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Messaggi Don Orione
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Autore: Don Flavio Peloso
Pubblicato in: Don Orione oggi

Che bello appartenere alla Chiesa che ha i suoi Papi santi. È stato questo il mio pensiero dominante durante la meravigliosa festa di popolo per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, a Roma, il 27 aprile scorso.

Pio X, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, santi subito, o quasi.

Pio IX è beato dal 2000.

Pio XII è venerabile, frenato dalle nuvole nere provenienti dal mondo ebraico, sempre più diradate dalla luce dei fatti.

Paolo VI sarà beato a ottobre prossimo; ed ho ascoltato che Papa Francesco lo vorrebbe santo già entro il 2015.

Il processo di canonizzazione di Giovanni Paolo I, caro Papa dei 33 giorni, un sorriso di Dio alla Chiesa, è iniziato nel 2003 e sta per concludersi.

E Papa Benedetto XVI? È ancora tra noi: dopo essere stato grande nella parola, ora è grande nel silenzio e nella preghiera; anche lui andrà dritto in paradiso a godere quello “veritatis splendor” che egli ha diffuso nel mondo.

Attorno a Papa Francesco sta già avvenendo una canonizzazione popolare, perché la gente tutta intuisce in lui “qualcosa di Dio” e della santità evangelica.

Che bella serie di Papi santi!

 

La santità risorsa della Chiesa

Tutto il mondo ammira simili leaders proprio mentre soffre per la mancanza di autentiche autorità morali e politiche.

La Chiesa, “una, santa, cattolica, apostolica”, non produce solo Papi santi, ma anche cardinali e vescovi santi, e tanti sacerdoti e laici. Anche la nostra piccola Congregazione ha prodotto i suoi santi, alcuni canonizzati.

La santità è la sostanza e la missione della Chiesa. Da lì viene ogni altro bene.

È interessante notare che mentre si moltiplicano attacchi ideologici dissacranti e violenti contro la vita umana, mentre si affermano costumi devastanti, contrari a quei valori che la Chiesa propone, si assiste a una vera canonizzazione “laica”, a un’ammirazione  sincera ed entusiasta verso uomini e istituzioni della Chiesa che più esprimono la sua santità.

Ciò mi fa ritornare alla mente quanto scrisse Don Orione. “Non è, credetelo, lo spettacolo delle nostre miserie e dei nostri difetti che crea l’odio di tanti contro di noi e, sovra tutto, contro la Chiesa. Chi è mai che giudichi l’oceano da quella schiuma che egli rigetta sulla spiaggia,  dalle tempeste che agitano talora le sue onde? L’oceano non istà nei rifiuti impuri delle sue riviere né nella ferocia delle sue burrasche; l’oceano sta nella profondità, nella immensità delle sue acque, nella via che egli apre a commerci più lontani, nella solennità del suo riposo, nella grandiosità delle sue emozioni,  nell’abisso del suo divino silenzio. Non sono i nostri  peccati che provocano l’odio del mondo contro di noi; sono i nostri Santi: non sono i nostri  vizi ma le nostre virtù:  non è l’elemento umano della Chiesa ma l’elemento divino: è la sua morale, i suoi dogmi, le sue benemerenze”. (Scritti 89, 66)

Avanti, dunque, con calma, saldi nella verità, saldi nella santità, ricercata e attinta continuamente dalla Parola e dalla Grazia di Dio.

 

            La preziosa ricchezza

Ignazio Silone, parlando della gente di Abruzzo in “Uscita di sicurezza”, fece questa osservazione. “Agli spiriti vivi le forme più accessibili di ribellione al destino sono sempre state, nella nostra terra, il francescanesimo e l’anarchia. Presso i più sofferenti, sotto la cenere dello scetticismo, non si è mai spenta l’antica speranza del Regno, l’antica attesa della carità che sostituisca la legge, l’antico sogno di Gioacchino da Fiore, degli Spirituali, dei Celestini. E questo è un fatto d’importanza enorme, fondamentale, sul quale nessuno ancora ha riflettuto abbastanza. In un paese deluso esaurito stanco come il nostro, questa mi è sempre apparsa una ricchezza autentica, una miracolosa riserva. I politici l’ignorano, i chierici la temono e forse solo i santi potranno mettervi mano”.

Vale per il nostro tempo. Vale per noi che non vogliamo essere di “quei catastrofici che credono il mondo finisca domani” (Don Orione), per noi che vogliamo essere “spiriti vivi” e non rassegnati al fatalismo di idee e costumi miseri e desolanti. Siamo davanti alla scelta di cui parlava Silone:  santi o anarchici (o autarchici) che pensano a sé, versione postmoderna dell’anarchia?

La presenza di tante persone che portano nel cuore e vivono “l’antica speranza del Regno, l’antica attesa della carità che sostituisca la legge, l’antico sogno…” consacrato da Gesù, vissuto dai santi e da uomini di buona volontà è “una ricchezza autentica, una miracolosa riserva”. Certo che anche oggi, come ieri, “i politici l’ignorano, i chierici la temono e forse solo i santi potranno mettervi mano”.

 

Facciamo maggioranza con i santi

Viviamo e teniamo cara “l’antica speranza del Regno” perché è una “miracolosa riserva, una ricchezza autentica” per tutti.

Guardiamo a Papa Francesco. Con le sue parole e con le sue scelte di umanità evangelica Papa Francesco è una risorsa per tutto il mondo. Egli sta facendo esplodere la nostalgia e l’incanto per il Vangelo, per la vita giusta, buona, bella, per la fraternità umana resa possibile perché perdonata e sostenuta dalla paternità di Dio. Molti con lui, hanno ripreso il cammino della speranza.

La santità e i santi sono una grande risorsa politica. «I santi e le sante sempre sono stati fonte e origine di rinnovamento nelle più difficili circostanze in tutta la storia della Chiesa» (Vita consecrata 35). La storia della Chiesa e la storia civile di ieri e di oggi confermano che sono i santi quelli che meglio colgono i bisogni e i valori culturali profondi di un popolo, specialmente le ricchezze della sofferenza assunta dai poveri; sono loro che per primi vedono e aprono cammini di futuro.

In tempi recenti, Papa Benedetto XVI ha giustamente affermato che “Non sono le maggioranze occasionali che si formano qui o là nella Chiesa a decidere il suo e nostro cammino. Essi, i santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell'umano, l'eterno nel tempo".

Un’antica sentenza biblica del Siracide esorta: “Se ti capita di incontrare un uomo saggio (e nella Bibbia saggio è sinonimo di santo) stringiti a lui, di buon grado ascolta le sue parole e una sua sentenza assennata  non ti sfugga: segui l’uomo saggio, va a trovarlo di frequente, e il tuo piede logori la soglia della sua casa” (Sir 6,34-36).

Battiamo le mani le mani e inchiniamoci ai santi e non a coloro che ci danno il “pane sporco”. Non lasciamoci distrarre e ingannare. Facciamo maggioranza con i santi canonizzati e con quelli conosciuti nella vita quotidiana. Con loro accompagniamoci per aprire cammini di futuro.

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