Individuare il carisma: cosa semplice e ardua allo stesso tempo come tutte le cose dello Spirito. Andiamo alle sorgenti.
ALLE SORGENTI DEL CARISMA DI DON ORIONE:
CRISTO E IL SUO VANGELO, LA CHIESA E LA SUA STORIA
Don Flavio Peloso[1]
I. CRISTO E IL SUO VANGELO
Individuare il carisma: cosa semplice e ardua allo stesso tempo come tutte le cose dello Spirito.[2] Andiamo alle sorgenti.
L’‘azione dello Spirito nella vita di un Fondatore si presenta come una particolare illuminazione che ha per oggetto il mistero di Cristo, il vivere Cristo’.[3]
Tutti i Fondatori intendono vivere Cristo nella sua pienezza eppure, nello stesso tempo, affermano di voler-dover seguire un cammino originale, dovuto a un particolare modo di vedere Cristo, il suo Vangelo, la vita spirituale.
Fu molto forte questa coscienza di originalità in Don Orione. Spesso nei suoi discorsi e scritti lo dice: “I Francescani... i Gesuiti... i Benedettini, ecc... e noi invece...”.[4]
Se da una parte i Fondatori affermano di voler vivere il Vangelo nella sua globalità[5] e imitare Cristo nella sua totalità, dall’altra, ognuno di loro sente che per l’azione dello Spirito quella tal parola o aspetto del Vangelo acquista singolare e decisiva risonanza nella propria vita e diventa la fonte di ispirazione per l’opera che è chiamato a fondare.
Nella imitazione di Cristo, un aspetto della sua vita e del suo ministero acquista maggiore intensità, splendore, e con esso il Fondatore edifica e “forma” la propria famiglia.
I carismi delle Famiglie di vita consacrata sono, generalmente, una espressione della vita di Gesù. C’è chi vede e ama Gesù soprattutto nell’orto degli ulivi, chi a Betania, chi sulla croce, chi a Nazaret, chi bambino nella grotta, chi tra i bambini, chi tra gli infermi, ecc. E così abbiamo la fioritura di tanti ordini religiosi e di tante “spiritualità” che ricompongono e attualizzano l’inesauribile mistero della vita di Cristo nella Chiesa.
Il Fondatore considera quel determinato passo evangelico, quel particolare aspetto del Cristo, su cui è stato attratto dallo Spirito, come “sua” via di sequela di Cristo, come tratto unificante della sua consacrazione a Cristo e della sua missione nella Chiesa.
La particolare accentuazione che ogni Fondatore pone su un aspetto della persona di Cristo o su una parola del Vangelo, non è esclusivizzante ma inclusivizzante; cioè essa diventa la chiave di lettura e di esperienza di tutto il Vangelo, l’angolo di visuale (il ‘fuoco’ in senso ottico) per comprendere e vivere il Cristo nella sua totalità.11
Lungo la storia della Chiesa, i Fondatori con le loro Famiglie religiose, condotti dallo Spirito, compiono così una esegesi vivente del mistero di Cristo e del suo Vangelo, traducendolo in “indole, spirito, finalità, disciplina, storia e vita dell’Istituto” (Can. 652).
Ecco il carisma di fondazione!
Anche in Don Orione dobbiamo risalire a questa sorgente, scorgendola indicata e attuata in Lui in mezzo ad una esperienza di santità e di missione ben più vasta ed esplosiva.
Qual è questa sorgente evangelica in Don Orione che ha fatto fluire “una corrente di acque vive e benefiche che dirama i suoi canali a irrigare e fecondare di Cristo gli strati più aridi e dimenticati”? Qual è la linfa che ha dato vita alla “pianta unica con molti rami”? [6]
Per dare risposta a questo fondamentale interrogativo c’è tutta una convergenza di parole, di esempi, di scelte, di vita di Don Orione che non lascia adito a incertezze.
Ma i documenti di Don Orione più chiari e autorevoli in fatto di formulazione del suo carisma sono senza dubbio quelli che egli stesso preparò per presentare la sua Fondazione alla Chiesa in vista della sua approvazione.
Si tratta della lettera dell’11 febbraio 1903 con cui Don Orione, in un momento quanto mai riflesso e meditato, presenta al Vescovo diocesano Mons. Bandi il Piano e Programma della Piccola Opera della Divina Provvidenza.[7] E’ un documento nel quale Don Orione presenta all’Autorità della Chiesa, cui compete riconoscere ed approvare i carismi, il proprio carisma, ciò che per l’opera dello Spirito aveva sentito, vissuto e trasmesso ai suoi seguaci.
Altri due documenti similmente importanti, in cui Don Orione impegna la sua “autorità” carismatica, sono il Capo I delle Costituzioni delle Suore, 1935 e quello dei Figli della Divina Provvidenza, 1936. Si tratta dei due testi autografi, scritti dall’Argentina, in vista di essere presentati all’Abate Caronti, visitatore apostolico della Piccola Opera, con lo scopo anche di portarla all’approvazione pontificia.
Diciamo qualcosa del Piano e programma del 1903. In questo documento Don Orione parte dall’ampia visione dell’”opera della Divina Provvidenza che consiste nell’instaurare omnia in Christo”. Dice poi che è “proprio di questo Istituto di coadiuvare, nella sua piccolezza, l’opera della Divina Provvidenza” per “instaurare omnia in Christo”. La sua è una “Piccola” Opera della Divina Provvidenza.
Qual è l’aspetto particolare con cui egli, e la sua Famiglia, vede, imita e segue Cristo? Lo dice chiaramente: “Nostro Signore Gesù Cristo designò propriamente nel Beato Pietro che doveva farsi servo dei servi di Dio, e su Lui fondò la sua Chiesa, e a Lui commise l’unità del governo visibile che avvicinasse sempre più gli uomini a Dio”.
Tutta l’imitazione di Cristo per Don Orione passa di qui: nel seguire Cristo che affida a Pietro, e al Papa, la coesione visibile della Chiesa, chiamata ad essere strumento di coesione e di salvezza di tutta l’umanità. Ecco la sua sorgente evangelica, cristologica: Cristo che vive nella Chiesa, la Chiesa che vive “in” Pietro, nel Papa.
“Il nostro minimo Istituto, ... riconoscendo nel Romano Pontefice il cardine (o eixo, el pernio, ...) dell’Opera della Divina Provvidenza nel mondo universo...” da questa sorgente discende poi il “programma” di vita e di azione proprio:
- “compiere la volontà di Dio nella volontà del Beato Pietro, il Sommo Pontefice”;
- “impiegarsi, con ogni opera di misericordia, a spargere e crescere nel popolo cristiano - e specialmente nell’evangelizzare i poveri, i piccoli, gli afflitti da ogni male e dolore - un amore dolcissimo al Vicario in terra di Nostro Signore Gesù Cristo che è il Romano Pontefice, Successore del Beato Apostolo Pietro, con l’intendimento di concorrere a rafforzare, nell’interno della Santa Chiesa, l’unità dei figli col Padre, nell’esterno, a ripristinare l’unità spezzata col Padre”.
Interessante notare i tre circoli dell’azione unficatrice indicati da Don Orione nel suo “Piano e programma”:
1º ambito interno alla Chiesa: “concorrere a rafforzare nell’interno della Santa Chiesa, l’unità dei figli col Padre” (e poi specificherà... i piccoli, i poveri, le umili classi lavoratrici, il popolo...)
2º ambito ecumenico: “...e, nell’esterno, a ripristinare l’unità spezzata col Padre”: cioè, lavorare, pregare, sacrificarsi per la piena unità delle “Chiese separate”
3° ambito missionario-mondiale: “... arrivi a tutti e dappertutto la carità soavissimo del Cuore SS. di Gesù, e per essa le genti e le nazioni stabiliscano un giusto ordinamento sulla terra, e vivano e prosperino in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso: Instaurare omnia in Christo”.
E, alla fine, quasi a riassumere e a sciogliere ogni dubbio, Don Orione dichiara: “Questo fine - unire al Papa per instaurare omnia in Christo - è proprio di nostra vocazione”.
È il nucleo più interno, originale e originante del suo e nostro carisma.
Quale è la pagina del Vangelo tipica del carisma di Don Orione e nostro?
Di quale passo del Vangelo noi orionini facciamo esegesi viva, traduzione di vita nella Chiesa?
- Mt. 9,35-10,8: Gesù, in missione di salvezza predicando e curando ogni malattia, sente compassione delle folle stanche, sfinite, disperse come pecore senza pastore. Come risposta, Gesù chiama gli Apostoli, fonda la Chiesa, e li manda a unificare le genti, predicando il Regno e compiendo le opere della carità.
- Mt. 16,16-19: Gesù dà il primato e il servizio di coesione della Chiesa a Pietro.
- Gv. 17: La preghiera di Gesù: Che tutti siano uno!
- Mt. 28,19: Il Cristo risorto affida la missione agli Apostoli.
II. LA CHIESA E LA SUA STORIA
Lo Spirito impressiona interiormente (imprinting), stampa nel Fondatore uno dei tratti del volto e della missione del Cristo, portandolo a rivivere quel determinato valore evangelico di cui diventa ipersensibile, appassionato.
Pensiamo, appunto, alla sensibilità di Don Orione per la missione affidata da Cristo a Pietro, per l’unità della Chiesa, per il ruolo del Papa. È qualcosa di... “concentrato”. Questo lo porta ad una particolare sensibilità-capacità di intuire, via via, le varie urgenze della Chiesa, di leggere in profondità i suoi lati deboli, le sue necessità, le sue possibilità e a darvi risposta.
Lo Spirito, con il suo dono, ha reso sensibile Don Orione all’appello che nasce dalle situazioni storiche in cui vive la Chiesa e che costituiscono “possibilità” o “ostacolo” alla sua missione... e comunque “domanda”.
Il Fondatore, ogni Fondatore, immerso in Cristo, in quel “suo” particolare, che è anche tutto il Cristo (“unire al Papa e alla Chiesa, per instaurare omnia in Christo, mediante le opere di carità”), immerso nella “sua” Parola, che è anche tutto il Vangelo (“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”), misura e risponde da lì, ai fatti e alle situazioni.
L’opera e l’azione a cui Egli dà vita si rivela così una risposta evangelica a determinate urgenze per il bene-essere della Chiesa, Corpo di Cristo. E’ un “ricostituente ecclesiale”.
Come si sviluppa questa seconda sorgente nel nostro carisma di fondazione?
Don Orione esperimenta fortemente il “Cristo che vive visibilmente nel Papa” (tanto da preferire i titoli di “Vicario di Cristo” e “dolce Cristo in terra”); sente come “sua” la parola di Gesù del “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,16-19), dell’”Andate, predicate che il Regno dei cieli è vicino, guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,7-8).
Dall’altra parte, Don Orione nel suo fine ‘800 italiano, nel tempo della questione sociale, ma poi nel modernismo, nel fascismo, nei suoi viaggi in Sud America... vede una Chiesa bisognosa di coesione interna e di intraprendenza apostolica di fronte ai tanti problemi e fatti nuovi verso i quali Don Orione ha una grandissima attenzione. E’ una conseguenza della sua sensibilità carismatica.
Egli si interessò attivamente di programmi sociali, politici, economici, pedagogici e persino agricoli. Percepì e affrontò alcuni problemi cruciali del suo tempo:
* la giustizia nel mondo operaio: “Lavoratori e lavoratrici è suonata l’ora della vostra riscossa”,[8]
* la parità e la dignità della donna nella società: “Confessiamolo francamente, noi cattolici abbiamo trattato il femminismo con una leggerezza deplorevole”,[9]
* la promozione di razze e categorie di popolo discriminate: “Io vorrei dar principio ad una famiglia di suore nere... quanto ai preti neri, è un’opera di giustizia verso di essi”,[10]
* l’ecumenismo: “Quest’opera dell’unione delle Chiese separate, mi parve sempre opera di carità, ma anche un po’ di riparazione da parte nostra”,[11]
* l’avanzare della “democrazia”: “La democrazia avanza con nuovi bisogni e con nuovi pericoli. Non impauriamocene però, ma siamo, per carità, gente di fede larga e larga di nuovi aiuti, se vogliamo essere la gente del nostro tempo. La democrazia avanza, accogliamola amichevolmente, incanaliamola nel suo alveo, cristianizziamola nelle sue fonti, che sono la gioventù...”.[12]
* il distacco delle classi povere, popolari dalla Chiesa e la necessità di una pastorale intraprendente: “La Congregazione è per i poveri, solo per i poveri i più poveri. Dico questo e insisto per tracciare il solco. E non è la prima volta. Se no succederà che si farà il deserto attorno alla Chiesa. La Chiesa ha sempre curato i poveri ed il popolo crede che la Chiesa sia sua matrigna. La società si orienta in senso popolare...”.[13]
Sono proprio i “bisogni” della Chiesa che lo “ispirano” (seconda sorgente) e rendono creativo e attivo - Lui e la sua Congregazione - per “concorrere a rafforzare, nell’interno della Santa Chiesa, l’unità dei figli col Padre e, nell’esterno, a ripristinare l’unità spezzata col Padre”,[14] “e ciò con l’Apostolato della carità tra i piccoli e i poveri, mediante quelle Istituzioni ed Opere di misericordia più atte alla educazione e formazione cristiana dei figli del popolo e a condurre le turbe a Gesù Cristo e alla sua Chiesa”.[15]
Queste fonti di ispirazione (il valore evangelico e il bisogno della Chiesa) sono permanenti. Ispirarono Don Orione nel suo concreto contesto storico italiano (e un po’ Sud Americano) e ispirano noi, prossimi al 2000, presenti in tempi diversi e nazioni diverse. Il valore evangelico che condividiamo (la missione di coesione del Papa e della Chiesa) e i bisogni della Chiesa (divisioni, mortificazioni interne ed esterne, nuove possibilità) non sono legate alla geografia e al tempo, ma alla vita della Chiesa stessa.
Noi orionini d’oggi, religiosi e laici, come Don Orione ieri, e gli orionini di domani, siamo chiamati a vivere questo carisma che ci rende sensibili a quanto lacera la Chiesa, o frustra la missione di coesione visibile svolta dal Papa nell’Instaurare omnia in Christo... e a darvi risposta come persone per le vie possibili, e come Congregazione per la via tracciata da Don Orione: mediante l’esercizio delle opere della carità verso i piccoli, i poveri e il popolo.
A conclusione di questo discorso dobbiamo sottolineare come l’esperienza particolare dello Spirito (carisma) ispirò tutto il modo di vivere la vita religiosa di Don Orione. Don Orione vide tutta la sua vita (povertà, castità, obbedienza, preghiera, comunità, apostolato, formazione, ecc.) a partire da quel
“Fiduciosi nella Divina Provvidenza, collaborare per portare i piccoli, i poveri, il popolo alla Chiesa e al Papa, per “instaurare omnia in Christo”, mediante l’esercizio della carità”.
Anche noi, oggi, dobbiamo vedere e progettare la nostra vita di religiosi e di laici a partire da questo carisma. Il carisma - per un ‘figlio di Don Orione’ - non è un elemento accessorio, “personalizzante”, come gli “optionals”; non è un’appendice di attività e di devozione in mezzo a tante altre. E’ ben di più: il carisma è il progetto stesso con cui si forma e si costituisce armonicamente la nostra identità di cristiani religiosi, preti, suore o laici che siamo.
[1] Testo pubblicato in Aa. Vv. Laici con Don Orione. Tracce di cammino, Atti del Congresso internazionale del Movimento Laicale Orionino, Rocca di Papa (Roma), 9-12 ottobre 1997, Scuola Litografica Don Orione, Borgonovo Vatidone, 1998, p. 31-44.
[2] Cfr. Fabio Ciardi, I Fondatori: uomini dello Spirito. Per una teologia del carisma di fondatore, Città Nuova, Roma; Carisma del Fondatore in Il formatore dei religiosi nella Chiesa, oggi. Rogate, Roma.
[3] Dunque, nessun dualismo concorrenziale tra Cristo… e il Fondatore.
[4] Parola VIII, 3 (2.1.1938) e Parola X, 189-190 (19.5.1939).
[5] Cfr. Lettere II, 277-283. Don Orione a Montebello si presentò alla riunione dei confratelli che sollecitavano un nuovo testo delle Costituzioni con un pacco di vangeli ed esclamò: "Ecco la nostra regola"!
[6] In cammino con Don Orione, p. 322.
[7] Altri due documenti similmente importanti, in cui Don Orione impegna la sua "autorità" carismatica sono il Capo I delle Costituzioni delle Suore, 1935; e Capo I delle Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza, 1936.
[8] Nel nome, 32.
[9] Nel nome, 36.
[10][10] Spirito di Don Orione 2, 113-117.
[11] Scritti 97, 5. Dell'impegno ecumenico dice che “è amore pratico alla Chiesa, e ce n'era bisogno”, (Scritti 18, 123). La passione per “l'unità con il beato Pietro delle Chiese separate” e parte integrante del programma orionino, è presente in tutti i testi delle Costituzioni e nelle attuali costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza: art. 8,48, 63,120 e norma quattro. Cfr Peloso Flavio, Don Orione, un vero spirito ecumenico, Ed. Dehoniane, Roma, 1997.
[12] Lettera del 18.1.1905; Scritti 62, 25-26.
[13] Discorso del 27.8.1937; Riunioni, p. 179.
[14] Lettere I, 16.
[15] Capo I delle Costituzioni del 22 luglio 1936, n.3; Scritti 59, 21d.