Un germoglio della "pianta unica con molti rami" del carisma di San Luigi Orione.
SUORE CONTEMPLATIVE DI GESÙ CROCIFISSO
Un sogno antico, una storia recente, ora sospesa.
Don Orione: dal sogno al progetto
E’ noto che, non di rado, Don Orione aveva dei “sogni” profetici, anticipatori. Uno riguardò il futuro della sua fondazione, la Piccola Opera della Divina Provvidenza. E’ il sogno della “Madonna dal manto azzurro”. È molto noto. “Il manto rapidamente s’allargava, già non si distinguevano i confini. Ed ecco apparire chiare, sotto il manto, tante, tante teste… n numero incalcolabile e si moltiplicavano; fino a sembrare tutto un formicolare: ragazzi, chierici, sacerdoti, suore…”.
Le Suore, le Piccole Suore Missionarie della Carità, iniziarono la loro storia sotto il manto della Madonna della Piccola Opera Divina Provvidenza nel 1915.
Il canonico Don Perduca spiegò: “Il nostro amato Padre Don Orione vide che, per meglio attuare il grande programma Instaurare Omnia in Cristo, cioè per fare del bene ad un maggior numero di anime, abbisognava, oltre che dei collaboratori, anche di collaboratrici, come fecero tanti altri apostoli della carità. Di qui il pensiero, non nato allora, però, delle Suore. Dico non nato allora (cioè nel 1915) perché, nella sua visione o sogno, avuto quando era ancora custode in Duomo, Don Orione non vide solo una grande moltitudine di giovani, chierici e di sacerdoti, ma anche di Suore diversamente vestite. (Alle PSMC, p.6s)
Don Orione stesso, successivamente, spiegò quel che intendeva parlando di Suore “diversamente vestite”: “Si facciano parecchie famiglie religiose, che siano come i rami di un’unica pianta. E alcune famiglie saranno per la vita attiva e altre per la vita contemplativa” .(Alle PSMC, pag. 28-23 luglio 1916).
Aveva appena radunato un piccolo gruppetto di “buone figliuole”, ancora senz’abito, per farne le Piccole Suore Missionarie della Carità e già pensava alle Suore di clausura. Infatti, nel luglio 1917, parlò di “quelle poi che saranno chiamate alla clausura, ad adorare Nostro Signore, aiuteranno le compagne con le loro preghiere. Beate loro! Beate tutte che siete chiamate a servire il Signore”. (Alle PSMC, p.59)
Don Orione, anima contemplativa, aveva un grande fascino per la vita contemplativa, tanto che aveva fondato, già nei primi inizi, gli Eremiti della Divina Provvidenza (1899). Ciò spiega come egli, nel fondare la Congregazione femminile, pensò subito anche al ramo contemplativo.
Quando, nel 1920, ospitò nella Casetta di San Bernardino, le Suore Clarisse sfollate da Venezia, osservò: “In questa Diocesi, che è tanto vasta, comprendono oltre trecento Parrocchie, non vi è un solo monastero di Clausura…Chissà che il Signore permetta che presto ve ne siano anche tra di noi dei nidi di colombelle, di anime che amano Gesù Cristo, che gemono continuamente davanti a Lui, tenendo lontani i fulmini della giustizia irata! Felice il giorno che lasceremo questa Casa alle Clarisse”. (Alle PSMC, p.132)
Fin dai primi anni della fondazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, Don Orione pensò a una Congregazione unita e diversificata nelle forme di vita. Poi, il progetto riguardante andò precisandosi: “Vi saranno “le Adoratrici del Santissimo Sacramento”, le Suore di Clausura; vi saranno le “Vittime del Sacro Cuore”, le ammalate, che entreranno ammalate, in piedi ed a letto, e faranno il loro noviziato e professeranno, sempre ammalate”. (Alle PSMC, p.84)
Nel 1920, diceva alle prime Suore: “Per ora siete tutte eguali, e dovete trattarvi allo stesso modo… siete tutte eguali, figlie della stessa famiglia; avete gli stessi obblighi gli stessi doveri e regolamenti. Piacendo al Signore, un giorno ci saranno quelle di clausura, di stretta clausura. Vi saranno le missionarie, che andranno in paesi lontani a spargere la carità, il buon odore di Gesù Cristo, a fare del bene, a portare la fede di Gesù Cristo. Per ora siete tutte Missionarie della Carità; in seguito sarà quel che il Signore verrà dicendomi. Vi dirò, poi, a vostro conforto, che quelle di stretta clausura saranno tutte vestite da suora; altre le ho volute vestite in altro modo. Sarà una grande famiglia… di cui tutti i membri dovranno vivere della carità di Gesù Cristo, portarla in mezzo al mondo, ardere e consumarsi vittime dell’Amore di Dio. Quindi, non vi meravigliate se vedete tra voi tante cieche; verranno pure delle sordomute e forse il Signore vorrà qualche cos’altro ancora”.
Don Orione, nel medesimo discorso, sapendo che chiedeva alle sue Suore una vita molto sacrificata nella carità del servizio, volendo dare la prospettiva di una vita contemplativa, più regolare e conventuale, aprì una prospettiva: “Quelle che sentono l’attrattiva per la clausura e che debbono, invece, lavorare fuori, nelle opere, per amore di Nostro Signore, sappiano che esse, dopo essere state per 10 o 20 anni nelle varie Case, in mezzo al mondo, negli ospedali, fra i poveri vecchi, in mezzo ai selvaggi, e quando si saranno logorate, consumate nel fare del bene, allora - ma non ora, non ora - ma a suo tempo, le porte della clausura benedetta saranno aperte per i loro ultimi giorni. Anche per me, spero che, dopo aver faticato e lavorato finché potrò, Dio mi riserverà una cella di clausura, per prepararmi a ben morire”. (Alle PSMC, p.134)
Dal progetto alla realizzazione: le Contemplative di Gesù Crocifisso
La Piccola Opera della Divina Provvidenza è nata da un’unica ispirazione, che ha la sua icona nel sogno della Madonna dal manto azzurro e divenne progetto che Don Orione realizzò gradualmente, secondo le indicazioni e le possibilità che la Divina Provvidenza gli mostrava nella storia.
Iniziò, nel 1893, con la costituzione della Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza, comprendente sacerdoti, fratelli eremiti e coadiutori e aggregati. Nel 1915, diede inizio alla Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, nel 1915, con i rami delle Sacramentine cieche adoratrici (1925) e delle Figlie della Guardia (1927).
Non ebbe tempo per tradurre in vita tutta l’esuberanza dell’ispirazione ricevuta e che lui già intravedeva e quasi profetizzava. Fu così per il progetto del ramo di clausura. Pur chiaramente indicato, poté realizzarsi solo dopo molto tempo, negli anni ’90.
Come avvenne questo?
Ci furono due circostanze storiche concrete che, negli anni ’80, diedero terreno al seme, perché fiorisse l’indicazione antica di un ramo di clausura tra le Piccole Suore Missionarie della Carità.
1° C’erano alcune Suore, da anni missionarie orionine, che avvertivano il desiderio della vita contemplativa. Alcune di loro avevano presentato la domanda al Consiglio generale ricordando le parole di Don Orione e volendo attuare quello che egli aveva già previsto: un ramo di Suore di stretta clausura.
2° Avvenne contemporaneamente che qualche giovane che si accostava alla Congregazione con il desiderio di essere contemplativa; inoltre alcune giovani Suore di voti temporanei e una anche di voti perpetui lasciarono la Congregazione per entrare in vari monasteri di clausura, non essendoci questa possibilità tra le Piccole Suore Missionarie della Carità.
La Madre generale, Suor Maria Elisa Armendariz, si interrogò molto su questi due fatti. Fu così che, negli anni 80, il tema dell’avvio di una ramo di clausura prese consistenza e si concretizzò in un orientamento esplicito, volendo attuare il desiderio di Don Orione per dare finalmente inizio alla vita claustrale.
Interrogativi, desideri e disponibilità furono portati al VII Capitolo Generale, svoltosi a Roma nel mese di maggio 1987, e maturarono l’importante decisione così espressa nella 9a Delibera.
“Il Capitolo è favorevole che si dia inizio ad una forma di vita claustrale nella famiglia delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Demanda perciò alla Superiora generale il compito, perché con il consenso del suo Consiglio le aspirazioni del Fondatore e i desideri delle Consorelle, se comprovati da una autentica vocazione alla vita contemplativa, possano concretizzarsi con le modalità richieste dal Codice di Diritto Canonico per assicurarne la validità giuridica e ponendo come base la profonda spiritualità carismatica di Don Orione”.
Dopo qualche tempo, la delibera del Capitolo generale divenne decisione operativa della Madre Generale nel 1988.
Come sede dell’incipiente ramo contemplativo delle Suore contemplative di Gesù Crocifisso, fu scelta Villa Charitas di Tortona, casa aperta da Don Orione nel 1933 per l’accoglienza di bambini orfani e con difficoltà familiari.
Come nome del “ramo”, fu scelto “Contemplative di Gesù Crocifisso” per dare espressione alla forte devozione di Don Orione a Gesù Crocifisso, sorgente del suo instancabile zelo apostolico. Il suo grido apostolico ”Anime, Anime!” era l’eco del grido di Gesù in croce: “Sitio”. Egli insegnava: “La Piccola Opera è nata ai piedi di un Crocifisso, in una Chiesa del Crocifisso e in una Settimana Santa. Gesù, la Chiesa e le anime si amano e si servono n croce e crocifissi, e chi non li ama e non li serve in croce, non li ama e non li serve affatto. È solo il legno della Croce che fa ardere più vivo e fa splendere più bello l’amore di Dio”.
Il nuovo “ramo” delle Contemplative di Gesù Crocifisso ebbe il suo umile inizio a Tortona, il venerdì 14 settembre 1990, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Furono 6 le suore a costituire la prima comunità. Con gesto significativo, partirono dalla Cappella della Casa madre di Tortona per recarsi a quella di Villa Charitas, ove furono benedette dal Vescovo diocesano Mons. Luigi Bongianino.
L’8 dicembre successivo, si svolse nel monastero la cerimonia della vestizione delle 5 Suore con il nuovo abito delle Contemplative di Gesù Crocifisso: Sr. M. Ester Alegre, Sr. M. Redenta Geres, Sr. M. Antonietta Lobrano, Sr. M. Adela Fernandez, e la novizia, Maria Cristina Fabregues. Non era presente Suor Maria Margherita Balossi, designata come prima superiora delle Suore Contemplative, perché era morta, dopo solo 23 giorni dall’inizio della comunità, il 7 ottobre 1990.
Nel 1991, la comunità delle Contemplative dovette temporaneamente trasferirsi da Villa Charitas (che necessitava di lavori di ristrutturazione) ad Anzio (Roma), prima al podere “San Giuseppe” e poi alla ex-casa provinciale.
Nel frattempo, il 20 settembre 1993, la Sacra Congregazione per la Vita Consacrata approvò le “Suore Contemplative di Gesù Crocifisso” come “ramo” integrante della famiglia delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Il testo del nuovo articolo delle Costituzioni le descrive così: “La finalità specifica delle “Suore Contemplative di Gesù Crocifisso” è vivere in olocausto nella perfetta carità al servizio di Dio, per il bene della Chiesa e dei fratelli più poveri. Nella contemplazione di Gesù Crocifisso, mediante una vita semplice, silenziosa, nascosta e immolata con Cristo in Dio, intendono realizzare il progetto di S. Luigi Orione dell’ “Instaurare omnia in Christo” per fare unità col Papa e i poveri e con le sorelle di vita attiva” .
In quell’anno 1993, si tenne anche il Sinodo Diocesano di Tortona. Il n° 107 del documento conclusivo affermava: “La presenza di un monastero interamente dedito alla contemplazione sarebbe di grande sostegno per la crescita cristiana della Chiesa tortonese; ogni comunità religiosa, quindi, ed ogni comunità parrocchiale si uniranno nella preghiera per implorare una grazia così grande”.
Incoraggiate da questo desiderio della Diocesi e terminati alcuni lavori per rendere la casa adatta a monastero delle Suore contemplative, il 22 maggio 1994, solennità di Pentecoste, le Contemplative di Gesù Crocifisso tornano da Anzio a “Villa Charitas” di Tortona.
Il cammino della comunità contemplativa ebbe ancora una prova di croce quando, il 16 marzo 1998, morì Suor Maria Ester della Passione, la seconda superiora della comunità, che aveva organizzato armonicamente lo stile di vita di questo piccolo “germoglio”, cercando di interpretare la dimensione contemplativa del carisma orionino.
Dal 6 settembre del 2006 al 2007, le Suore dovettero ancora emigrare da Villa Charitas, lesionata dopo un terremoto, a Castelnuovo Scrivia. Vi ritornarono l’8 dicembre 2007, festa dell’Immacolata e della Prima Professione di Suor Maria Elisabetta della Divina Provvidenza.
La comunità delle Contemplative di Gesù Crocifisso riprese il suo cammino ordinario di vita, fatto di preghiera, lavoro, sacrificio, vita fraterna. Il Monastero è conosciuto nella città di Tortona e dintorni. Per le vie misteriose ma efficaci della Grazia, della preghiera, della sofferenza la piccola comunità sta entrando nelle relazioni di tanta gente e nella vita della Famiglia Orionina per fecondarle della forza della speranza cristiana, scaturita dalla croce e dalla resurrezione di Gesù.
Il Monastero tornò vuoto con decisione presa dopo il Capitolo Generale del 2011. Suor Maria Cristina e Suor Maria di Gesù tornarono in Argentina e continuarono nella vita attiva; Suor Maria Elisabetta della Divina Provvidenza passò con le Suore di Clausura della Famiglia del Piccolo Cottolengo di Torino. Resta l’auspicio, espresso anche nel Capitolo generale del 2017: ”Nella Provincia dove ci siano Suore che si sentano chiamate a vivere la vita contemplativa, sia data loro la possibilità di fare esperienza insieme”.
Senso e compito della vita di clausura
Il monastero è il luogo che Dio custodisce. È la dimora della singolare presenza di Dio, ad immagine della tenda dell’alleanza, nella quale si realizza il quotidiano incontro con Lui, dove Dio occupa tutto lo spazio e tutto il tempo, dove viene riconosciuto e onorato come l’unico Signore. Il monastero è un dono per la Chiesa locale e per la Famiglia orionina, cui appartiene, rappresentandone il volto orante, l’intimità stessa, il cuore in cui sempre lo Spirito geme e supplica per le necessità dell’intera comunità.
Nella intimità del monastero, la Suora Contemplativa di Gesù Crocifisso, vive la sua vita di sposa diletta di Gesù e sorella di tutti. Nel silenzio, nella solitudine sponsale e materna, vive il disegno della Divina Provvidenza di “Instaurare omnia in Christo”, come Maria, sola ai piedi della croce, per portare alla comunione della passione e resurrezione di Cristo tutte le membra del Corpo di Cristo, soprattutto le più sofferenti e bisognose della Chiesa, i più lontani da Dio.
La Contemplativa di Gesù Crocifisso vive la carità immolata nell’agire, nel soffrire e nel pregare propri della vita contemplativa di clausura, in collaborazione con tutti le componenti della Piccola Opera della Divina Provvidenza, in particolare con Sorelle missionarie e le Sacramentine. Con una vita umile, casta, povera e obbediente, che tutto relativizza al primato di Dio sulla propria vita, la Contemplativa è spiritualmente sempre ai piedi della croce, in atteggiamento di implorazione, di espiazione vicaria, di riparazione in favore della Chiesa, della Piccola Opera, delle Anime, soprattutto di quante a lei ricorrono.
Villa Charitas, a Tortona, sede del Monastero delle Contemplative di Gesù Crocifisso.