SCALABRINI e Don Orione: primi appunti di ricerca.

Convegno “L'ecclesiologia di Scalabrini”, Piacenza, 10-12 Novembre 2005.
MONS. SCALABRINI E DON ORIONE
Primi appunti di ricerca
di Don Flavio Peloso
Conosco abbastanza bene, per amore di figlio e per studio, san Luigi Orione. Una considerazione mi è nata spontanea approfondendo sempre più le vicende e le molteplici relazioni di Don Orione con persone d'ogni specie: ma questi santi si conoscevano tutti! C'era una rete di rapporti, di aiuto reciproco, di stima tra questi personaggi anche se, allora, non tutti e non sempre erano noti o in fama di santità. Ma tra loro si riconoscevano. San Giovanni Bosco fiutò il talento del sedicenne Orione, suo allievo a Valdocco, e lo assicurò “Noi saremo sempre amici”. Mons. Giovanni Battista Scalabrini ascoltò le espressioni vibranti di Orione, chierico poco più che ventenne, e, lui vescovo affermato, volle avvicinarlo e, due anni dopo, volle affidargli un'opera a Piacenza.
La relazione tra Mons. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), Vescovo e Fondatore dei Missionari di San Carlo, e Don Luigi Orione (1872-1940), fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, non è stata molto studiata, forse per la parvitas materiae dei loro rapporti personali diretti, dovuta alla grande differenza di età. Ma sappiamo che nella medicina, come nell'archeologia, in altre scienze ed anche nella spiritualità, non è la quantità ma l'autenticità dei reperti a determinare la qualità delle notizie che ne può desumere l'attento osservatore. Qui presento alcuni “ primi appunti di ricerca ” in vista di uno studio più completo: sono frammenti di vita, tutti autentici, così come risultano dalle sole testimonianze personali dei protagonisti.
Alcuni incontri personali
Il primo incontro risale all'agosto 1894: Scalabrini era vescovo e Orione era chierico di teologia, ma già fondatore di un collegio. A un pellegrinaggio al Santuario della Madonna delle Grazie di Fontanasanta, in diocesi di Tortona, con riunione del laicato cattolico, Orione tenne un focoso discorso tutto d'amore per la Chiesa ed il Papa. Mons. Scalabrini notò evidentemente il giovane chierico e volle conoscerlo. Gli pose la mano sulla spalla, lo intrattenne affabilmente, gli parlò, l'invitò a visitarlo a Piacenza e “ con una dolcezza e una bonarietà, che non ho mai dimenticato, mi disse: ‘State attento di non perdere la voce'. Avanzando in età, compresi sempre più quanto il Servo di Dio Scalabrini avesse ragione”. (1) Alludeva certo alla voce, forte e vibrante del chierico, ma ancor più al coraggio delle idee professate. Il giovane Orione conservò una forte impressione di quel vescovo.
Il secondo incontro avvenne l'anno seguente, nel '95. Orione era sacerdote dal 13 d'aprile di quell'anno e s'era recato a Bobbio con un gruppo di giovani. Di lì, si recò a Piacenza, per chiedere a Mons. Scalabrini un aiuto per i suoi giovani.
Il terzo incontro è del 1896. Il Vescovo scrive al giovane prete offrendogli una Chiesa in Piacenza – San Bartolomeo - nella quale desiderava si facesse qualcosa a vantaggio dei figli del popolo. Lo volle a colazione, lo trattò con grande cordialità. Non se ne potè far nulla. Il giovane Fondatore tortonese era agli esordi e già carico d'opere malgrado lo scarso personale; troppe ragioni non gli consentivano d'accettare. Ma la stima e benevolenza tra i due era ormai decollata.
Più tardi, Don Orione assumerà in Borgonovo Valtidone, diocesi di Piacenza, l'Orfanotrofio San Vittore di Don Giuseppe Ligutti. I due simboli di quell'orfanotrofio furono benedetti da Mons. Scalabrini: la banda che debuttò a Piacenza, nel '95, alla presenza dell'illustre vescovo, e il primo numero del giornaletto che fu stampato il 15 giugno 1901, pure alla presenza di Mons. Scalabrini.
Questo è quanto è registrato nelle cronache: non molto, eppure cosa preziosa. Ancor più preziosi saranno poi i vincoli di carità che legheranno Don Orione e i figli spirituali di Mons. Scalabrini.
Don Orione testimonia al processo di beatificazione di Mons. Scalabrini
La relazione diretta di Don Orione con Mons. G.B. Scalabrini risulta di poca consistenza nella sua episodica, ma l'interesse e l'influenza dell'insegnamento e dell'azione del santo vescovo di Piacenza costituirono una relazione indiretta di grande continuità e valore. Ciò appare manifesto soprattutto dal fatto che Don Orione sia stato chiamato a testimoniare nella causa di beatificazione di Mons. Scalabrini e, soprattutto, dai contenuti della sua deposizione.
Don Orione diede la sua testimonianza al processo apostolico diocesano il 25 luglio 1939. Annunciando ai suoi confratelli quell'evento, disse parole altissime: “ Era un apostolo! E' il fondatore delle Missioni per gli emigrati italiani nel Nord e Sud America. Voleva darmi una Chiesa in Piacenza, che era Parrocchia, San Bartolomeo. Domani devo andare, dunque, a Piacenza a deporre nel processo di beatificazione di Mons. Scalabrini. Un gran vescovo quello! Se fosse vissuto nei primi tempi della Chiesa sarebbe stato un martire o un apologista od un padre della Chiesa; adesso ce ne sono molti di Vescovi grandi che passano; egli era veramente molto grande!”. (2)
Don Orione si recò a Piacenza e fu ospite del Vescovo Mons. Ersilio Menzani. “La sua testimonianza è una delle più importanti e commoventi. Era un santo che faceva gli elogi di un altro santo!”, leggiamo in un articolo dell'epoca sul Nuovo Giornale di Piacenza. (3)
Don Orione non aveva dubbi sulla santità del grande vescovo e fondatore. Nel verbale della sua testimonianza leggiamo: ” Fin dalla prima volta che avvicinai Mons. Scalabrini fui compreso da un senso non solo di molta stima, ma anche di venerazione. Bastava vederlo una volta e non si dimenticava più. Di guisa che quando sentii a dire che si introduceva la Causa di Beatificazione di lui, se altri rimasero un po' sorpresi, a me non fece alcuna meraviglia, e dichiaro volentieri che ne desidero la Beatificazione , perché continuerebbe a fare da morto quello che ha fatto da vivo, cioè ad edificare, a dimostrare la sua fiamma di apostolo, a ricordare che nel cuore del Sacerdote, anche nelle ore più grigie, è sempre ardente l'amore di patria, nonché ad esaltare l'episcopato cattolico (Iuxta 5, Proc. Fol. 820). (4)
Nella testimonianza per la causa di beatificazione, Don Orione soprattutto ci tenne ad asserire che non vedeva ragione alcuna per dar corpo alle accuse di liberalismo che, in vita, furono insinuate contro di lui. Affermò chiaramente che “ In ordine poi alla accusa di liberale mossa al Servo di Dio in quanto la parola può indicare opposizioni alle direttive della S. Sede in questioni politiche, per quanto so, non aveva fondamento”. E spiegò: “ Mons. Scalabrini era uno di quegli uomini che cercano di entrare nel campo avversario, concedendo, salvo la sostanza, il più possibile, per guadagnare gli animi a compiere il maggior bene possibile. La mia frase preferita al riguardo è questa: Entrare con la loro per uscire con la nostra. Era persona che non lasciava occasione per fare di se stesso un ponte, al santo scopo di conciliare e unire, il più possibile, i Figli del Padre comune dei fedeli . ”. (5) Scalabrini e Bonomelli furono due vescovi eminenti nella promozione del rinnovamento della pastorale della Chiesa italiana, accomunati da posizioni che sollevarono sospetti e accuse in ambienti più conservatori. “ Per quanto so – afferma Don Orione nella sua deposizione al processo di beatificazione -, Mons. Scalabrini ha fatto da remora a Mons. Bonomelli, il quale ebbe momenti di sbandamento, mentre Scalabrini era di altra stoffa, più prudente e più conoscitore di uomini e quindi seppe evitare qualsiasi responsabilità circa quanto accadde al Vescovo di Cremona” ( Iuxta 45, Proc. Fol. 823).
Alludendo ancora a questo delicato tema dei rapporti ecclesiali, il giorno seguente la testimonianza al processo, Don Orione commentava con i suoi confratelli: “ Tutto ieri sono stato a Piacenza per deporre per la causa di beatificazione di un grande Vescovo, che, quando viveva, gli davano dell'eretico ed ora lo fanno beato. Egli era di tanto zelo; e fu il primo a raccogliere il Congresso Catechistico ed aperse il solco al movimento per il catechismo in Italia. Anzi egli fondò una Congregazione di Missionari apposta per assistere spiritualmente gli emigrati all'estero ”. (6)
Di Mons. Scalabrini Don Orione elogiava la bontà e la carità, quanto a dire la santità. Lo definì di eccezionale rettitudine e prudenza: egli agiva con ponderatezza e non si espose mai a compromessi. Ricordò al riguardo come Mons Scalabrini prontamente rifiutò, ringraziando, la proposta della Marchesa Anguissola di Grazzano di Genova, di cui egli era ospite, e che avrebbe potuto dare l'impressione di interessi personali. Altro episodio menzionato da Don Orione fu quello relativo alla fortezza dello Scalabrini nel respingere le minacce della locale massoneria che si opponeva alla nomina del canonico Celli quale arcidiacono della cattedrale di Piacenza.
Accreditò la fama di santità del Vescovo e Padre indicandone i duraturi riflessi anche nella vita dei figli spirituali: “ Io in America trovai le orme di questo grande apostolo – ricordò al processo Don Orione - . Sono stato in Brasile, in Argentina quindici o sedici anni dopo il suo passaggio e la sua memoria era ancora viva”. (7)
Infine, oltre alla propria personale convinzione, riferì quella di un altro santo fondatore del quale era stretto amico: “ I l Guanella rivelava di avere un altissimo concetto di Mons. Scalabrini” – lo aveva conosciuto nel Seminario diocesano di Como e fu sempre fervente ammiratore delle opere grandi e benefiche di lui -. Don Guanella – disse ancora - parlava di Mons. Scalabrini molto bene ed aveva per lui una particolare affezione (Iuxta 10, Proc. Fol. 820 t). (8)
Echi di stima e di devozione
Don Orione, durante tutta la sua vita, ebbe modo più volte di manifestare la sua stima verso Mons. Scalabrini. Alcuni dei suoi ricordi fortunatamente sono rimasti fissati nella carta. Troviamo preziosi passaggi nelle lettere di Don Orione.
Per accreditarsi presso un Vescovo, che tutto fa pensare sia Mons. Geremia Bonomelli, dal quale non era conosciuto personalmente, Don Orione si definisce “ Un povero Sacerdote, conosciuto da parecchi amici Vostri e anche da quel dolcissimo Vostro fratello che fu Monsig. Scalabrini”. (9) In altra lettera, scritta per partecipare alle manifestazioni di devozione dei figli verso il Fondatore, usa espressioni di grande affetto e attaccamento: “ Oggi a Roma sarete riuniti nel nome benedetto di Dio ad onorare il Suo Servo, il grande Vescovo della Chiesa: io di qui, spiacente di non potermi trovare insieme, mi unisco in ispirito e prego Nostro Signore di benedire e prosperare i buoni e zelanti Missionarî, che continuano l'opera apostolica di Mg.r Scalabrini ”. (10)
I Missionari di S. Carlo, nel celebrare il 25° anniversario della loro fondazione, inaugurarono, il 14 novembre 1912, un monumento a Giovanni Battista Scalabrini nella chiesa di S. Carlo al Corso, a Roma. Il comitato delle manifestazioni era composto, oltre che dal presidente mons. Laurenti segretario di Propaganda Fide, «da vari personaggi, fra i quali ricordiamo il futuro card. Caccia Dominioni, due sacerdoti destinati agli onori degli altari, don Guanella e don Orione, un missionario scalabriniano, P. Massimo Rinaldi, destinato a divenire vescovo di Rieti, dove morirà in concetto di santità». (11)
Nella ricca raccolta di scritti di Don Orione, (12) ho fatto una interessante scoperta. Don Orione volle ricopiare dall'originale ben 22 lettere di Mons. Scalabrini dirette al P. Faustino Consoni, suo grande amico, conosciuto nel campo della carità a San Paolo del Brasile. (13) Un simile fatto, oltre che devozione e stima, rivela che quanto scriveva il venerato Vescovo doveva essere da lui ritenuto esemplare e di grande utilità personale spirituale e pratica.
Merita menzione anche un episodio da fioretto che Don Orione raccontò a scopo educativo che ha per protagonisti Mons. Scalabrini e Pio X. “ Un giorno un grande Vescovo italiano, Monsignor Scalabrini, Vescovo di Piacenza, del quale si è iniziata la causa di beatificazione, un Vescovo che io ho conosciuto e ho visto più volte nella sua casa, ospite suo, andò in udienza da Pio X e mentre stava in udienza, o fosse mezzogiorno o altro, fatto sta che istintivamente il Papa trasse fuori l'orologio e Monsignore Scalabrini – io stesso lo seppi da Monsignore Scalabrini, che adesso è già venerabile, mentre Pio X non lo è ancora – vide che il Papa aveva un orologio di nichel con uno spago per catena, forse era quello che aveva quando era Patriarca di Venezia, o Vescovo di Mantova. Quando Monsignore Scalabrini vide che il Papa aveva l'orologio povero, offerse a Pio X il suo orologio d'oro – che gli avevano dato quando aveva celebrato non so che Giubileo – e a tutti i costi insistè che prendesse l'orologio; ma il Papa non volle, rifiutò dicendo: Ringrazio Monsignore ”. (14)
L'amicizia verso gli Scalabriniani: Massimo Rinaldi, Faustino Consoni e altri.
L'ammirazione e la devozione di Don Orione verso Mons. Scalabrini si prolungò nel rapporto fraterno, cordiale e fattivo con la Congregazione da lui fondata. Dal Brasile, nel 1921, scrive a P. Consoni: “Quando sono a Sant'Antonio o all'Orfanotrofio Cristoforo Colombo [a S. Paolo del Brasile] , insomma quando mi trovo con voi altri di mgr. Scalabrini, sento un grande conforto spirituale, una grande carità e comunanza di affetti e di lavoro per le anime e per la Santa Chiesa ” . (15)
Fu proprio in Brasile, nella pastorale degli emigranti, che Don Orione ebbe modo di frequentare gli Scalabriniani. Il 7.10.1921, giunto a San Paolo, scrisse al suo collaboratore don Sterpi: “Fui ricevuto bene. Mi trovo presso gli Scalabriniani” . (16) Il 14.10.1921, confida alla beata Madre Michel Grillo: “Il Vicario Gen. di San Paolo mi consigliò ad andare dagli Scalabriniani più che dai Salesiani”. A don Casa, alcuni mesi dopo, raccomanda: “Noi dobbiamo sostenere e aiutare da per tutto gli Scalabriniani, ai quali Iddio serba una grande missione, più che oggi non appaia” . (17)
Sono due gli scalabriniani che, in particolare, entrarono nell'orbita di Don Orione e gli furono cari: P. Massimo Rinaldi e P. Faustino Consoni.
Don Orione definì il servo di Dio Massimo Rinaldi : « Padre Massimo, il Procuratore degli Scalabriniani, mio amico fidato », (18) « grande amico della Congregazione ». (19) A sua volta P. Rinaldi, poi vescovo di Rieti, parlava di Don Orione come di “ Padre carissimo ” e “ bella anima ”. (20)
La stima di don Orione per Massimo Rinaldi nacque dalla forza unitiva dell'ideale comune: lo zelo apostolico per la salvezza delle anime e l'amore di predilezione per gli emigrati italiani in America. Don Orione aveva sentito parlare di lui e della sua azione missionaria in Brasile. Lo contattò nel 1910, quando Rinaldi era da poco tornato in Italia dal Brasile, per partecipare, nel settembre, al Capitolo generale degli Scalabriniani. Massimo Rinaldi rievocando quel primo incontro ricordava che Don Orione «ci tempestava di interrogazioni per sapere da noi i bisogni degli Italiani all'estero». (21)
Don Orione, in quel periodo, incontrò più volte il Procuratore degli Scalabriniani non solo personalmente ma anche tramite i suoi sacerdoti e collaboratori per preparare le sue missioni in America latina. (22) Volle accanto a sé Padre Massimo in occasione di uno speciale incontro riservato con il Santo Padre, nella chiesa di Sant'Anna in Vaticano officiata dagli Orionini. (23)
Un campo che vide collaborare i due santi amici – e che resta da esplorare - fu quello della carità verso i sacerdoti in difficoltà. (24)
A tre giorni dalla morte di Don Orione, Mons. Rinaldi tracciò uno splendido ritratto dell'amico fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza: “La forza della sua volontà e soprattutto quella della sua fede soprannaturale furono il segreto delle sue meravigliose opere, da Lui iniziate prima ancora di salire l'altare. Conoscitore profondo dei tempi suoi e dell'avvenire, ammiratore del Cottolengo e di Giovanni Bosco, nonché del nostro Padre e Maestro Mgr. Scalabrini, persuaso che l'infermità predominante della società contemporanea, era il naturalismo e il materialismo, comprese la necessità di curarlo con opposti rimedi, cioè con quell'apostolato di bene scaturiente solo dalla fede soprannaturale e che sa produrre quei prodigi di carità anche materiali, indispensabili per ricondurre le turbe e gli stessi materialisti al soprannaturale. Ci piace di ricordare loro di aver conosciuto Don Orione fin dal 1910, quando reduci dal Brasile egli, ammiratore sincero dell'opera Scalabriniana, ci tempestava di interrogazioni per sapere da noi i bisogni degli Italiani all'estero. I prodigi di bene operati da Lui in quella vasta regione, gli meritarono dal popolo il nome di Santo. E noi abbiamo di che affermare che tale lo proclamerà la Chiesa anche prima del prevedibile”. (25)
La previsione di Mons. Rinaldi si avverò. Don Orione è stato proclamato “santo”. Ma simile cosa pensò Don Orione anche di lui. Incontrando l'ingegnere Gerolamo Pezzotti e saputo che era di Rieti, Don Orione gli disse: “Avete un santo Vescovo, lo vedrete sugli altari”. (26)
Padre Faustino Consoni fu l'altro scalabriniano cui Don Orione fu particolarmente legato, soprattutto per la collaborazione instaurata negli anni del primo avvio della Congregazione orionina in San Paolo. Il Santo tortonese scrive al confratello Don Casa, il 29.3.1922: “ Dirai a Padre Faustino, che lo porto nel cuore e sull'altare ogni mattina. Tu devi dare molto conforto e tutto l'aiuto che puoi a P. Faustino come a P. Marco. Essi sono i veterani e gli eredi dello spirito di Mg.r Scalabrini, un Vescovo che, se fosse vissuto ai primi secoli della Chiesa, sarebbe stato un Padre della Chiesa o un martire” .
P. Faustino aiutò Don Orione a sviluppare le conoscenze e le attività tra gli immigrati del Brasile. Don Orione affascinò P. Consoni per l'impeto di carità e di fede. Ne nacque un sodalizio santo. P. Consoni faceva da riferimento e da recapito a San Paolo per Don Orione.
A testimonianza della confidenza riposta da Don Orione in P. Consoni, riportiamo ampi passaggi di una lettera: “ Lei, caro Padre Faustino, non solo è autorizzato ad aprire la lettera che ha ricevuto dalla Badessa delle Benedettine, a me diretta, ma ogni e qualunque altro scritto che mi giungesse costì, faccia Lei tutto come fosse Don Orione stesso. Io ho di Lei la più grande stima, la più ampia e illimitata fiducia; e mi sento a Lei legato dalla più profonda gratitudine, e dalla più dolce carità di fratello in Gesù Cristo. Lo dica pure con i suoi fratelli, Caro Padre Faustino, il bene che mi fa vedere la vostra carità; ah! è proprio vero, è così: l'amore dei poveri è il più sicuro segno e il più bell'esercizio dell'amore di Dio! (…) Caro Padre Faustino, io La voglio spiritualmente e fraternamente abbracciare in Gesù Cristo, e La abbraccio a nome e con l'amore di tutti, di tanti poveri, ai quali Lei fa la carità. “La carità non si fa col metro”. Bravo, caro P. Faustino, bravo! La carità si fa col cuore e si misura con l'amore di Gesù Cr. Vada avanti così, sempre così, che Lei fa il più grande fondamento all'opera di Mgr. Scalabrini: sulla carità si edifica, fuori della carità si ruina! Solo con la carità e con lo spirito di carità salveremo ancora il mondo e avremo il grande trionfo della Chiesa e di Gesù Cristo! ”. (27)
* * *
Questi primi Appunti di memorie e documenti sono sufficienti a delineare l'interesse dell'indagine del rapporto tra Don Orione, Mons. Scalabrini e gli Scalabriniani. C'è una storia della Chiesa che è fondata su grandi idee e fatti importanti. Mancherebbe del suo spessore esistenziale, e più propriamente spirituale, se non fosse integrata dalla ricostruzione delle grandi relazioni che dei fatti e delle idee sono il supporto, la condizione, l'ermeneutica. La relazione qui appena accennata è significativa e merita di essere approfondita.
NOTE
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1. Don Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza , Roma, vol.II, 119.
2. Parola del 24.7.1939; XI, 35.
3. “Passò l'intera giornata a Piacenza; e poiché D. Orione, a tutte le preclarissime e sante doti di mente e di cuore, univa pure un alto senso artistico, e gustava quanto mai le bellezze dei monumenti sacri; avendo accennato a Castell'Arquata, Mons. Vescovo lo accompagnò nelle ore meridiane a visitare il Castello più ricco d'arte che possegga Piacenza e D. Orione ne fu entusiasta. Alla sera, dopo lunghi e famigliari colloqui col vescovo, e diversi Prelati, se ne tornava contento a Tortona”; così rferisce l'articolo non firmato dal titolo Don Orione a Piacenza , apparso sul Nuovo Giornale di Piacenza del 17.3.1940 in occasione della sua morte.
4. La testimonianza è stata pubblicata in parte in Giovanni Battista Scalabrini. Il vescovo degli emigranti, Ed. Rubbettino - Soveria Mannelli (Catanzaro) 1997. p.163-168.
5. Ibidem . Evidentemente la “polvere” sollevata dalle tensioni presenti nella Chiesa italiana del tempo, e collegate alla Questione Romana, non fu del tutto spazzata via nemmeno dalla serena testimonianza di Don Orione, cosicché il Processo, “aperto” nel 1940, fu successivamente “sospeso” e “riaperto” solo recentemente, nel 1982.
6. Faccio riferimento alle due principali fonti orionine conservate in Archivio Don Orione, Roma (sarà citato ADO), Scritti di Don Orione (sarà citato Scritti ) e Parola di Don Orione (sarà citato Parola ). Da discorso del 26.7.1939, Parola XI, 43.
7. Parola, XI, 43.
8. Cfr testimonianza sopra citata.
9. Minuta senza data, Scritti 72, 183.
10. Minuta senza data; Scritti 98, 70.
11. G . Maceroni, Il vescovo centrale nella storia della Chiesa reatina. Lo scalabriniano Massimo Rinaldi , 1997, p. 38.
12. L'Archivio Don Orione (Roma, Via Etruria 6) conserva un materiale autografo di Luigi Orione imponente, equivalente a 120 volumi di 20/300 pagine di trascrizioni.
13. Le copie sono riportate in Scritti 105, 315-338.
14. Parola del 14.2.1938; VIII, 110.
15. Lettera del 16.12.21; Scritti 112, 63s.
16. Scritti 14, 110.
17. Scritti 29, 148.
18. Scritti 72, 171.
19. Parola Vb, 212.
20. Lettera di Massimo Rinaldi a don Luigi Orione, Pratoianni 27 dicembre 1939. Giovanni Maceroni ha ricostruito l'amicizia tra il beato Luigi Orione e il servo di Dio Massimo Rinaldi nell'articolo Il Servo di Dio Massimo Rinaldi, “amico fidato” di Don Orione, , “Messaggi di Don Orione” n.111, 35(2003), pp.29-46.
21. G . Maceroni, Il vescovo centrale nella storia della Chiesa reatina, p.39.
22. Cfr. A. S. Bogaz, Don Orione incontra il Brasile in AA.VV., Don Orione e il Novecento , Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003, pp.115-142; A. Lanza e A.A. Da Silva , Per le vocazioni dei figli d'Africa in Brasile, “ Messaggi di Don Orione” 33(2001) n.103, pp.29-48; V. Pattarello, Gli inizi della missione di Don Orione in Brasile, “Messaggi di Don Orione” 26(1994) n.84.
23. Scritti 72, 171.
24. Sull'aiuto di Don Orione ai sacerdoti lapsi si vedano gli articoli di V. Alesiani, Buon Samaritano dei sacerdoti in difficoltà e di F. Peloso, La carità nascosta di Mons. Montini in “Messaggi di Don Orione” 33(2001) n.105, rispettivamente pp. 37-64 e 65-74.
25. Scritto di Mons. M. Rinaldi da Sant'Anatolia di Borgorose (Rieti), del 15 marzo 1940. Lo scritto venne pubblicato sul giornale “L'Unità Sabina” del 24 marzo 1940.
26. G . Maceroni , Il vescovo centrale…, p. 45.
27. Scritti 112, 63-64.