Non una devozione eccentrica ma centrata su Cristo. Editoriale del "Don Orione oggi", maggio 2021.
Don Flavio Peloso
Nel 1924, Don Orione si trovava nella sala consigliare del Comune di Novi Ligure. Mentre stava per sottoscrivere il documento di acquisto del Collegio San Giorgio, si fermò un momento e disse: “Io mi sento un poveretto ed ho bisogno della Madonna. Prima di fare la firma, permettete che io invochi la Madonna”. Tutti si fermarono in silenzio. Recitata a mezza voce e con devozione l’Ave Maria, Don Orione disse: “Ora sì, va bene. Ora firmo più contento”.
Don Orione definiva “il profumo della pietà cristiana” la confidenza filiale del credente verso Maria.
Devozione, una parola seria
Per noi, gente della cultura della soggettività e dell’individualismo, risulta difficile ogni forma di devozione, un termine che sa di romantico, cavalleresco, superato.
Intendiamoci: devozione è una parola seria e significa sostanzialmente amore (de-voveo, donare, donarsi, votarsi). Una persona senza devozione è una persona mancata, mancata nelle relazioni e, dunque, in umanità.
“Vivo per lei” (per la musica) dice una canzone resa celebre da Giorgia e da Andrea Boccelli. La devozione è estroversione: per la persona amata, per i figli, per il lavoro, per Dio. La devozione fa lievitare il nostro io, sviluppa i talenti, consolida la personalità. Rende felici. Dimmi per chi vivi e ti dirò chi sei. La devozione è un fattore di grandezza umana, civile e religiosa.
Vuoi sapere se sei cristiano e quanto sei cristiano? Guarda con quanta devozione vivi per Dio, cioè quanto devolvi della tua vita per amore suo. La devozione è il prolungamento cosciente e libero della consacrazione battesimale. Devozione è sapersi di Dio e, pertanto, vivere per Dio. Le singole devozioni (preghiere, elemosine, atti di culto, ecc. fino ai gesti molto semplici e di sentimento) sono manifestazioni dell’unica “devozione a Dio”.
Un cuore con quattro stanze
Anche “la devozione alla Madonna non è frutto solo di sentimento ma di grandissime verità teologiche, che vanno fino a toccare Dio, la Trinità Santissima, Gesù vero Dio e vero Uomo”.
Questa considerazione spirituale diventa evidenza guardando alla vita e all’insegnamento di Don Orione e ai suoi “quattro amori”: Gesù, Anime, Papa, Maria. Toccare uno di questi “amori” è coinvolgere tutta la sua vita fatta “devozione” a Dio… o anche “olocausto”, “oblazione”, “martirio”, “consumazione”, come il nostro Santo amava dire. Questi quattro amori” - devozioni si trovano combinati insieme infinite volte nell’epistolario orionino e in modo assai vario. Isolarne uno significa non comprendere a pieno il cuore affocato di Don Orione. Quanta devozione e quante devozioni in Don Orione!
“A Gesù, al Papa e alle Anime per la Madonna” è forse la sua formula più lineare e tipica. Il “totus tuus” della sua consacrazione a Cristo, della sua oblazione alle Anime, della sua obbedienza alla Chiesa e al Papa, si esprimeva nel “totus tuus” della sua devozione filiale a Maria, per Maria e come Maria.
Una devozione eccentrica?
Ma non sarà che la devozione mariana è un po’ eccentrica, cioè, ci porta fuori del centro, Cristo? Tutt’altro. L’insegnamento della Chiesa ci dice che “nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende, in vista di lui”. Don Orione, guardando la storia cristiana, diceva: “Iddio non volle venire a noi che per mezzo di Maria”; “La missione di Maria è quella di fondare nelle anime il Regno di Gesù Cristo”; “La Madonna ci apre la strada, cioè ci apre il cuore al vero sincero amore a Gesù. È la via. Chi trova la Madonna certamente trova anche Gesù”.
L’espressione latina Ad Jesum per Mariam ha sintetizzato la relazione e la “relatività” di Maria nel mistero di Cristo vissuto dalla Chiesa nella sua storia bimillenaria.
Sappiamo che la religione cristiana non è una visione di vita (anche!), non è una morale (anche!), non è un culto (anche!). La religione cristiana è la storia della relazione di Dio con gli uomini che ha raggiunto il culmine con l’incarnazione di Cristo, il Figlio di Dio, nato da Maria Vergine. E la storia della salvezza continua oggi nella nostra vita cristiana.
Un’ideologia religiosa non ha bisogno di una madre
La vita della Chiesa è vita di famiglia con il Padre nostro che è nei cieli e con i fratelli tutti qui in terra.
“Con Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di Madre, non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in un’organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani, comuni, anche se nobilissimi. Se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fede ad un’astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre” (Benedetto XVI).
Chiaro, no? Se la nostra vita cristiana è ridotta a qualche idea e a qualche simbolo non c’è posto per la Madonna, perché lei non è un’idea o un simbolo, ma una donna vissuta realmente e vivente, una madre, la Madre di Dio e Madre nostra.
D’altra parte, ricordiamoci anche che “Non dobbiamo intendere la Madonna come il tipo ideale della donna perfetta, et tantum sufficit, ma dobbiamo intenderla come i Padri della Chiesa: Madre di Dio e nostra. La Madonna non è più la Madonna se non nella cornice della divinità”.
Maria, quella del Vangelo
In Maria passa il confine, anzi, c’è il ponte tra umano e divino e nella devozione a lei saremo portati a vivere con equilibrio e pienezza la vita cristiana. “Ecco il nostro compito associare Maria a Gesù Cristo in ogni atto religioso”. Per questo, pellegrinaggi, feste, immagini, preghiere e tante iniziative di devozione mariana sono importanti. “Chi ama la Madonna è portato necessariamente ad amare il Signore. Chi ama Maria necessariamente si orienta verso Gesù.
Guardiamo a Maria come a presenza viva, provvidente nella storia della Chiesa e personale. Apparizioni ed eventi prodigiosi lo testimoniano. Però, niente sdolcinature e devozioncelle fantasiose e sentimentali. Pensiamo a Maria come è presentata nel Vangelo. L’Annunciazione, il Natale, Maria a Cana, Maria sotto la Croce, nel Cenacolo, a Pentecoste: qui c’è l’umanità e la divinità di Maria “umile ed alta più che creatura” (Dante), serva obbediente, donna forte, umile, pura, addolorata, generosa…
Quanti aggettivi, quante litanie della fede e dell’affetto dei cristiani. La devozione ha portato a formare un “mosaico di devozioni alla Madonna”, di immagini e di titoli mariani, ma “è un unico amore alla Madonna sotto tanti aspetti, sotto varie forme”.
Con Don Orione, anima mariana, alle cui parole sono ricorso abbondantemente, concludo: “La Congregazione, come tale, onora Maria Mater Dei”. “Non è quello della ‘Mater Dei’ un titolo aggettivale, pleonastico, esplicativo: è, al contrario, l’essenziale della grandezza della Madonna. È il nostro credo mariano”.