Ad Jesum per Mariam: la devozione mariana resiste anche al gelo del secolarismo.
Mi sono goduto anche quest’anno la cara festa della Madonna della Guardia di Tortona. Si è ripetuto il solito spettacolo di fede e di folla. Si sono rinnovati i frutti spirituali, per nulla scontati nel clima religiosamente depresso di oggi.
Abbiamo già riflettuto su Le devozioni popolari: ripiego o rimedio? (Don Orione oggi, giugno 2011). Vorrei ora portare la attenzione in particolare sulla devozione popolare mariana, convinto con Don Orione che “Dare la Madonna alle anime vuol dire dare loro Gesù Cristo, la Chiesa, la fede, vuol dire dare la salvezza”.[1] È uno dei “quattro amori” di Don Orione: Gesù, Anime, Papa, Maria.
Don Orione fu anima mariana.
Tutto vide e visse “nella luce di Maria”.[2] Attualmente, in Congregazione abbiamo 20 santuari mariani, alcuni sono storici, grandi e frequentati, come quello della Madonna della Guardia a Tortona, dell’Incoronata a Foggia, di Itatì in Argentina.
La devozione a Maria ci coinvolge tutti perché ove c’è popolo c’è devozione mariana: nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle case di carità, nelle scuole, nelle missioni, nelle case di formazione, con i giovani, con i malati, nelle più svariate nostre attività. La devozione mariana non è una nicchia particolare di devozione personale, ma dà un clima, una modalità, un modo di essere alla nostra vita cristiana. Se è vero che “non si può essere cristiani senza essere mariani” (Paolo VI), così non si può essere orionini senza essere mariani.
La devozione mariana è popolare, dunque orionina
Nella spiritualità orionina, per sua natura “popolare”, la devozione mariana è una via di evangelizzazione del popolo, è un argine al secolarismo, è una forma per avvicinare tutti all’esperienza della paternità di Dio e della maternità della Chiesa.
“Nel cuore anche dei più dissipati o cattivi c’è sempre un angolo caldo per la Madonna, come è per la madre naturale”,[3] sosteneva Don Orione, che definiva “naturale” l’affetto e la devozione a Maria. “Voglio dire che il pensiero della Madonna, chissà perché, smuove di più il nostro cuore, ci intenerisce di più, scuote anche i più restii e duri nella via del bene. Certo è sempre la grazia di Dio che, sotto, lavora: ma la nostra sensibilità spirituale e religiosa, si smuove di più, anche in tanti raffreddati e perfino ribelli alla grazia, attraverso il pensiero della Madonna”.[4]
Don Orione fu costruttore di santuari mariani, fu animatore di imponenti pellegrinaggi popolari alla Madonna della Guardia di Genova, alla Madonna di Caravaggio, fu appassionato scrittore e predicatore mariano.
Dalla sua esperienza ricavò questa convinzione: “Il culto della Madonna trova, direi, una corrispondenza quasi d’istinto, spontanea nel cuore dei fedeli che si sentono attratti verso la vergine Santissima dalla forza e dalla voce del sentimento che indica loro nella Madre del Signore, nella Madre di Dio, la protettrice, l’ausiliatrice, la piena di grazia, la fonte di salvezza. Il popolo ha un senso speciale per quello che riguarda la Vergine Santissima. Con il nome della Madonna gli si fa fare ogni cosa buona… La gente segue, segue sempre quando si tratta di onorare e glorificare la Vergine Santa”.[5]
È un dato di fatto che la devozione popolare mariana ha resistito anche alla tempesta della contestazione degli anni ‘70 e ora mostra di resistere alla desertificazione del secolarismo. Anche se le chiese nelle città e nei paesi si svuotano, i santuari non conoscono crisi e sono frequentati anche da persone che non frequentano le parrocchie.
Maria genera ancora Gesù
Cari lettori, per essere saldi nella fede e per portare alla fede in Gesù, dobbiamo vivere e coltivare il clima benefico della devozione verso la Madre di Dio. “Ho letto un’impressione di uno scrittore di cose spirituali inglese (P. Faber), il quale dice: ‘Gesù non è conosciuto perché Maria è dimenticata’. Grande espressione, grande verità! Chi ama la Madonna è portato necessariamente ad amare il Signore… chi ama Maria necessariamente si orienta verso Gesù”.[6]
L’amore a Maria, infatti, genera per dinamica propria l’amore di Gesù. Ad Jesum per Mariam. E se non portasse a Gesù significa che non è vero amore a Maria.
La “devozione mariana” è manifestazione dell’unica “devozione a Dio”, ma non come un “un fiore qualunque, un soccorso come tanti altri di cui possiamo servirci o no, come ci piace; ma ne è parte integrale”,[7] affermava Don Orione.
Su simile linea si esprime oggi Benedetto XVI: "La Chiesa trascura qualcosa... si allontana dalla parola biblica, se in lei viene meno la venerazione di Maria. Allora essa in realtà non onora più neppure Dio nel modo che gli si addice”.[8] A Peter Seenwald, nel libro intervista Luce del mondo, Benedetto XVI aveva detto: “sono cresciuto in una pietà anzitutto cristocentrica, in una religiosità che coscientemente ed in misura pronunciata veniva nutrita attraverso la Bibbia e dunque era orientata a Cristo. Di questo però fa sempre parte certamente la Madre di Dio, la Madre del Signore”.[9]
Concludo ricordando come Don Orione estese l’ad Jesum per Mariam con l’ad Animas per Mariam, ad Papam per Mariam”.
Gesù, Papa Anime, Maria: sono i quattro amori di Don Orione che modellano la spiritualità e l’apostolato orionino. Il “per Mariam” diventa il metodo, la strada, la forza, l’atmosfera per realizzare l’”ad Jesum, ad Animas, ad Papam”.
[1] Parola, 17.2.1932.
[2] Don Orione nella luce di Maria, 4 volumi editi dalla Postulazione.
[3] Parola, 26.4.1929.
[4] Parola, 20.5.1930.
[5] Parola, 22.4.1928.
[6] Parola, 31.8.1931.
[7] “Amiamo Maria!”, L’Opera della Divina Provvidenza, 19 Aprile 1915.
[8] Maria, Chiesa nascente, cap. IV.
[9] Benedetto XVI, Luce del mondo, p.228-229.