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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Eugenio Pacelli (Pio XII) e Don Luigi Orione in viaggio verso Buenos Aires, sulla nave Conte Grande, 1936.
Autore: Flavio Peloso



PAPA PIO XII DORMIVA PER TERRA

Ricordi di Don Orione

 

Papa Pio XII, Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, è nato a Roma, il 2 marzo 1876 ed è morto a Castel Gandolfo, il 9 ottobre 1958. Dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958 è stato il 260º papa della Chiesa cattolica. Nel 2009, a conclusione de processo di canonizzazione è stato riconosciuto Venerabile per l'eroicità delle sue virtù.

Don Orione era presente il Piazza San Pietro quando fu eletto Pio II e ai suoi confratelli disse: “Il Papa nuovo, Pio XII, ci conosce, il Papa ci vuole molto, molto bene, ed ho fede che questo sarà il Papa che darà l’approvazione alla nostra piccola e cara Congregazione!”. Di fatto l’approvazione pontificia della Congregazione avvenne sotto il suo pontificato con il Decretum laudis del 24 Gennaio 1944.

Don Orione in un discorsetto di Buona Notte del 5 ottobre 1939, nella chiesa di San Michele, a Tortona, di ritorno dall’udienza avuta con Pio XII, il 21 settembre precedente, si lasciò andare ai ricordi (Parola XI, 132-135). In particolare, restò a tutti impresso sapere che Pio XII dormiva per terra.

 

          “Quando andai in America e viaggiavo sul Conte Grande con il Cardinal Pacelli – Legato Pontificio alla città di Buenos Aires, nel 1934, - ebbi modo di intrattenermi con Lui a parlare di tante cose; non dico che avessimo relazioni continue, ma gli ho potuto parlare di tante cose e gli ho presentato i nostri sacerdoti che viaggiavano con me. Ed egli si interessò delle cose nostre.

            E poi in America, durante i giorni del Congresso, si espresse con parole di tanta benevolenza, che devo dire che tutto quello che si fece in Argentina, dopo Dio, si deve alle parole che il Rappresentante del Papa disse in quei giorni. Parlò tanto bene dei Figli della Divina Provvidenza che io provavo dentro di me una grande vergogna…. per altro ero contento perché apriva una porta di bene presso il clero e presso le autorità e le alte personalità del governo.

            Quando in aprile mi è capitato l’incidente di Alessandria (Don Orione ebbe un infarto), il Card. Pacelli, fatto Papa da pochi giorni, si interessò personalmente, per mezzo del Monsignore che sta più vicino a Lui, uno dei suoi segretari particolari. Poi, in seguito, quando io fui a Roma, il Cardinal Pacelli mandò una sua sorella, i suoi parenti, per vedermi.

            Ma a me non pareva che fosse ancora giunta l’ora di chiedere l’udienza privata, anche perché abbiamo il Visitatore Apostolico e poteva sembrare poca delicatezza ricorrere al Papa mentre chi regge la Congregazione è il Visitatore Apostolico. Il Visitatore Apostolico mi disse di chiedere l’udienza.

            La visita era per le 11, ed io mi fermai a pregare nella Chiesa di Castelgandolfo e poi uscii ed incontrai Perosi che stava villeggiando a Castelgandolfo.

            Entrai.  Il Papa allargò le braccia con grande affetto ed effusione. Mentre io facevo le genuflessioni di rito, disse: “Basta! Basta! Basta!”. E allora mi avvicinai per baciargli il piede, ma il Santo Padre ha ritirato il piede e mi fece cenno di accomodarmi e, perché la sedia era un poco scostata, mi disse: “Venga vicino, venga vicino!”.

Incominciò Lui a parlare del viaggio in America e del primo incontro di tanti anni fa. Si parlò delle Case d’America. E si venne anche a parlare di una novità, che ho voluto tenere quale primizia per il Santo Padre: quest’anno si aprirà l’Institutum Philosophicum e prelude all’Institutum Theologicum, che spero di aprire un altro anno con nostri Professori della Congregazione.

            Il Papa si interessò quindi dei probandi, dei religiosi, dei sacerdoti e dei chierici, domandò quanti filosofi, quanti teologi, quanti sacerdoti abbiamo in Italia ed in America, quanti polacchi… Per questi ultimi era profondamente rattristato (da poco più d’un mese la Polonia era stata invasa dalle truppe naziste). Prima non era così segnato dalle rughe, quando era sulla nave.

Poi ho saputo che dorme per terra; stende una coperta per terra e poi mette un cuscino per appoggiare la testa. Da qualche mese ripete quello che faceva in Argentina dove, tra tanti tripudi di gloria, fra tanti trionfi, alla notte dormiva per terra.

            Io conosco la Signora Barilari de Holmos, vedova, senza figli, anziana, sfondatamente ricca, che donò anche un Padiglione al Piccolo Cottolengo e che mi scrisse più volte. Essa preparò un appartamento addirittura regale al Legato Pontificio. Io fui in casa sua e mi fece vedere quell’appartamento e mi disse: Questo è il letto del Cardinale Pacelli, ma non so quante volte vi abbia dormito.

            Un giorno arrivò di notte, un telegramma cifrato ed il Segretario bussò alla porta, perché si trattava di un telegramma urgente e credette di doverlo subito comunicare al Cardinale. Il Cardinale non sentì e bussò ancora. Non avendo avuto risposta, credendo anzi che si fosse sentito male, pensò conveniente di aprire e lo trovò che dormiva per terra. Credette opportuno di osservargli: Ma Eminentissimo, che fa? Ed Egli rispose: “In mezzo a tanti trionfi, bisogna, almeno nelle ore in cui siamo soli, fare un poco di mortificazione per attirare le benedizioni di Dio su questo popolo!” E che dorme per terra io lo so da persona fidatissima e so anche che i suoi parenti sono molto impressionati, specialmente le sorelle, perché temono che per i dispiaceri e le penitenze non si ammali. Più di un Cardinale andò a pregare il Papa che volesse moderarsi ed aversi un poco di riguardo.

Queste sono cose che vi dico in famiglia a vostro conforto e perché abbiate – attenti bene - nel vostro cuor sempre più ardente la fiamma dell’amore al Vicario di Gesù Cristo”.

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