L'evento visto dal Postulatore che ha accompagnato lo studio del miracolo e organizzato la canonizzazione.
LA CANONIZZAZIONE DI DON ORIONE
Intervista a Don Flavio Peloso, postulatore
Che ricordi ha di quella giornata?
Ho due fotografie nella memoria. La prima è quella della folla immensa di Orionini e devoti di Don Orione in Piazza San Pietro che vedevo dall’alto del sagrato della Basilica ove mi trovavo come Postulatore. La seconda foto è quella dell’ “a tu per tu”, gli occhi negli occhi, con Giovanni Paolo II nel momento in cui, come Postulatore, lo ringraziavo per il dono della canonizzazione. Nemmeno tento di esprimere i sentimenti legati a queste due foto, ma li ho ancora vivissimi e mi sostengono nel cammino della vita.
Nella mia vita ho avuto una vocazione nella vocazione: quella di conoscere e far conoscere Don Orione. Ho tanto studiato don Orione, ne ho scritto, l’ho diffuso perché è un bene per tutti… e mi sono sentito sorpreso e grato nell’avere la sorte di aiutare il riconoscimento del miracolo e, conseguentemente, della canonizzazione. Avevo una gioiosa passione come postulatore e anche un certo timore di non fare abbastanza per far riconoscere e rivelare la meraviglia di quello che, dopo le prime indagini, mi convinsi trattarsi di un miracolo.
All’epoca lei era postulatore generale dell’Opera ed ha avuto modo di seguire l’iter che ha condotto alla canonizzazione di Don Orione. Ce ne può parlare a grandi linee?
Don Orione fu beatificato il 26 ottobre 1980. Da quella data, si attendeva l’approvazione di un miracolo affinché potesse essere canonizzato, dichiarato Santo. Ero da due mesi postulatore, il giorno della Festa della Guardia, 29 agosto 1998, a Tortona, venni a sapere di una guarigione definita “straordinaria”. Risultò trattarsi di un grave tumore polmonare che colpì il signor Pierino Penacca, di Momperone (AL), che tra l’altro conobbe Don Orione da ragazzo. Iniziai tutto un lavoro di ricerca di documenti, di testimoni e di valutazioni mediche che durò 5 anni. Finalmente, nella riunione del 16 gennaio 2003, la “Consulta medica” si pronunciò all’unanimità circa la “non spiegabilità scientifica” della guarigione del Penacca, avvenuta senza alcun intervento terapeutico, da un “carcinoma polmonare, necrotico, a grandi cellule, vastamente infiltrante… con una guarigione rapida, completa e duratura”.
Ricordo che io ebbi la notizia alle 11.10, fuori della sala del congresso della Congregazione per le Cause dei Santi, ove era riunita la Consulta medica. Mi calarono nell’anima una commozione e una gioia indescrivibili: avveniva qualcosa di importante per tutta la Famiglia Orionina, per tanta gente nel mondo, per la Chiesa, per il futuro.
Fu una grande soddisfazione per lei e per tutta la Congregazione.
Sì soddisfazione, ma ben di più. Guardando a tutte le indagini, documenti, a tutte le spiegazioni minuziose, penso ancor oggi a quell’attimo in cui la scienza s’è fermata (i medici avevano detto ai familiari di Penacca “accompagnatelo a casa, non vale la pena fare alcun tentativo né terapia”) e la vita di Pierino Penacca è invece ripresa. In quell’attimo - ne ho la convinzione dopo i tanti riscontri oggettivi – c’è stato un passaggio di Dio, la cui benevolenza è stata mossa, in questo caso chiaramente, da Don Orione. A dirlo sembra incredibile. Sono testimone di un miracolo. Questo non potrò più dimenticarlo.
Assistere, toccare un passaggio di Dio nella vita è sempre motivo di grande stupore e suscita anche un po’ d’indegnità, ma poi si ha il dovere di dire “è vero, è proprio vero”, a costo di apparire ingenui. In fondo, la nostra mente inconsapevolmente si ribella e non vuole ammettere che non succeda quello che è sempre successo; che non vi siano spiegazioni naturali o un errore in un evento in contrasto con le leggi della natura. Nell’indagine sul miracolo, la scienza ha fatto il grande servizio di escludere un possibile errore umano di diagnosi e una possibile spiegazione naturale nella guarigione.
Tanto la beatificazione quanto la canonizzazione avvennero durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, ora canonizzato egli stesso il 27 aprile scorso.
Sì, i due grandi eventi avvennero rispettivamente all’inizio e alla fine del pontificato del Papa “venuto da lontano”. All’udienza dopo la beatificazione del 26 ottobre 1980, Giovanni Paolo II disse di considerare Don Orione, che tanto amò la Polonia, patrono del suo pontificato.
La canonizzazione di Don Orione fu invece l’ultima del suo pontificato. La salute del Papa poi peggiorò sempre più e morì a distanza di meno di un anno, il 3 aprile 2005. Con grande fatica personale, fu presente in mezzo al popolo orionino, il 15 maggio sera, nell’indimenticabile “Festa del Papa”, nella sala Paolo VI, stipata di 10.000 orionini. Di Don Orione disse che “a tutti ha indicato la via del bene. Umile e ardimentoso, in tutta la sua vita fu sempre pronto e chino sui bisogni dei poveri, tanto da onorarsi dell’epiteto di «facchino della Divina Provvidenza»”. Il giorno dopo, nell’omelia della Messa di canonizzazione, lo presentò al mondo come lo “stratega della carità.. che proclama «solo la carità salverà il mondo»”. Caro e santo Giovanni Paolo II!
Cosa significa essere Superiore generale di una Congregazione fondata da un Santo? Come ci si sente ad essere il settimo successore di san Luigi Orione?
Sono stato eletto superiore generale a meno di due mesi di distanza dalla canonizzazione di Don Orione. I due eventi – canonizzazione ed elezione – sono strettamente uniti, non solo cronologicamente. “Siamo figli di un Santo” fu il titolo della mia prima lettera circolare indirizzata alla Famiglia Orionina. Un confratello commentò, dopo la mia elezione: “Ecco, hai contribuito alla santificazione di Don Orione. Ora, sei chiamato a contribuire alla santificazione della Congregazione”. La santificazione è opera di Dio, sempre. Certo, è mi stato più facile dare il contributo per la canonizzazione di Don Orione.
Come mi sento? Mi pare di non avere avuto crampi di importanza e nemmeno collassi di depressione. Sono quello che sono davanti a Dio, e avanti. Certo che quel “settimo successore” di Don Orione mi suona sempre forte ed impegnativo. Tra poco più di due anni, non sarò più superiore generale, ma successore di Don Orione continuerò ad esserlo, insieme ai 900 religiosi, 700 suore e innumerevoli laici che ne vivono il carisma.
Cosa ha portato la canonizzazione di Don Orione del 16 maggio 2004 alla Congregazione?
La canonizzazione del nostro Fondatore, con la celebrazione della sua santità e della sua sequela, credo abbiano contribuito a rimettere Don Orione davanti alla nostra vita, come padre e maestro da seguire, più che dietro, come un ricordo e una bella storia passata. Insomma, un Don Orione giù dalla nicchia, un Don Orione che ci precede nella Galilea della vita quotidiana; un padre che sorridendo benevolo ai complimenti e gesti simpatici di devozione ci esorta: Non chi dice “Don Orione, Don Orione!” è mio fratello, sorella, amico, ma chi fa la volontà del Padre, chi segue Gesù, chi è più santo.