L'Enciclica “Fratelli tutti” (3.10.2020) è speculare all'Enciclica "Laudato si'": si occupa della salvaguardia dell'umanità dopo che nella "Laudato si'" si era occupato della salvaguardia del creato. Spunti e considerazioni.
SOLO LA FRATERNITÀ SALVERÀ IL MONDO!
Spunti e considerazioni per leggere l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco.
Don Flavio Peloso
È la terza Enciclica di Papa Francesco ed è dedicata alla fraternità universale, che, in tempo di pandemia, tutti siamo chiamati ad assumere come un valore ragionevole, come una legge invalicabile e, dunque, come un impegno personale, sociale e politico.
A tutti i fratelli in umanità
Papa Francesco con l’Enciclica “Fratelli tutti” si rivolge a tutti i fratelli in umanità. Attinge al patrimonio della tradizione cristiana, richiama san Francesco e altri santi, ma cita anche le "lacrimevoli vicende umane" di Virgilio, offre gli esempi di Martin Luther King, Desmond Tutu, Mahatma Gandhi e Charles de Foucauld. Fratelli tutti può essere considerata una Enciclica “laica” nel senso che è rivolta a tutto il “popolo”, inteso come unico, come umanità.
Questa Enciclica è l’altra faccia della medaglia dell’universalismo trattato nell’Enciclica Laudato si’, considerato nella sua dimensione dell’uni-totalità ecologica del creato. Già nella Laudato si’ egli parlava dell’ecologia umana, ma in Fratelli tutti mette al centro l’uni-totalità della famiglia umana in modo specifico. L’essere fratelli tutti è presentato come un dono, un’urgenza, una responsabilità.
La pandemia in atto, che ha impressionato il mondo, è ripetutamente richiamata da Papa Francesco perché funga da sveglia della ragione e da alimentatore della passione per prendere sul serio le esigenze dell’essere tutti fratelli.
L’essere fratelli è un dato di fatto e non una scelta; noi possiamo solo scegliere se essere buoni o cattivi fratelli.
Che siamo tutti fratelli lo dice certamente la nostra fede ma, prima ancora, lo dicono la natura e la ragione e lo dimostrano anche i disastri creati nell’ecologia e nella vita sociale dai cattivi comportamenti di fratelli egoisti e non solidali, prevaricatori e non giusti, indifferenti e non responsabili.
Proprio nel primo capitolo (“Le ombre di un mondo chiuso”), Papa Francesco enumera le tante storture dell’epoca contemporanea: la manipolazione e la deformazione della democrazia, libertà, giustizia; la perdita del senso del sociale e della storia; l’egoismo e il disinteresse per il bene comune; la prevalenza della logica di mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto; la disoccupazione, il razzismo, la povertà; la disparità dei diritti e le sue aberrazioni come la schiavitù, la tratta e lo sfruttamento delle persone, la fame. Sono problemi globali che esigono risposte globali.
La pandemia ci ha aperto gli occhi
Papa Francesco dice di avere scritto l’Enciclica mentre “ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze”. L’emergenza sanitaria globale è servita a mostrare che “nessuno si salva da solo” e che è giunta davvero l’ora di “sognare come un’unica umanità” in cui siamo “tutti fratelli”.
Però, avverte il Papa, il grido “si salvi chi può”, di fronte allo spavento per la pandemia e per altre simili catastrofi, può trasformarsi in un “tutti contro tutti”, “mors tua vita mea”, e questo seminerebbe ancor più morte della pandemia stessa. No, non è questa la via! “Siamo tutti sulla stessa barca” – ci ricorda - e “ci si salva insieme”, abbandonando “la cultura dei muri” per vivere “l’amore che costruisce ponti”.
Papa Francesco non scrive l’Enciclica con il tono di un discorsetto spirituale ma con una visione ampia e informata e con precise indicazioni culturali e politiche. Spiega che “i diritti non hanno frontiere” e che per questo “serve etica nelle relazioni internazionali”. Invoca una governance internazionale che non lasci alla sola legge del mercato e del profitto di dominare le scelte sull’ambiente, sulle persone e sui popoli: “il mercato da solo non risolve tutto, occorre una riforma dell’Onu”. In mancanza di una governance mondiale trasparente, continuerà a regnare la governance nascosta e dittatoriale dei potentati economici e della legge del profitto e non la legge del bene comune, suprema lex.
Come altri segni concreti dell’essere fratelli tutti, il Papa chiede la fine dei conflitti, l’abolizione della pena di morte, l’aiuto ai più deboli, la libertà religiosa, la difesa della vita, “diritto umano fondamentale”, la lotta contro la fame: sono i titoli di quell’ecologia umana che sola salverà il mondo.
La fraternità, valore umano e divino
Come la paura conserva ma solo la speranza sviluppa, così anche le leggi conservano ma solo la carità sviluppa. Non bastano le leggi giuste, i “si deve” e gli imperativi categorici: occorre che crescano le relazioni, ci vuole una fraternità alimentata dall’amore perché siamo fratelli tutti. “Un amore senza limite verso tutti, credenti e non credenti, poiché tutti abbiamo lo stesso Padre celeste, che è Dio, e tutti dobbiamo amarci da fratelli” (Don Orione).
Il tripode della civiltà laica “libertà, uguaglianza, fraternità” è zoppo e non sta in piedi senza la “fraternità”, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Senza fraternità sono crollate anche libertà e uguaglianza. Che Papa Francesco venga a ricordarcelo e a testimoniare che siamo fratelli tutti, figli di un unico Dio, Creatore e Padre, è un grande dono per i cristiani, ma anche per i non cristiani ai quali sono richiamate le esigenze umane e salvifiche della fraternità.
Parlare di fraternità umana è evangelizzare la paternità divina. Infatti, chi si impegna per la fraternità – tanto stimata e indispensabile – scopre che essa è strettamente collegata alla paternità di Dio, sia chi abbia la grazia di “vedere e servire Cristo nell’uomo” e sia chi, a sua insaputa, si senta dire nell’ultimo giorno: “ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me” (Mt 25, 40). “La carità facendoci sempre più fratelli con tutti gli uomini – spiega Don Orione - ci rende sempre più figlioli di Dio padre di tutti”.
Citando San Francesco d’Assisi, Papa Francesco dice chiaramente di “rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”. Il Poverello “non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio”, scrive il Papa, e per questo “è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna”. Così si pone, oggi, Papa Francesco di fronte al mondo. Egli richiama al “miracolo della gentilezza”, un’attitudine da recuperare perché è “una stella nell’oscurità” e una “liberazione dalla crudeltà, dall’ansietà e dall’urgenza distratta” che prevalgono in epoca contemporanea.
“Nessuno si salva da solo”, è il leit motif dell’Enciclica (n. 32, 54) di Francesco. Sono le parole che egli disse il 27 marzo 2020 in una piazza San Pietro completamente deserta per la pandemia, senza enfasi e con una evidenza che fece piangere tanti in mondovisione. Papa Francesco riprende queste parole e, con il pianto e la speranza nel cuore, da padre, mira a promuovere un’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale, porta a prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può salvare solo insieme perché fratelli tutti noi siamo. Solo la fraternità salverà il mondo.