DON ORIONE DEL BOTTONE, storia della foto famosa

Giulio Florian, un chierico già fotografo prima di entrare in Congregazione, racconta come scattò quella foto di Don Orione in primo piano, con uno strtagemma ideato da Don Luigi Orlandi.
STORIA DI UNA FOTOGRAFIA
Raccontata da Don Giulio Florian
Terminato il mio Noviziato a Bra nell’agosto 1938, venni a Tortona, dove nel febbraio precedente, Don Orione aveva voluto istituire un Ufficio Stampa, con lo scopo appunto di diffondere la buona stampa.
Il capo di tale Ufficio fu Don Luigi Orlandi, che tutti gli orionini hanno ben conosciuto per la sua originale ed estrosa personalità. Non parve infatti vero a Don Orlandi che gli capitasse fra i piedi un chierico che sapeva fare e sviluppare fotografie, e fui aggregato immediatamente a quell’incipiente Ufficio Stampa.
Don Orione non era facile a posare per fotografie, però, dopo il suo ultimo viaggio in America (1934-37), s'era fatto molto più remissivo e si poteva allora «arrischiare» di fotografarlo.
Don Orlandi mi incaricò un giorno, appunto, di eseguire una fotografia a Don Orione in mezzo a un gruppo di Sacerdoti, i quali - se la memoria non mi falla - avevano terminato un corso di esercizi spirituali. Eravamo nel 1939, a circa un anno dalla sua morte, avvenuta, come si sa, il 12 marzo del 1940.
All'ora stabilita, dunque, piazzai l’apparecchio fotografico sul luogo designato. Era uno di quei grandi apparecchi professionali di legno, a soffietto, col panno nero per la messa a fuoco, che apparteneva ad un sacerdote genovese, pittore e fotografo, che entrando in Congregazione aveva portato con sé parte delle sue scarabattole, tra cui il detto apparecchio.
Don Orlandi aveva organizzato tutto come un piano di battaglia. Tra il resto, io avrei dovuto, appena scattata la foto del gruppo, avvicinarmi molto a Don Orione e fotografare lui da solo, a mezzo busto, col pretesto di un obiettivo che richiedeva tale distanza.
Con pochissimo entusiasmo per una simile trovata, piazzai dunque l’apparecchio ed eseguii la foto del gruppo, una trentina di sacerdoti. Dopodiché due di essi, che erano alle spalle di Don Orione, estrassero da non so dove - dubito ammaestrati da Don Orlandi - una coperta grigia e la distesero ben bene dietro a Don Orione, senza che egli se ne accorgesse. Ma non se ne sarà accorto? Ne dubito: certo è che non disse nulla. Io intanto, mugugnando fra i denti qualche pretesto, avvicinai l’apparecchio a meno di due metri da lui, fingendo una faccia tosta che, scommetterei, non avevo affatto.
Don Orione infatti mi guardò con uno sguardo di furbizia e anche di compatimento, e mi disse queste precise parole: «Dovrei essere un cretino per non capire che la vuoi fare soltanto a me!».
Ma lasciò fare, e ne uscì la fotografia, che noi chiamiamo il «Don Orione del bottone» una delle più diffuse, che vedete riprodotta qui accanto, e che è certo la più realistica, giacché lo ritrae rugoso e stanco, soltanto illuminato dai suoi occhi buoni e vividi. E con quel sorriso, mite ma avveduto, sembra ancora dirmi - ogni volta che lo guardo: Ma credi proprio che non me ne sia accorto?...
Don Giulio Florian