Considerazioni di Don Carlo Matricardi sul Convegno "Don Orione e il Novecento", tenuto all'Università Lateranense nei giorni 1-3 marzo 2002.
CONVEGNO "DON ORIONE E IL NOVECENTO"
ROMA 1-3 MARZO 2002 - UNIVERSITÀ LATERANENSE
La rivincita degli archivi
Non è un Don Orione diverso: non è un altro Don Orione, quello che emerge dalle relazioni di questo Convegno. E sempre lui, è quel Don Orione che conosciamo tutti: fondatore ispirato ed esigente, spirito profetico, portatore di un carisma e di una spiritualità fatta su misura per il cristiano, anzi per l'uomo d'oggi.
Eppure una sensazione di novità trapela da tutto il contesto. Lo scenario che questo Convegno ci apre sulla figura di Don Orione, tutto impostato su un piano di riscontri d'archivio, ci propone una serie di elementi che lo proiettano al di là della sua famiglia religiosa. Avevamo da sempre collocato la sua personalità sul piano della spiritualità, del carisma di fondatore, del modo originale di coniugare il ruolo del Papa e la missione della Chiesa con il servizio della carità. Sembrava che in questo ambito si esaurisse - e non era poco - l'espressione del suo compito nella Chiesa. Del resto, è questa la prospettiva, più o meno, in cui vengono collocati tutti i santi. Ogni aspetto della loro storia si riconduce nell'alveo fondamentale della loro missione di maestri di spiritualità.
In verità qualche cosa trapelava anche prima. Trapelavano notizie - vaghe purtroppo e senza conferme - di cose e fatti non ordinari, che non riguardavano la comunità e conferivano un certo alone al fondatore, ma restavano nel campo dell'indeterminato, del sentito dire. Mancavano non solo le conferme, ma anche quelle informazioni che avrebbero dovuto dare i contorni dei fatti.
Viceversa, questo Convegno mano mano che si svolgeva al ritmo delle conoscenze - e qualche volta proprio al ritmo di scoperte - ci ha messo davanti un Don Orione che si arricchiva di qualche cosa di nuovo, che lo faceva più complesso, più vasto, non più monocorde e racchiuso nel mondo esclusivo della sua Congregazione religiosa. Al ruolo di fondatore, di maestro spirituale dei suoi figli, di guida per anime dentro e fuori della Congregazione si aggiungeva ora tutta un'attività esterna che fa di lui, se non un protagonista, certamente un personaggio di notevole rilievo, all'interno di un tessuto storico relativo a singoli personaggi, ma anche a vicende importanti per la Chiesa e la società, nei primi decenni del ventesimo secolo, specialmente in Italia.
Ripercorriamo, rapidamente le fasi di questo Convegno, che ci ha rivelato un Don Orione proiettato in vicende e presenze, di cui al massimo avremmo potuto intuire una piccola parte.
Il primo intervento in questa prospettiva è stato quello del Prof. Roberto de Mattei, dell'Università di Roma, con la relazione Don Orione negli anni del Modernismo, titolo che ripete quello del volume presentato alla stampa in apertura del Convegno. In questa materia, lo sappiamo, il terreno delle conoscenze è già dissodato, ma le dimensioni e il significato della presenza di Don Orione all'interno di quelle vicende ecclesiali vanno ben oltre i confini delle comuni conoscenze storiche.
Una serie di altri interventi (pomeriggio di sabato 2 marzo) era costituita da un ricco "excursus" sugli incontri che Don Orione ha avuto con uomini di cultura (Prof. Casoli), con uomini politici (Prof. Marchi), con donne del Novecento (Prof.ssa Fossati) e con il mondo degli educatori (Prof. Bianchi). Forse è stata, questa, la fase del Convegno dove la ricerca d'archivio è risultata più fruttuosa e significativa, come testimoniavano gli applausi di apprezzamento dell'uditorio, costituito da varie centinaia di presenze, che in nessun momento ha dato segno di stanchezza o disinteresse.
L'ultima mattinata, domenica 3 marzo, è stata monopolizzata - tolta, si capisce, la parentesi della tavola rotonda - dall'intervento di più alto spessore di tutto il Convegno dal titolo Don Orione, Papa e Papato del Prof. Zambarbieri. Non si trattava solo di rievocare la storia dei Papi con i quali Don Orione ha avuto rapporti significativi: una cosa già importante, perché è una trama di rapporti che dicono tante cose. Ma si trattava anche - e questo tentativo è fondamentale, per "definire"' un Don Orione negli elementi storici ma anche teologici del suo carisma - della sua scelta centrale del Papa e della Chiesa.
È inevitabile a questo punto rispondere a un paio di sollecitazioni che scaturiscono da quel poco che siamo venuti dicendo. Posto che questo Don Orione "pubblico", se ci è consentito dire così, costituisce in buona sostanza una sorpresa vera e propria - ed è anche una bella sorpresa - la domanda è: come si spiega che ci vogliono gli archivi per disseppellire i fatti? Che siano gli archivi a rivendicare una componente storica della sua figura, una componente che la sola tradizione orale è così insufficiente a darne la dimensione? A nostro modesto parere già questo sarebbe da scandagliare. Ma a occhio e croce ci sembra di non andare molto lontani dalla realtà se diciamo che Don Orione era il primo a non dare risonanza a certe cose, per due buone ragioni, di cui la prima dice che il bene non fa rumore e il rumore non fa bene. La regola della discrezione era troppo importante per lui, quando specialmente si trattava di cose in cui uno stile di misura era il metodo indispensabile per il successo. E l'altra ragione è che Don Orione rifuggiva come la peste dal rischio di richiamare risonanze sulla sua persona, di finire sotto le luci della ribalta. L'umiltà era la sua regola, e conosciamo di lui momenti di vera sofferenza quando qualcuno tirava in ballo pubblicamente i suoi successi, le sue realizzazioni, le sue virtù.
Meno male dunque che la traccia di certi fatti è rimasta negli archivi, e ora gli archivi parlano e, in certo senso, si prendono una bella rivincita sul rischio delle memorie che si cancellano, sulla volontà di nascondimento dei santi. E meno male che l'amore a Don Orione induce a scoprirne affettuosamente ogni vestigia, non appena emergono indizi di memorie che rischiano altrimenti di rimanere sopite.
D. M.