Appello Missionario

APPELLO MISSIONARIO
23 giugno 2005 - Nascita di Don Orione
Carissimi Confratelli
Nei giorni 8 -11 dicembre 2005 si terrà un'importante riunione di Congregazione dedicata al progetto missionario per il sessennio 2004-2010 . Vi parteciperanno consiglieri generali, superiori provinciali e rappresentanti delle missioni. E' un momento qualificante e determinante la vita della nostra Congregazione per attuare la decisione n.7 del 12° Capitolo generale: “Il Consiglio Generale e i Consigli Provinciali provvedono all'attuazione e al rilancio del Progetto missionario orionino”.
FONDARE, CONSOLIDARE, SVILUPPARE
Negli ultimi decenni, rispondendo all'appello del Papa in favore della “missio ad gentes”, c'è stato un grande impegno missionario della Congregazione con molte nuove aperture in Paesi che, fino al 1980, non facevano parte della geografia orionina: Togo (1981), Giordania (1985), Venezuela (1986), Cabo Verde (1988), Filippine (1991), Romania (1991), e poi Albania (1992), Bielorussia (1993), Messico (1993), Kenya (1996), Burkina Faso (1999), India (2001), Ucraina (2001).
Lo sviluppo si deve a una precisa volontà e programma di governo e alla generosità di tanti confratelli che, senza particolare vocazione all'eroismo, ma con fede e sacrificio, si sono trovati ad essere artefici di nuove pagine di storia della Congregazione. Penso – per limitarmi solo a chi ci ha già lasciato - a un Don Mugnai e Don Lo Torto in Costa d'Avorio, a Don Lazzarin in Romania, a Don Piccoli e Don Falardi nelle Filippine. Molti altri confratelli sono tuttora nel campo missionario e solo a distanza di tempo, potremo riconoscere e degnamente ricordare il grande servizio reso a tanta gente, bisognosa del pane e del vangelo, nel nome di Cristo e di Don Orione.
Senza dubbio, nella storia della Congregazione, questi ultimi decenni saranno ricordati come un periodo di “nuovo slancio missionario”, come voluto dalla mozione n.16 del 10° Capitolo generale (1992) e la n.4 dell'11° (1998). Molte Province si sono impegnate in modo diretto: San Benedetto con Costa d'Avorio, San Marziano con Madagascar, Romania e ora Ucraina, SS. Pietro e Paolo con Togo e Albania, N.S. di Czestochowa con Bielorussia, N. S. del Pilar con Venezuela, N.S. de Lujan con Messico, N. S. da Anunciaçao con Cabo Verde e Mozambico; alla piccola Delegazione N.S. di Westminster è stata affidata la cura delle nuove aperture di Giordania, Kenya, India; N.S. de Fatima ha dato un considerevole numero di religiosi per le missioni.
La decisione n.7 del Capitolo generale del 2004, dà indicazioni per il Progetto missionario del prossimo sessennio: esso va realizzato “consolidando anzitutto le nuove realtà missionarie, costituendo comunità consistenti, con maggiore stabilità di religiosi idonei, compreso il formatore delle vocazioni locali”.
Dunque, nel provvedere al “rilancio del progetto missionario orionino”, senza escludere la possibilità di aperture in nuove nazioni, vengono date “anzitutto” le indicazioni del “consolidamento”, della “consistenza” e “stabilità” di comunità, religiosi, e formazione delle vocazioni.
La prospettiva del consolidamento nello sviluppo missionario nel sessennio sembra essere – ma solo in apparenza - meno esigente di persone, di impegno e di sacrificio da parte della Congregazione durante il sessennio. In realtà, chiede uno sforzo ancor maggiore, forse meno appariscente, ma indispensabile e decisivo. Ed è presto detto il perché.
Come ripetutamente richiamato nel “Progetto missionario orionino” del 1993, una missione in una nuova nazione si può dire fondata , cioè consolidata, e con quanto basta per guardare al suo futuro sviluppo in modo fiducioso, quando comprende almeno tre comunità che uniscano all'attività dell'evangelizzazione, le opere caritative assistenziali e la promozione delle vocazioni del luogo .
Solo quando in un nuovo Paese ci sono tre comunità dedicate a queste tre attività, si può dire che la “pianta orionina” è costituita nel suo nucleo germinativo essenziale e sufficiente per svilupparsi e crescere. Poi, la fioritura, i frutti, la robustezza della pianta dipenderanno dalla Divina Provvidenza, dalle condizioni concrete storiche e sociali dell'ambiente e dall'impegno dei Confratelli.
Ebbene, sono ancora molte le missioni della Congregazione che non si trovano ancora allo stato di “consolidamento”, che non si possono ancora dire “fondate” compiutamente, perché manca il nucleo germinativo delle tre comunità, del numero di religiosi e delle attività-opere fondamentali. Il progetto missionario che elaboreremo insieme nel convegno di dicembre ad Ariccia deve tenere conto responsabilmente di questo impegno a dotare le nostre nuove missioni del loro nucleo germinativo.
Don Orione, scrivendo nel 1923 a riguardo della situazione in Palestina, faceva osservare: “ L'essere noi solo in due o tre a Rafat, e soli in Palestina, in numero insufficiente per costituire una comunità religiosa: essere là come dei dispersi, e così lontani dalle nostre case, è un sacrificio ed una irregolarità che abbiamo potuto incontrare, e poteva essere tollerata in principio, ma che continuare così non si può: saremmo contro lo stesso Diritto Canonico, nonché contro le nostre regole Costituzioni” ( Scritti 53, 48).
Anche oggi, non si può pensare responsabilmente di lasciare una comunità a lungo isolata - come è nel caso di India, Mozambico, Giordania, Cabo Verde, Ucraina, ma anche Filippine e Messico - o dove non si è ancora avviata una comunità dedita alla formazione delle vocazioni locali. In una nuova nazione noi andiamo a impiantare la congregazione e non solo a svolgervi delle attività.
Realisticamente, dobbiamo considerare, che la presenza orionina in una nazione non avrà futuro se dal nucleo germinativo iniziale ( missione fondata ), essa non cresce con le vocazioni e le risorse del luogo. E' impensabile che le Province possano mandarvi a lungo religiosi da altre nazioni. Ciò vale anche per le nazioni in cui, purtroppo, la Congregazione si trova in fase di prolungata riduzione di numero di religiosi (come USA, Uruguay, Inghilterra).
Questi richiami di valori e situazioni attuali servono solo a dare l'idea del notevole sforzo missionario richiesto alla Congregazione per arrivare a fondare compiutamente, a consolidare , come dice il Capitolo, molte nostre presenze appena avviate. Anche in questo campo vale il “ non progredi regredi est ”. Se c'è voluto molto slancio missionario per iniziare nuove missioni ce ne vorrà ancor più per consolidarle.
Lo slancio missionario, sappiamo, fa parte della vitalità ordinaria della Chiesa e della Congregazione. La fecondità missionaria non viene da abbondanza di persone e di mezzi economici; non nasce solo da generosità isolate e spontanee, ma è il frutto della vitalità e, nello stesso tempo, è anche causa di vitalità di un corpo vivo come è la Chiesa e come è la nostra Congregazione.
Come congregazione cercheremo di assumere, promuovere e sostenere l'impegno missionario a due livelli:
• come impegno di governo : tramite la formulazione del progetto missionario, l'azione dei segretariati, il sostegno alle missioni in formazione;
• come impegno dei singoli religiosi : tramite la disponibilità offerta o richiesta di lavorare in missione “ad gentes”, stabilmente o per un periodo limitato.
CHI SI SENTE DI VOI?
E' diventata quasi una tradizione, iniziata da Don Orione e attualizzata dal mio predecessore Don Roberto Simionato, che all'inizio del sessennio, il Superiore generale rivolga a tutti i religiosi un APPELLO MISSIONARIO.
Nel nome di Don Orione, come fratello e padre della Famiglia orionina, faccio appello ad ogni Orionino di qualsiasi età, che voglia mettersi a disposizione per "partire" per le missioni: mi scriva una lettera personale manifestando la propria domanda e disponibilità, indicando, se crede opportuno, anche il paese di preferenza.
Attendo le vostre lettere, cari fratelli, entro il 1° novembre 2005.
Oltre e meglio delle mie parole, risuonino quelle accorate di alcuni “appelli missionari” del nostro Padre Don Orione.
Il 3 marzo 1914, si rivolse ai chierici ancora in formazione:
“Ho bisogno di figli santi! La missione promette assai bene; ma ho bisogno di santi! Quante volte, nei passati giorni, io ho pensato a voi altri, o cari i miei figli! E vi ho fatti passare uno ad uno, per vedere chi poter mandare!
Almeno qualcuno di voi bisognerà che lo trovi e lo mandi prestissimo; ma ho bisogno di santi! Poco mi importerebbe che siate piccoli, anzi così imparereste subito la lingua, ma ho bisogno che chi va, porti là la santità. Chi si sente di voi?
Ecco, o miei Cari, il tempo di mostrare il vostro vero amore di Dio: la vostra divozione vera alla Madonna SS.: il vostro affetto sincero, tenero e da veri figli alla nostra amata Congregazione che è, dopo la S. Chiesa di Roma, la vera nostra madre morale!” ( Scritti 2, 76-78).
Un altro noto appello fu scritto da Don Orione da Buenos Aires, il 2 agosto 1935:
“Ho bisogno di personale: quando penso a voi, io vedo tutti uno ad uno, e vado cercando tra di voi e quasi chiamandovi a nome, perché veniate ad aiutarmi a propagare la congregazione in mezzo a queste popolazioni ove sì grande è il bisogno di sacerdoti, che siano pieni di amor di Dio e delle anime, e desiderosi di sacrificarsi insieme con Nostro Signore, per dare la vita della fede o accrescerla in mezzo a molta gente. (…)
Su figli miei, preparatevi tutti ad essere apostoli, o in Italia o fuori d'Italia. Ma è assolutamente necessario che tutti siamo apostoli di fede, di amore a Dio e al prossimo, di amore alla Santa Madonna, di amore al Papa e alla Chiesa” ( Lettere II, 237).
VALORE DELL'APPELLO E ALCUNE CONSIDERAZIONI
Questo “appello missionario”, cari confratelli, è un dono di Dio. E' un passaggio del Signore sulla riva dove stiamo pescando per dirci “ duc in altum ”, “prendi il largo”. E' l'invito del maestro a “gettare le reti ”. " Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo " ( Novo Millennio Ineunte , 40).
Che senso ha rispondere all'appello missionario?
Di per sé, abbiamo tutti già espresso con il voto d'obbedienza la disponibilità ad andare ovunque veniamo richiesti. L'offerta di disponibilità a partire per le missioni, libera e attuale, rende esplicita l'obbedienza ed ha un grande valore morale.
La risposta all'appello missionario è un atto di libertà e di gratuità davanti a Dio. Quindi, nessuno si senta costretto a scrivere questa lettera che esprime il desiderio di vera esperienza missionaria. La domanda di partire per le missioni, per il solo fatto di essere presentata, fa già bene all'anima e dà tono apostolico all'attività cui già la Provvidenza ci ha chiamato.
Ho ereditato, assumendo la direzione generale, una lista di disponibilità di confratelli: in sei anni tante cose possono essere cambiate anche nella vita o nella salute di chi si era già offerto. E' giusto aggiornare la lista. Chi aveva già scritto in passato rinnovi la sua offerta e confermi la sua disponibilità per la missione. E poi penso che, dopo sei anni, abbiamo tanti nuovi giovani religiosi ed è bene che sentano gli orizzonti aperti e la possibilità di offrirsi per imprese che hanno in Cristo e nel bene delle Anime le uniche motivazioni e soddisfazioni.
E' chiaro che alla domanda non corrisponde necessariamente l'invio in missione. Per tante ragioni, non potranno andare in missione tutti quelli che chiedono. I superiori dovranno poi valutare, decidere e programmare con prudenza. Ci sono da tenere in conto le esigenze della missione in patria, “missio ad intra”, come la definisce il Capitolo e il documento missionario Redemptoris Missio , senza dualismi e senza contrapposizioni perché "la missionarietà ad intra è segno credibile e stimolo per quella ad extra, e viceversa" (RM, 34). Che bello se per uno che va in missione ce ne fossero novantanove che erano disposti a partire e che accompagneranno chi parte con partecipazione fraterna, pur rimanendo a casa.
Spero che siano numerose le risposte anche a questo Appello. Sarebbe il segno che la Congregazione e i Figli della Divina Provvidenza hanno passione apostolica e sono generosi come lo erano alle origini.
Inoltre, ho fiducia che la risposta all'Appello sarà certo di grande stimolo per i pochi che partiranno "ad gentes", ma lo sarà anche per i molti che, pur avendo chiesto di partire, dovranno investire il loro entusiasmo per inventare la "nuova evangelizzazione" e le “nuove risposte” in patria, ove si trovano.
Pongo questo “Appello missionario” nel cuore della Madonna, Madre della Divina Provvidenza. Don Orione nel sogno profetico vide il suo grande manto azzurro che “ s'allargava, così che non si distinguevano più i confini ”, “ che copriva tutto e tutti fino all'orizzonte lontano”, “ragazzi di molti diversi colori, il cui numero si andava straordinariamente moltiplicando… la Madonna si volse a me indicandomeli ”. Scrivendo al vescovo Bandi, aggiunse: “ ricordando che di cinta non ce n'era, e che erano di varî colori, ho capito che sono le missioni, e l'ho capito in un momento di preghiera come se fosse stato un lume improvviso che N. Signore m'avesse mandato ” ( Scritti 45, 60).
La nostra Congregazione, dai tempi di Don Orione, non ha messo “cinta” e oggi si trova in 32 nazioni e – se la Provvidenza vorrà – allargherà ancora il suo orizzonte.
A tutti giunga la benedizione del Signore che invoco di tutto cuore chiedendo il sostegno paterno di Don Orione.
Don Flavio Peloso FDP
(superiore generale)