Una meditazione sul valore e le modalità dell'accoglienza.
SIAMO TUTTI DI PASSAGGIO e, quasi contemporaneamente, anche “Siamo tutti di passaggio” è il titolo di una meditazione che mi è stato chiesto di offrire a religiosi e laici che gestiscono le case di accoglienza della Congregazione in Italia. Il titolo mi ha fatto subito venire alla mente un episodio della vita di Frate Ave Maria.
Don Orione aveva mandato all’eremo di Sant’Alberto di Butrio un signore di Genova, ricco di denaro e inquieto di cuore.
- “Vai a incontrare Frate Ave Maria” - gli disse.
Quel signore andò e restò sorpreso nel vedere che quel Frate era cieco e viveva in una stanzetta povera, dove gli unici mobili erano il letto, un tavolino, un misero armadietto con di alcuni grossi libri scritti in “Braille”, il catino con l’asciugamano.
- Frate Ave Maria, dove sono le sue robe? – chiese il signore.
- E dove sono le sue? – rispose Frate Ave Maria.
- Le mie robe? Ma io sono qui solo di passaggio!
- Anch’io – disse Frate Ave Maria.
“Siamo tutti di passaggio” sia ospiti e sia ospitanti, siamo tutti “stranieri e ospiti”, dice San Paolo (Ef 2, 19). L’accoglienza è un cardine della cultura umana, assunta anche dalla legge del popolo d’Israele: “Amate il forestiero, poiché anche voi siete stati forestieri in Egitto” (Dt 10, 18).
Ogni giorno abbiamo tante occasioni di essere ospiti e ospitanti. Ci sono sentimenti e atteggiamenti che dobbiamo conoscere e coltivare. E poi c’è un’ospitalità che coinvolge anche socialmente i nostri paesi, città e nazioni. Per noi cristiani, che riteniamo il mondo come “casa” donata da Dio ai suoi figli perché la abitino, l’accoglienza diventa anche una forma di culto a Dio.
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