C'è un nesso fra “movimento cattolico” e “santità” tipico dei tempi difficili della Chiesa.
Giampaolo Venturi[1]
Fa qualche impressione leggere i nomi dei cattolici attivi fra il 1860 e il 1930 e confrontarli con i nomi iscritti nelle Cause dei Santi – è secondario se arrivate solo al primo grado o giunte fino all’ultimo; perché se ne trovano molti, di nomi comuni ai due elenchi, e proprio dei maggiori, fra quei protagonisti; intendo, non solo religiosi o sacerdoti, ma laici. Eccone una lista.
Per G. B. Acquaderni[2] qualche avvio di canonizzazione” c’è stato, ma timido;[3] quasi che l’avere fondato (o confondato, con Fani,[4] è lo stesso) l’ Azione Cattolica (all’inizio, Società della Gioventù Cattolica), con i suoi tre e più milioni di iscritti nel secondo dopoguerra nella sola Italia non fosse motivo sufficiente a decretarne la beatitudine. Se si è scritto, giustamente, che essere riuscito ad unire l’Europa è stato il primo miracolo di Robert Schuman,[5] come non ascrivere a merito di G.B. Acquaderni quello di avere dato una via attiva, di testimonianza, di azione, a milioni di laici in tutto il mondo? Di avere fornito la Chiesa nel suo insieme di uno strumento di santità e di azione, per di più capace di adattarsi alle circostanze in cambiamento, come questo?[6]
Ma è forse solo questione di tempo: è convinzione di chi scrive che quando saranno disponibili a tutti le lettere di Acquaderni, una azione seria per la Causa diventerà inevitabile; e magari, se non sarà realizzata a livello diocesano, lo sarà a livello mondiale, sull’onda delle beatificazioni stesse degli amici e collaboratori.[7]
Il nesso fra “movimento cattolico” e “santità” non è casuale; come non lo è quello fra gli inizi del MC (da fissarsi fra l’epoca della Rivoluzione francese e la realizzazione dell’unità d’Italia)[8] “persecuzione” della Chiesa; non perché, come è stato scritto più volte, il MC sia nato “per contrapposizione”, quasi che non avesse in sé contenuti propositivi;[9] ma perché è tipico della persecuzione – del momento della verità – dare luogo a energie insospettate, o quanto meno inattese. E’ stato così nei primi secoli; lo è stato, per non dire d’altro, nelle straordinarie vicende (di persecuzione) del secolo XX: dalla diffusione delle ideologie in Europa[10] alle tragedie in America,[11] in Africa,[12] in Asia,[13] in Oceania.[14]
Il grano viene forzatamente separato dal loglio;[15] ciò che da un lato è disgrazia, dall’altro assume capacità rivelative. Questo non dà alcun merito, sia ben chiaro, ai persecutori, dei quali la “Provvidenza”, per quelle vie che il MC dell’Ottocento insisteva a definire “imperscrutabili”, in qualche modo si avvale a glorificazione della fede autentica e (altra espressione del tutto fuori moda) “ad majorem Dei gloriam”.[16]
Se si comprende questo, si capisce meglio il legame fra MC e Chiesa, quindi come il nesso MC- santità si impernia sul nesso proprio di ogni fedele con la Chiesa. Il MC, in questo senso, è l’evoluzione moderna, con analogo spirito, delle precedenti confraternite, della loro aspirazione alla santità nel servizio sociale e civile, nel sacrificio di sé. Le Pie Unioni, Congregazioni, Confraternite, Fraternità, le varie forme devozionali, rappresentano un panorama di scelte sulle quali possiamo trovare da ridire (è nel nostro diritto, appartengono ad altra epoca); possiamo (forse è inevitabile) avvertire queste forme come non consentanee al nostro sentire attuale. Ma, all’epoca, questi strumenti, queste reti di sostegno, si mostrarono tutto sommato validi, efficaci (cfr. l’insieme della spiritualità dell’Ottocento). Che le forme siano quali si vogliono, la santità richiede strumenti adatti, solidi, certezze, che rendano possibile affrontare le inevitabili, quotidiane, difficoltà e delusioni.
Il panorama del MC ci offre un chiaro segno della ricchezza correlata alla spiritualità, azione, impegno culturale: dal passaggio di laici allo stato religioso o al sacerdozio alla testimonianza fino al martirio. In tutta l’Europa, nel XX secolo, gente “normale”, da Salvo d’Acquisto a Focherini ai giovani della “Rosa bianca”.[17] In essi, la lettura di storie dei martiri è stato seme per l’imitazione totale.
E’ logico che, ritrovandosi la Chiesa, nelle circostanze della persecuzione, depurata delle scorie, valorizzata, quasi contro se stessa, negli elementi migliori, si abbia un effetto parallelo nella società nel suo insieme, nella dimensione culturale, nella “lettura” del mondo, e si assista ad una evoluzione analoga a quella descritta da Manzoni come effetto della visita del novello fra’ Cristoforo alla casa del nobile offeso: quando alla fine, al posto delle solite chiacchiere, tutti parlavano di argomenti religiosi; tutti cercavano, nella propria famiglia, nella propria memoria, fatti attinenti all’argomento in quel momento in auge.[18]
La “grande stagione” del MC è stata quindi, coerentemente, foriera di rinnovamento sociale e civile; e vi si è mantenuta, nella misura in cui se ne è conservata la ragione d’essere, una fede autentica, la ricerca della santità; perduta invece quando si ricada nella tentazione consueta: di una ricerca di santità senza vera volontà partecipativa o impegno sociale e civile senza adeguato fondamento. In modo forse lontano dall’esperienza attuale, realizzarsi ha sempre significato tensione verso la santità specifica, in sé, semplicemente, una ricerca di coerenza tra fede creduta e fede vissuta; almeno nel concetto cattolico, infatti, fede non è senza opere, e le opere sono la premessa della salvezza. Se la persecuzione, in sé, è indipendente dall’impegno dei cattolici, inevitabilmente la loro “riuscita” mette in moto reazioni aggressive, che possono portare a nuove forme di persecuzione; come accadde in Italia nel 1898.
Lo “zelo della casa” porta a rispondere di come i “talenti” siano stati utilizzati durante la vita, fino alla “perseveranza finale”. E’ una “fede in azione”: la sovrabbondanza del cuore si traduce in una ricchezza di iniziative, sempre nuove, talvolta riuscite, più spesso forse, almeno a sentire Acquaderni, “fiaschi da mettere in cantina”;[19] ma senza soste, giocando su quel “supplemento d’anima” del quale hanno parlato H. Bergson e Paolo VI, con uno spirito proporzionale alla crescita, al cambiamento tecnologico e delle abitudini, alla sfida sempre nuova di ogni generazione. Fare “come se tutto dipendesse da noi”, considerandoci sempre “servi inutili”; impegnati, quindi, nella prima forma di “martirio” (sia nel significato di testimonianza, sia in quello di sofferenza): il proprio lavoro, il proprio impegno ecclesiale (o ecclesiastico); sempre, “sentire cum Ecclesia”, come avrebbe detto G. Della Chiesa (Benedetto XV).[20]
Coerentemente, ciò che riuscì, va ascritto a merito della Provvidenza (Io sono la vite), non a sé (ciò genera l’allontanamento dalla Chiesa, quindi, almeno in linea normale, dalla santità). Ah, la fede dei nostri “padri” del MC nella Provvidenza! Basterebbe pensare all’impresa della “Società” (“Voi, giovani, cambierete l’Italia”);[21] o all’iniziativa dell’Anno santo 1900, da cui cominciò anche d. Alberione.[22]
[1] Storico della Chiesa di Bologna.
[2] Cfr. i miei: G. Acquaderni: una proposta, Conquiste; G. Acquaderni: gli anni delle fondazioni, Conquiste; Storia del Credito Romagnolo, Laterza; Il MC – a Bologna e in Emilia Romagna.
[3] A Bologna fu costituito anni fa un comitato, sull’onda delle iniziative del 1989, preparatorio alla “causa”; di esso è rimasto l’impegno dell’ISChBo (Istituto per la Storia della Chiesa di Bologna), attraverso la collaborazione del C.C. “T. Moro”, per la realizzazione della stampa delle “Lettere in partenza” dell’Archivio Acquaderni (c/o l’Archivio arcivescovile di Bologna).
[4] Don Orione scrive ai conti Fani di Viterbo: “Tenete viva, ferma e inconcussa, l’eredità sacra dell’amore a Cristo, al suo Vicario e alla S. Chiesa, avuta da vostro zio Mario Fani e da vostro padre: siate sempre figli e difensori - senza limite devoti - della Chiesa di Gesù Cristo, e del Papa”; Scritti 43, 219.
[5] V. la biografia di G. Audisio, R. Schuman, operatore di pace, costruttore dell’Europa, Conquiste, 1994, ora utilizzata anche per altre edizioni; nonché il mio Europa, un solo Paese, Conquiste, 2002.
[6] La storia dell’AC è ricca di elementi illustrativi al riguardo, da più punti di vista; in più interventi, personalmente, ho insistito sulla sua dimensione di “congregazione” laica, adatta ai tempi nuovi (Otto-Novecento); è però un aspetto tutto da sviluppare.
[7] Il progetto dell’opera, a cura del dell’ISChBo e C. “T.Moro”, prevede la riproduzione in prova in 36 Tomi (C.C.), da passare in 9 voll. a stampa (ISChBo). Il lavoro è verso la metà del cammino.
[8] Per le origini del MC, oltre al vol. cit., Cfr. G. Martina, Storia della Chiesa – Da Lutero ai nostri giorni, vol. 3°, “L’età del Liberalismo”, Morcelliana, Brescia, 1995; la “Storia della Chiesa” (iniziata da Fliche e Martin), completata nella ed. it. 1995 con i voll. mancanti realtivi all’Otto-Novecento (e altre); soprattutto, AAVV, “Dizionario storico del MC in Italia”, per la editrice Marietti, da G. Campanini e F. Traniello, 3 voll. e 5 Tomi, , Casale Monferrato, 1981- 1984, più un vol. di Aggiornamento, Marietti, Assisi, 1997.
[9] Cfr. il mio MC a Bologna, cit, prima parte.
[10] Dal Fascismo al Nazionalsocialismo al Sovietismo al Franchismo.
[11] Dal caso del Messico agli inestricabili intrecci di oppressione e violenza che hanno percorso un po’ tutte le regioni del Centro-Sud America nel corso del XX secolo.
[12] La casistica relativa all’Africa nel XX secolo è senza fine ed appartiene alla storia di oggi.
[13] Dai Boxer alla Cina maoista al Sud dell’Asia alle attuali situazioni di persecuzione.
[14] Alle violenze che accompagnarono storicamente l’azione di evangelizzazione, si sono affiancati in tempi recenti nuovi fondamentalismi, specie di parte islamica.
[15] Come si ricorderà, Cristo non accoglie (nella parabola) la proposta di separare in via normale il grano e il loglio; questo si produrrà alla fine – o, in termini equivalenti, nel corso delle persecuzioni.
[16] La nota espressione dei Gesuiti, che nella sua essenza non esprime trionfalismo, ma spirito di adorazione.
[17] Gli esempi indicati si riferiscono tutti all’ultima fase della seconda guerra mondiale; sul concetto complessivamente v. MC a Bologna, cit., pp. 67-69.
[18] Cfr. I promessi sposi di A. Manzoni.
[19] Proprio l’intraprendenza di Acquaderni impressionò Don Orione: “Azione! Azione! Spirito di sacrificio”; Scritti 77, 217.
[20] Cfr. A. Scottà, Giacomo Della Chiesa arcivescovo di Bologna (1908-1914). L’ottimo noviziato episcopale di papa Benedetto XV, Rubbettino, Genova, 2002.
[21] Pio IX ai giovani venuti in Vaticano; ricordato anche in uno stampato, cinquant’anni più tardi, dal conte Acquaderni.
[22] Cfr. il mio “Il centenario dei centenari”, in AAVV, “La Chiesa di Bologna e la cultura europea”, ISChBo, Barghigiani, Bologna, 2002. E’ d. Alberione stesso a narrare la “scoperta” della propria vocazione (comunicazioni sociali) nella notte di preghiera voluta da G. Acquaderni per il passaggio dal vecchio al nuovo secolo; quasi un passaggio di testimone, simboleggiato anche (non so quanto consapevolmente) dall’avere dato vita ad un periodico, esistente a tutt’oggi, dal titolo “Famiglia Cristiana”, che riprendeva l’analoga pubblicazione del conte.