LEONE XIV, 267° SUCCESSORE DI PIETRO

Tre flash, tre immagini, tre finestre sul pontificato Robert Francis Prevost.

HABEMUS PAPAM! LEONE XIV

Flavio Peloso

Alle 18.07 dell'8 maggio 2025 ero davanti al televisore quando si è levato il fumo bianco dal comignolo sulla cappella Sistina. Annunciava l'elezione del nuovo Papa, nel secondo giorno di votazioni, al quarto scrutinio. Piazza San Pietro subito si è riempita di persone accorse per conoscere ed acclamare il nuovo Papa.

Robert Francis Prevost, LEONE XIV, è il 267° successore di San Pietro.

Mi ha sorpreso e rallegrato il nome scelto: Leone.

Tre immagini si sono accostate nella mia memoria.

La prima è una figura colorata del mio Sussidiario delle scuole elementari. Rappresenta Papa Leone Magno che, in abiti sacri e armato solo della croce papale, con gesto sicuro e mano alzata, ferma il furente e impennato cavallo di Attila, re dei barbari denominato il “flagello di Dio” (452 d.C.). Ci sono nuovi barbari prepotenti da fermare oggi e soprattutto c’è decadenza della civiltà. In realtà, Papa Leone andò ad incontrare Attila con la sua autorità morale e con il dialogo, non alle porte di Roma, ma al nord, sul fiume Mincio. Attila desistette dal suo progetto. Ma a far cadere la civiltà romana non fu né lui, né Genserico, tre anni più tardi, ma la decadenza della civiltà corrotta e debole. Restò un po’ di luce della Chiesa per attraversare i "secoli bui".

 

 

La seconda immagine è quella del trentenne Don Orione inginocchiato ai piedi di Leone XIII (10 gennaio 1902).
Quel Papa fu influente sulla sua formazione più del carissimo Pio X.
Il giovane Fondatore prese lo stile e lo slancio popolare e sociale di “preti fuori di sacrestia" dalle encicliche sulla dottrina e la pastorale sociale di Leone XIII.
Tra l'altro, quel Papa gli diede anche conferma di poter mettere la finalità ecumenica nelle Costituzioni.

 

 

 

 

 

 

 

Infine, mi è tornata alla mente la figura esile e sorridente di padre Robert Prevost, superiore generale degli Agostiniani, che per un sessennio ho incontrato due volte all’anno nelle riunioni semestrali dei Superiori generali. È presente in una foto di gruppo del 27 novembre 2009. Era discreto, non appariscente, anche se di pensiero lucido e di relazione cordiale. Se ha scelto il nome di Leone, poco gettonato nelle previsioni, è perché sente di avere qualcosa di Leone Magno e di Leone XIII e della loro missione da compiere oggi.

 

 

 

 

 

 


Il Papa è eletto dai cardinali anche se lo Spirito Santo è il vero "influencer" del Conclave. Certo è invece che, poi, lo Spirito Santo assiste in modo personalissimo il Papa.

È Gesù Cristo stesso – spiegava Don Orione - che ha conferito a Pietro, al Papa, la prerogativa della infallibilità quando gli ha promesso di farlo “pietra” fondamentale della Sua Chiesa, di tutti i secoli, “pietra” che deve sostenere e dare solidità all’edificio tutto per formare con esso una cosa sola”.

Per questo il Papa è il sicuro riferimento del cammino di tutta la Chiesa. Con Don Orione, ogni domenica, noi Orionini preghiamo: “Tu ce lo hai dato per nostro pastore e maestro, dà a noi, o Signore, la costanza di professargli sempre tutta la nostra docilità come figli e tutto il nostro amore”.

Si tratta concretamente - ci chiede ancora Don Orione - di “seguire sempre, in tutto e per tutto, gli insegnamenti di lui, non solo in materia di fede e di morale, ma in ogni cosa che egli, come Papa, insegna e comanda… anche i suoi avvertimenti, consigli e i suoi desideri”.

Amare il Papa – Papa Leone XIV ora! - e quanto lui “insegna e comanda… anche i suoi avvertimenti, consigli e i suoi desideri”: qui scatta l’orioninità che c’è in noi!