Le due permanenze di Don Orione in Argentina, tra culture-shock e inculturazione.
DON ORIONE IN ARGENTINA
TRA CULTURE-SHOCK E INCULTURAZIONE
Facundo Mela
La mia esperienza di abitare fuori dall’Argentina mi ha fatto scoprire l’esistenza di altre nazioni, culture e lingue. Anche se questo sembrerebbe ovvio, non ci si rende conto delle diversità di altre realtà fino che non ci si trova a confrontarle.
D’altra parte, per quelli che abitano nella propria terra, ci sono cose quotidiane e ovvie, ma completamente nuove per un straniero che si confronta con nuove culture e tradizioni.
Tutto questo mi ha fatto pensare a Don Orione e domandarmi come lui ha vissuto questo confronto durante i suoi due viaggi in Sud America, nei quali visitò Brasile, Uruguay, Argentina e Cile.
Nel caso specifico dell´Argentina, Don Orione ha soggiornato quì solo qualche mese nel suo primo viaggio e, nel suo secondo viaggio,la sua permanenza è stata di quasi tre anni in cui lui è venuto a conoscenza di una cultura diversa dalla sua.
Da una ricerca da me eseguita,ho trovato alcuni dei suoi scritti dove Don Orione raccontava le sue esperienze e scoperte di queste nuove realtà.
Una nuova realtà ecclesiale
All´arrivare in Argentina, Don Orione trovò un Chiesa con problemi diversi da quelli d´Italia: mancanza di clero, grandi superfici e città intere senza sacerdote, come si vede in alcuni dei suoi scritti.
In una lettera a Mgsr. Albera, il Fondatore parla di questo contrasto: la mancanza di sacerdoti in alcuni posti dall´Argentina e la grande quantità in Italia. Una realtà che lo interpellava fino a volere rimanere al Chaco, perciò chiese un consiglio ad un amico.
“Talora penso: sarà bene tiri le cose in lungo, e che finisca i miei giorni tra questi poveri, o predicando il Vangelo nella Pampas dove c’è tanto bisogno? Oramai già parlo questo idioma, e potrei far ancora un po’ di bene, dove nessuno va, dove nessuno o rarissimi vanno a portare Gesù ed a amministrare i sacramenti. In Italia i preti si toccano: don Sterpi fa benissimo: possono andare avanti bene, meglio che se ci fossi io qui, nel Chaco, ce n’è tanto bisogno! Come vedi, ti scrivo in confidenza: pregaci un po’ su, e poi dammi quel consiglio che mi daresti in punto di morte”.[1]
Lui notò che il nome usato per le case di formazione dei religiosi in Argentina era “Colegio Apostólico” e non seminario.[2] Negli atti dal 26 Agosto 1937, si spiega il motivo: “Là i Vescovi hanno proibito di chiamare Seminario gli studenti dei religiosi. Lo chiamano collegio apostolico”.[3]
Insieme alla realtà ecclesiale dall´Argentina, il Fondatore condivideva anche alcune cose che distenguevano allora la Congregazione in Argentina, Brasile e Uruguai: il lavoro con i poveri e i capelli tagliati: “Nell’Argentina, nell’Uruguay, e nel Brasile ci desiderano perché dicono che noi lavoriamo per i poveri. Certe Congregazioni si contendono i figli delle principali famiglie Nos autem non sic… Noi non dovremo mai attaccarci ai ricchi se non perché aiutino per i poveri.”[4]
E la capigliatura: “CAPIGLIATURA In America è passato come il distintivo dei Figli della divina Provvidenza. Vedere un prete con i capelli tagliati dicono subito: Son quelli della Provvidenza, son quelli di Don Orione. E non è stata poca cosa in Argentina a tagliare i capelli”.[5] In altri atti si legge: “CAPELLI TAGLIATI Commentando il n° 3 dell’opuscolo il Direttore dice che in America i capelli tagliati sono il segno distintivo dei figli della D.P. in Argentina.”[6]
Una nuova lingua: lo spagnolo
Al suo arrivo all´Argentina, il Fondatore trovò un nuova lingua: lo spagnolo. Lui fece lo sforzo d´impararlo, riuscendo ad avere un certo dominio,[7] come lui stesso diceva in alcuni dei suoi scritti: “Ora comincio a fare qualche cosa poiché già hablo en español”[8] e “Ora già parlo e predico in ispagnolo”.[9]
Ma, insieme a questo, ebbe un po’ di vergogna di non riuscire a parlarlo bene: “Cercai di far complimenti con frasi spagnole, ma queste, alle volte, non mi venivano alla lingua, e allora me la passavo con inchini. Che brutta cosa non saper parlare! Se fossi venuto qui e avessi incominciato a parlare il castigliano, quanto più bene si sarebbe potuto fare!”[10] Altro problema che trovò fu la pronuncia: “Jeri sera, festa di Don Bosco[11] ho parlato agli argentini alla radio, e in lingua spagniola; ma la cota non riesco a pronunciarla bene, bisogna esser nati qui”.[12] Don Orione condivise la difficoltà nel pronunciare la J[13] e invece di scrivere jota come è in spagnolo, scrive “cota” che sarebbe come la pronunciava.
Ma, Don Orione non solo fece lo sforzo di parlare lo spagnolo, anche in parecchie lettere, scrisse il suo nome in spagnolo, firmando: Luis Orione. Per esempio, in una lettera al Presidente della Repubblica Argentina firmava: “(Don Luis Orione)”[14]. In altre lettere: “Sac. Luis Orione della Divina Provvidenza”[15], “Juan Luis Orione. Pequeña Obra de la Divina Providencia”[16], ecc.
Oltre questo, Don Orione fece confusione fra parole italiane e spagnole, e perdipiù, ebbe anche altri problemi lingustici.[17]
I “mass media”
Consapevole dei cambiamenti sociali e gli avanzamenti tecnologici dalla sua epoca, Don Orione cercava di “…camminare alla testa dei tempi e dei popoli...”[18] usando i mass media disponibili allora: il giornale, la radio, il disco e l’aereo.
In parecchi scritti sulla inagurazione del Cottolengo di Claypole e l’addio a Mgsr. Filippo Cortesi[19], Don Orione citava alcuni degli allora principali giornali di Buenos Aires: “La Prensa”, “La Razón”, “El Mundo”, “La Nación” e un giornale della collettività italiana , “Il Mattino D’Italia”[20]: “Tutti i giornali di qui salutarono dal suo nascere il Piccolo Cottolengo Argentino, - e per la venuta qui dell'Arcivescovo ancora ne parlarono e molto benevolmente "La Prensa" "La Razòn", "Il Mundo", …”[21]. In unʼaltra lettera diceva: “Le mando, Signor Conte, quante ne ha pubblicato ´La Nacion´, che è dei principali giornali”.[22] Lui spedì anche alcune copie ai suoi religiosi, amici e benefattori in Italia. In una lettera al chierico Sciaccaluga, diceva: “Questi [giornali] che mando siano distribuiti a quei benefattori cui per pura mancanza di tempo non potei spedirli. Spedita la «Prensa» del 29 aprile: Don Risi, Roma - Larrea Castelli, Alessandria (…) «La Nacion» del 29 / 4 spedita: Popolo - Macchi di Cellere - Manzini e Maggi …”[23]
Nel suo libro inedito “Don Orione y América Latina”, Don Enzo Giustozzi[24] diceva: “Fra le «esperienze argentine» di Don Orione si possono segnalare il suo primo contatto con alcuni mass media e mezzi, come l’aereo (nel suo viaggio al Cile, in Gennaio 1936), i dischi fonografici e la radio; e già prima, in Italia, aveva già parlato dal cinema e usato la macchina”.
La seguente selezione di testi è stata presa dal libro di Don Giustozzi.
Don Orione usò la radio, uno dei mass media più moderni di allora, scoprendo il suo potenziale per l’evangelizzazione, e diede suggerimente per usarla. Scriveva a Don Sterpi: “Jeri sera, festa di Don Bosco, ho parlato agli argentini alla radio, e in lingua spagniola (…) è la prima volta che parlo alla radio, ma è un mezzo da poter fare tanto bene, dunque converrà servirsene con la massima frequenza”.[25] In altra lettera, anche a Don Sterpi: “Il 29 agosto, festa della Madonna della Guardia, sarò in ispirito con voi tutti; e da Buenos Aires parlerò ai cari tortonesi e ai pellegrini per radio, (…) provvedete ponendo sulla piazza del Duomo gli altoparlanti: trasmissione = L. S. X. longitudine onde corte - 28. 98”.[26]
Insieme alla radio, Don Orione registrò un discorso per un conferenza in Genova, un modo d’essere con i suoi benefattori: “Vi avviso che oggi vi ho spedito col medesimo Avion, con cui parte la presente, due dischi fonografici - Essi sono incisi da una parte e dall'altra, e sono numerati, Così per la conferenza a Genova non potendo esser presente, i Benefattori e Amici sentiranno almeno la mia voce”.[27]
Il Fondatore usò anche l’aereo, un novità allora. Condivideva la sua esperienza con i suoi benefattori: “Finalmente i medici mi hanno permesso di fare questo viaggio, e da Mendoza a qui [Cile] l’ho fatto in avion , sorvolando le Ande, a oltre 5000 metri d’altezza. Era la prima volta che andavo in aeroplano”.[28] In unʼaltra lettera, scritta lo stesso giorno, parlava di qualche precauzione presa durante il viaggio per lʼaltezza:[29] “Nel viaggio sulle Ande non ho sofferto, - solo ho preso, più per precauzione che per necessità, un po' di ossigeno”.[30]
Clima, Stagioni e Fauna
Altra cosa nuova per il Fondatore è stato la differenza di stagione all’emisfero Sud. In una minuta di una strenna natalizia, parlando sull’Argentina diceva: “Qui fa gran caldo: il Natale non si festeggia e non si sente qui come da noi, nella nostra Italia”.[31]
Negli atti del 26 Agosto 1937, parlando sugli esercizi spirituali in Argentina, lui segnala che saranno durante l’inverno:[32] “Là è inverno e quest’anno fanno già gli Esercizi Spirituali nella casa di formazione nel Collegio Apostolico”.[33]
In una lettera a Don Sterpi, cercando alcuni chierici per insegnare, spiega che la scuola comincia in Marzo:
“Ora ritorno ai chierici: (…) Se potessi avere qui quattro o cinque chierici, che avessero fatto la filosofia, in quattro o cinque mesi imparano la lingua e, potendo qui fare scuola senza bisogno di avere alcun titolo, (…) Qui l'anno scolastico comincia a marzo, - questi potrebbero venire finito l'anno scolastico in Italia e farebbero ancora a tempo”.[34]
In una lettera, anche a Don Sterpi, spiega lo stesso e aggiunge che allora faceva molto caldo, a Gennaio!: “Le scuole in Argentina cominciano a marzo: ora qui è caldissima estate”.[35]
In parecchi lettere, spiega che il mese della Madonna in Argentina è in Novembre: “Qui il mese della Madonna va dall'8 Nov.bre all'8 Dicembre: al Brasile come in Argentina, è questo il mese dei fiori, il mese di Maria; adesso, a Gennajo, anzi a febbraio, avremo l'uva matura”.[36]
Negli atti, parlando dei “pericoli” durante le vacanze, Don Orione menzionò i “yacarés” (scrivendo: sciaccaré)[37] che c’erano in Itatí: “Andare fuori nell’Istituto con timore e camminare come i cani che leccano e corrono quando hanno sete e sono in vicinanza del Nilo per non farsi prendere dai sciaccaré – specie di coccodrilli che abbondano vicino ad Itatì”.[38]
Geografia, divisione politica ed economía
Al trovarsi in un nuovo territorio, con altra divisione politica e grandi distanze, Don Orione ha dovuto spiegare questa nuova realtà ai destinatari delle sue lettere.
A Don Mario Ghiglione, che era in Brasile, il Fondatore ha spiegato come spedire le lettere a Victoria, allora l’unica casa in Argentina, in un epoca che non c’era codice postale,[39] e faceva anche una comparazione fra le province argentine e gli stati brasiliane.
“È necessario, nell’indirizzo, mettere sempre le quattro lettere F.C.C.A., che vogliono dire Ferro Carril Central Argentino, diversamente le lettere la corrispondenza va ad altra una città di egual nome che è nella provincia di Entre Rios; pure qui in Argentina, vi è Entre-Rios, ed è una Provincia, che sarebbe come in Brasile uno stato”.[40]
C’è unʼaltra spiegazione delle province argentine in una lettera a Don Sterpi: “Il P. Bonetti e il Direttore qui del “Don Bosco” mi condussero dal Governatore.[41] Le province dell’Argentina sono come piccoli Stati, ciascuno ha la sua camera dei Deputati e di Senatori e un Governatore”.[42]
In una lettera al vescovo di Tortona, il Fondatore spiegava quanto grande è la provincia di Buenos Airesquesta facendo la comparazione con la superficie dell’Italia. [43] In questo scritto, Don Orione sbaglia la città de “La Plata”, sede della Governo, con la provincia: “Jeri sera fui ricevuto dal Governatore della Plata, che è una provincia più grande dell’Italia”.[44]
Anche parlava dalle grande distanze del territorio argentino: “Sono a Mendoza dopo ventiquattro ore di treno, a 1100 chilometri circa da Buenos Aires; oggi non ho celebrato, ma, grazie a Dio, ho potuto fare la Santa Comunione”.[45] In unʼaltra lettera, diceva a Don Sterpi: “Sabato 25 genn., si prenderà possesso del Santuario e Parrocchia di Itati (…) e partono giovedì mattino, cioè domani, fanno 36 ore di treno e poi sette od otto ore di navigazione sul fiume Paranà; - vanno sino ai confini dell'Argentina”.[46]
In parecchie lettere ai suoi religiosi e amici che erano in Italia, Don Orione spiegava la tassa di cambio cosi che loro potessero capire i costi, le offerte, ecc. In una lettera a Don Sterpi: “Qui abbiamo sei o sette maestri secolari, ai quali diamo singolarmente circa 130 pesos al mese, il pesos è ora 3 lire, in media, italiane”.[47] In una lettera diceva: “Tutti i padiglioni del Piccolo Cottolengo Argentino sono pieni, e il Governo, in riconoscimento della utilità sociale della istituzione, deliberò di dare 50.000 pesos, - più di 250 mila lire”.[48]
Anche, per l’imminenza della guerra, fece qualche richiesta sulla valuta polacca, lo złoty: “Ho bisogno di sapere se potete mandare 150 mila lire in Polonia. Se cioè la legge argentina permette che si mandi all'Estero valuta, o cambiando i pesos in sloti”.[49]
Salute e Alimentazione
Nel secondo periodo latinoamericano,[50] Don Orione sente il peso degli anni,allora compiuti i 62, comincia ad esperimentare alcuni problemi di salute, tra queste il diabete. Perciò ha dovuto seguire una dieta e fare cure necessarie:
“Sono stato oltre un mese con molta fiacchezza addosso, - credevo fosse stanchezza pel lavoro fatto: - non mi era possibile scrivere né far un lavoro un po' di conto. Poi, sentendo tanta sete, ho dubitato fosse qualche cosa, ed esaminata l'urina, trovarono il diabete. (…) Chi non l'ha il diabete? E così mi hanno messo a regime. Sono dunque a regime, sono fascista anche a tavola”.[51]
Racconta anche a una benefattrice che il cibo argentino è diverso dall’italiano: “Sono ingrassato e sto bene; - qui fanno mangiare molta carne, che, se in Italia se ne prendesse anche solo metà, ci sarebbe da crepare (scusi la parola)”.[52]
E anche ha fatto due menzioni del “mate”[53] quella infusione che si prende al Sud da Sud America. La prima in un elenco de idee: “Apuntes del R. P. Don Orione (…) alle 16 c’è latte o mate – a cena come a pranzo”[54] e la seconda nella sua dieta per il diabete: “100 grammi di vino per comida - mate te o caffè”.[55]
Il suo amore per l’Argentina
Don Orione amò profondamente l’Argentina, la sua “seconda patria” come lui diceva, parlando anzi del desiderio di morire e riposare là: “Ebbene, voglio dire a tutti ed assicurarvi che in Argentina ho trovato per sempre la mia seconda patria e che coll’aiuto di Dio ritornerò in essa, vivo o morto perché voglio che le mie ceneri riposino nel Piccolo Cottolengo Argentino di Claypole…”[56] In unʼaltra lettera, parlando dei suoi problemi di salute, diceva: “È stato un avvertimento e una grazia di Dio. Ora attenderò solo a sistemare certe pendenze, - se il Signore mi darà tempo. Non ci vorrà molto e quindi intendo - Deo adiuvante - di venire in Argentina: desidererei tanto di morire in Argentina”.[57]
Nel 2000, Don Orione ha mantenuto la propia parola e la reliquia del suo cuore tornò al Piccolo Cottolengo Argentino di Claypole.
Questo amore per l’Argentina, si è anche espressato nel suo desiderio di dipintare il primo camion del Cottolengo con i colori della bandiera argentina: “Jeri sua Eccellenza rev.ma Mg.r Nunzio si degnò di benedire il nuovo primo camion del piccolo cottolengo argentino, che porta i colori bianco e azzurro della purissima di Lujan e della bandiera nazionale argentina…”[58] E spedì anche una bandiera argentina per metterla accanto alla Madonna della Guardia nel Santuario a Tortona: “La cortesia degli ottimi sig.ri coniugi Corna (…), mi offre modo di mandare pel santuario della Madonna della Guardia di Tortona una bandiera argentina, che desidero sia benedetta e alzata a lato della statua della SS. Vergine, insieme con la bandiera italiana”.[59]
Conclusione
Negli scritti e l’esperienza di Don Orione, si può vedere il suo incontro con la cultura e realtà argentina, e la sua visione delle cose che conosceva e sentiva.
Da un lato, ci troviamo con un Don Orione straniero che non capiva tutto, che aveva problemi di pronuncia, che spiegava la novità, e da un altro ci troviamo con un Don Orione che riuscì captare il cuore argentino ed amare l’Argentina come la sua “seconda patria”.
Nell’esperienza di Don Orione, vediamo un missionario che si apre e dialoga con una nuova cultura e che si lascia portare dalla Provvidenza a nuovi orizzonti.
Don Facundo Mela fdp
[1] Lettera a Mgsr. Paolo Albera. Buenos Aires, 1° Luglio 1936. Scritti 49,61 e 49,71.
[2] In 1933, i vescovi argentini proibirono usare il nome “seminario” per le case di formazione dei religiosi e riservarono questo nome soltanto per i seminari diocesani. Cf. Conferencia Episcopal Argentina, Documentos del Episcopado Argentino 1931-1940. Tomo IV, Buenos Aires, Oficina del Libro, 2002, 75-76.
[3] Reunioni p. 174.
[4] Atti dal 23 Luglio 1932. Riunioni p. 113.
[5] Atti dal 23 Agosto 1937. Riunioni p. 189.
[6] Atti dal 28 Agosto 1938. Riunioni p. 212.
[7] Nelle sue Notas de viaje , la Srta. Pelagia Aldunate Lyon scriveva: “Don Orione capisce lo spagnolo, così che noi parliamo un spagnolo italianizato e lui un italiano spagnolizato”. a.canterutti y g.valencia, Don Orione y Chile. Sueño e historia, Editorial Don Orione, Santigo de Chile, 2004, p. 246 e 247.
[8]. Lettera al chierigo Sciaccaluga. Buenos Aires, 26 Marzo 1935. Scritti 27,177 e 27,214.
[9] Lettera al Sgr. Dante Foroni. Buenos Aires 14 Settembre 1935. Scritti 42,165 e 42,175.
[10] Parola VI, 302, 1-5. A Lanus (oggi, Villa Dominico), nel noviziato, 9 Febbraio 1936, ore18.
[11] Nell´epoca di Don Orione, la festa liturgica di San Giovanni Bosco era il 26 Aprile.
[12] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 27 Aprile 1935. Scritti 110,119 e 110,244.
[13] Nella lingua italiana non c’è nessun suono simile a la J spagnola.
[14] Lettera a Gral. Agustín P. Justo, Presidente de la Repubblica Argentina. Buenos Aires, 12 Luglio 1937. La lettera è scritta in spagnolo. Scritti 93, 155 e 93, 126.
[15] Lettera al Sgre. Martin Iacobe. Victoria, 11 Maggio 1922. È interesante il fatto che scrive Luis in spagnolo, essendo che la lettera è in italiano. Scritti 105, 300 e 105, 374.
[16] Invito alla benedizione della prima pietra del Cottolengo di Claypole. Buenos Aires, Aprile 1935. Scritti 110, 126 e 110, 259.
[17] Per esempio, scrivendo su Fratel Jorge Valle, alcune volte scrive: “Jorge” (Lettera a Don Zanocchi. Dalla nave “Neptunia”, 20 Agosto 1937. Scritti 1,111 e 1,187), “George” (Lettera a Don Zanocchi. Tortona, 27 Agosto 1937. Scritti 1,113 e 1,190), “Giorgio” (Lettera Don Montagna. Buenos Aires, 1 Marzo 1936. Scritti 21, 155 e 21,189) y “Gorge” (Lettera Don Zanocchi. Tortona, 10 Settembre 1937. Scritti 1,116 e 1,197).
[18] Lettera a Don Pensa. Tortona, 5 Agosto 1920. Scritti 20,97b.
[19] Pensiamo che parlava dell’addio a Mgsr. Filippo Cortesi alla fine della sua missione come Nunzio Apostolico in Argentina alla fine del 1936. Dopo è stato nominato Nunzio Apostolico in Polonia.
[20] Giornale della colettivita italiana in Argentina, fundato da Vittorio Valdini in 1930. Questo giornale ha finito la sua pubblicazione in Ottobre di 1944.
[21] Lettera a Lolli, senza poste nè data. Scritti 66, 188 – 66, 203.
[22] Lettera a un Conte (non dice il nome). Buenos Aires, 5 Agosto 1936. Scritti 73, 112 – 73, 101.
[23] Lettera senza data nè posto. Scritti 27, 170b.
[24] Don Enzo Giustozzi fdp (Macerata 10.11.1939 - Buenos Aires, 4.7.2004).
[25] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 27 Aprile 1935. Scritti 18,60 e 18,88.
[26] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 21 Agosto 1935. Scritti 18,85 e 18,133.
[27] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 29 Febbraio 1936. Scritti 19,14 e 19,26.
[28] Lettera alla Sgra. María Gambaro. Santiago de Chile, 2 Febbraio 1936. Scritti 41,57 e 41,68.
[29] Allora gli aeri non erano presurizzati, perciò era abituale l’uso dell’ossigeno come precauzione in zone di grande altezza come gli Andes.
[30] Lettera a Don Dutto. Santiago de Chile, 2 Febbraio 1936. Scritti 29,118 e 29,226.
[31] Minuta senza data ne luogho, per la seguente referenza: “È il terzo Natale che passo lontano da Voi”, possiamo dire que fu stata scritta prima del Natale 1936. Scritti 95, 231.
[32] Agosto è considerato il mese più freddo in Argentina.
[33] Reunioni pp. 173 - 174.
[34] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 4 Maggio 1935. Scritti 18,93.
[35] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 22 Gennaio 1936. Scritti 19,8.
[36] Lettera a Don Cremaschi. Rio de Janeiro, 13 Decembre 1921. Scritti 2,209
[37] La parola “yacaré” è d’origine guarani, non spagnola.
[38] Atti del 26 Agosto 1937. Reunioni p. 173.
[39] Il Codice Postale Argentino è stato introdotto in Argentina in 1958.
[40] Carta al P. P. Mario Ghiglione. Victoria, 16 de febrero de 1922. Scritti 29,190.
[41] Don Orione parlava del gobernatore di Mendoza il Dottore Guillermo G. Cano (1884-1939).
[42] Lettera a Don Sterpi. Mendoza, 29 Gennaio 1936. Questa lettera stata scritta nel colegio salesiano “Don Bosco”. Scritti 19, 7 e 19,14.
[43] La superficie della Provincia di Buenos Aires è 307.571 km², mentre che quella dell’Italia è 301.338 km².
[44] Lettera a Mgsr. Simon Pietro Grassi, vescovo di Tortona. Iglesia de Victoria, 19 Aprile 1922. Scritti 45,186.
[45] Idem.
[46] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 22 Gennaio de 1936. Scritti 19,7.
[47] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 4 de Mayo de 1935. Scritti 18,93.
[48] Lettera al Professore Antonio Boggiano Pico. Buenos Aires, 9 Dicembre 1936. Scritti 41,115 e 41,144.
[49] Lettera a Don Zanocchi, Don Dutto e Don Di Salvatore. Roma, 23 Giugno 1939. Scritti 68,149.
[50] Dal 9 Ottobre 1934 al 6 Agosto 1937.
[51] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 12 Giugno 1935. Scritti 18,72 e 18,110.
[52] Lettera a Sra. Angela Solari Queirolo. Buenos Aires, 11 Settembre 1935. Scritti 9,86 e 9,87.
[53] Infusione preparata con le foglie di erba mate (in spagnolo yerba mate), una pianta originaria de Sud America. Si può prendere allo stesso modo del tè (chiamato mate cocido) o con una specie di cannuccia di metallo, che da un lato ha l'imboccatura e dal lato opposto un filtro per impedire alle foglie di erba mate di entrare nella cannuccia stessa.
[54] Minuta. Il titolo sta scritto in spagnolo “Apuntes del R. P. Don Orione”. Scritti 93, 363 e 93,313.
[55] Minuta con la dieta per il diabete. Scritti 100,106 e 100,126.
[56] Testo dattiloscritto. Discorso di saluto agli Argentini in occasione del suo ritorno in Italia, trasmesso da “Radio Ultra” il 30 Luglio 1937, l’originale è in lingua spagnola. Scritti 74,85 e 74,138
[57] Lettera a Don Di Salvatore, Don Zanocchi e Don Dutto. Ospitale di Alessandria, 4 Aprile 1939. Scritti 70,77 e 70,108.
[58] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 12 Giugno 1935. Scritti 18,72 e 18,110.
[59] Lettera a Don Sterpi. Buenos Aires, 11 Maggio 1937. Scritti 19,147 e 19,240.