Cenni biografici di Don Mario Degaudenz: Tesero (TN) 13 luglio 1926 - Trebaseleghe (PD) 14 luglio 2012.
DON MARIO DEGAUDENZ
Un padre adottato dai figli
Mario Degaudenz era trentino di Tesero, ove era nato il 13 luglio 1926. Orfano in giovane età, a quindici anni, nel 1941, fu accolto nella congregazione, a Tortona. La sua formazione avvenne durante i duri e sacrificati anni della seconda guerra mondiale. Poté fare i voti l'8 dicembre 1944 e divenne sacerdote il 29 giugno 1955.
Il suo primo apostolato fu nel campo dell’educazione della gioventù a Magreta (MO), a Pitigliano (GR), Copparo (FE), Borgo San Lorenzo (FI), Camucia (AR). Seguì la seconda tappa della sua vita, tutta dedicata al ministero pastorale nelle Parrocchie di San Giuseppe Benedetto Cottolengo di Bologna, dal 1976 al 1998, e dei Santi Pietro e Paolo di Copparo, dal 1998 fino alla conclusione della sua vita.
Ricordo che qualche anno fa, feci a Don Degaudenz una piccola intervista, in occasione della pubblicazione del suo libro-diario sull’esperienza all’Ospedale Maggiore di Bologna dal titolo Scintille nella stoppia. Ne riporto qualche passaggio.
Sono originario del Trentino, nato a Predazzo nel 1926. A 15 anni sentendomi chiamato dal Signore sono entrato in Congregazione per farmi religioso di Don Orione. Sono stato ordinato nel 1955. In questi 42 anni di sacerdozio i Superiori mi hanno incaricato di svolgere apostolato soprattutto tra i giovani, nelle parrocchie, negli oratori e nei centri giovanili.
Faccio il lavoro di un prete. Sono cappellano e tutti i giorni, da 10 anni, mi reco nei reparti di medicina, di neurologia e, soprattutto, in quello dei "malati infettivi". Le pagine di diario pubblicate nel libro si riferiscono a incontri e vicende avvenute in questo reparto.
L'attività di assistenza religiosa mi offre l'occasione di un contatto costante con il mondo della droga, dell'AIDS, con malati in fase terminale. Cerco di lenire le sofferenze, a volte intollerabili, dei malati e recare conforto alle famiglie e ai congiunti. I protagonisti dei miei racconti sono tutti morti, eccetto due.
I primi mesi furono difficilissimi e pieni di sfiducia, poiché pensavo: Che cosa posso dire io sacerdote a quei giovani che hanno per la testa mille idee opposte alle mie?. Avevo l'impressione che le mie parole, i miei atteggiamenti, per quanto buoni, fossero come una semente buttata sull'asfalto o sul cemento... Grazie a Dio, le mie tristi valutazioni e previsioni risultarono completamente errate. M'accorsi che la sofferenza è maestra di vita, e che, se trova vicino un amore evangelico, ci fa scoprire i veri valori e il perché dell'esistenza ed infine la presenza di Dio misterioso ma infinitamente buono. Un Dio misterioso che un giovane aspirante suicida ha scoperto nel momento stesso in cui precipitava dal terzo piano... tanto che, non essendo immediatamente deceduto, il giovane, pur gravissimo, chiese di poter parlare con un sacerdote. Accorso presso di lui, mi disse: "Mentre cadevo... ho pensato a Dio... confessami...". Dopo alcune ore moriva sereno.
Sono scomparsi tutti i sensi di paura che avevo. Gli acciacchi (parecchi) sono svaniti come neve al sole. Per me, la Sezione Infettivi è diventata il primo impegno della giornata. Penso al Vangelo: tutto ciò che faccio ai miei fratelli più piccoli (i poveri, i drogati, le prostitute, gli etilisti, ecc.), se lo faccio vedendo in loro Gesù, è come se lo facessi a Gesù stesso. Mi sono sentito sacerdote due volte: per Cristo e per i suoi sofferenti.
Don Mario fu sacerdote e nient’altro. Buono e discreto, operoso ed amabile, viveva di pietà e di attenzione al prossimo. Si era fatto promotore di una lunga catena di "rosario vivente" che curava con un foglio di collegamento.
L'aggravarsi dei problemi di salute determinò il suo trasferimento nella Casa per anziani di Trebaseleghe (PD) e qui giunse presto la sua chiamata alla vita eterna, il 14 luglio 2012. Però gli abitanti di Copparo lo rivollero tra di loro, nel loro cimitero, tra i loro cari. Ricordo che qui celebrai i funerali in una caldissima giornata di luglio. Ma non mancava nessuno in quel grande cortile all’aperto.
Accade, solitamente, che siano i padri ad adottare un figlio. A Copparo, sono stati i figli ad adottare il padre. Don Mario Degaudenz era uno di famiglia.
Recentemente, hanno voluto raccogliere e pubblicare in un libro i suoi ricordi e i suoi insegnamenti: una spremuta di Vangelo.
La tradizione cristiana, quella viva, la trasmissione della vita cristiana avviene soprattutto così: di padre in figli.