Registrato da Don Flavio Peloso, durante la visita a Mons. Maidanski del 12 giugno 1999, a Lomianki, la vigilia della beatificazione di Don Francesco Drzewiecki.
DON FRANCESCO DRZEWIECKI
MARTIRE ORIONINO A DACHAU
La testimonianza dell’arcivescovo Kazimierz Majdanski,
compagno di prigionia del martire polacco
Ricordo molto bene la sua persona perché, essendo io ancora seminarista e lui già sacerdote, tra noi non si sentiva la differenza, l’isolamento, la distanza. Anzi, siamo diventati ben presto amici, a Lad, nel convento salesiano destinato per noi durante un certo periodo della nostra prigionia. A Lad restammo dal gennaio all’agosto del 1940.
Questo periodo del nostro soggiorno a Lad fu molto attivo. Abbiamo lavorato molto su di noi, seminaristi. Io, essendo anche un po’ responsabile di tutto il gruppo dei seminaristi, come “decano”, ho cercato di studiare non soltanto quanto apparteneva al programma dei nostri studi e che dovevamo terminare a Lad. Di fatto fu così. Abbiamo sostenuto anche l’ultimo esame, il cosiddetto “rigorosum”, davanti al vescovo, il beato Michal Kozal e tutta la commissione dei professori. Non mi ricordo bene che cosa mi hanno chiesto gli altri professori; ma ricordo molto bene che cosa ha voluto sapere da me Mons. Michal Kozal: “Nella sua opinione, cosa vuol dire una buona Parrocchia?”.
Nonostante questo programma di studio e anche di lavoro – infatti, abbiamo svolto vari servizi agli altri sacerdoti, come ad esempio assistere a tutte le Sante Messe che ognuno celebrava individualmente – io ho voluto fare qualche altra cosa. Incominciai ad imparare l'italiano. Nella prigionia a Wloclawek si era imparato un po’ di francese. A Lad, invece, ho voluto imparare qualcosa di italiano e Don Francesco si è dedicato ad insegnarmelo. Mi ha aiutato molto, era paziente, ma soprattutto di spirito pacifico, amichevole, volentieri gioioso, pio. Mi aiutava. Quando poi lo ha saputo anche Mons. Kozal, volle anche lui imparare ancora, perché come Vescovo pensava che era dovere conoscere le lingue; parlava bene il tedesco, qualche volta parlava anche italiano.
Una volta, quando ha saputo che io imparavo italiano, mi ha chiamato, abbiamo fatto una passeggiata attraverso il giardino di Lad e mi ha chiesto varie cose, soprattutto a riguardo del vocabolario. Nel vocabolario, a quel tempo, ero abbastanza forte, più forte di adesso, perché imparavo, sempre sotto la scuola di Don Francesco, cento parole al giorno.
E che dire ancora su Don Drzewiecki? Quando qualche anno fa, da noi vescovi si valutava l’opportunità di presentare qualche candidato martire nella causa di beatificazione, quando era incominciata questa avventura, io ho avuto l’onore e la gioia di potere presentarne alcuni. Non mi esprimo solo adesso sulla persona di Don Francesco, ma nella mia opinione, era lui fin dall’inizio un vero candidato alla beatificazione. E la mia testimonianza vale qualche cosa, perché l’ho potuto conoscere in queste circostanze straordinarie. E proprio in tali circostanze un uomo si presenta autentico, non c’è la possibilità di falsificare la realtà interna della sua persona.
Non so esattamente quando è morto, perché anche la mia povera persona subì varie cose, come gli esperimenti cosiddetti “medici”. In quel periodo è morto anche Mons. Kozal. Ma non mi ricordo esattamente.
Alla mia presenza ha finito la vita uno solo dei beati di domani; era il mio collega di seminario Tadeusz Dulny. Era ritornato dal lavoro, nella cosiddetta pausa del mezzogiorno, debolissimo, tanto da non potere neanche più mangiare. Allora due o tre di noi, che eravamo vicino a lui, gli abbiamo dato un pezzettino di pane: era un dono preziosissimo. Io me lo vedo ancora come prese quel pezzettino di pane: lo portò alla sua bocca… ma non riuscì a mangiarlo. In quel momento finiva la vita e faceva ingresso nella vita beata. Fui così testimone della morte di uno dei nuovi beati, Tadeusz Dulny. Era di un anno più giovane di me, entrato in seminario in età ancora giovane; molto buono, ha aiutato in un modo eroico un sacerdote anziano, vicino a Lichen.
Ritornando a Don Drzewiecki, è nella mia opinione che egli fu sempre fedele a se stesso, vale a dire alla grazia del Signore ricevuta nella sua vocazione. Fu sempre fedele alla sua vocazione.
Mons. Kazimierz Majdanski è nato a Malgow, l’1 marzo 1916. Era seminarista a Wloclawek quando, il 7 novembre 1939, venne arrestato con tutti gli alunni, professori ed anche il vescovo Michal Kozal. Quella notte fu arrestato anche Don Francesco Drzewiecki con il quale condivise tutto l’itinerario di prigionia fino a Dachau. A Dachau, in particolare, fu fatto oggetto dei terribili esperimenti pseudo-medici. Si salvò miracolosamente. Dopo la liberazione, fu ordinato sacerdote a Parigi nel 1945. Nel 1962, Giovanni XXIII lo nominò vescovo ausiliare di Wloclawek. Ottimo teologo e pastore, nel 1975, fondò l’Istituto di Studi sulla Famiglia a Lomianki (Varsavia); nello stesso hanno fu trasferito alla sede episcopale di Stettino.
Registrato da Don Flavio Peloso, durante la visita a Mons. Maidanski del 12 giugno 1999, a Lomianki, la vigilia della beatificazione di Don Francesco Drzewiecki.