'Alberto di Butrio. A pontifical decree about his "heroic virtues" of the 18th December 1997, means that the Church officially recognises him as "Venerable".



Servant of God, Father Gaspare GOGGI, from Béttole di Pozzolo Formigaro (AL, Italy), died at Alessandria (Italy) on 3rd August 1908, at 31 years of age, 4 of religious profession and f4 of priesthood.

From the very first encounter with the Founder, Gaspare generously manifested his longing for holiness and his desire to do the will of God. His short life as a religious was marked by the sacrifice of his own will: this he had promised to do on every occasion. Of refined intelligence and with a heart devoted to doing good, he unconditionally put into practice the programme drawn up by Don Orione. for him and for the students he had charge of. "Do everything in the Lord and all for Him, with great charity". "First a professor, than a priest", as the Founder had told him, he shone in virtue and apostolic zeal. His prayer life was deeply Eucharistic. Faith and faithfulness to the Lord sustained him in the days of darkness and suffering of the final, debilitating illness, during which he would repeat: "I am with the Lord".
His spiritual life reminds us how the Lord is our supreme good, even in the moments of the most shattering trials. Don Orione never ceased to speak of this Confrere, "one of the most solid pillars of our Congregation; he died exhausted by too much work". Don Orione himself wanted to introduce the cause of beatification and put him forward as an intercessor: "I am telling you that I have never asked for His help without having obtained what I prayed for".
His body lies in the crypt of the Shrine of Our Lady of Safe-Keeping in Tortona.



Father Ricardo GIL BARCELON (Blessed), from Manzanera (Teruel - Spain), killed by the revolutionaries in hatred of the faith at Valencia (Spain) in 1936, at 62 years of age, 24 of profession and 31 of priesthood.

Just turned 12, he joined the Seminary. At 20 he was a soldier in the Philippines. Back in Spain, he was ordained priest in 1904. His life was somewhat adventurous, both by choice and because of the way things turned out. He was a soldier, a musician, a very learned man, and an extremely lively and restless personality.
In 1910 he met Don Orione in Rome and became a faithful disciple, unshakeable and staunch in trusting Divine Providence. Since spending time in the Philippines, he always carried in his heart the desire to be a missionary. And he was a missionary in Italy and in his own country, Spain, where he opened the doors to the Congregation. Don Orione described him as of "most chaste life, exemplary among young people and people in general, ever ready to obey and preferring to stay in the house even more than necessary; a man of penance, given to fasting and wearing a hair-shirt, most ardent in prayer, reliable and unassuming".
Father Ricardo Gil carried heavy crosses, such as slander, in Calabria (Southern Italy), and religious persecution, in the years of social unrest in Spain, 1931-1936.
He was arrested in Valencia and urged to renounce his faith in exchange for his life; he died crying: "Long live Christ the King!".
Proclaimed blessed on 27th October 2013.




Aspirant Antonio ARRUÉ PEIRO' (Blessed), from Calatayud (Saragozza, Spain), killed in hatred of the faith at Valencia (Spain) in 1936, at 28 years of age.

He lost his mother in 1923 and a sister in 1926. And on August 28, 1928, the father too died, suddenly. Antonio, by now an orphan and abandoned by the relatives, around the age of 20 went trough a very bad time. He got to Valencia, and in 1931, he met Father Ricardo Gil, who asked him to join him.
He was a conscientious young man, pious, given to sacrifice and work, of a few words. Father Gil, knowing his desire and thinking him suitable for the Congregation, wrote about him to Don Orione: "I would like to bring him to Tortona in the future, because he wants to be a member of the Little Work of Divine Providence. I am convinced of his vocation and I hope he will succeed well. He has no father or mother, he is tall and strong, has good memory, a painter and loves religious matters". For 5 years Antonio persevered, as an aspirant, in the life of prayer and dedication to serving others, not sparing himself in the work of charity by assisting the poor who, trustingly, came calling at the house in droves.
When on 3rd August1936 he met the cart on which the militia men had forced Father Gil to mount, he, without any hesitation whatsoever, run to him and wanted to stay with him. Then, seeing the Father falling down under a barrage of bullets, he jumped near, trying to hold him up; one of the guards smashed his head with the butt of the rifle. Antonio Arrué shares with Father Gil the journey of the Cause of Beatification.
Proclaimed blessed on 27th October 2013.



Venerable Sister MARIA PLAUTILLA, of the Little Missionary Sisters of Charity.

Lucia was only 12 when her mother died. Very soon she stopped thinking of herself and gave herself to look after her brothers and the house. She carried in her heart the wish to give herself totally to God and, when in 1933 the parish priest received Don Orione's letter "alms collection of vocations", the hour marked out by Providence arrived. On November 3rd 1933, Lucia left everything and went to the "mother house" of the Little Missionary sisters of Charity, at Tortona. I am going to "become a saint no matter what it may cost me" she wrote. She received the name of "Maria Plautilla" and on December 1937 she made her vows into the hands of Don Orione.
A ward of the Little Cottolengo of Genova-Paverano became for Sister Maria Plautilla the family, the convent, the altar, the church, mission, everything, because there was the Lord, her all. In her caring work she knew how to unite efficiency and technical know how with the utmost kindness and watchful charity. Cheerful, always a prayer on her lips, attentive, she had words of encouragement for the patients, relatives and fellow sisters. Most generous and forgetful of herself, she would lengthen her service, watching by the bedside of the women patient throughout he night. She also taught catechism to the handicapped. There were people, who upon seeing her said she was "Don Orione dressed as a nun", so much the spirit of Don Orione had found in her a faithful and exemplary feminine rendition.
The sacrificial aspect of her life, already manifested in the exact and joyful obedience, and in the service to the women, sick in body and mind, became almost an act of martyrdom at the end of her life. A heroic and instinctive gesture to save a woman patient imprudently standing on the outside balcony of a window, completely undermined the strength of her heart already very weakened by illness. She died on October 5th 1947. Knowing Sister Plautilla, many fellow sisters and people of every class understood the meaning of the "spirituality of the duster" transmitted by Don Orione as a way of sanctification.
Proclaimed blessed on 1° July  2010.

 


Servant of God, Father GIOVANNI MESSINA, priest and founder, from Palermo

Giovanni Messina was born at Palermo, in the densely populated estate of Kalsa, on 31st march 1871. As a boy he started to attend the oratory of St Philip Neri at Olivella (Villa Filippina): there he was trained, culturally and spiritually. He was ordained priest on 21st march 1985.
Soon afterwards, the Archbishop of Palermo, sensing in him the character of a frontier man, said: "As a newly ordained priest you just cannot wait to give yourself to working for souls and you enjoy good health. Look, there is the filed I am assigning you: You will go to evangelise an area of poor people, who see a priest only rarely". It was the sant'Erasmo estate. Father Giovanni rolled up his sleeves, willingly: he brought back to a dignified life sinners bent down by vice, gave back strength to hopeless people, in want of bread and faith. Above all he was concerned about the children. For them he opened in Palermo and in other parts of Sicily the Homes "Work and Prayer" and started to form a group of Sisters who would become their mothers. He died on 24th May 1949, at 78 years of age.
His work continues because of the commitment of the Sisters who were trained with him in the mysticism of charity.
On March 9th 1967, they united with the Little Missionary Sisters of Charity, founded by blessed Don Luigi Orione, because of the similarity of spirit and aim of the two congregations.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IDENTIDADE dos Santos de Família
 


SantoSac.  LUIZ ORIONE de Pontecurone (Alexandria), morto no dia 12 de março de 1940 em Sanremo (Imperia), com 67 anos de idade, 36 de Profissão e 44 de Sacerdócio. O Papa João Paulo II o declarou “beato” no dia 26 de outubro de 1980 e "santo" no dia 16 de mayo de 2004.

Da homilia do Papa durante a Missa de beatificação.
"Dom Luiz Orione se nos apresenta como uma maravilhosa e genial expressão da caridade cristã. É impossível sintetizar em poucas linhas a vida agitada e às vezes dramática daquele que se definiu, humildemente mas com sensatez: “o faquir de Deus”. Porém, podemos dizer que ele foi certamente uma das personalidades mais eminentes deste século pela sua fé cristã vivida plenamente.
Ele foi plenamente Sacerdote de Cristo, percorrendo a Itália e a América Latina, consagrando a própria vida àqueles que mais sofrem, por causa da má sorte, da miséria, da maldade humana. Basta recordar a sua dedicada presença entre as vítimas dos terremotos de Messina e da Mársica.
Pobre entre os pobres, impelido pelo amor a Cristo e aos irmãos mais necessitados, fundou a Pequena Obra da Divina Providência, as Pequenas Irmãs Missionárias da Caridade, e em seguida as Sacramentinas Cegas e os Eremitas de Santo Alberto. Abriu também outras casas na Polônia (1923), nos Estados Unidos (1934) e na Inglaterra (1936), com verdadeiro espírito ecumênico. Quis em seguida concretizar visivelmente o seu amor a Maria erigindo em Tortona o grandioso Santuário de Nossa Senhora da Guarda.
É para mim comovente pensar que Dom Orione teve sempre uma particular predileção pela Polônia e sofreu imensamente quando a minha querida Pátria em setembro de 1939 foi invadida e dilacerada. Sei que a bandeira polonesa vermelho e branca, que ele naqueles trágicos dias levou triunfalmente em procissão ao Santuário de Nossa Senhora, está até hoje pendurada na parede do seu pobre quarto de Tortona: ele mesmo ali a quis. E na última saudação que ele pronunciou na noite de 8 de março, antes de ir para Sanremo, onde morreria, disse ainda: “Eu amo tanto os Poloneses. Amei-os desde menino; sempre os amei... queiram sempre bem a estes vossos irmãos”.
Da sua vida, tão intensa e dinâmica, surgem o segredo e genialidade de Dom Orione: ele se deixou conduzir tão somente e sempre pela obstinada lógica do amor! Amor imenso e total a Deus, a Cristo, a Maria, à Igreja, ao Papa, e amor igualmente absoluto ao homem, a todo o homem, alma e corpo, e a todos os homens, pequenos e grandes, ricos e pobres, humildes e sábios, santos e pecadores, com uma particular bondade e ternura para com os sofredores, os marginalizados, os desesperados. Assim anunciava o seu programa de ação: “a nossa política é a grande e divina caridade que faz o bem a todos. Seja a nossa política, a do Pai Nosso. Nós não olhamos outra coisa senão as almas a salvar.
Almas e almas! Eis aqui toda a nossa vida, o nosso grito e o nosso programa, toda a nossa alma, todo o nosso coração”. E assim exclamava em tom poético: “Cristo vem trazendo no seu coração a Igreja e na sua mão as lágrimas e o sangue dos pobres: a causa dos aflitos, dos oprimidos, das viúvas, dos órfãos, dos humildes, dos rejeitados. Depois de Cristo se abram novos céus: é como a aurora do triunfo de Deus!”.
Teve o temperamento e o coração do Apóstolo Paulo, terno e sensível até às lágrimas, incansável e corajoso até à audácia, tenaz e dinâmico até ao heroísmo, enfrentando perigos de todo gênero, aproximando altas personalidades da política e da cultura, iluminando homens sem fé, convertendo pecadores, sempre recolhido em contínua e confiante oração, às vezes acompanhada de terríveis penitências. Um ano antes de sua morte, assim havia sintetizado o programa essencial de sua vida: “Sofrer, calar, rezar, amar, crucificar-se e adorar”. Admirável é Deus nos seus Santos, e Dom Orione permanece para todos, exemplo luminoso e conforto na fé”.
Foi proclamado Santo no dia 16 de Mayo de 2004.



Beato, Sac. FRANCISCO DRZEWIECKI de Zduny (Lowicz - Polônia), morto por causa da fé na 2ª. guerra mundial em Dachau (Alemanha) no dia 13 de setembro de 1942, com 34 anos de idade, 11 de Profissão e 6 de Sacerdócio.

Francisco entrou adolescente no seminário de Zdunska Wola (Polônia). Após os estudos do ensino médio e filosofia, em 1931 foi à Itália, para a Casa mãe de Tortona, para o noviciado e os estudos de Teologia. Foi ordenado sacerdote no dia 6 de junho de 1936. Exerceu as primeiras atividades do seu ministério sacerdotal no Pequeno Cotolengo de Gênova-Castagna.
Voltando à Polônia no final de 1937, Pe. Francisco continuou a sua atividade de educador no Colégio de Zdunska Wola. No verão de 1939 foi chamado para trabalhar na Paróquia “Sagrado Coração” e no Pequeno Cotolengo de Wloclawek. Aqui o surpreendeu a invasão nazista de 1º. de setembro de 1939 que logo se transformou em aberta perseguição religiosa contra a Igreja católica. No dia 7 de novembro de 1939, Padre Francisco, com quase todo o clero da diocese, fui preso e conduzido ao cárcere. A longa ‘via- sacra’ de humilhações e de sofrimentos o levou a vários lager (campos de concentração) e finalmente a Dachau. Dos companheiros de lager foi lembrado como “homem bom, sacerdote santo que edificava com a sua cortesia e solicitude”.
Após dois anos de sofrimento, de privações, de trabalhos forçados e testemunho heróico de força e caridade, foi morto no dia 10 de agosto de 1942. Enquanto o conduziam para a morte, Pe. Francisco afirmou com serena disposição: “Nós vamos... mas ofereceremos, como poloneses, a nossa vida a Deus, pela Igreja e pela Pátria”. Foram estas as suas últimas palavras.
A caridade, fruto da sua habitual união com Deus, constituiu o tecido de sua vida. O tornou primeiro clérigo exemplar, depois educador e pastor zeloso, enfim, o manteve e o exaltou na terrível prova e morte no campo de extermínio. O Papa João Paulo II o proclamou Beato no dia 13 de junho de 1999.


Dom CARLOS STERPI (Venerável) primeiro sucessor de Dom Orione, de Gavazzana (AL), morto em Tortona (AL) no dia 22 de novembro de 1951, com 77 anos de idade, 48 de Profissão e 54 de Sacerdócio.

Passando do Seminário diocesano de Tortona para o seguimento de Dom Orione, ainda clérigo, Carlos Sterpi se torna o seu solícito colaborador e, à sua morte, continuador fiel no governo da jovem Congregação.
A estima e o afeto do Fundador para com ele, foi expressa quando D. Orione o apresentou aos confrades dizendo: “Vos confio a Dom Sterpi, e sei que vocês estarão em boas mãos. Tenham toda confiança nele, porque ele a merece. Se Deus me dissesse: Quero dar-te um continuador que seja segundo o teu coração, eu lhe responderia: pode deixar, ó Senhor, porque já me deste um continuador na pessoa de Dom Sterpi”.
Dom Sterpi era de aparência humilde, mas irradiava profunda piedade das feições de seu rosto cheio de ternura materna; foi pai e mãe para os Filhos da Divina Providência. “Um padre que parece mesmo um padre: esse é o nosso Dom Sterpi”, disse ainda D. Orione.
Condividiu plenamente o espírito e o caminho histórico do Fundador da Pequena Obra da Divina Providência, que coadjuvou, manteve e defendeu com firmeza em determinados momentos críticos. As diretrizes espirituais e apostólicas de sua vida estão bem sintetizadas em uma mensagem sua aos confrades: “O amor aos pobres não existe se não é nutrido por um sincero e profundo apego à Igreja, Corpo místico de Cristo, e ao seu Chefe visível, o Papa. Não existe amor às almas se não vibra no coração o amor àqueles que serão os salvadores das mesmas: os evangelizadores, as vocações”. A Dom Sterpi pedimos sobretudo a ajuda para nos mantermos fiéis ao carisma do Fundador.
Está sepultado na cripta do Santuário de Nossa Senhora da Guarda em Tortona. Concluído o processo de beatificação no dia 7 de setembro de 1989, foi declarado “venerável”.


Venerável, Frei AVE MARIA (César Pisano) eremita cego da Divina Providência, nascido em Pogli de Ortovero (SV), morto em Voguera (PV) no dia 21 de janeiro de 1964, com 63 anos de idade, 42 de Profissão e 52 de cegueira.

César Pisano, ficou cego com 12 anos de idade. Um amigo de infância disparou em seu rosto com um fuzil que o deixou cego para sempre. Desolado e entristecido, perdeu até a fé em Deus. Foi uma freira primeiro, e depois Dom Orione, que lhe deram de novo a esperança. Com 20 anos entrou na Casa “Paterno” de Tortona; com 23, se tornou frei eremita com o “dever de rezar”, como lhe disse o Fundador.

Frei Ave Maria, passou a sua vida escondido, fazendo penitência e rezando no eremitério de Santo Alberto de Butrio (Pavia). Dom Orione falava dele como de “uma alma bela”: não me maravilharia se ele fizesse milagres”. “O cego feliz”, como dizia de si Frei Ave Maria, se fez apóstolo para os irmãos de cegueira física e espiritual com os escritos, além do que com a oração.
Quis celebrar o “jubileu de ouro” de sua cegueira, em 1962, convidando a todos para “um solene hino de agradecimento a Jesus bendito, que extraordinariamente sabe transformar cada coisa em bem para aqueles que o amam. Tu converteste em luz as minhas trevas e em alegria a minha tristeza; e somente Tu és a minha luz e a minha alegria, ó Jesus”.
A intimidade com Deus, a sua humilde e sorridente bondade, a sabedoria das palavras, o aspecto sagrado de quem é extasiado em pensamentos de paraíso, atraíram sobre ele a veneração de tantas pessoas necessitadas de conforto e de luz. Era cego, mas bastava vê-lo – recordam-se dele – para que as nossas pobres preocupações quotidianas e as nossas opções fossem iluminadas. Reconciliava as pessoas com a vida simples, essencial. Percebia-se que tinha um contato estável, fervoroso, transparente com Deus”.
O seu corpo está sepultado na cripta do eremitério de Santo Alberto de Butrio. Com o Decreto Pontifício sobre o “heroísmo de suas virtudes” de 18 de dezembro de 1997, a Igreja atribuiu-lhe o título de “Venerável”.


Servo de Deus, Dom GASPAR GOGGI nascido em Béttole de Pozzolo Formigaro (AL), morto em Alessandria no dia 3 de agosto de 1908, com 31 anos de idade, 4 de profissão e 4 de Sacerdócio.

Desde o primeiro encontro com o Fundador, manifestou-se generosamente propenso à santidade e desejoso de cumprir a vontade de Deus. A sua breve vida religiosa foi marcada pelo sacrifício da vontade própria, promessa que havia feito para observar quotidianamente.
De inteligência aguda e de coração apaixonado pelo bem, levou em frente plenamente, o programa traçado por Dom Orione para ele e para os clérigos estudantes dos quais se ocupava: “Fazei tudo em nome do Senhor e tudo para Ele, com muito amor”. “Primeiro professor e depois sacerdote” - como lhe havia indicado o Fundador - resplandeceu de virtude e de zelo apostólico. Havia uma intensa piedade eucarística. A fé e a fidelidade ao Senhor o sustentaram nos dias de trevas e de sofrimento pela debilitante doença final, durante a qual repetia: “Estou com Deus”.
A sua vida interior nos recorda como Deus seja o sumo bem também nos momentos da mais angustiante prova. Dom Orione nunca deixou de falar deste Confrade, “uma das mais sólidas colunas da nossa Congregação, morto consumado por muito sofrimento”. Ele mesmo quis introduzir a sua causa de beatificação e o propôs como intercessor: “Digo a vocês que nunca aconteceu que eu tivesse feito um pedido a ele e não fosse atendido”.
O seu corpo está sepultado na cripta do Santuário de Nossa Senhora da Guarda em Tortona.


Sac. RICARDO GIL BARCELON (beato) nascido em Manzanera (Teruel - Espanha), morto pelos revolucionários por causa da fé em Valencia (Espanha) em 1936, com 62 anos de idade, 24 de Profissão e 31 de Sacerdócio.

Entrou no seminário com 12 anos de idade; com vinte anos foi militar nas Filipinas. Voltando à Espanha, foi ordenado sacerdote em 1904. A sua vida foi muito ousada, seja por opções próprias, como pelos acontecimentos. Foi militar, músico, homem muito culto, peregrino, personalidade muito vivaz e inquieta.
Em 1910 encontrou Dom Orione em Roma e se tornou seu fiel seguidor, imutavelmente confiante na fé na Divina Providência. Após o período transcorrido em Filipinas, levava sempre no coração o desejo de ser missionário. E o foi na Itália e na própria pátria, na Espanha, onde abriu as portas para a congregação. Dom Orione o descreveu “de vida puríssima, entre os jovens e para todos edificante, de obediência pronta e recolhido em casa mais do que o necessário, penitente com o jejum e com o cilício, muito fervoroso e constante na oração e simples.
Padre Ricardo Gil suportou cruzes pesadas, como a cruz da calúnia, na Calábria, e da perseguição religiosa, nos anos de desordens sociais na Espanha, de 1931 a 1936. Preso em Valencia e forçado a negar a sua fé em troca da vida, morreu gritando: “Viva Cristo Rei!”.
Foi proclamado Beato no dia 27 de octubro de 2013.


Postulante ANTONIO ARRUÉ PEIRÓ (beato) nascido em Calatayud (Saragozza - Espanha), morto pelos revolucionários por causa da fé em Valencia (Espanha) em 1936, com 28 anos de idade.

Em 1923 morreu a sua mãe, em 1926 uma irmã e, em 22 de agosto de 1928, morreu improvisamente também o seu pai. Antonio, órfão e abandonado pelos parentes, aos vinte anos passou um período de desolação terrível. Chegando em Valencia, em 1931, encontrou o Padre Ricardo Gil que o tomou consigo.
Era um jovem sério, devoto, capaz de muito sacrifício e trabalho, de poucas palavras. Padre Gil, conhecendo o seu desejo e considerando-o idôneo para entrar na Congregação, apresentou-o a Dom Orione: “Gostaria de conduzi-lo mais tarde a Tortona, pois ele pretende ser da Pequena Obra da Divina Providência. Estou convencido de que ele tem uma vocação firme, e espero que persevere. É órfão de pai e mãe, alto e forte, de boa memória, pintor e amante das coisas da religião”. Por 5 anos, Antonio perseverou como aspirante na vida de piedade e de dedicação ao próximo, empenhando-se na caridade doméstica atendendo aos muitos pobres que a ele recorriam confiantes.
Quando no dia 3 de agosto de 1936, Antonio encontrou a carroça na qual os militares comunistas levavam o Pe. Gil, ele não vacilou um instante sequer, correu atrás para ficar com ele. Depois, ao ver o Padre cair sob a rajada dos fuzis, Antonio saltou ao seu encontro para socorrê-lo; um militar lhe arrebentou a cabeça com o cabo do fuzil. Com Padre Gil, Antonio Arrué foi proclamado Beato no dia 27 de octubro de 2013.



Serva de Deus, Irmã MARIA PLAUTILLA das Pequenas Irmãs Missionárias da Caridade

Lúcia havia 12 anos quando morreu a mãe e começou logo a não pensar em si mesma para cuidar dos irmãos e da casa. Sempre pensava de doar-se totalmente ao Senhor, e quando em 1933 chegou ao seu pároco a carta das Irmãs de Dom Orione à procura de vocações, chegou para ela a hora marcada pela Providência. No dia 3 de novembro de 1933, Lúcia deixou tudo para ir à “casa mãe” das Pequenas Irmãs Missionárias da Caridade, em Tortona, Itália. “Vou para ser santa a custo de qualquer sacrifício”, ela escreveu. Recebeu o nome de “Maria Plautilla” e no dia 7 de dezembro de 1937 emitiu os votos religiosos nas mãos de Dom Orione.
O setor do Pequeno Cotolengo de Genova-Paverano, se torna para a Irmã Maria Plautilla a família, o convento, o altar, a igreja, a missão, tudo, porque ali estava o Senhor, o seu tudo. Sabia unir ao zelo e competência técnica no seu trabalho, a suave doçura e a caridade solícita. Sorridente, com a oração nos lábios, atenta, havia palavras de encorajamento e de fé para os doentes, parentes e coirmãs.
Generosíssima e esquecida de si mesma, prolongava livremente o seu serviço em muitas noites assistindo às doentes. Se dedicou também à catequese para crianças com dificuldades. Não faltou quem, ao vê-la, a definiu como “Dom Orione com hábito de freira”, tanto que o espírito de Dom Orione encontrou nela uma interpretação feminina fiel e exemplar.
O tom sacrifical de sua vida, já manifestado na obediência precisa e serena e no serviço às doentes de corpo e de mente, assumiu o caráter de martírio no fim de sua vida. Um heróico e instintivo gesto de caridade para salvar uma doente perigosamente exposta no parapeito da janela, rompeu totalmente as forças do seu coração já muito debilitado pela doença. Morreu no dia 5 de outubro de 1947. Conhecendo esta freira, muitas coirmãs e pessoas de todas as classes sociais compreenderam o que significasse a “espiritualidade do trapo” transmitida por Dom Orione como via de santificação.
Foi proclamada Veneravel no dia 1° de Julio de 2010.


Servo de Deus, Padre JOÃO MESSINA sacerdote e fundador de Palermo

João Messina, nasceu em Palermo, no bairro popular Kalsa, no dia 31 de março de 1871. Quando era menino, passou a freqüentar o oratório São Felipe Neri em Olivella (Villa Filippina), onde se formou culturalmente e espiritualmente. Foi ordenado sacerdote no dia 21 de março de 1896.
Pouco depois, o arcebispo de Palermo, percebendo a sua capacidade de apóstolo de fronteira, disse: “Tu és sacerdote novo, estás ansioso para dedicar-se ao trabalho das almas e gozas de boa saúde.
Eis o trabalho que eu te confio: Vais evangelizar uma zona de gente pobre que vê o padre raramente”. Era o bairro de Santo Erasmo. Padre João arregaçou as mangas com boa vontade: reergueu em sua dignidade pecadores dominados pelo vício, restituiu energias a tanta gente aflita, necessitada de pão e de fé. Mas eram as crianças que mais o inquietavam. Abriu para elas as Casas “Trabalho e Oração” em Palermo e na Sicília, e formou um grupo de Irmãs que fizessem para as crianças o papel de mãe. Morreu no dia 24 de maio de 1949, com 78 anos de idade.
A sua obra teve continuidade pelo empenho das Irmãs por ele formadas na mística da caridade. Estas, no dia 9 de março de 1967, se uniram pela semelhança de espírito e de finalidade apostólica às Pequenas Irmãs Missionárias da Caridade, fundadas pelo Beato Dom Luis Orione.