Il voto di un milione di Romani nel 1944. La statua della Madonnina.
Il progetto di Luigi Nervi del santuario ("trono della Madonna") e della sistemazione della collina di Monte Mario.
IL TRONO DELLA MADONNA DI MONTE MARIO
Nel 1944, gli Amici di Don Orione promossero la raccolta di firme per il voto popolare di Roma alla Madonna in favore dell’incolumità della città durante la seconda guerra mondiale.
La grazia ricevuta fu resa visibile a tutti con l’elevazione sul colle di Monte Mario della Statua della Madonna Salus Populi Romani, opera di Arrigo Minerbi.
Negli anni sessanta, Pier Luigi Nervi, architetto italiano di fama internazionale, offrì il progetto per completare adeguatamente il Trono della Madonna di Monte Mario.
Patrizia Martinez[1]
Su Monte Mario[2], a Roma, in occasione della Pasqua del 1953, a compimento di un voto fatto dagli Amici di Don Orione[3], durante gli anni della seconda guerra mondiale, voto incoraggiato dal Santo Padre Pio XII[4], fu elevata la statua della Madonna, opera dello scultore israelita Arrigo Minerbi[5].
La statua, alta circa dieci metri, fu posta su di un piedistallo provvisorio: una torretta di cemento alta venti metri, circondata da pini romani. Nella cappella sottostante è custodita l’immagine votiva di Maria Regina dell’Universo, librata su piazza San Pietro, su Roma e sul mondo intero, in un quadro dipinto dalla pittrice Ida Marcora.
Il voto[6] nacque il 12 marzo 1944, al raduno degli Amici di Don Orione tenutosi nella chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli. L’allora Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Battista Montini[7], fu invitato al raduno successivo dove, al termine della Santa Messa, accolse con entusiasmo l’offerta del voto e rivolse un discorso improntato sul motto “Avere il coraggio del bene”[8].
Congedandosi chiese “Siete voi che lo desiderate o è il popolo romano che desidera un voto?... ”. Gli Amici di Don Orione si assunsero l’impegno di dar voce ai cittadini romani e si offrirono di raccogliere le offerte del voto da inviare a mons. Montini. All’Istituto San Filippo Neri[9] di Roma, arrivarono 1.100.000 firme.
Con insperata tempestività, il 4 giugno[10] avvenne la liberazione: senza disordini, distruzioni o morti, l’esercito tedesco lasciò Roma e contemporaneamente quello alleato vi entrò.
Dopo l’entrata degli Alleati, la sera dell’11 giugno 1944, Pio XII accompagnato da mons. Montini, si recò nella chiesa di San Ignazio, ai piedi della Madonna, a deporre la sua preghiera e il suo ringraziamento. Il Santo Padre dal pulpito rivolse la parola alla immensa folla presente: “Noi siamo qui per ringraziarla di ciò che è accaduto, contro le umane previsioni, nel supremo interesse della città eterna e dei suoi abitanti. La nostra Madre Immacolata ancora una volta ha salvato Roma”. Il Papa poi esortava a mantener fede al voto e alle promesse di quei giorni.
I ragazzi “mutilatini” e gli “orfani” di guerra, accolti nell’Istituto Don Orione[11] a Monte Mario, appreso del voto, si offrirono per portare nelle case delle famiglie romane l’opuscolo[12] che chiedeva rottami di rame per costruire la statua della Madonna. Furono sempre loro, a curarne la raccolta, la cernita e la spedizione. La statua fu progettata e costruita in rame sbalzato, su intelaiatura di ferro, con un rivestimento in sottili fogli d’oro. Lo scultore Arrigo Minerbi, autore dell’opera, ritenendo che il volto della Vergine dovesse, in qualche modo, avere i lineamenti del Figlio, riprese dalla Sacra Sindone le sembianze con le quali modellò il volto della Madonna dandole un’espressione assorta e partecipe che si rivela anche nel gesto delle braccia, una rivolta al cielo e l’altra sulla terra, per esprimere insieme fede e carità, con una interpretazione nuova nel gesto di Maria, risultando un vero capolavoro della scultura nel nostro tempo.
Il 4 aprile 1953, la Madonna fu eretta sul piedistallo nella sua solenne e materna posa, rivolta sulla città di Roma[13].
Nel 1960, in prossimità delle Olimpiadi, che si sarebbero tenute a Roma negli impianti del Foro Italico[14], sottostanti Monte Mario, l’Istituto Internazionale di Arte Liturgica[15]si adoperò, con la collaborazione dell’architetto Pier Luigi Nervi[16], per una sistemazione del monumento e della pendice. Il progetto fu approvato dal Vicariato di Roma. Ma non fu mai realizzato. Perché? Come era concepita la sistemazione della collina di Monte Mario?
Prendiamo le mosse per ricostruire la vicenda del progetto da una lettera presente nell’Archivio Don Orione di Roma.
La lettera, firmata dal Consigliere Delegato dell’Istituto Internazionale di Arte Liturgica, G.S. Giacomini e dal Prof. Ing. Pier Luigi Nervi, ed indirizzata al Procuratore Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Don Gaetano Piccinini[17], è datata “Roma, 25 maggio 1959”.
“L’Istituto Internazionale di Arte Liturgica, venuto a conoscenza nei suoi dettagli del programma che l’opera di Don Orione desidera attuare onde erigere un “Trono della Madonna di Monte Mario”, che rappresenti il simbolo della devota riconoscenza dei romani alla protezione che la Vergine Santissima offrì alla Città, culla del Cristianesimo, durante il travagliato periodo bellico, offre, quale suo modesto contributo a così alto e nobile programma, l’intero progetto di massima necessario all’attuazione dell’auspicata iniziativa. A collaborare nella realizzazione di tale progetto, è invitato l’illustre Prof. Pier Luigi Nervi, il quale rinunzia, per la realizzazione del progetto di massima che costituisce base essenziale del progetto definitivo, a qualunque compenso.
Non comportando l’esecuzione di tale progetto di massima alcun impegno di attuazione, quando dovesse realizzarsi l’opera prevista, l’incarico di esecuzione del progetto definitivo e relativa decorazione interna resterà affidato a questo Istituto.
La progettazione dell’intero complesso denominato “Trono della Madonna di Monte Mario”, prevede la sistemazione esterna di ciò che dovrà considerarsi basamento dell’attuale statua, opera dello scultore Minerbi, e relative sue adiacenze esterne oltre alla progettazione di un edificio, destinato al culto, capace di ospitare dalle mille alle millecinquecento persone.
Ci è gradito infine partecipare che, sulla base degli accordi presi, questo Istituto ha già iniziato l’accennata opera di progettazione di massima, che, come sopra detto, viene offerta senza che ne derivi onere alcuno da parte di Codesta Opera. Restiamo in attesa di un vostro cortese cenno di approvazione a tutto quanto da noi esposto.”
Si tratta del primo documento riguardante il “Trono della Madonna di Monte Mario” e dà subito l’idea della grandezza del progetto. Non ci sono note quali persone, circostanze ed iniziative abbiano determinato la formulazione del progetto descritto in questo documento del 1959.
Dalla cordialità delle parole di una lettera del Consigliere Delegato dell’Istituto Internazionale di Arte Liturgica, G. S. Giacomini, si desume che questi dovesse avere familiarità con i ragazzi ospiti nell’Istituto Don Orione di Monte Mario e che conoscesse molto bene l’area di Monte Mario interessata al progetto. Giacomini scrive:
“Cari ragazzi, nel ringraziarvi di quanto avete scritto debbo dirvi che i compiti che i vostri superiori hanno voluto affidare all’Istituto, che ho il piacere di dirigere, sono quanto mai ardui ma altrettanto entusiasmanti per il fine che essi vogliono raggiungere: elevare il Trono alla Madonna di Monte Mario costituisce lo scopo più ambito della nostra attività.
...così come noi lavoreranno studiando progetti, piani e soluzioni artistiche, così voi lavorerete, più e meglio di noi, a mezzo della preghiera che, costantemente, dovete rivolgere alla “Vostra Madonna” perché ci protegga e ci aiuti. Ognuno nella vita ha dei compiti da assolvere nell’ambito e in funzione della Società in cui viviamo. Il vostro di oggi è quello di pregare fervidamente per la migliore riuscita dell’opera e per i vostri superiori, che con tanta passione e tanto sacrificio, si dedicano a fare di voi degli uomini capaci di affrontare la vita portando nell’animo l’esempio luminoso di Don Orione”.
Le parole che accompagnano questa lettera, sono un prezioso riferimento di quanto il progetto “Trono della Madonna” fosse considerato di prossima realizzazione. Ma non tutto doveva essere chiaro, soprattutto, l’aspetto economico se, come possiamo leggere da un promemoria senza data, Don Gaetano Piccinini, protagonista orionino dell’impresa, fa presenti le difficoltà.
“Forse l’amico S. Ecc. l’Ambasciatore Bartolomeo Migone[18], preso dall’entusiasmo che ci accomuna per un fine tanto nobile, non ha illustrato con la crudezza indispensabile la premessa che è, ahimè, compagna immancabile a una istituzione dedicata ai più poveri fra i poveri e cioè che la Piccola Opera della Divina Provvidenza “Don Orione” non ha possibilità di finanziare i lavori che sarebbero necessari per la sistemazione della statua. A questo riguardo, penso che proprio lei potrebbe essere fattivo collaboratore per la raccolta dei fondi, mediante un Comitato che fronteggi l’onere finanziario che l’opera ideata da così insigne maestro comporta. Solo sulla base dell’esito dell’azione del Comitato per la raccolta dei fondi, si potrà parlare di progetti definitivi, o quanto meno dettagliati da approvarsi dall’Opera di Don Orione e decidere sulla loro attuazione. (In questa fase bisognerebbe tener presente l’opportunità di consultare anche lo scultore Minerbi, autore della Statua).
La consapevolezza della necessità di finanziamenti da parte di benefattori, portò Don Gaetano Piccinini a presentare il progetto del Trono della Madonna ad amici e personalità istituzionali che potessero intervenire in sostegno dei lavori.
In seguito ad un incontro intercorso durante un ricevimento all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, Giulio Andreotti, allora Ministro della Difesa, ricevette da Don Piccinini una lettera esplicativa del progetto, datata “Palermo, 13 febbraio 1960”.
“E proprio ieri giorno dell’Immacolata di Lourdes avevo avuto poco prima l’annunzio che la Sopraintendenza all’Arte e il Comune, han dato il via per il doveroso Mariano abbellimento di quella zona di Monte Mario che domina il Foro Italico… Ed ora bisognerà trovare le vie di finanziamento…”.
La risposta del Ministro Andreotti non si fa attendere.
“Roma, 20 febbraio 1960. (…) Apprendo con piacere le intervenute decisioni circa la sistemazione della zona “mariana” di Monte Mario e nel rallegrarmene esprimo l’augurio che si possa presto passare all’attuazione. Sarò lieto di offrire a titolo personale un contributo commisurato alle mie disponibilità, modeste purtroppo, e non ai propositi, che vorrebbero ben altro”.
Intanto il Prof. Pier Luigi Nervi lavora al progetto, e predispone un plastico che sarà ammirato anche dal Presidente della Commissione Pontificia, Monsignor Fallani[19].
Il plastico come informa Don Piccinini ad un amico a noi sconosciuto“(…) è presso l’Istituto Internazionale di Arti Liturgiche di via Buozzi 77. Non è improbabile che venga Mrs. Kennedy[20] (essa fu alla posa della prima pietra di quanto va nascendo a Boston) a vederlo”.
Da un promemoria senza data di Don Gaetano Piccinini, possiamo seguire l’evoluzione del progetto che giunge alla sua definizione ultima.
”Certo è una grazia della Madonna se in prossimità delle Olimpiadi si è mosso con l’Istituto Internazionale di Arte Liturgica, tramite sua Eccellenza Bartolomeo Migone, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, il professor Pier Luigi Nervi, benevolmente offrendo la progettazione. Egli che è pure l’architetto del CONI, molto interessato a una migliore sistemazione di tutto l’assieme e che pure ha promesso aiuto, avrebbe, come da allegata fotografia, progettato:
L’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Bartolomeo Migone, viene costantemente e dettagliatamente aggiornato da Don Piccinini. Ecco una sua lettera del 20 aprile del 1960.
“Circa la via Crucis non potevo non sentire lo scultore Arrigo Minerbi impossibilitato a darci una mano perché in convalescenza a Padova. Egli pur lasciandoci liberissimi sarebbe d’avviso che se ne faccia una per ora, ma la più bella possibile, pur disponendo lungo il pedonale tutte le piazzuole per le altre e circondandole già di tutte quelle piante che debbono esserne di ornamento e coronamento. Ho chiesto che facesse qualche nome, ma delicatissimo, non ha voluto farne.
Ed allora mi pare che sarebbe conveniente scegliere il meglio possibile per quest’una sola. Le altre? Nessuna fretta. Anche perché non solo Minerbi ma più d’uno, mi han detto che anche a trovare lo scultore prodigio, una Via Crucis statuaria è tale un impegno che dopo cinque o sei stazioni si finisce col non essere più originali. Si osservava che se le fa uno solo c’è unità di linea. E’appunto questa unità di linea da temere. Potrebbe infatti diventare uniformità. E poi non ci saranno alcuni minuti di cammino fra una stazione e l’altra?
Qualcuno mi ha anche fatto osservare che una Via Crucis su quella costa di Monte Mario costituirebbe un’allettiva per il più vasto mondo dell’arte. Per chi in seguito vincesse il concorso di una stazione sarebbe quasi come un venire “laureato” per la migliore arte religiosa”.
Pochi mesi prima delle Olimpiadi, il primo maggio 1960, Don Piccinini si rivolge all’avv. Giulio Onesti[21] :“Perché non mi fa realizzare subito il magnifico pedonale che dallo stadio, fra ulivi e conifere, salirà fin sulla cima? Sarà come un nastro aureo, tutto incastonato nel verde. Lo vedrà solo chi vi si accingerà per salire in cima. Me lo ha progettato mirabilmente l’Istituto Internazionale di Arte Liturgica con le indicazioni ispirate da Pier Luigi Nervi”.
Le Olimpiadi si avvicinano e Don Gaetano Piccinini invia al Santo Padre, Giovanni XXIII[22], una lettera invocando di benedire “questi nostri poveri aneliti!”. La riportiamo per intero.
“Beatissimo Padre, è proprio la mano della Madonna che negli anni 1943-44 portò i figli di Don Orione, incoraggiati ed aiutati dalla carità di Pio XII, di venerata memoria, ad occuparsi della più perduta orfanezza, in via della Camilluccia, M. Mario.
Ivi, a compimento di un voto incoraggiato dal Santo Padre, tramite l’allora Mons. Montini, fu posta la statua della Madonna, realizzata con vecchi pezzi di rame raccolti in Roma, Lazio e attorno, dallo scultore Israelita Arrigo Minerbi, il quale fu nel 1943-44 dal successore di Don Orione, Servo di Dio Don Carlo Sterpi, salvato in queste nostre Case di Roma. Di tal devoto lavoro, di cui una replica è giunta su di un colle d’America, il Minerbi ne ha avuto il premio, poiché si è spento lo scorso 9 maggio, baciando un crocifisso che appartenne a Don Orione, mentre già tre anni prima aveva ricevuto il Battesimo, a conclusione della Missione predicatasi a Milano col tema: Dio è Padre. La statua fu posta su di un provvisorio piedistallo, che era una torretta per rifornimento idrico.
Ora, in vista delle Olimpiadi, s’è mosso l’Architetto del CONI Prof. Pier Luigi Nervi a darci valida mano, tramite l’Istituto Internazionale d’Arte Liturgica, per una decorosa graduale sistemazione e del monumento e di quella pendice, che domina tutto il Foro Italico, ove si svolgeranno le Olimpiadi. La sua progettazione (approvata con entusiasmo dal Ven. Vicariato di Roma, dall’On. Sindaco, dall’apposita Commissione Urbanistica e dalla Sopraintendenza delle Belle Arti e Monumenti) il Prof.Pier Luigi Nervi l’ha trasfusa in un pregevole plastico che vorremmo, non osando sperare in un sopraluogo del Vicario di Cristo su a Monte Mario, avere la gioia di sottoporre alla visione e alla benedizione della Santità Vostra. Ma già in cuor Suo voglia, Padre Santo, lo invochiamo dal profondo dell’animo, benedire a questi nostri poveri aneliti!”
Terminate le Olimpiadi senza la realizzazione del “Trono della Madonna”, Glauco della Porta[23] succede come sindaco di Roma all’amministrazione Cioccetti. Don Gaetano Piccinini ripropone il progetto con il suo entusiasmo. Scrive il giorno dell’Assunta del 1962, al nuovo Sindaco di Roma: “Mi urge sottolineare oggi che ai piedi della Madonna votiva a Monte Mario, Pier Luigi Nervi ha progettato (ma tutto sottoterra nella Roma delle Catacombe) un sacello che sarà nuova genuina aggiunta all’Urbe. Era quasi tutto pronto con l’amministrazione Cioccetti. Ma la crisi e il resto fermò tutto. Si vede che la Madonna riserba all’on. le Sindaco Della Porta questa gloria. Tutto è nelle mani del competente ufficio comunale. Ma oggi mi permetto di porre tutto nelle sue mani devote…”.[24]
Contestualmente al Sindaco, cambiano anche le Commissioni e i loro pareri. Vengono proposte nuove varianti al progetto iniziale, varianti che non riscuotono il gradimento di Don Piccinini, il quale scrivendo ad un’Ingegnere, del quale non conosciamo il nome, il 28 aprile 1962, esprime le sue perplessità riguardo le nuove proposte “Dall’attuazione del piano con le ultime modifiche, tutto sarebbe stato migliorato nella montagna, con una Catacomba, vero gioiello d’arte, e con ogni abbellimento arboreo di fuori. Ora sento che la commissione sta per proporre altra variante: scavare cioè la cripta nel pianoro dietro la torretta. Ma scusino i signori commissari, sacrificheremo così in un Monte Mario piante alte già da 12 a 15 metri, lasciando allo scoperto la cosiddetta “manica lunga” la quale accoglie i laboratori ove quei figlioli acquistano dignità di lavoratori?”.
Don Piccinini, non è il solo a tenere viva la speranza nella riuscita dell’opera. Nel febbraio del 1963, interviene anche Giorgio La Pira[25], Sindaco di Firenze a caldeggiare la realizzazione. Gli risponde il Sindaco di Roma, Glauco La Porta:
“(…) Il progetto di sistemazione del sito ove sorge la statua della Madonna eretta a Monte Mario (...) è un progetto più volte esaminato e respinto dalle competenti Commissioni Edilizia ed Urbanistica, che si presenta di difficilissima attuazione perché la costruzione ricade in zona sottoposta a numerosissimi vincoli, assolutamente inderogabili. Attualmente, il progetto è all’ordine del giorno della Commissione Urbanistica, che, rinnovata nella sua composizione in questi giorni, lo esaminerà appena lo consentirà l’andamento dei lavori”.
Oltre ad avvicendarsi le amministrazioni nel Comune di Roma, anche nella vita della Congregazione avvengono cambiamenti. Don Gaetano Piccinini, nel 1969 viene nominato Delegato “ad nutum Superioris” nelle case degli Stati Uniti della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Si trasferisce a Boston. Pur sostenendo l’evolversi del progetto non può più darvi l’impulso che già si era scontrato con tante difficoltà.
Quando nel 1969, ancora chiede informazioni ai superiori di Roma circa il progetto del “Trono della Madonna di Monte Mario”. Riceve la risposta del Segretario generale della Congregazione, Don Antonio Lanza, il 18 settembre 1969: “(…) Il Consiglio Generale ritiene che il voto per l’incolumità di Roma sia già stato adempiuto con l’erezione del Monumento della Madonna a Monte Mario e con l’avvio delle opere di bene a favore degli orfani e degli offesi dalla guerra sorte nella medesima località”.
Tale giudizio pose fine agli ultimi tentativi di coronare con un magnifico “trono” la presnza della statua della Madonna , brillante di giorno e luminosa di notte, sulla sky line di Monte Mario.
La Statua della Madonna di Monte Mario è un inno alla fede che attraversa la storia. Il verde e la quiete che avvolgono la collina sottostante sono il Trono più significativo della fede di una città che ha espresso la propria fede in un triste momento della storia umana.
Quel monumento, a tutti visibile, è un ammonimento: “il Signore vince sempre nella misericordia! Chi vince diversamente passa e non se ne parla più! Passano i re; passano i conquistatori della terra: cadono le città, cadono i regni, arena ed erba coprono il fasto e le grandezze degli uomini, e i venti e le piogge disperdono i monumenti delle loro civiltà”.[26]
[1] Archivista presso l’Archivio Generale Don Orione di Roma.
[2] Monte Mario è il nome dell’altura che, con i suoi 139 metri di altezza, è il rilievo più alto della capitale; è una riserva naturale con una superficie di 204 ettari circa.
3. Papa Pio XII, nato Eugenio Pacelli (1876 - 1958). Nella sua prima enciclica Summi Pontificatus (1939), il Santo Padre attaccò qualsiasi forma di totalitarismo, tentò di scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale con diverse iniziative, fra cui il discorso alla radio del 24 agosto 1939, in cui pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra". Il 19 luglio 1943 dopo il violento bombardamento di San Lorenzo a Roma, si recò a portare conforto nel quartiere duramente colpito. Il 4 giugno 1944, dopo la liberazione ricevette in Vaticano i soldati alleati. La domenica successiva la popolazione romana si recava in massa a Piazza San Pietro a salutare e a festeggiare il Papa.
[5] Arrigo Minerbi (1881 - 1960). Scultore, nasce da famiglia ebrea. Nel 1940, dopo la morte di Don Orione, fu richiesto a Minerbi di riprodurne il volto. Lo scultore eseguì il monumento in marmo del “Don Orione morente” che si può ammirare nella cappella del Piccolo Cottolengo di Don Orione a Milano. Lo scultore divenne così uno dei primi Amici di Don Orione, nelle cui case trovò rifugio nei terribili anni della guerra e delle persecuzioni. Don Sterpi, successore di Don Orione, lo nascose per salvarlo dalla caccia agli ebrei, prima nella sua casa paterna di Gavazzana, vicino a Tortona, poi a Roma, dove durante la festa dell’Immacolata del 1943, giungeva all’Istituto San Filippo Neri in incognito sotto il nome di Arrigo della Porta. Archivio Don Orione. Arrigo Minerbi, Arrigo Minerbi. Pensieri, confessioni e ricordi, Milano, (1954), Casa Editrice Ceschina. Arrigo Minerbi, “Come è nato il Don Orione morente”, PODP , 1942 marzo, n.3 p.6-8. Giovanni Marchi, Un grande scultore del Novecento: Arrigo Minerbi, Messaggi di Don Orione, 2001, n.106, p.33-56.
[6] Il voto fu la risposta all’invito del Santo Padre Pio XII, di offrire speciali preghiere alla Santa Vergine per l’incolumità di Roma, e la pace del mondo. La promessa di un impegno di vita cristiana e un’opera di religione e di carità, venne ufficialmente formulata il 4 giugno del 1944 nella chiesa di S.Ignazio dinnanzi all’immagine del Divino Amore. Nella tarda serata di quello stesso giorno le forze tedesche lasciarono Roma. Come risposta al proposito degli Amici di Don Orione, sorse una grande casa per i bambini orfani e per i mutilatini, in via della Camilluccia a Monte Mario. “Dal voto dei Romani alla Madonna, all’Orfanotrofio della Camilluccia” PODP, Gennaio-Febbraio 1946, n.1, p.20-21.
[7] Mons. Giovanni Battista Montini (1897 - 1978). Durante il periodo bellico svolse una intensa attività nell’Ufficio Informazioni a favore di prigionieri e dispersi.
[8] La frase di Don Orione ”Avere il coraggio di fare il bene” fu di suggerimento all’esortazione di mons. Montini: «Bisogna avere, come ebbe Don Orione, il senso invadente dell’azione provvidenziale di Dio. Dio non rinuncia mai all’azione. (…) Il coraggio di fare il bene si fonda sulla certezza dell’aiuto divino. Don Orione sapeva che, dove arde la Fede, il successo non può mancare.» “La c’è la Provvidenza! Nove discorsi del Card. Montini agli amici di Don Orione”, Ed. Don Orione, Milano 1964, p. 9.
[9] Nel 1936 inizia la costruzione dell’imponente istituto, nel 1938 Don Orione al ritorno dal Sud America vi aprì scuole per i più poveri. Fin dall’inizio, poté accogliere oltre ottocento alunni nelle classi Elementari e Magistrali.
[10]Nel 1944, la festa della Madonna del Divino Amore, ricorreva il 28 maggio. Per espressa volontà del Papa Pio XII, la Novena e l’Ottavario seguente dovevano essere celebrati con particolare solennità per ottenere la protezione della Madonna nei tristi momenti che si stavano avvicinando. Il 30 maggio il generale Alexander, comandante del XV gruppo di armate, scrive a Churchill che i 2.000 carri armati ai suoi ordini dovevano inseguire il nemico fino alla distruzione, servendosi delle strade che attraversavano l’Urbe. (Churchill, Da Teheran a Roma, 1952, p. 326). La resistenza continuava tenace, poi improvvisamente crolla e gli alleati possono entrare in città la sera del 4 alle ore 19. Lo stesso Churchill doveva confessare. “La conquista di Roma ebbe luogo più rapidamente del previsto. Cosa era successo?”. L’Ottavario di preghiere terminava il 4 giugno, e per questa data Pio XII aveva deciso di intervenire di persona a implorare con il suo popolo la protezione della Madonna. I tedeschi avevano bloccato le strade e i ponti, uscire dal Vaticano era un grave pericolo, Pio XII dovette accettare il consiglio di non avventurarsi per le strade. Intanto la Chiesa di S. Ignazio, fin dalle prime ore del pomeriggio era gremita di gente. Per incarico del Papa il Camerlengo dei Parroci di Roma, P. Gilla Gremigni, lesse il voto dei romani. Erano le 18, nel momento stesso le truppe tedesche uscivano da Roma e alle 19 le truppe alleate vi entravano senza trovare la minima resistenza. Don Piccinini: «Lo scambio degli eserciti, per misericordia di Maria e per l’opera del Papa avveniva senza che la città santa avesse menomamente a soffrirne» in Gaetano Piccinini Roma tenne il respiro, Roma 1953,
p. 121-122.
[11] La notte fra il 3 e il 4 giugno 1944, l’ex collegio “Littorio” di Monte Mario di via della Camilluccia, fu occupato da un malintenzionato con al seguito un centinaio di ragazzi. Il 16 luglio 1944, in seguito all’arresto del malvivente, il Presidente del Consiglio Bonomi, pregò i figli di Don Orione di accettare l’ex collegio di Monte Mario e di offrire assistenza ai ragazzi rimasti soli. I figli di Don Orione si misero all’opera. Nei locali giunsero oltre agli orfani i mutilatini di guerra. Il 5 aprile 1950 fu assegnato in uso all’Opera Don Orione, tutto il complesso più il terreno dipendente. L’Istituto comprendeva una sezione orfani, una sezione mutilatini, la sezione Centri Professionali e la sezione C.I.A.C. L’Istituto accoglieva 1.100 ragazzi ed offriva 40 diverse possibilità di avviamento professionale.
[12]Gli Amici di Don Orione per stimolare le offerte di rame, fecero ricorso alla lettera che Don Orione scrisse nel 1930 per la questua delle pentole rotte per la costruzione della statua della Madonna sul santuario della Madonna della Guardia di Tortona. “Vi cerco le pentole rotte! Sentite: non avete in casa qualche vecchia pentola e qualche pignattone di rame, che non ne fate più niente? Qualche caldaia rotta, calderoni, padelle, casseruole, tegamini, scaldaletti? Qualche marmittone da regalarmi per fare la statua della Madonna? Non avete dei mestoli, schiumarole di rame, catini, secchi, pompe rotte da solfato, monete di rame fuori corso? Prendo tutto!”
[13] Nel 1955 nella città di Boston, su Orient Hill, verrà posta una statua gemella alla quale sarà dato il titolo di Regina dell’Universo. Altre statue uguali ma più piccole furono eseguite da Minerbi e consegnate: la prima al Papa Pio XII, la seconda al Piccolo Cottolengo di Milano, la terza alla parrocchia di Copparo e posta sul campanile della chiesa e la quarta alla casa di Terracina, poi trasferita in Sud America.
[14] Il Foro Italico è un vasto complesso sportivo situato alla base di Monte Mario a Roma. Fu costruito negli anni del Fascismo, tra il 1928 e il 1938.
[15] Organismo non più esistente. Sovrintendeva ad opere architettoniche religiose, fra le quali: Un complesso per i religiosi dell’Eur, Casa generalizia dei Fratelli Maristi; Progetto architettonico per l’erigenda Cattedrale benedettina della SS. Trinità di Norcia e annesso monastero; Con-cattedrale Gran Madre di Dio a Taranto.
[16] Pier Luigi Nervi (1891 - 1979). Ingegnere tra i più significativi del XX secolo. La sua opera più significativa è il Palazzo delle Esposizioni “Italia ‘61” a Torino. Nel 1964, Papa Paolo VI lo incarica delle costruzione della nuova aula per le udienze pontificie in Vaticano, tuttora nota come Aula Nervi. In un’intervista rilasciata al settimanale “Famiglia Cristina”, l’anno non ci è noto, intitolata “Ha paura delle chiese il più grande architetto italiano moderno”, Pier Luigi Nervi afferma: ”(…) credo che accontenterò presto anche la congregazione di Don Orione: mi hanno chiesto, infatti, una chiesa per il loro Istituto di Roma. Non è facile preparare una chiesa. Non basta innalzare un edificio e poi dire alla gente: ed ora pregate lì dentro. In una chiesa moderna bisogna sentirsi bene ed essere invogliati ad elevarsi a Dio; non è facile tutto questo per l’architetto. Fu durante la guerra a Roma occupata dai nazisti, che m’interessai intensamente ad edifici sacri. E’ una non lieve responsabilità”.Pier Luigi Nervi, “Scienza o arte del costruire? Caratteristiche e possibilità del cemento armato”, Roma, Edizioni della Bussola, 1945. Giulio Carlo Argan “Pier Luigi Nervi”, Milano, Il Balcone, 1955.
[17]Don Gaetano Piccinini (1904 - 1972). Fu Direttore e Preside in diversi Istituti orionini. Durante la seconda guerra mondiale si prodigò per soccorrere quanti avevano bisogno di aiuto, tra cui tanti ebrei. Per tale opera di soccorso ebbe vari riconoscimenti dalla Comunità ebraica internazionale.
Domenico Sparpaglione, Don Gaetano Piccinini, fuoco divampante di carità, Messaggi di Don Orione, 1977, n.38.
[18] Bartolomeo Migone, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. Dal discorso ufficiale tenuto al Centro mutilatini Don Orione di Roma, durante la festa del Papa del 6 giugno 1959, possiamo ravvisare il sentimento comune a Don Orione e all’Ambasciatore, di obbedienza e amore verso il Papa“Forse il miglior modo di affrontare le difficoltà che ci attendono è proprio quello di seguire l’esempio del Papa. (…) Prendiamoci, quindi, per mano, voi che mi ascoltate e io che vi parlo, e facciamo due passi insieme parlando del Papa”. E raccontò ai giovani di Monte Mario con parole semplici ma sentite la sua esperienza di Ambasciatore presso la S.Sede. Bartolomeo Migone, “Una visita al Papa” PODP, luglio 1959, n.7.
[19] Mons. Giovanni Fallani (1910 -1 985). Teologo, letterato, umanista, per molti anni fu il responsabile del patrimonio artistico e archeologico della Chiesa. Dal 1956 fu l’ultimo presidente della Pontificia Commissione centrale per l’arte sacra in Italia. “Una bussola per i naviganti. Ricordo di monsignor Giovanni Fallani”, in Impegno nella bellezza: l’Ucai per il Grande Giubileo, Roma 1999, p. 93.
[20] La famiglia Kennedy fu benefattrice insigne verso l’opera di Don Orione di Boston. Nell’autunno del 1952, il senatore John Kennedy fece visita agli orfani e mutilatini dell’Istituto Don Orione di Monte Mario. Nel 1957, a Boston, la famiglia Kennedy donò l’ospedaletto Don Orione Home per anziani italo-americani. Nel 1961 Edward Kennedy, visita il Centro Don Orione di Monte Mario a Roma.
[21] Giulio Onesti (1912 - 1981). Avvocato, alla fine della guerra ricevette l'incarico di commissario del CONI (1944-1946), ne fu poi il presidente dal 1946 al 1978; sotto la sua presidenza si tennero le Olimpiadi di Roma del 1960.
[22] Papa Giovanni XXIII (1881 - 1963). Il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, conquistarono l'affetto di tutto il mondo cattolico. L’11 settembre 1965, inizio dell’ultima sessione del Concilio Vaticano II, migliaia di persone in tutto il mondo si unirono in una grande, corale preghiera per la pace nel mondo e per il buon esito del Concilio II. La preghiera fu elevata nel corso di una trasmissione di “Sorella Radio” andata in onda dal Centro orfani e mutilatini Don Orione di Monte Mario. Al termine della preghiera, 7 cardinali rappresentanti i vari continenti, posero ai piedi della Madonna di Monte Mario, sette fiaccole destinate ad ardere fino al termine del Concilio Ecumenico. Flavio Peloso, Giovanni XXIII e Don Orione. Cronaca di un’amicizia. Messaggi di Don Orione, 2000, n.102, pp.43-56.
[23] Glauco Della Porta fu sindaco di Roma dal 1962 al 1964.
[24] Lettera presente nell’ Archivio Generale della Curia, della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
[25] Giorgio La Pira (1904 - 1977) fu deputato all’Assemblea costituente nel 1946 e al parlamento in tre legislature successive. Fu tre volte Sindaco di Firenze (1951-1965). Con la sua attività politica si impegnò ad affermare i valori della persona umana, delle libertà civili, religiose e del diritto al lavoro. Si fece promotore di iniziative per la pace, per la civiltà cristiana, per il dialogo con gli ebrei e i musulmani. È sepolto nel Cimitero fiorentino di Rifredi e sulla sua tomba una lampada, donata da ragazzi fiorentini, israeliani e palestinesi, riporta la scritta: "Pace, shalom, salam". Giorgio La Pira: La nostra vocazione sociale, Ave, Roma, 1964. G. La Pira, L’attesa della povera gente, Libreria Ed. Fiorentina, Firenze, 1983. Giorgio La Pira sindaco: Scritti, discorsi, lettere 3 voll, Cultura Nuova Editr., Firenze 1988. Il sentiero di Isaia, Scritti e discorsi, Cultura Nuova Editr., Firenze 1996.
[26] Don Orione, “Chi passa e chi resta!”, Lettera ai suoi Benefattori nel Natale del 1920.