Cenni biografici di San Luigi Orione.
SAN LUIGI ORIONE, “LO STRATEGA DELLA CARITÀ”
Flavio Peloso
«Una volta – è un professore di Liceo a raccontare - in viaggio verso Genova, vidi salire alla stazione di Tortona un prete abbastanza in malo arnese con una valigia panciuta. Mi si sedette di fronte e si immerse nelle sue carte. Tra l'altro attese a completare una lettera. Un po' curioso vidi che era diretta a Padre Semeria, che avrei dovuto incontrare quello stesso pomeriggio. Volli attaccare bottone con lui.
«Reverendo, è di Tortona? Città famosa e di grandi uomini!».
«Ah! sì», fece lui quasi interrogando a sua volta.
«Perosi, Don Orione... », continuai io.
E l'altro, come sorpreso:
«Perosi, certamente; ha portato il nome di Tortona in tutto il mondo… Ma quanto a Don Orione, se lei lo conoscesse, quanto lo conosco io, forse non sarebbe di questo avviso». Rimasi quasi stizzito e mi struggevo di sapere chi fosse quel prete, non certo a posto con l'uso della lingua, ma eravamo ormai ad Arquata ed egli fece per scendere salutandomi. Ed io a mia volta, quasi indiscreto:
«Ma, scusi, non ha una lettera per Padre Semeria? Se vuol risparmiarsi di spedirla, gliela porto io che lo vedo stasera».
Egli, ringraziando, me la consegnò. La sera, appena giunto dal mio vecchio amico Padre Semeria, prima di ogni discorso, porsi la lettera e, mentre egli la leggeva, arrischiai:
«Scusami, toglimi la curiosità, chi è questo prete che ti scrive e che ha osato, in treno, parlarmi male di Don Orione?».
Semeria mi porse l'ultima pagina, mi indicò la firma e lessi: Don Orione».[1]
Il simpatico episodio ci dice come già alla fine degli anni Trenta del secolo scorso il nome di Tortona venisse associato a quello di due suoi cittadini illustri che più di ogni altro hanno fatto conoscere la città nel mondo: Don Lorenzo Perosi, il genio della musica, e Don Luigi Orione, il genio della carità.
Entrambi hanno portato la fama di Tortona, assieme alla loro, a livello mondiale. Se la fama del primo è connessa ai mutevoli gusti musicali, quella del secondo, legata più direttamente alla santità e alla carità, delle quali c’è sempre bisogno e stima nel mondo, ha continuato a crescere e ad attualizzarsi con nuovi apporti di conoscenza e con nuove benemerenze della sua Piccola Opera della Divina Provvidenza, presente oggi in oltre 30 nazioni del mondo.
"Il folle di Dio", l'ha definito il biografo Pronzato. Ignazio Silone l'ha paragonato a Trockij, perché "Trockij non fu il socialista del sabato sera e Don Orione non fu il prete della domenica mattina". Douglas Hyde gli ha dedicato una biografia dal titolo "Il bandito di Dio". Lui si è definito "il facchino della Divina Provvidenza" e con altri simili epiteti che confessano la sua sconfinata fiducia Dio e la volontà di essergli umile servitore.
Di Don Orione, il letterato Don Giuseppe De Luca ha detto che "era un uomo in stato permanente di ebbrezza spirituale". Pio XII alla sua morte, avvenuta il 12 marzo 1940, l'ha definito "padre dei poveri e insigne benefattore dell'umanità dolorante e abbandonata".
Papa Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 26 ottobre 1980, presentandolo al mondo come "una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana", "fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente vissuta", "ebbe la tempra e il cuore dell'Apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all'ardimento, tenace e dinamico fino all'eroismo". Quando, il 16 maggio 2004, il medesimo Papa ha proclamato Santo l’umile selciatore di Pontecurone, ha detto: “Il cuore di questo stratega della carità fu «senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo». La passione per Cristo fu l’anima della sua vita ardimentosa, la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza”.
Don Orione, stemperando gli entusiasmi elogiativi, confessava semplicemente: “A tutti avrei voluto dare con il pane del corpo il balsamo divino della Fede”.
Per conoscere bene Don Orione occorre conoscere la storia di Tortona tra ‘800 e ‘900. E per conoscere bene la storia di Tortona non si può prescindere dalla conoscenza di Don Orione. Tale intreccio inscindibile e vitale è stato studiato da un interessante Convegno, tenuto a Tortona il 14-16 marzo 2003, e documentato negli Atti pubblicati con il titolo: “Don Luigi Orione: da Tortona al mondo” (Ed. Vita e Pensiero, Milano, 2004).
Anche se “è impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente, il facchino di Dio” – come ha osservato Giovanni Paolo II parlando del nostro santo -, cercheremo di tracciarne un profilo biografico essenziale.
Gli anni della formazione
Luigi Orione nacque a Pontecurone (AL), in diocesi di Tortona, il 23 giugno 1872, da Vittorio Orione e Carolina Feltri. Fu battezzato coi nomi di Giovanni Luigi. Il padre era selciatore di strade; la madre, donna di casa, analfabeta e di profonda fede e di alto senso educativo. Luigi, ultimo di quattro fratelli, sperimentò fin dall’infanzia le ristrettezze economiche tipiche della gente lavoratrice dell’epoca.
Trascorse la fanciullezza sotto la saggia guida della madre e gli esempi di due ottimi sacerdoti, Don Michele Cattaneo e Don Francesco Milanese. Lavorava nei campi, frequentava la scuola e partecipava alla vita della parrocchia. Pur avvertendo la vocazione al sacerdozio, per tre anni (1882-1885) dovette seguire il padre per le strade del Monferrato in Piemonte come garzone selciatore.
Il 14 settembre 1885, a 13 anni, venne accolto nel convento francescano di Voghera (Pavia), ma una polmonite ne mise in pericolo la vita per cui fu costretto a tornare in famiglia nel giugno 1886.
Per interessamento di Don Milanese, il 4 ottobre 1886 fu ammesso nell’Oratorio di Valdocco in Torino. San Giovanni Bosco ne notò le qualità e lo annoverò tra i suoi prediletti; gli permise di confessarsi da lui promettendogli “noi saremo sempre amici”. Un altro influsso significativo gli venne dall’esempio delle opere di carità di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, la cui Piccola Casa è situata non distante dall’Oratorio salesiano.
Terminati i tre anni di studio a Valdocco, ritornò nella sua diocesi e, il 16 ottobre 1889, iniziò il corso di filosofia nel seminario di Tortona. La povertà della famiglia, aggravata dalla morte del padre avvenuta nel 1892, lo costrinse a lavorare per potersi pagare la retta: gli venne assegnata la mansione di custode e sacrestano del duomo e passò ad abitare in una stanzetta sopra il duomo. Ancora giovane chierico fu partecipe dei problemi sociali ed ecclesiali che agitavano quegli ultimi anni dell‘800. Si dedicò alla solidarietà sociale partecipando alla vita della Conferenza di San Vincenzo e della Società di mutuo soccorso San Marziano. A vent’anni, scriveva: “Vi è un supremo bisogno ed un supremo rimedio per rimarginare le piaghe di questa povera patria, così bella e così infelice! Impossessarsi del cuore e dell'affetto del popolo ed illuminare la gioventù: ed effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e pel Papa. Anime! Anime!".
Mosso da tale visione apostolica, per curare l’educazione cristiana dei ragazzi, cominciò a radunare intorno a sé dei giovinetti. Il Vescovo, vedendo il suo impegno, gli offrì come luogo di gioco il giardino dell’episcopio dove, il 3 luglio 1892, venne inaugurato il primo Oratorio tortonese. L’anno seguente, il 15 ottobre 1893, il chierico Luigi Orione aprì un Collegio nel rione San Bernardino, destinato a ragazzi poveri.
Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza
Il 13 aprile 1895, Luigi Orione fu ordinato sacerdote e celebrò la prima Messa coi suoi ragazzi. Nella medesima celebrazione il Vescovo impose l’abito clericale a sei allievi del collegio. Da allora egli intensificò sempre più il suo apostolato fra i giovani aprendo successivamente nuove case: nel 1896 a Mornico Losana (Pavia), nel 1898 a Noto in Sicilia, nel 1899 a San Remo, cui fecero seguito le colonie agricole di Bagnorea (Viterbo) e di Roma. Oltre agli impegni per i ragazzi, don Orione teneva frequenti predicazioni nella città e nei paesi vicini, visitava poveri ed ammalati, diffondeva la stampa. Animato da una grande fedeltà alla Chiesa e ai suoi Pastori, e con spirito aperto alla conquista delle anime, si prodigava anche nei confronti dei problemi emergenti che riguardavano la libertà e l’unità della Chiesa, la questione romana, il modernismo, il socialismo, la cristianizzazione delle masse operaie.
Attorno al giovane Fondatore crebbero alcuni chierici e sacerdoti che, vivendo in comune, costituirono il primo nucleo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Quasi contemporaneamente, nel 1889, iniziò il ramo degli Eremiti della Divina Provvidenza dedicati al benedettino “ora et labora”, soprattutto nelle colonie agricole che, in quell’epoca, rispondevano all’esigenza di elevazione sociale e cristiana del mondo rurale.
Il vescovo di Tortona, Mons. Igino Bandi, con Decreto del 21 marzo 1903, riconobbe canonicamente la congregazione religiosa maschile della Piccola Opera della Divina Provvidenza, i Figli della Divina Provvidenza (sacerdoti, fratelli eremiti e coadiutori), e ne sancì il carisma, espresso apostolicamente nel “collaborare per portare i piccoli, i poveri e il popolo alla Chiesa e al Papa, mediante le opere di carità” e professato con un IV voto di speciale fedeltà al Papa.
Confortato dal personale consiglio di Papa Leone XIII, Don Orione pose nelle prime Costituzioni del 1904 tra gli scopi della nuova Congregazione quello di lavorare per "ottenere l'unione delle chiese separate".
In seguito al terremoto del dicembre 1908, che lasciò tra le macerie 90.000 morti, Don Orione accorse a Reggio Calabria e Messina, prestando opera di soccorso, specialmente per gli orfani, e divenendo centro di raccordo delle opere di ricostruzione cattolica e civile. Per diretta volontà di Pio X, fu nominato Vicario generale della diocesi di Messina ove rimase tre anni.
Lasciata la Sicilia, dopo avere emesso i voti perpetui nelle mani di Pio X, il 19 aprile 1912, poté nuovamente dedicarsi allo sviluppo della Congregazione. Nel dicembre 1913, inviò la prima spedizione di missionari in Brasile.
L’epopea del soccorso ai terremotati si rinnovò dopo il cataclisma che, il 13 gennaio 1915, sconvolse anche la Marsica facendovi quasi 30.000 morti. Erano gli anni della prima guerra mondiale. Don Orione percorse più volte l’Italia per sostenere varie attività caritative, per aiutare spiritualmente e materialmente persone d’ogni ceto, per suscitare e coltivare vocazioni sacerdotali e religiose, per cercare aiuti per le opere di carità, sempre in crescita.
Il 29 giugno 1915, diede inizio alla Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Animate dal medesimo carisma informatore, volle fossero destinate a fare sperimentare ai poveri la Provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa attraverso l’assistenza dei poveri e degli infermi, il disimpegno di servizi d’ogni genere negli istituti di educazione, negli asili per l’infanzia, nei ricreatori e nelle varie opere pastorali. Nel 1927, costituì anche nella congregazione femminile un ramo contemplativo, le Suore Sacramentine non vedenti adoratrici, cui si aggiunsero successivamente le Contemplative di Gesù Crocifisso.
Avendo una particolare attenzione nel coinvolgere i laici sui sentieri della carità e dell’impegno civile, diede impulso all’associazione delle “Dame della Divina Provvidenza” già nel 1899, mentre nel 1934 costituì quella degli “Ex Allievi” e nel 1940 quella degli “Amici”. In seguito, dando compimento a sue intuizioni, sarà costituito l’Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino.
Da Tortona al mondo
L’"amore a Dio e amore ai fratelli, due fiamme di un solo sacro fuoco”[2]illuminarono e sostennero il cammino dell’”apostolo della carità, padre dei poveri e insigne benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata”.[3] Unitamente al generoso sacrificio di sé, con l’avvio della Congregazione si moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole, opere caritative e assistenziali le più diverse. In particolare, fece sorgere alla periferia delle grandi città i Piccoli Cottolengo: fu così a Genova e a Milano; fu così a Buenos Aires, a San Paulo del Brasile, a Santiago del Cile. Tali case, destinate ad accogliere i fratelli più sofferenti e bisognosi, erano per Don Orione i nuovi "pulpiti" da cui parlare di Cristo e della Chiesa.
Lo zelo missionario di Don Orione, che già si era espresso con l’invio in Brasile nel 1913 dei primi suoi religiosi, si estese poi in Argentina e Uruguay (1921), in Palestina (1921), in Polonia (1923), a Rodi (1925), negli U.S.A. (1934), in Inghilterra (1935), in Albania (1936). Egli stesso, nel 1921-1922 e nel 1934-1937, compì due viaggi missionari nell’America Latina. Durante i tre anni della seconda permanenza organizzò e diede impulso a scuole, colonie agricole, parrocchie, orfanotrofi, case di carità ed altre iniziative sociali, specialmente in Argentina, Brasile, Uruguay, spingendosi fino al Cile.
In un tempo di transizione non facile per la Chiesa come per la società civile, don Orione volle porsi al servizio di tutti: sempre con umiltà, ma anche con fermezza, ora con pazienza e talvolta con decisione, sia accanto ai poveri che di fronte ai potenti, tanto nel solco della tradizione quanto con intuizioni profetiche. Godette della stima personale di Pio X, di Benedetto XV e di Pio XI e delle Autorità della Santa Sede che gli affidarono molti delicati incarichi per risolvere problemi e sanare ferite sia all’interno della Chiesa che nei rapporti con il mondo civile. Si prodigò con prudenza e carità nelle questioni del modernismo, nella promozione della Conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia, nell’accoglienza e riabilitazione di tanti sacerdoti “lapsi”.
Fu predicatore, confessore e organizzatore instancabile di pellegrinaggi, missioni popolari, processioni, presepi viventi e altre manifestazioni popolari della fede. Grande devoto della Madonna, ne promosse la devozione con ogni mezzo; con il lavoro manuale dei suoi chierici innalzò i Santuari della Madonna della Guardia a Tortona (1931) e della Madonna di Caravaggio a Fumo (1938).
Negli ultimi tre anni di vita, Don Orione risiedette normalmente alla Casa Madre di Tortona, visitando ogni settimana il Piccolo Cottolengo di Milano e quello di Genova e prodigandosi, già con problemi di salute, con sacrificio totale di tempo e di energie ovunque il bisogno e la carità lo richiedevano.
Sanremo, 12 marzo 1940
Nell’inverno del 1940, già sofferente di angina pectoris e dopo due attacchi di cuore aggravati da crisi respiratorie, si lasciò convincere dai confratelli e dai medici a riposarsi qualche giorno nella casa “Santa Clotilde” di San Remo, anche se, come diceva, “non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri che sono Gesù Cristo”.[4] Giunto in questa casa, dopo soli tre giorni, circondato dall’affetto e dalle premure dei confratelli, Don Orione morì il 12 marzo 1940, sospirando “Gesù! Gesù! Vado”.
La sua salma, contesa dalla devozione di tanti devoti, ricevette solenni onoranze a San Remo, Genova, Milano, terminando l’itinerario a Tortona, ove venne tumulata nella cripta del santuario della Madonna della Guardia. Trovato intatto alla prima riesumazione del 1965, il suo corpo venne posto in onore nel medesimo santuario dopo che, il 26 ottobre 1980, Papa Giovanni Paolo II iscrisse Don Luigi Orione nell’Albo dei Beati.
Il carisma e la Piccola Opera della Divina Provvidenza
La fiducia nella Divina Provvidenza è da considerarsi la chiave di lettura della vita personale, comunitaria e apostolica di Don Orione. Egli fu un modello di abbandono e di fede nella Provvidenza, sia come atteggiamento interiore che nell’apostolato della carità. Egli sempre volle essere docile alla misteriosa azione provvidente di Dio e per questo la sua vita, molto sacrificata nell’attiva donazione di sé, emanava il fascino del soprannaturale. Denominò la sua fondazione "Piccola Opera della Divina Provvidenza" e i suoi religiosi “Figli della Divina Provvidenza”.
Siccome “l’opera della Divina Provvidenza consiste nell’Instaurare omnia in Christo”, Don Orione scelse il motto paolino (Ef 1, 10) come “programma della nostra Congregazione”. La sua spiritualità ebbe un orientamento molto cristocentrico, espresso misticamente nella devozione al Crocifisso, all’Eucarestia e al Sacro Cuore, e apostolicamente vissuto come “divina follia e olocausto di mente, di cuore e di azione per le Anime”[5] “per dare Cristo al popolo e il popolo alla Chiesa di Cristo”.[6]
Il profondo sensus Ecclesiae, che caratterizza il carisma orionino, quasi si identifica con l’amore al divino Redentore, perché Cristo “cuore del mondo”, vive e pulsa nella Chiesa, suo “corpo mistico”, il cui centro di comunione è il Papa. "Nostro Signore Gesù Cristo designò propriamente nel Beato Pietro chi doveva farsi servo dei servi di Dio, e su lui fondò la sua Chiesa, e a lui commise l'unità del governo visibile che avvicinasse sempre più gli uomini a Dio”.[7] Don Orione pose pertanto quale fine speciale della sua Congregazione il “trarre e unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la mente e del cuore i figli del popolo e le classi lavoratrici alla Sede Apostolica, nella quale, secondo le parole del Crisologo, il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità della fede a chi la domanda (ad Eut. 2). E ciò mediante l'apostolato della carità fra i piccoli e i poveri”.[8]
La nota più visibile del carisma da Don Orione trasmesso è senza dubbio la “carità divina, alta, universale che fa del bene a tutti, del bene sempre, del male mai a nessuno”.[9] Fu la sua scelta pratica dal momento che “la causa di Cristo e della Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere”;[10] “la carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d'amore verso Dio. Opere di carità ci vogliono: esse sono l'apologia migliore della fede cattolica”.[11] Per questo, nella sua visione carismatica l’ “instaurare omnia in Christo” si attua storicamente e sacramentalmente nell’ “instaurare omnia in Ecclesia” mediante il dinamismo dell’ “instaurare omnia in caritate”.
Fedeli a questa singolare spiritualità, i Figli della Divina Provvidenza, sacerdoti, fratelli, eremiti, emettono nella loro professione religiosa, con i tre voti di povertà, castità e obbedienza, anche un quarto voto di 'speciale fedeltà al Papa', mentre le Piccole Suore Missionarie della Carità, di vita attiva, contemplative e sacramentine non vedenti adoratrici, aggiungono un quarto voto 'di carità'. Anche i laici, sui passi di Don Orione, sono da lui esortati a essere "apostoli di carità. Tutto il Vangelo è qui: vedere e sentire Cristo nell'uomo. Serviamo la Verità, la Chiesa nella Carità”.[12]
Nella filiale devozione a Maria, Madre della Divina Provvidenza, infine, Don Orione visse e comunicò in forma semplice e popolare la sintesi esistenziale del suo carisma per cui concludeva ““A Gesù, al Santo Padre e alle Anime per la Madonna”.[13] “La Madonna chiama la nostra Congregazione ad essere una Congregazione mariana, che vive di amore a Dio, alla Chiesa e ai Poveri, ma attraverso e tutto con l’amore alla Madonna”.[14]
Santo della Chiesa universale
La fama di santità che già circondava Don Orione in vita si trasformò in devozione, imitazione e preghiera dopo la sua morte. Essa costituisce, per la Chiesa, un segno inconfondibile del passaggio di un santo e anche la base necessaria per il suo pronunciamento autorevole e ufficiale in merito.
La causa di beatificazione e canonizzazione del Beato Luigi Orione fu iniziata subito dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, a sette anni dalla sua morte. Il processo informativo si tenne a Tortona dal 1947 al 1951, cui si aggiunsero tre Processi rogatoriali, a Genova, a Roma, e a Milano. Dopo lo studio della Causa presso la Congregazione vaticana, il Decreto sulle virtù eroiche fu promulgato il 6 febbraio 1978 e quello sul miracolo il 13 aprile 1980.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 26 ottobre 1980 affermando che “Ebbe la tempra e il cuore dell'apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all'ardimento, tenace e dinamico fino all'eroismo, affrontando pericoli d'ogni genere, avvicinando alte personalità della politica e della cultura, illuminando uomini senza fede, convertendo peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, talvolta accompagnata da terribili penitenze”.
Il 16 maggio 2004, nella solenne cornice della Piazza San Pietro gremita di 100.000 fedeli, Papa Giovanni Paolo II ha proclamato Don Luigi Orione “Santo della Chiesa universale” affermando che “Il cuore di questo stratega della carità fu «senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo».
N O T E
[1] Positio, 553-554.
[2] Scritti di Don Orione 78, 86.
[3] Pio XII, Messaggio in occasione della morte di Don Orione, 14 marzo 1940.
[4] Scritti di Don Orione 22, 217.
[5] Scritti di Don Orione 57, 103-104.
[6] Scritti di Don Orione 19, 271.
[7] Piano e programma della Piccola Opera della Divina Provvidenza, 11.2.1903; Scritti di Don Orione 45, 30.
[8] Capo I delle Costituzioni, 22.7.1936; Scritti di Don Orione 59, 21d.
[9] Scritti di Don Orione 80, 170-171.
[10] Scritti di Don Orione 115, 276.
[11] Scritti di Don Orione 4, 280.
[12] Scritti di Don Orione 80, 170.
[13] Scritti di Don Orione 41, 4.
[14] Parola di Don Orione, 17.8.1928; III, 141.