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Messaggi Don Orione
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Pubblicato in: Flavio Peloso, Una rete di rapporti in Don Orione negli anni del modernismo, p.102-104.

Figura di spicco nella scena culturale del primo '900, amico di Don Orione.

Tomaso Gallarati Scotti

Nella rete di Don Orione

 

Flavio Peloso[1]

 

Di famiglia aristocratica milanese, dotto letterato, Tomaso Gallarati Scotti (1878-1966) fu esponente di primo piano del pensiero cattolico liberale e protagonista della vita culturale e civile italiana.[2] Tomaso Gallarati Scotti, fin dagli anni giovanili si legò di amicizia a Padre Semeria, e al Fogazzaro; conobbe Blondel, Loisy, Tyrrel, Duchesse, Sabatier; partecipò a tutto quel moto di rinnovamento culturale, religioso e politico del mondo cattolico conosciuto come “modernismo”; collaborò fattivamente a istituzioni umanitarie sganciate dal cattolicesimo istituzionale.

Nel 1907, con Casati e Alfieri diede vita alla rivista “Rinnovamento”: su di essi, dopo pochi mesi, cadde la scomunica ecclesiastica. Tommaso Gallarati Scotti, che pure si ritirò dalla direzione del giornale,dichiarò di voler continuare a combattere “le cause di quella miseria intellettuale che soffoca e comprime nella Chiesa le attività più generose, che rende antipatica e incomprensibile la professione di fede cattolica nella società moderna, che segrega il credente dalla civiltà nella quale vive e per la quale lavora, mettendolo in una condizione di anormalità e di inferiorità evidente di fronte al mondo scientifico”.[3]

E’ in questo passaggio di vita che Gallarati Scotti incontrò Don Orione, a Messina, ove il nobile milanese giunse con il gruppo dei “lombardi” che facevano capo alla rivista “Il rinnovamento”. Don Orione, preoccupato, informò della loro presenza il Card. Merry del Val e ne scrisse anche con toni allarmanti su “L’Unità Cattolica”.[4]

Il 26 e 27 aprile Don Orione ricevette due successive visite del Gallarati Scotti, accompagnato da Aiace Alfieri, venuti per ispezionare gli Orfanotrofi del Patronato Regina Elena. Era la prima volta che Don Orione li incontrava. Lì trovò molto innervositi, ma li accolse con calore e attenzione alle loro persone. Cercò di capirli. I due – lo sappiamo dalle loro stesse testimonianze – rimasero subito presi dall’umana, paterna comprensione di Don Orione.[5] Forse anche Don Orione, conosciuti da vicino i destinatari dei suoi strali, pensò di non insistere nella polemica.

In seguito, i rapporti divennero presto reciprocamente cordiali e si aprirono alla collaborazione, tanto che dopo qualche mese il prete tortonese poté riferire alla contessa Spalletti: “Con l’aprirsi dell’Orfanotrofio Lombardo, il conte Gallarati mi invitò ad occuparmi dell’istruzione religiosa anche di quegli orfani, e così sarei l’anello morale di congiunzione di tutti i nostri bambini”.[6]

Don Orione colse nel duca Gallarati Scotti un animo nobile, aperto alla verità e al bene e per questo inquieto. E lo ammonì: “La vostra anima avrà la sua pace quando voi, come un bambino, vi abbandonerete sul cuore della Chiesa come su quello della madre della nostra fede”.[7]

“Esattamente 50 anni fa – ricorderà a distanza di tempo il duca milanese -, nelle terre devastate dal terremoto calabro siculo, incontrai per la prima volta il Servo di Dio Don Luigi Orione. I miei rapporti con lui furono subito cordialissimi. Dal primo momento nutrii verso Don Orione quella profonda devozione, che del resto l’uomo ispirava. Ero accorso là come volontario, alla testa di un gruppo di giovani italiani, miei studenti, che avevo chiamati a raccolta: distribuimmo i soccorsi che avevamo all’uopo raccolti a Milano. Si aggiunsero a noi alcuni giovani del gruppo distributore, ispirato, a Vicenza, da Fogazzaro. Fummo a Reggio Calabria; passammo da Reggio a Messina. Don Orione riscuoteva ammirazione generale; erano grandi suoi ammiratori persino gli uomini politici di Roma, quali Sonnino. Ricordo fra i suoi ammiratori Micheli, Zileri Dal Verme, Salvemini, il barone Franchetti (Leopoldo), Giustino, ecc. La Spalletti era cattolica, ma inquinata da altre idee”.[8]

Lasciata Messina nel 1912, per alcuni anni i due non si rividero più. L’amicizia riprese, robusta e confidente, nel 1932, all’eremo di Sant’Alberto di Butrio, lontani dalle controversie ideologiche, in un tempo di quiete e raccoglimento. “Io ero incerto, confuso, impigliato in grovigli non sciolti. Don Orione era semplice, sicuro, con la freschezza lieta di chi sente il mondo tutto penetrato da Dio. Viveva in una sfera che era quella del miracolo”.[9]

Don Orione conserverà sempre una grande stima verso il Gallarati Scotti “già modernista e fogazzariano, conosciutissimo da me.”[10] L’amicizia con Don Orione rimarrà uno dei punti fermi della vita, una fonte di dinamismo spirituale del grande letterato che giungerà a dirgli. “Caro Don Orione, io vorrei averla vicino al mio letto di morte, perché non vedo nessun altro prete che potrebbe consolarmi”. E’ il sigillo di una fiducia che trascende le basi umane.

 

 


[1] Da Flavio Peloso, Una rete di rapporti in Don Orione negli anni del modernismo, p.102-104.

[2] Cf. la voce di Nicola Raponi, in DBI, 51 (1998), p. 519-526; Idem, Tommaso Gallarati Scotti tra politica e cultura, Vita e Pensiero, Milano 1971; Atti del convegno su Gallarati Scotti nel centenario della nascita, Vita e pensiero, Milano 1982.

[3] Dichiarazione pubblicata sul numero nov-dicembre del “Rinnovamento”, uscito però a fine gennaio 1908.

[4] Sul tema delle tre corrispondenze pubblicate su “L’Unità Cattolica”, si veda il Documento n.24 e Antonio Lanza, Don Orione negli anni del modernismo, “Messaggi di Don Orione” 24(1992) n.79, p.52-103.

[5] Sull’inizio della sua amicizia con Don Orione, il Gallarati Scotti scrive espressamente: “La nostra relazione risale all’incontro durante il terremoto di Messina”; cf. Il Corriere della Sera, 20 novembre 1955. E’ conservata anche una lettera della mamma di Gallarati Scotti: “Milano, 19. 5. 1914. Molto Rev.do Don Orione, scusi se oso dirigermi a Lei senza avere il piacere di conoscerla personalmente! Mio figlio Tomaso che ha una vera venerazione per Lei è partito otto giorni sono per portare soccorsi in Sicilia per rappresentare Milano. Può immaginare come sono fiera di questo mio caro figliolo, ma nello stesso tempo come vivo di trepidazione! Mi vengo dunque a mettere sotto la di Lei protezione implorando preghiere e benedizioni per questo figliolo che so Lei pure ama tanto! Ringraziandola del bene che sempre fa al mio Tomaso le bacio la mano. Luisa Gallarati Scotti Princ.ssa di Molfetta – Via Manzoni 30.

[6] Scritti 101, 93

[7] Memoria in ADO,   Gallarati Scotti.

[8] Conversazione del 12 gennaio, cit.

[9] Memoria, cit.

[10] Scritti 19, 294

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