FERMATI PASSEGGER: UN RICORDO ORIONINO A TORTONA

Un piccolo capitello, un ricordo mariano, ai frettolosi che passano lungo Corso Don Orione.
A Tortona, sulla sinistra dell’attuale Corso Don Orione, si incontra la cappelletta. Sul frontale in pietra c'è una scritta: «Fermati, passegger! / Non ti sia grave / chinare il capo / e recitare un’Ave».
Don Orione vi passò davanti infinite volte, andando e ritornando dalla Casa madre a San Bernardino- Si fermava, chinava il capo e recitava un'Ave.
Apparteneva già ai Magrassi e successivamente ai Soave-Cantù. Intorno al 1920, quando venne coperta la roggia che attraversava corso Genova, la devota edicola venne eliminata, perché sopravvanzava sulla via di circa un metro, in quel punto la roggia attraversava la strada e venne fatto un plancito di cemento.
Don Orione se ne interessò perché non andasse perduto quel modesto segno mariano.
Allorché il dottor Soave, medico di Tortona, fu egli stesso malato, decise di ricostruire la edicola mariana più indietro della posizione primitiva. Corse voce che a rifarla lo avesse indotto il consiglio di Don Orione, quale voto alla Madonna per riottenere la salute.
Don Orione aveva e trasmetteva un sacro rispetto dei luoghi ed edifici destinati al culto. Per esempio, disapprovò Don Antonio Berton che a Campocroce (Venezia) volesse trasformare l’antica Cappella dei conti Soranzo ad altro uso. Gli scrisse che “Anche a Tortona, al capomastro del nostro Santuario, che accettò di disfare quell'antica cappella sulla strada che era per andare a San Bernardino, ho detto che aveva fatto un brutto affare e che se l'aspettasse. Egli mi rispose che ne avrebbe fatta una più in dentro, ma è inutile; non si toccano mai impunemente i mattoni della chiesa. Si ammalò tosto: è all'ospedale da cinque mesi, e non è finita. Si chiama Paolo Fattarelli, uomo timorato di Dio e di chiesa; ma guai a chi disfa le cappelle e le chiese, e a chi compra beni della chiesa” (2 aprile 1930, Scritti 36, 72).
«L’attuale cappelletta — scrive un confratello — riproduce più o meno, come dimensioni, la vecchia, che era appunto sul ciglio della strada, vicino al punto in cui la roggia attraversava - e ancora attraversa, sebbene ricoperta - la statale via Emilia nel tratto Corso Don Orione. Dietro a questa specie di pilone, c’era, intorno al 1920, una casa rustica, con ampio orto, di proprietà di certa Annunziata Magrassi, che aveva cura della edicola.
La scritta “Fermati, passegger” esisteva già sul frontale della vecchia cappelletta. Quando il citato Prof. Soave acquistò il sedime per costruirvi la villa attuale, in stile alpino, dovette anche costruire il muro di cinta, secondo la linea del piano regolatore, e la vecchia chiesetta venne cosi inclusa nel muro di cinta, come figura al presente.
Il quadro incorporato nel piccolo vano è ad olio su tela e occupa tutta la parete, cioè m. 2 x 2,5 circa. Riproduce una Madonna col Bambino, seduta in trono con a lato due Santi: uno parrebbe San Domenico, l’altra una Santa che tiene in mano una palma. Al centro, in basso, è dipinto un serto di rose. La cornice, di linea rinascimentale, è ben conservata, tanto da parere più recente del quadro, che dovrebbe risalire al sei-settecento. L’insieme fa pensare a un quadro nato come pala di altare».
Quadro e cappelletta sono stati testimoni, si potrebbe dire, di tutta la storia della Piccola Opera. Davanti ad essi passarono in preghiera — con spola continua dalla Casa Madre a San Bernardino — tutti i Figli della Divina Provvidenza e le Suore Missionarie della Carità. Quanti sospiri di implorazione e di amore filiale elevarono a questa Madonna, con Don Orione, i nostri sacerdoti, religiosi e aspiranti della Congregazione, dal 1893 ad oggi.
Anche noi, oggi, quando passiamo su quel marciapiedi, "non ci sia grave chinare il capo e recitare un'Ave".