Nell'articolo viene ricostruita l'identità orionina del grande Arcivescovo, Segretario della Conferenza Episcopale Polacca.
MONS. BRONISŁAW DĄBROWSKI.
FIGLIO DELLA DIVINA PROVVIDENZA,
STRATEGA DELL'EPISCOPATO POLACCO.
Flavio Peloso
Bronisław Dąbrowski, Arcivescovo titolare di Adrianotere, già Ausiliare di Warszawa e Segretario generale dell’Episcopato della Polonia, morì il 25 dicembre 1997, dopo avere impartito, qualche ora prima, la sua benedizione ai Confratelli che attorniavano il suo letto, in attesa del Natale. Aveva 80 anni di età, essendo nato il 2 novembre 1917, a Grodziec (Końin), 61 anni di professione religiosa nella Congregazione religiosa di San Luigi Orione, 52 di sacerdozio e 36 di episcopato.
Al suo funerale nella cattedrale di Varsavia, presieduto dal Cardinale Primate Józef Glemp, c’era idealmente tutta la Polonia: due cardinali, 66 vescovi, il Superiore generale degli Orionini con i Superiori Provinciali europei, centinaia di sacerdoti, religiosi, suore, e numerosissimi fedeli. C’erano anche il primo ministro Jerzy Buzek, i presidenti delle due camere, l’ex presidente Lech Walesa, autorità civili e militari.
La cronaca di quel trionfale e commosso funerale fa pensare a una simile grandiosa celebrazione avvenuta a Varsavia il 25 marzo 1962, in occasione della consacrazione episcopale di Mons. Bronisław Dąbrowski. Ne scrisse, con parole meravigliate, il confratello Don Mario Zanatta al Superiore generale Don Carlo Pensa.
“La sacra funzione ebbe luogo nella cattedrale di San Giovanni, a Varsavia Consacrante il Cardinal Wyszyński. I festeggiamenti sono stati imponentissimi. Facevano corona al Cardinale ben 10 Arcivescovi e Vescovi i Canonici, i Rettori delle Università Cattoliche polacche, alcuni Generali di Ordini religiosi e tutti i Provinciali della Polonia e Vicari foranei e della diocesi di Varsavia: circa 300 sacerdoti religiosi, nonché l’intero Seminario con il suo Rettore e i Professori. La partecipazione delle Suore ha superato ogni previsione. Con tutte le Generali e Provinciali della Polonia vi hanno partecipato 8/900 Suore venute da tutte le parti della Polonia. Gran parte di fedeli non ha potuto neppure avvicinarsi alla Cattedrale “.
Il Confratello riferì poi anche del pranzo solenne in seminario, dei discorsi applauditissimi, compreso quello di Mons. Dąbrowski. E annotò:
“Verso sera il nuovo Vescovo Monsignor Bronislao è stato ospite della nostra casa a Varsavia, ove lo attendevano una quarantina di Confratelli, venuti da tutte le case e studentati. Mons. Dąbrowski, assai commosso, ha risposto affermando nuovamente il suo attaccamento alla Congregazione e la sua riconoscenza per quanto ha avuto dalla Congregazione. “Benché - affermò Monsignore - i miei impegni mi allontanino dalla vita della Congregazione, io mi sento e mi sentirò sempre un vero ed effettivo Membro e Figlio della Divina Provvidenza”.
In questo mio ricordo di confratello del vescovo Bronisław Dąbrowski, intendo portare qualche testimonianza per confermare quanto sia stata vera l’affermazione del giovane Vescovo, alla sera della sua consacrazione: “Io mi sento e mi sentirò sempre un vero ed effettivo Membro e Figlio della Divina Provvidenza”.
Sappiamo che il senso profondo di identità e di appartenenza di una persona affonda le sue radici nelle origini della propria vita: la famiglia, il paese natale, la Patria, la Chiesa. Ebbene, alle origini della vita di Bronisław Dąbrowski c’è l’imprinting di Don Orione e della sua Congregazione che egli conobbe fin da giovane di 15 anni, quando decise di darsi al Signore e fu accolto, il 1° ottobre 1932, nell’Istituto di Zdunska Wola.
Le testimonianze dei suoi formatori ce lo presentano come mite, volonteroso, intelligente, raccolto e attento nella vita spirituale. Compì i suoi studi, accompagnato nella formazione da Don Biagio Marabotto: il ginnasio, l’anno di noviziato (1935-1936), i primi voti religiosi l’8 settembre 1936, e poi la filosofia a Zdunska Wola (1935-1938). Venne poi scelto e mandato in Italia, a Tortona, e l’11 febbraio 1938 raggiunse la Casa ove viveva Don Orione, detta il Paterno. Qui, con altri chierici polacchi, trascorse “due anni di grazia - come li definiva sempre -, conoscendo, ascoltando, avvicinando il santo Fondatore”. Un suo giovane confratello, il Venerabile Frate Ave Maria, disse che in quella casa “anche il legno verde prendeva fuoco”. Tale era il clima incandescente umano e spirituale vicino a Don Orione.
Il giovane Bronisław non era “legno verde” quando giunse a Tortona, per cui aderì subito, fondendosi profondamente, in quello spirito di santità e in quello zelo di apostolato. Ne è prova il fatto che, dopo una esortazione di Don Orione della Pasqua 1938 a riflettere sulla Volontà di Dio per la propria vita, il giovane chierico Dąbrowski subito rispose scrivendo al santo Fondatore una “Istanza”.
Tortona, Pasqua 1938
Rev.mo Signore, Don L. Orione
L’istanza
Così, come Lei ha comandato di riflettere durante questi santi giorni della santa settimana, quale volontà del Divino Maestro verso a ciascuno fosse, ho fatto.
Come risposta, sentivo nella mia anima la voce del Signore: “Ho sete”. Poi mi è ricordato, che prima era scritto dall’Argentina, che abbisognava d’aiuto.
Per questo ho la forte e decisa volontà e anche il desiderio di sacrificarmi ancora più totale, più intero a Dio in missione.
Se allora io possa essere perciò utile, gli domanderei umilmente mettermi in numero di questi fortunati, che 12 del maggio andranno in Sudamerica.
Ogni volontà dei Superiori è in ogni caso mio desiderio.
Io sono un polacco di quelli che due mesi fa sono arrivati dalla Polonia.
Ho finito anno scorso il ginnasio e la prima filosofia.
Ho 22 anni.
Il noviziato l’ho finito nell’anno 1936 (8-IX).
Per due volte ho già fatto la professione.
Tante grazie per ciò che lei ci tratta e ci intende, come ottimo padre. Vedrà che polacchi anche sapranno essergli grati. Dio glielo renderà.
Non so ancora bene italiano e non ho voluto dirlo a nessuno, allora scusi, se ci sono i errori.
Suo dev.mo e piccolissimo figlio in Christo
Bronislao Dąbrowski D.P.
Questo testo è un atto autentico di sacrificio al Signore, nelle mani di Don Orione, perché non si tratta di uno slancio spirituale ma di una “Istanza”, come l’ha voluta chiamare, che ha un carattere anche formale, oggettivo, e comprende il suo curriculum vitae.
Che ne fu di questa istanza?
Lo veniamo a sapere da Dąbrowski stesso perché ne parlò in una lettera al superiore generale Don Carlo Pensa del 30 gennaio 1962, all’indomani della sua nomina episcopale.
“Eravamo nel 1938. Don Orione cercava missionari per il Cile. Io allora avevo appena finita la teologia, e mi decisi di offrirmi per la missione nel Cile. Andai quindi da Don Orione. Lo trovai, come al solito, occupatissimo. Dopo il rituale “avanti” continuando a scrivere, mi domandò che desideravo e di essere breve. Come meglio potei e seppi, gli chiesi di mandarmi in missione nel Cile. Don Orione puntando su di me i suoi due occhioni mi disse: “Ma tu sei polacco”. Avutane risposta affermativa, mi disse testualmente: “Sì, andrai in missione, ma non nel Cile ma a Varsavia”.
E, di fatto, nell’agosto 1939, Don Orione fece ritornare Bronisław Dąbrowski in Polonia poco prima che si scatenasse la bufera devastante della seconda guerra mondiale.
Bronisław riferisce del suo ritorno in Polonia in una lunga lettera del 26 agosto 1939 a Don Orione, che gli aveva dato l’incarico di conferire personalmente con il Nunzio Apostolico, Mons. Filippo Cortesi. Ed era chierico di 22 anni.
Nella lettera, innanzitutto, manifesta tutta la riconoscenza al Padre dell’anima sua: “tutti i pensieri e gli affetti più filiali saranno sempre con Lei; sempre Deo adiuvante, seguiremo i suoi passi nell’amor di Dio, della Madonna e del “dolce Cristo in terra”, del Papa. Cercheremo pure seguirLa con tutte le nostre forze nell’amore del prossimo e nello spirito della umile ma carissima nostra Congregazione”. Oltre ai sentimenti filiali egli accenna alle preoccupazioni per la guerra che sarebbe scoppiata dopo una settimana, il 1° settembre 1939, come quando dice che Mons. Cortesi “s’afflisse un po’ dicendo che non è tempo a venire in Polonia in novembre” e poi quando riferisce che, arrivato nella comunità orionina a Łaźniew, “trovai tutti quasi sbalorditi per la notizia della guerra e per la presa di otto cavalli e di lavoratori all’esercito”.
Ritornato in Polonia, il chierico Bronisław Dąbrowski fu destinato come assistente dell’oltre sessantina di orfani e ragazzi poveri, di 12-17 anni, ospitati nell’Istituto Sant’Antonio di Via Barska 4, con scuola di “arti e mestieri”. Iniziò pieno di buona volontà, con animo sereno e con quello spirito di famiglia che caratterizzava la Congregazione. In una lettera a Don Carlo Sterpi, primo e fraterno collaboratore di Don Orione, oggi Venerabile, riferisce:
“Noi qui, grazie al Signore, viviamo e facciamo qualche cosa ai poveri orfanelli e speriamo di rivederLa presto. Don Biagio Marabotto ci fa coraggio nel lavoro tra i giovani, e ci aiuta sì validamente che tutti i ragazzi spesso, molti ogni domenica ed anche ogni di, si accostano alla Santa Mensa dell’Eucaristia. Specialmente poi il Direttore Caro e Santo (Don Orione) si fa sentire in tanti episodi della nostra povera vita. I nostri ragazzi Lo amano tanto. Il più piacevole passatempo per i ragazzi è il raccontare di Don Orione. Se ha qualche cosa di Don Orione mi farà mandare per favore e così avrò del materiale per raccontare di quel Santo Padre. A questa lettera aggiungo qualche fotografia dei ragazzi dell’Istituto”.
Non sono molte le notizie di questo periodo difficile dell’occupazione nazista della Polonia. È conservata una lettera di Dąbrowski del 10 novembre 1939 diretta al suo “Reverendissimo e carissimo padre”, Don Orione. “Mi benedica, preghi per me e mi aiuti sulla strada della vocazione. Io la ricordo sempre e credo che in quelli giorni terribili e burrascosi ‘dies irae’ solo la sua preghiera ci accompagnava ed impetrava va la divina benedizione”.
La formazione orionina ruotava attorno a studio, lavoro e preghiera e in ciò si concentrò il nostro giovane Bronisław in quegli anni di grandi angustie e incertezze. Poté studiare la teologia frequentando il Seminario clandestino, organizzato presso la chiesa di San Giacomo da Don Biagio Marabotto per i chierici Orionini e Mariani, con il consenso dell’Arcivescovo e le autorizzazioni della Santa Sede. Le lezioni si tenevano in parte presso i Mariani in Via Wilenska 69 e in parte presso gli Orionini in Via Barska 4. Bronisław Dąbrowski crebbe in questo clima, albero robusto e irrobustito per le intemperie che lo circondavano.
In una breve relazione, datata 31 gennaio 1943, a firma di Don Biagio Marabotto, leggiamo: “Frequenta Ia Teologia in casa a Varsavia. Buon ingegno. Diligente. Capace nel disbrigo dei compiti assegnatigli, pronto, volenteroso, servizievole anche con grande suo incomodo. Nella pietà fervoroso. Un po’ scrupoloso. Aperto molto con i Superiori, sincero, affezionato. È stato circa due anni in Italia ed i superiori maggiori erano contenti di lui”. A questa breve nota, segue: “Affirmative. Abate Emanuele Caronti”, il Visitatore Apostolico della Congregazione.
Nella casa di Via Barska, Dąbrowski e i giovani ospiti furono testimoni oculari di molti tragici avvenimenti, come, per esempio, la liquidazione del ghetto ebreo e la fucilazione di un numeroso gruppo di cittadini, presso il muro di cinta dell’Istituto.
Il 1° agosto 1944 scoppiò a Warszawa l'insurrezione contro i tedeschi. Nell’Istituto orionino di Via Barska 4, c'era una guarnigione di soldati tedeschi che sorvegliava il quartiere "Ochota". Fu la prima casa ad essere attaccata e cadde nelle mani degli insorti. Dopo tre giorni, però, i tedeschi la riconquistarono ed arrestarono tutti gli abitanti di essa, compresi i 7 sacerdoti e 6 chierici, tra i quali Bronisław Dąbrowski. Furono caricati su un treno merci e portati in Germania, ad Heillbronn, destinati ai lavori forzati, per molte ore al giorno, nell'industria alimentare Knorr.
Dąbrowski ricordava con riconoscenza che, ferito a una gamba, veniva portato sulle spalle dal robusto chierico Stefan Batory, evitando così di venire eliminato come inabile al lavoro. Terminata la guerra, poté ritornare in libertà, assieme ai suoi compagni. Avendo egli già frequentato gli studi di teologia, fu tra i primi, il 10 giugno 1945, ad essere ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Mons. Antonio Szlagowski.
I Superiori affidarono al novello sacerdote Bronisław Dąbrowski il compito di riorganizzare l’Istituto per orfani di Izbica Kujawska e molto fece anche nella ricostruzione della città distrutta. Nel 1948, troviamo Dąbrowski nuovamente a Warszawa, come direttore dell’Istituto S. Antonio di Via Barska 4; nel frattempo completò i suoi studi presso l’Istituto di Pedagogia; prese a collaborare con mons. Sigismund Choromański, ausiliare di Varsavia.
A Varsavia, il Card. Primate Wyszyński venne a conoscere questo giovane sacerdote, colto, zelante, generoso, equilibrato. Nel 1950, nominò Don Bronisław presidente dell’Intesa interreligiosa, che, col tempo, diverrà “reparto degli Affari religiosi” presso il Segretariato del Primate.
Nel 1950, dopo la firma della speciale Convenzione tra l’Episcopato polacco e la Repubblica Popolare Polacca, Don Dąbrowski fu nominato direttore dell’Ufficio del Segretariato dell’Episcopato ed autorizzato, in dipendenza di Mons. Zygmunt Choromański, Segretario dell’Episcopato polacco, a condurre i colloqui con l’Ufficio dei Culti.
E arriviamo al 1962.
Il 19 gennaio 1962, il Card. Wyszyński comunicò al Superiore dell’Opera Don Orione, Don Carlo Pensa, che il Santo Padre Giovanni XXIII, con decisione del 21 novembre precedente, aveva eletto Vescovo Don Bronisław Dąbrowski.
“Il vescovo nominato – scrive il card. Wyszyński - da 12 anni svolge il lavoro nella segreteria dell’Episcopato Polacco e nella Segreteria del Primate della Polonia come moderatore della Sezione delle Cause dei Religiosi. In questo posto ha molto meritato nella difesa dei diritti della Chiesa e specialmente della vita religiosa. Perciò la nomina fatta dalla Sua Santità ho accettato con una grande gratitudine e letizia”.
Da parte sua, Dąbrowski, commentò così la sua nomina scrivendo al Superiore generale Don Pensa: “Infirma mundi elegit Deus, ut confundat fortia” (1Cor 1,27). Tale è l’economia della Divina Provvidenza. Questa preferenza io la rivolgo alla nostra Amata Congregazione, come mia Madre e Maestra. Anche i molti che mi presentano le felicitazioni lo accentuano e prima di tutto fanno i loro voti augurali alla Congregazione”.
Sempre torna questa coscienza di intima appartenenza alla Congregazione, accompagnata dalla fiducia che “l’elevazione alla dignità episcopale non indebolisce i miei vincoli con la Congregazione, ma anzi diventano essi più perfetti è più stretti”. Nella medesima lettera ha espressioni molto convinte e belle per esprimere i “vivi sentimenti della mia dedizione, amore e riconoscenza verso la Congregazione, alla quale dopo Iddio debbo tutto”; e assicura “che nonostante la mia elevazione episcopale rimango sempre figlio fedele di Don Orione imitando il suo amore verso Gesù, Maria Santissima, verso la Chiesa e il Papa”.
Il 25 marzo 1962, avvenne l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di Varsavia. Fu uno spettacolo popolare di fede e di unità della Chiesa polacca, una manifestazione pubblica della sua forza e presenza nel contesto sociale del regime comunista. “Benché nel dopo guerra sia stata la quarta o quinta consacrazione episcopale, quella di ieri le ha superate tutte nella sua grande imponenza e partecipazione di Vescovi, Clero, Religiosi, Religiose, Fedeli”, scrive Don Mario Zanatta, superiore orionino in Polonia.
I Superiori di Roma non ebbero il permesso di venire in Polonia, ma Don Carlo Pensa fece giungere al confratello Vescovo “l’Anello Vescovile (già appartenuto a San Pio X), che considero come un vincolo che mi unisce cor unum et anima una usque ad mortem a Don Orione ed alla diletta Congregazione alla quale debbo tutta la mia educazione, formazione ed istruzione. Non dimenticherò mai quanto la Congregazione ha fatto per me e l’affetto che i Superiori mi hanno sempre dimostrato, e benché le mie nuove occupazioni mi terranno un po’ fuori dalla vita della Congregazione, io mi considero e considererò sempre uno dei suoi figli e farò quanto mi sarà possibile per il bene e lo sviluppo della Congregazione e delle sue opere in Polonia”.
Mons. Dąbrowski poté ritornare in Italia, per rivedere i luoghi della sua formazione e per abbracciare i superiori e confratelli, solo nell’ottobre seguente, quando venne per l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
L’attività del nuovo Vescovo, da questo momento, diventò sempre più multiforme, delicata e impegnativa: fece parte del Consiglio centrale dell’Episcopato polacco, Presidente della Commissione giuridica del medesimo, membro della Commissione Mariana e della Congregazione dei Religiosi e Istituti Secolari in Roma, Segretario della Conferenza Episcopale.
Discreto e raccolto nei suoi atteggiamenti personali, la sua figura divenne pubblica come abile, discreto e influentissimo mediatore. Toccò a lui, così discreto e alieno da protagonismi pubblici, impersonare il ruolo “politico” della Chiesa in Polonia e come rappresentante nei contatti con la Santa Sede.
Durante i 35 anni di episcopato, restò sempre devotissimo a Don Orione, padre dei suoi anni giovanili e suo santo protettore, visse l’impronta spirituale e umana ricevuta nella “nostra Amata Congregazione, mia Madre e Maestra”. Espresse questa sua appartenenza interiore ed esistenziale nella frequentazione e nell’aiuto ai Confratelli, Suore e Laici e comunità della Famiglia Orionina. Anch’io, personalmente, l’ho incontrato varie volte e posso testimoniare quanto gli sia stato dolce impegno e soddisfazione compiere quanto disse nel giorno della sua ordinazione episcopale: “Mi sento e mi sentirò sempre un vero figlio, e fedelissimo, della Divina Provvidenza, nel solco caritativo di Don Orione”.
La Chiesa cattolica polacca annovera in questo protagonista della sua storia recente un modello di grande valore spirituale e pastorale, un intercessore in Cielo. Giovanni Paolo II, nel discorso alla vigilia della canonizzazione di San Luigi Orione, nella sala Paolo VI, il 15 maggio 2004, aggiunse: “Vorrei ancora qui ricordare un Figlio spirituale di Don Orione, che ho conosciuto in Polonia... Monsignor Bronisław Dąbrowski, Segretario Generale dell’Episcopato polacco. Lo ricordo sempre con grande simpatia e riconoscenza, perché ci ha insegnato, in quei tempi difficili, che occorre essere coraggiosi, umili e forti”.
La Congregazione riconosce in lui il più polacco degli orionini e il più orionino dei polacchi.
* Tutti i testi citati sono in Archivio Don Orione, Roma, Cartella Bronisław Dąbrowski.