NOTA su psicologia e formazione (IT ES EN PL)

Presentazione del documento "Orientamento per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio, presentato il 30 ottobre 2008.
NOTA DI PRESENTAZIONE E INVITO ALLA LETTURA
Don Flavio Peloso
Un importante documento della Congregazione per l'Educazione Cattolica dal titolo Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio è stato presentato ieri, 30 ottobre 2008, nell'aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede.
E' un documento che giunge quanto mai opportuno per dare luce ed equilibrio su una problematica che sperimentano da vicino quanti si occupano di formazione e di ammissione al sacerdozio (e alla vita religiosa): come utilizzare le competenze psicologiche nella formazione e nella valutazione dei candidati dei nostri seminari e case di formazione?
Da una parte c'è una tendenza a sovrastimare il contributo di psicologi e di psicologia: ci si uniforma con un certo senso di inferiorità a quanto essi dicono; si forma un percorso formativo “psicologico” parallelo stabile a quello offerto nel seminario. Dall'altra parte c'è una tendenza persistente a sottostimare e diffidare dell'apporto della psicologia anche di fronte a gravi problemi di maturità/maturazione psicologica legati alla formazione dei religiosi/sacerdoti; alcuni ritengono che bastano la “buona intenzione” o “la preghiera” o un buon “formatore” per capire e supplire a lacune psicologiche profonde o anche strutturali della personalità; c'è chi vede l'apporto della psicologia come qualcosa di “diabolico” nel senso che “divide” l'umano dal divino riducendo il secondo al primo.
La tematica è davvero complessa e dunque ben venga una riflessione seria sui problemi e sulle esperienze dell'accompagnamento psicologico nella formazione al sacerdozio – e alla vita consacrata - a partire da questo autorevole documento che offre criteri e linee pratiche di comportamento.
Il sacerdote e le persone consacrate sono quanto di più prezioso la Chiesa ha all'interno delle vocazioni e ministeri in essa sviluppati. Sappiamo quanto debbano essere non solo persone con una ricca vita spirituale, ma anche con una maturità psicologica e affettiva che permetta loro di vivere in modo equilibrato la loro presenza nella vita della Chiesa.
Nella presentazione del documento il card. Zenon Grocholewski ha illustrato le idee fondamentali del testo. Basta richiamare anche solo i titoli per suscitare attenzione alla lettura su temi tanto concreti e riguardano un po' tutti, nella formazione iniziale ma anche nella formazione permanente: il ruolo dello psicologo nell'aiuto al discernimento vocazionale del candidato al sacerdozio, la responsabilità della Chiesa nel “discernere la vocazione e l'idoneità dei candidati al ministero sacerdotale”, il Vescovo come “primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale”, il ruolo dei formatori e un'adeguata preparazione, il ruolo dei padri spirituali e l'importanza di ricorrere alla grazia nel processo di discernimento, l'integrazione dell'aiuto psicologico all'interno di una visione globale della vita del candidato, lo psicologo come collaboratore e non come parte dell' équipe di formatori, l'idoneità del candidato di cui il Vescovo (e il superiore religioso, provinciale e generale) deve essere sicuro per procedere all'ordinazione sacerdotale.
Mons. Jean-Louis Bruguès, o.p. , segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, ha detto come il documento sia frutto di un lungo iter di riflessione e di elaborazione, ricordando che una sua prima redazione fu presentata, già nel 2002, dall'allora Cardinale Joseph Ratzinger, che lo considerava “ un aiuto utile per capire i problemi dell'anima umana di un candidato in fase di maturazione ”. Ha avvertito che si deve evitare il pericolo di incorrere in due errori: il primo è che lo psicologo o lo psichiatra assuma il ruolo che spetta al direttore spirituale; l'altro è che i formatori pensino che non sia necessario l'aiuto di uno psicologo per la maturità vocazionale di chi aspira ad essere sacerdote.
Il professor Don Carlo Bresciani, psicologo e consultore della Congregazione vaticana, ha ricordato che “il primo attore di ogni formazione è il candidato stesso” e che la Chiesa “si è sempre preoccupata di fornire al candidato al ministero sacerdotale formatori preparati a comprendere in profondità la sua personalità umana”. “Troppe inettitudini psichiche, più o meno patologiche, si rendono manifeste soltanto dopo l'ordinazione sacerdotale – ha osservato –. Il discernerle in tempo permetterà di evitare tanti drammi”. Ha anche avvertito che una psicologia chiusa alla dimensione trascendente, che esclude il senso della castità o si chiude a determinati valori che sono propri della Chiesa non può aiutare una maturazione vocazionale verso una consacrazione della propria vita.
Particolare attenzione ha richiamato il n.10 del documento ove si dice esplicitamente: "Il cammino formativo dovrà essere interrotto nel caso in cui il candidato, nonostante il suo impegno, il sostegno dello psicologo o la psicoterapia, continuasse a manifestare incapacità ad affrontare realisticamente, sia pure con la gradualità di ogni crescita umana, le proprie gravi immaturità (forti dipendenze affettive, notevole mancanza di libertà nelle relazioni, eccessiva rigidità di carattere, mancanza di lealtà, identità sessuale incerta, tendenze omosessuali fortemente radicate, ecc.). Lo stesso deve valere anche nel caso in cui risultasse evidente la difficoltà a vivere la castità nel celibato, vissuto come un obbligo così pesante da compromettere l’equilibrio affettivo e relazionale".
NOTA DE APRESENTAÇÃO E CONVITE À LEITURA
Pe. Flavio Peloso
Um importante documento da Congregação para a Educação Católica com o título "Orientações para o uso das competências da psicologia na admissão e na formação dos candidatos ao sacerdócio" foi apresentado ontem, 30 de outubro de 2008, na Sala João Paulo II do Gabinete de Imprensa da Santa Sé.
É um documento muito apropriado para iluminar e dar equilíbrio a uma problemática que experimentam cotidianamente os que se ocupam da formação e da admissão ao sacerdócio (e à vida religiosa): como usar as competências psicológicas na formação e na avaliação dos candidatos dos nossos seminários e casas de formação?
De um lado existe uma tendência a superestimar a contribuição de psicólogos e da psicologia: se comporta com um sentimento de inferioridade perante o que dizem; se organiza um percurso formativo “psicológico” estável e paralelo ao percurso oferecido no seminário. Por outro lado existe uma tendência persistente a subestimar a ajuda da psicologia também perante os graves problemas de maturidade/amadurecimento psicológico ligados à formação dos religiosos/sacerdotes; alguns consideram que bastam a “boa intenção” ou “a oração” ou um bom “formador” para entender e suprir as lacunas psicológicas profundas ou também estruturais da personalidade; existe até mesmo quem vê a contribuição da psicologia como algo “diabólico” no sentido que “divide” o divino do humano em favor deste último.
A temática é de fato muito complexa e por isso que seja bem vinda uma reflexão séria sobre os problemas e sobre as experiências de acompanhamento psicológico na formação ao sacerdócio – e à vida consagrada – a partir deste documento oficial que fornece critérios e linhas práticas de comportamento.
O sacerdote e as pessoas consagradas são o que de mais precioso a Igreja possui no âmbito das vocações e ministérios que nela se desenvolvem. Sabemos que devem ser não só pessoas com uma rica vida espiritual, mas também com uma maturidade psicológica e afetiva que permita viver de modo equilibrado a própria presença na vida da Igreja.
Na apresentação do documento o Card. Zenon Grocholewski ilustrou as idéias fundamentais do texto. Basta apenas recordar os títulos para suscitar o desejo de leitura sobre temas tão concretos e que se refere de certo modo um pouco a todos, seja na formação inicial como na formação permanente: o papel do psicólogo na ajuda para o discernimento vocacional do candidato ao sacerdócio, a responsabilidade da Igreja em “discernir a vocação e a idoneidade dos candidatos ao ministério sacerdotal”, o Bispo como “primeiro representante de Cristo na formação sacerdotal”, o papel dos formadores e uma adequada preparação, a função dos padres espirituais e a importância de recorrer à graça no processo de discernimento, a integração da ajuda psicológica no interior de uma visão global da vida do candidato, o psicólogo como colaborador e não como membro da equipe de formadores, a idoneidade do candidato do qual o Bispo (e o superior religioso, provincial e geral) deve estar seguro para proceder à ordenação sacerdotal.
Dom Jean-Louis Bruguès, o.p., secretário da Congregação para a Educação Católica, informou que o documento foi fruto de um longo iter de reflexão e de elaboração, recordando que uma primeira redação foi apresentada, já em 2002, pelo então Cardeal José Ratzinger, que o considerava “ um instrumento útil para entender os problemas da alma humana de um candidato em fase de maturação ”. Alertou que se deve evitar o perigo de cair em dois erros: o primeiro é que o psicólogo, ou o psiquiatra assuma um papel que toca ao diretor espiritual; o outro é que os formadores pensem que não seja necessária a ajuda de um psicólogo para a maturidade vocacional de quem aspira ao sacerdócio.
O professor P. Carlo Bresciani, psicólogo e consultor da Congregação vaticana, recordou que “ o primeiro ator do processo formativo é o próprio candidato” e que a Igreja “ sempre preocupou-se em dar ao candidato ao ministério sacerdotal formadores preparados para compreender profundamente a sua personalidade humana ”. “ Muitas inabilidades psíquicas, mais ou menos patológicos, se manifestam somente depois da ordenação sacerdotal – observou –. O discernimento em tempo destas inabilidades permitirá que se evitem muitos dramas ”. Ele alertou também para o fato que um tipo de psicologia fechada à dimensão transcendental, que exclui o valor da castidade ou se fecha em determinados valores que são próprios da Igreja não pode ajudar a uma maturação vocacional rumo à consagração da própria vida.
NOTE OF PRESENTATION AND INVITATION TO A READING
Don Flavio Peloso
An important document from the Congregation for Catholic Education entitled "GUIDELINES FOR THE USE OF PSYCHOLOGY IN THE ADMISSION AND FORMATION OF CANDIDATES FOR THE PRIESTHOOD" was presented yesterday, 30th October 2008, in the John Paul II hall of the Holy See Press Office.
It is a very timely document that should shed light and balance on a question that people engaged in the formation and admission to the priesthood (and to religious life), have to face: how to employ the psychological sciences in the formation and evaluation of the candidates of our seminaries and houses of formation?
On the one hand people tend to overestimate the contribution of psychologists and of psychology : through a certain feeling of inferiority we readily agree with what they say; we plan a “psychological” formation itinerary in steady parallel to the one offered in the seminary. On the other hand there is an enduring trend to underestimate and mistrust the contribution of psychology even in the case of serious problems regarding the psychological maturity/maturation bound to the formation of religious/priests; some believe that “good will” or “prayer” and a good “formator” are sufficient to understand and make up for deep psychological or even structural needs of the personality; there are people who see the contribution of psychology as “diabolical”, in the sense that it “divides” the human from the divine, favouring the first one.
It is a truly complex issue and we should really welcome a serious consideration of the problems and experiences of psychological accompaniment in the training for the priesthood – and the consecrated life - starting with this authoritative document that offers criteria and practical guidelines on how to proceed.
The priest and the consecrated people are the most precious assets that the Church possesses among the vocations and ministries present in it. We know that they must be people not just with a rich spiritual life, but also with psychological and affective maturity that allows them to live in a balanced way within the life of the Church.
Introducing the document, card. Zenon Grocholewski dwelt on the fundamental ideas of the text. It is enough to recall the headings in order to draw the attention to read themes that are practical and regard almost everyone, in the initial formation but also in the permanent one: the role of the psychologist in helping to discern the vocation of the candidate to the priesthood, the responsibility of the Church in “discerning” the vocation and the suitability of the candidates to the priestly ministry”, the Bishop as “first representative of Christ in the formation to the priesthood”, the role of the formators and a proper preparation, the role of spiritual directors and the importance of calling upon the grace in the process of discernment, the integration of the psychological help within the global vision of the life of the candidate, the psychologist as a collaborator and not as a member of the team of the formators, the identity of the candidate of whom the Bishop (and the religious superior, provincial and general), must be sure in order to proceed to the priestly ordination.
Mons. Jean-Louis Bruguès, o.p., secretary of the Congregation for Catholic Education, explained how the document is the result of a long journey of reflection and elaboration, reminding that a first draft was presented back in 2002, by the then Cardinal Joseph Ratzinger who stated that it was “ a useful help to understand the problems of the human soul of a candidate in the stage of maturation ” He warned that we should avoid the danger of falling into two errors: the first is that the psychologist or the psychiatrist take on the role proper to the spiritual director; the other that the formators think that the help of a psychologist in the maturity of the vocation of a priestly candidate is not longer necessary.
Professor Don Carlo Bresciani, a psychologist and consultant of the Vatican Congregation, recalled that “ the first agent of every formation is the candidate himself” and that the Church “ has always tried to give to the candidates for the priesthood formators ready to understand deeply his human personality”. “Too many psychic ineptitudes, more or less pathological, appear only after the priestly ordination – he observed - . Discerning them in time should help to avoid many problems”. He also warned that a psychology which is not open to the transcendent dimension, that excludes the sense of chastity or that is closed to specific values that are proper of the Church cannot help a vocation to mature towards the consecration of one's own life.
NOTA PREZENTUJĄCA I ZAPROSZENIE DO LEKTURY
Ks. Flavio Peloso FDP
Wczoraj, 30 października 2008 roku, w Auli Wydawnictwa Watykańskiego im. Jana Pawła II został zaprezentowany dokument Kongregacji Wychowania Katolickiego pod tytułem "UKIERUNKOWANIA W KORZYSTANIU Z KOMPETENCJI PSYCHOLOGICZNYCH W PRZYJMOWANIU I W FORMACJI KANDYDATÓW DO KAPŁAŃSTWA".
Jest to dokument, który przychodzi, jak nigdy - w porę, aby dać światło i równowagę w problematyce, którą doświadczają ci, którzy z bliska zajmują się formacją i przyjmowaniem do kapłaństwa (i do życia zakonnego): jak wykorzystać kompetencje psychologiczne w formacji i w ocenianiu kandydatów naszych seminariów i domów formacji?
Z jednej strony jest tendencja do przeceniania wkładu psychologów i psychologii: podporządkowujemy się temu, co oni mówią z pewnym poczuciem niższości. Z drugiej strony jest trwała tendencja do niedoceniania i nieufania temu, co wnosi psychologia również wobec poważnych problemów z dojrzałością/dojrzewaniem psychologicznym związanych z formacją zakonników/kapłanów. Niektórzy uważają, że wystarczy „dobra chęć” lub „modlitwa”, czy dobry „formator”, by zrozumieć i wypełnić głębokie i strukturalne braki psychologiczne osobowości. Niektórzy widzą wkład psychologii jako coś „diabelskiego” w tym sensie, że „oddziela” to, co ludzkie, od tego, co boskie, redukując to drugie do pierwszego.
Tematyka ta jest naprawdę złożona i dlatego słuszna jest poważna refleksja nad problemami i nad doświadczeniami towarzyszenia psychologicznego w formacji do kapłaństwa i do życia konsekrowanego już poza tym autorytatywnym dokumentem, który przedstawia kryteria i wskazówki praktyczne postępowania.
Kapłan i osoby konsekrowane są najcenniejszym, co Kościół ma w ramach powołań i posług w nim rozwiniętych. Wiemy jak bardzo muszą oni być nie tylko osobami o bogatym życiu duchowym, ale również osobami o takiej dojrzałości psychicznej i emocjonalnej, która pozwoli im przeżywać w sposób zrównoważony ich obecność w życiu Kościoła.
We wprowadzeniu do dokumentu kard. Zenon Grocholewski przedstawił fundamentalne idee tekstu. Wystarczy tylko wymienić nagłówki, aby wzbudzić uwagę na lekturę o tematach bardzo konkretnych i dotyczących po trosze wszystkich we formacji początkowej, jak i permanentnej: rola psychologa w pomocy przy rozeznawaniu powołania kandydata do kapłaństwa, odpowiedzialność Kościoła w „rozeznaniu powołania i zdatności kandydatów do posługi kapłańskiej”, biskup jako „pierwszy przedstawiciel Chrystusa w formacji kapłańskiej”, rola formatorów i stosowne przygotowanie, rola ojców duchowych i ważność uciekania się do łaski w procesie rozeznawania, integracja pomocy psychologicznej wewnątrz globalnej wizji życia kandydata, psycholog jako współpracownik a nie jako członek ekipy formatorów, zdatność kandydata, co do której biskup (również przełożony zakonny, prowincjalny i generalny) musi być pewien aby przystąpić do udzielenia święceń kapłańskich.
Biskup Jean-Louis Bruguès OP, sekretarz Kongregacji Wychowania Katolickiego powiedział jakoby dokument miałby być owocem długiej drogi refleksji i opracowywania pamiętając, że pierwsza redakcja była zaprezentowana już w 2002 roku, przez kard. Józefa Ratzingera, który uważał ten dokument za „użyteczną pomoc w zrozumieniu problemów ludzkiej duszy kandydata w fazie dojrzewania” . Ostrzegł, że powinno się unikać niebezpieczeństwa popełnienia dwóch błędów: pierwszy, kiedy psycholog i psychiatra przyjmują rolę przypisaną kierownikowi duchownemu; drugi, kiedy formatorzy uważają, że nie jest konieczna pomoc psychologa w dojrzałości powołaniowej tego, kto chce być kapłanem.
Profesor Don Carlo Bresciani , psycholog i konsultant Kongregacji watykańskiej przypomniał, że „pierwszym aktorem każdej formacji jest sam kandydat” i, że Kościół „zawsze troszczył się o dostarczenie kandydatowi do posługi kapłańskiej formatorów przygotowanych do dogłębnego zrozumienia jego ludzkiej osobowości” . „Zbyt liczne niezdatności psychiczne, bardziej lub mniej patologiczne – zauważył – ujawniają się jedynie po święceniach kapłańskich. Rozeznanie ich na czas pozwoli uniknąć wielu dramatów” . Ostrzegł również, że psychologia zamknięta na wymiar transcendentny, która wyklucza znaczenie czystości lub zamyka się na określone wartości, które są właściwe dla Kościoła, nie potrafi pomóc w dojrzewaniu powołaniowym ku uświęceniu własnego życia.