Offrì la sua vita per la salute di Don Bosco. Il dito squarciato e sanato da Don Bosco. Accanto all'urna nel ritorno glorioso di Don Bosco a Valdocco.
DON ORIONE VICINO A DON BOSCO
IN MORTE E NELLA GLORIFICAZIONE
L’offerta della vita
“Noi saremo sempre amici”, disse l’anziano Don Bosco al giovane Luigi Orione.
Luigi Orione pose il sigillo dell’amicizia e della devozione verso Don Bosco in modo indelebile in occasione della sua morte, avvenuta a Valdocco il 31 gennaio 1888.
“Don Gioacchino Berto fu per circa 26 anni ai fianchi di Don Bosco come segretario - ricorda Don Orione -. Io ero per Don Berto come il cane di San Rocco, per sapere qualche cosa di Don Bosco, e sempre mi accompagnavo a Don Berto Gioacchino”. Ebbene proprio Don Berto suggerì ad alcuni giovani di offrire la vita al Signore per chiedere la salute di Don Bosco che stava era in condizioni gravi, prossimo a morire. Luigi Orione si offrì subito, come egli stesso racconta.
“L’antico segretario di Don Bosco scrisse il mio nome ed i nomi di quei ragazzi su un pezzo di carta; la carta fu trovata in seguito. Quel sacerdote andò a celebrare la Messa. Due la servirono e fecero tutti e cinque la Comunione; ed in quella Comunione intesero dare la vita”.[1]
Chi annotò le parole di Don Orione che parlava alla “Buona notte” aggiunse: “In questo momento il Sig. Direttore si ferma un momento; si sente che la voce gli trema per la commozione ed il suo sguardo è lucido per il pianto che gli vela lo sguardo. Un profondo silenzio domina in chiesa ed un sentimento di profonda e filiale tenerezza per lui. Sappiamo che il secondo di coloro che hanno offerto la vita per Don Bosco, è lui”.
Il dito squarciato
Questo evento indimenticabile si completò con un altro fatto meraviglioso, anche questo raccontato da Don Orione il 30 gennaio 1940.
Aveva allora, alla morte di Don Bosco, 16 anni e gli venne l’idea di “far toccare al corpo di Don Bosco dei pezzi di pane affinché poi, facendoli mangiare agli ammalati, questi potessero guarire.
Prese del pane e afferrato un coltello si mise a tagliare e nel fervore tagliò non solo il pane ma anche un dito. Quando sentì il dolore e vide quel sangue fluire sentì come uno spavento che gli venisse a mancare l'indice che lo avrebbe fatto diventare irregolare (per l’ordinazione sacerdotale). Ma dopo quel primo timore e dolore egli prese il dito e siccome il refettorio è sotto, corse in chiesa e toccò il corpo di Don Bosco. E il sangue rimase nei pori di Don Bosco e la cicatrice si saldò!
1888 – 1940. La cicatrice è ancora qui (alza la mano destra e mostra il dito della mano destra, il tagliato).
Quanto tempo da allora! Quanto dobbiamo a Don Bosco!”.[2]
Il ritorno glorioso
Don Bosco morì a Torino all'alba del 31 gennaio 1888. Il 2 giugno 1929 papa Pio XI lo beatificò, dichiarandolo santo il 1º aprile 1934, giorno di Pasqua.
Don Orione visse da vicino e con grande commozione entrambi gli eventi. Una foto lo ritrae accanto all’Urna con i resti mortali di Don Bosco quando questa, il 9 giugno 1929, fu trasportata dal collegio di Valsalice alla Basilica di Maria Ausiliatrice, ove è tuttora esposta, in una cappella della navata destra. Di quell’evento, Don Orione parlò il 31 gennaio 1940. Abbiamo il testo redatto da alcuni attenti ascoltatori presenti.[3]
Tortona, alla Messa del 31 Gennaio 1940, in Cappella. Stamattina la Comunità si è alzata alle 4 e un quarto per trovarsi in Cappella alle quattro e tre quarti per la Messa cantata. Dopo la Messa cantata dal Direttore egli ha parlato. Si era cantato “Giù dai colli”.
"Mi limito a richiamarvi alla mente una strofa che avete cantato poco fa. L'inno a Don Bosco che comincia con "Giù dai colli" è stato composto e musicato per la beatificazione di Don Bosco.
La spiegazione della prima strofa[4] è questa. Alla morte del Santo, dal Governo di quei tempi, nonostante che tutti i giovani lo desideravano e tutta Torino lo desiderasse, non fu concesso che Don Bosco, la sua salma, venisse sepolta in Maria Ausiliatrice e parve grande favore che la cara Salma venisse sepolta a Valsalice.
Valsalice era allora la Casa di preparazione e di formazione dei giovani missionari; una bella casa! La salma dunque venne portata a Valsalice e là, tutti gli anni fino alla Beatificazione, andarono gli alunni salesiani, nel giorno della morte di Don Bosco, a trovare il Padre, a pregare.
Dopo che Don Bosco fu beatificato, il suo corpo venne portato in Maria Ausiliatrice. E la strofa che avete cantato “Oggi, o Padre, torni ancora” ricorda anche questo. Celebra Don Bosco che ritorna fra i giovani ancora, da Valsalice - che è posta sopra una collina al di là del Po - a Torino che è al piano.
Il Signore mi ha dato la grazia di trovarmi presente, nel 1929, a quel trasporto, che fu un trionfo in mezzo a Torino in festa, fra una gioia ed un entusiasmo indicibile. Anch'io fui vicino al carro trionfale. Vi era il Superiore Generale dei Salesiani e tutti quelli che formavano il Capitolo della Società Salesiana e subito dietro il carro c'ero anch'io. Il tragitto fu fatto tutto a piedi da Valsalice all'Oratorio. E, insieme con me, subito dietro il carro, c'era uno in camicia rossa, un Garibaldino; eravamo vicini, a fianco a fianco. Era uno dei più antichi dei primi alunni di Don Bosco; quando seppe che si trasportava il corpo di Don Bosco, anche lui c'era dietro il carro. E tutti cantavano: “Don Bosco ritorna fra i giovani ancor”.
In quel trasporto tutto era gioia; i giovani cantavano e i Torinesi agitavano fazzoletti e gettavano fiori. Si passò anche davanti al Palazzo Reale. Ricordo che al balcone c'era il Principe di Piemonte, circondato da generali; il carro si fermò un momento ed egli fece cenno di compiacenza; i superiori Salesiani chinarono il capo, come a ringraziarlo di quell'atto di omaggio a Don Bosco. Poi il carro raggiunse Maria Ausiliatrice. E di lì a qualche minuto venne anche il Principe, circondato da personaggi della Casa Reale, a rendere atto di devozione al nuovo Beato.
Ecco, il significato della strofa che avete cantato. Preghiamo Don Bosco che ritorni, che stia anche con noi, che aleggi col suo spirito sopra questa Casa, sopra tutta la Congregazione, e soprattutto voglia spargere il suo spirito sopra di noi. Sparga una pioggia di grazie anche sopra la Piccola Opera perché questa Congregazione, che vuol anche vivere del suo spirito, abbia, per intercessione di Maria Santissima, intercedente San Giovanni Bosco, a compiere tanto e tanto bene, abbia a compiere la sua missione, a gloria di Dio, a santificazione nostra e di tante e tante anime”.[5]
[1] Parola del 30 gennaio 1938, VIII, 67.
[2] Parola del 30 gennaio 1940, XII, 68.
[3] Parola XII, 69-72.
[4] Giù dai colli un dì lontano / con la sola madre accanto / sei venuto a questo piano /dei tuoi sogni al dolce incanto. / Ora, o Padre, non più solo / giù dai colli scendi ancora, / di tuoi figli immenso stuolo / t’accompagna a tua dimora.
[5] Parola del 31 gennaio 1940, XII, 69-72