La memoria liturgica è al 12 giugno, ma la sua morte avvenne il 10 agosto 1942.
Un documento la conferma.
Nell'ultima edizione del Martirologio Romano, alla data del 10 agosto, leggiamo: “Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beati Francesco Drzewiecki, della Congregazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, ed Edoardo Grzymała, sacerdoti e martiri, che, polacchi di origine, durante la devastazione della patria in tempo di guerra furono messi dai loro persecutori in un carcere straniero e raggiunsero Cristo uccisi in una camera a gas”.
Perché la memoria della morte del beato Francesco Drzewiecki è fissata al 10 agosto?
Noi conoscevamo come data della morte del nostro beato il 13 settembre 1942, cioè la data della lettera con cui dal Lager di Dachau fu comunicato alla madre la morte del figlio Francesco. Questa data è stata considerata come data della morte, anche se in realtà era chiaro che doveva essere avvenuta qualche tempo prima.
Recentemente, è venuto alla luce un documento con la lista dei prigionieri che vennero trasportati dal Lager di Dachau al castello di Hartheim, nei pressi di Linz, ove si sa con certezza che essi furono uccisi nella camera a gas e bruciati nel forno crematorio nel giro di poche ore. Ebbene, la data del trasporto di Drzewiecki al castello di Hartheim è il 10 agosto 1942.
Giustamente, pertanto, il Martirologio Romano pone il 10 agosto come giorno della morte.
Comunque, la memoria liturgica per tutto il gruppo dei martiri polacchi è stata fissata dalla Congregazione per il Culto e i Sacramenti al 12 giugno.
La partenza di Francesco Drzewiecki da Dachau
Dopo due anni trascorsi nei lagers nazisti, Don Francesco era caduto in uno stato di grave deperimento fisico. Al Lager i prigionieri in questa condizione venivano chiamati i mussulmani, perché non potevano lavorare. Di fatto, poi, venivano presto eliminati nei forni crematori .
Il confratello Don Joseph Kubicki, compagno di Lager, ricordò bene la partenza del convoglio in cui fu caricato Don Francesco Drzewiecki.
“Era mattino presto. Avevo finito il mio turno notturno di lavoro. Nella strada principale del lager avevano radunato gli “invalidi” per il carico dell'invalidentrasport. Don Francesco, pur sapendo di rischiare, attraversò la strada e mi venne a dare l'addio. Ha bussato alla finestra e io sono saltato su dal giaciglio. Don Drzewiecki mi disse: Giuseppino, addio! Partiamo. Noi, oggi, tu domani... E con grande calma disse ancora: Noi andiamo... Ma offriremo come Polacchi la nostra vita per Dio, per la Chiesa e per la Patria ".
Il Castello di Hartheim ove morì il beato Francesco Drzewiecki
Il Castello di Hartheim, in tedesco Schloss Hartheim, è un castello situato ad Alkoven, in Austria, nei pressi della città di Linz. Il castello era stato donato a una istituzione benefica per cure e riabilitazioni psichiatriche.
A partire dal 1940, il castello di Hartheim divenne uno dei sei campi di sterminio, Vernichtungslager, dell'Aktion T4, il programma di «eutanasia» nazionalsocialista che eliminò migliaia di persone affette da malformazioni, handicap fisici e psichiatrici o da malattie genetiche inguaribili, le cosiddette "vite indegne di essere vissute". Dal maggio 1940 all'agosto 1941 vennero uccise e bruciate esattamente 18.269 persone.
Nel 1941, cessò il programma Aktion T4 e ad Artheim si attuò il programma Aktion 14f13 con cui il Terzo Reich eliminò i prigionieri provenienti dai vicini campi di concentramento di Dachau, Mauthausen, Gusen, e dichiarati non più idonei al duro lavoro dei campi. Il programma Aktion 14f13 si abbatté anche su persone ammalate, ferite o anziane, su oppositori politici, su comunisti e polacchi.
Il documento qui sopra riportato è il foglio che aveva in mano Ignatz Schumacher, incaricato di condurre dal Lager di Dachau al Castello di Hartheim per l'eliminazione un convoglio ("Invalidentransport") di 37 prigionieri. Tra questi, il 27° è Franz Drzewiecki, contrassegnato con il numero di prigioniero 22666. E' messa in evidenza la data: 10 agosto 1942. Ad ogni passaggio e conteggio dei prigionieri, il preciso milite delle SS, annotava la presenza verificata con un puntino o un trattino. Questo documento è il muto testimone che ha segnato le ultime ore di vita del beato Francesco Drzewiecki.
Giunti al Castello, i prigionieri venivano subito portati alle "docce"; qui si svestivano ed entravano nella sala a gruppi di 30 - 60 alla volta. Chiuse le porte stagne, veniva fatto defluire il monossido di carbonio fornito dalla IG Farben di Ludwigshafen. Passata un'ora - ma la morte sopraggiungeva molto prima - i corpi venivano portati ai forni crematori.
Il Castello di Hartheim oggi è un memoriale dedicato alle decine di migliaia di persone che vi persero la vita, assassinate dai nazisti.
Don Flavio Peloso
Per maggiore conoscenza: Peloso F. – Borowiec J., N.22666: Francesco Drzewiecki. Un prete a Dachau , 2a ed., Borla, Roma, 1999, p.192. Si può chiedere all'Ufficio Stampa Orionino: uso@pcn.net (10 euro inviabili tramite DONA ORA)
Si possono scaricare i Testi liturgici del Beato Francesco Drzewiecki e Compagni martiri