SERVIRE I PIÙ ABBANDONATI E REIETTI

Don Ignazio Terzi fu il 5° successore di Don Orione.

SERVIRE I PIÙ ABBANDONATI E REIETTI

di Don Ignazio Terzi


Se c’è un punto fermo nel carisma di Don Orione, questo è senza dubbio la scelta per i Poveri. Scelta espressa innumerevoli volte, sempre con chiarezza, decisione, certezza di tradurre in atto un piano di Dio. In Don Orione la scelta dei Poveri appare ben chiara fin dalla lettera dell'11.2.1903 a Mons. Bandi, giustamente considerata la sua "Magna Charta". Vi si legge: “impiegarsi con ogni opera di misericordia a spargere e crescere nel popolo cristiano - e specialmente nell' evangelizzare i poveri, i piccoli e gli afflitti da ogni male e dolore - un amore dolcissimo al Vicario in terra di Nostro Signore” (n. 3).
Ma appare soprattutto categorica la lettera del 22.7.1936 a Don Sterpi da Buenos Aires: “L'apostolato che esercitiamo va alle classi più basse e non esce dall'umile popolo”.
Sul termine "Poveri" si potrebbe anche equivocare: vi sono dei poveri che sono tali in quanto "peccatori" e lontani da Dio; si parla oggi di "poveri" che non hanno che il denaro (anche se molto) e nessun altro valore.
Ma Don Orione sceglie i Poveri reietti, ai margini della società. Il Cardinale Siri amava parlare di scelta dei "ripugnanti" o di quelli "che nessuno vuole" e lodava Don Orione per avere fatto tale scelta coraggiosa allora, quando, a differenza di oggi, ufficialmente i poveri non interessavano.
Don Orione invece chiama costoro “tesori e amore della Chiesa e della Congregazione” (lettera del 4.11.1934).
In un tormentato testo del 1939 , quasi alla vigilia della morte, ci dice ancora “arare Cristo negli strati più umili”, “nostro privilegio è servire i più abbandonati e reietti”.
E il nostro Don Sterpi voleva che si scrivesse Povero sempre con la maiuscola. Nel suo noto libretto "Pietate et scientia" diretto ai Sacerdoti novelli, nel Natale 1942, raccomanda in modo accorato: “Amatela tanto la nostra famiglia religiosa... particolarmente in quello che ha di più prezioso, nei suoi Poveri e nei suoi malati. Diamo la preferenza (siamo nati per quello) a quegli infelici che fossero più ributtanti, più coperti di piaghe, più destituiti di ogni provvidenza umana”.
Sarebbe ora interessante approfondire le cosiddette "motivazioni" di una scelta da parte di Don Orione, ovviamente lasciando il primo posto alla Grazia ispiratrice di Dio.
Ci pare di poterne riconoscere quattro.

1 - Il grande amore per Cristo che ricalca il sospiro costante di Charles de Foucault “Una vita il più possibile simile alla Tua!” Raymond Regamey ("Vita consacrata": 5174) considera la Povertà una virtù "quasi teologale" in cui la creatura vede se stessa nulla e il tutto del Creatore.
“Ah se potessimo vedere un'anima che ama la Povertà e fugge tutto quello che si riferisce allo spirito del mondo, vedremmo quell'anima luminosa come il sole!” ci insegna S. Vincenzo de' Paoli. Per Don Orione il Povero è Cristo. Una pagina del 1912 diretta al Canonico Ratti raggiunge toni lirici: “I piccoli, i poveri, i vecchi, gli afflitti sono il mio sogno, il canto di Dio che da anni mi passa nell'anima e nella mente e mi fa vivere e morire in un foco ardente e mi fa esclamare: Oh amore di Gesù, o Amore dolce ai Poveri di Gesù, o amore, oh morire di amore!”.

2 - Una concreta e dura esperienza di povertà vissuta. Don Orione prima di fondare ha già vissuto in carne propria la sua fondazione, la sua condivisione con i veri poveri. Il ricordo dei Genitori concretizza “il provocatore grido dei Poveri” di cui nella Evangelica Testificatio” (n. 2).

3 - Efficacia pastorale. La provocazione storica di Don Orione è il fenomeno dello sfaldamento del Popolo di Dio. Per la prima volta nella sua storia, la Chiesa va perdendo le masse povere e lavoratrici, tradizionalmente cristiane. Don Orione ci vuole “Gesuiti del popolo” cioè battaglieri come i compagni di Ignazio del secolo XVI, ma che fondano la loro azione apostolica sulla Carità, il più efficace dei linguaggi oggi. Paradossalmente i poveri, anche se non troppo clericali, considerano Don Orione un loro "amico". Egli si autodefiniva “Il Prete di quelli che non vanno in Chiesa”, intendendo naturalmente bene i termini.

4 - I Poveri sono il tesoro della Chiesa, non abbastanza valorizzato. Tutta la tradizione ha visto in loro una speciale presenza di Cristo, ha affermato la preferenza per loro, al punto di qualificare, come fa Bossouet, la Chiesa come “vera città dei Poveri” ove i ricchi sono stranieri, ma il servizio dei poveri li naturalizza. Don Orione nella sua ampia visione caritativa abbraccia tutti, facendo dei ricchi strumento di aiuto per i bisognosi e portandoli attraverso la carità alla stessa Fede.

Don Orione vede la realtà ecclesiale in modo penetrante. L'elemento "Poveri" in questa intuizione misterica diviene elemento essenziale, onde la perfetta armonizzazione degli Assi portanti del nostro carisma: il Papa e i Poveri.